51 resultados para ossidazione parziale catalitica del metano rodio ceria allumina coprecipitazione


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Laumento delle concentrazioni del diossido di carbonio in atmosfera dovuto alla combustione dei combustibili fossili una fonte di grande preoccupazione a causa del suo impatto sul clima globale. La biomassa lunica fonte rinnovabile a poter essere convertita in combustibili e, tra i metodi di conversione, la pirolisi produce un liquido (bio-olio) che presenta potenzialit come combustibile. Le alghe sono una biomassa di interesse, ma il bio-olio che si ottiene caratterizzato da composti contenenti ossigeno, zolfo e azoto che ne riducono la qualit. Tali elementi possono essere eliminati attraverso la scissione (cracking) con zeoliti con la produzione di idrocarburi. Lobiettivo dello studio stato quello di valutare le caratteristiche del cracking catalitico di tre microalghe: Arthrospira platensis, Botryococcus braunii e Desmodesmus communis per la produzione di idrocarburi. Le biomasse sono state pirolizzate a 500 C e i vapori prodotti termicamente sono stati fatti passare nella zeolite dove subiscono il cracking. Sono state utilizzate due zeolite a diversa acidit: un pellet H-ZSM5 (SiO2/Al2O3=38) e un monolite a base di HZSM5 (SiO2/Al2O3=80) e sepiolite. Dal cracking si ottengono sei frazioni pirolitiche: char, coke, fase acquosa, bio-olio, frazione volatile e gas non condensabili. Le frazioni sono state caratterizzate tramite analisi elementari e molecolari e dai dati ottenuti sono stati calcolati i bilanci di N, C e del potere calorifico. Per tutte le alghe si ottiene un bio-olio con un elevato contenuto di carbonio e fortemente deossigenato, ma le rese sono relativamente basse. I prodotti che contengono una maggior frazione del carbonio della biomassa iniziale sono il char ed il coke, seguiti dalla fase organica e dai gas. La distribuzione dellazoto simile ma con una maggiore frazione nella fase acquosa. Entrambi i catalizzatori agiscono migliorando la qualit del bio-olio tramite la riduzione dei composti azotati ed ossigenati e formando idrocarburi monoaromatici, tipici delle benzine, e poliaromatici. Il monolite, con zeolite meno acida, produce una maggior frazione di bio-olio caratterizzato, per, da una minor percentuale di composti aromatici. Si ritiene che laumento delle rese del bio-olio e la valorizzazione dei sottoprodotti (biochar, fase acquosa) siano indispensabili per la sostenibilit del processo.

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Il lavoro sviluppato intende affrontare in modo integrato la problematica ambientale relativamente allo sviluppo della flotta di veicoli di un grande operatore del trasporto pubblico. In prima istanza il lavoro si focalizzato sullanalisi approfondita della flotta esistente, ed accanto ai dati tradizionali stata sviluppata anche unanalisi dei costi totali comprensive anche delle esternalit calcolate come da direttiva 2009/33/CE. Sono state sviluppate numerose elaborazioni di uso aziendale relativamente alla metodologia del costo del ciclo di vita, LCC, che in uso presso TPER S.p.A. sin dal 2001. Successivamente sono stati sviluppati gli scenari evolutivi della flotta automobilistica individuando per il confronto finale tre scenari distinti in ottica 2020: - Il primo scenario inerziale senza nessuna modifica della flotta consolidato al 31.12.2015, tale scenario definito dai veicoli presenti, dai costi di gestione della manutenzione, dai costi di carburante e dai costi esterni come suddetto; - Il secondo con orizzonte 2016 prevede linserimento in servizio dei n. 49 filosnodati Crealis e viene consolidato al 31.12.2016; - Il terzo scenario quello obiettivo e considera nel 2020 lentrata in parco via via degli acquisti che TPER S.p.A. ha gi programmato per il 2017, 2018 e compresi i n.55 snodati con alimentazione elettrica del progetto PIMBO. Le comparazioni di questi scenari permettono in modo molto realistico di individuare gli effetti su una flotta reale delle politiche di investimento reali e non simulate e di poter quantificare quindi landamento dei costi esterni in relazione alla modifica della flotta di TPER S.p.A.

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La tesi si occupa dello studio di affioramenti ofiolitici lungo la Valle del Sillaro (Castel S. Pietro Terme, BO) allaltezza della localit Villa di Sassonero. Le rocce sono state campionate in sito per essere poi analizzate in laboratorio con diverse tecniche: osservazioni delle sezioni sottili e microanalisi al SEM (microscopio elettronico a scansione). Sono stati raccolti un totale di otto campioni. Da questi si sono ricavate sette sezioni sottili ed una sezione lucida. Ognuno di questi campioni si dimostrato molto alterato e tettonizzato, cosa prevedibile gi dal rilevamento in campagna dato che la maggior parte delle rocce campionate tendevano molto facilmente a sgretolarsi. Le rocce si sono dimostrate essere brecce, serpentiniti e basalti. Osservando le sezioni sottili si potuto notare che alcuni campioni risultavano completamente impregnati di calcite, in altri i minerali originali (come le olivine e i pirosseni) sono stati totalmente sostituiti e di loro restano a malapena pochi relitti, in altri ancora era presente una diffusa ossidazione. Dalla microanalisi della sezione di un basalto emersa la completa albitizzazione dei plagioclasi ed stata stabilita la natura fondamentalmente augitica dei pirosseni.

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La Chemical Vapor Deposition (CVD) permette la crescita di sottili strati di grafene con aree di decine di centimetri quadrati in maniera continua ed uniforme. Questa tecnica utilizza un substrato metallico, solitamente rame, riscaldato oltre i 1000 C, sulla cui superficie il carbonio cristallizza sotto forma di grafene in unatmosfera attiva di metano ed idrogeno. Durante la crescita, sulla superficie del rame si decompone il metano utilizzato come sorgente di carbonio. La morfologia e la composizione della superficie del rame diventano quindi elementi critici del processo per garantire la sintesi di grafene di alta qualit e purezza. In questo manoscritto si documenta lattivit sperimentale svolta presso i laboratori dellIstituto per la Microelettronica e i Microsistemi del CNR di Bologna sulla caratterizzazione della superficie del substrato di rame utilizzato per la sintesi del grafene per CVD. Lobiettivo di questa attivit stato la caratterizzazione della morfologia superficiale del foglio metallico con misure di rugosit e di dimensione dei grani cristallini, seguendo levoluzione di queste caratteristiche durante i passaggi del processo di sintesi. Le misure di rugosit sono state effettuate utilizzando tecniche di profilometria ottica interferometrica, che hanno permesso di misurare leffetto di livellamento successivo all' introduzione di un etching chimico nel processo consolidato utilizzato presso i laboratori dellIMM di Bologna. Nell'ultima parte di questo manoscritto si invece studiato, con tecniche di microscopia ottica ed elettronica a scansione, leffetto di diverse concentrazioni di argon e idrogeno durante il trattamento termico di annealing del rame sulla riorganizzazione dei suoi grani cristallini. Lanalisi preliminare effettuata ha permesso di individuare un intervallo ottimale dei parametri di annealing e di crescita del grafene, suggerendo importanti direzioni per migliorare il processo di sintesi attualmente utilizzato.

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Lobbiettivo che si pone questo lavoro quello di combinare in un unico impianto due tecnologie utilizzate per scopi differenti (impianto integrato): un impianto di climatizzazione geotermico a bassa entalpia di tipo open-loop ed un impianto di bonifica delle acque di falda di tipo Pump&Treat. Il sito selezionato per lo studio ubicato in via Lombardia, nellarea industriale di Ozzano dellEmilia (BO), ed definito Ex stabilimento Ot-Gal: si tratta di una galvanotecnica con trattamento di metalli, dismessa alla fine degli anni 90. Durante una precedente fase di caratterizzazione del sito condotta dalla ditta Geo-Net Srl, sono stati rilevati in falda dei superamenti delle CSC previste dal D.lgs. 152/2006 di alcuni contaminanti, in particolare Tricloroetilene (TCE) e 1.1-Dicloroetilene (1.1-DCE). Successivamente, nel 2010-2011, Geo-net Srl ha eseguito una parziale bonifica delle acque di falda attraverso lutilizzo di un impianto Pump and Treat. Grazie a tutti i dati pregressi riguardanti i monitoraggi, le prove e i sondaggi, messi a disposizione per questo studio da Geo-Net Srl, stato possibile eseguire una sperimentazione teorica, in forma di modellazione numerica di flusso e trasporto, dellimpianto integrato oggetto di studio. La sperimentazione stata effettuata attraverso lutilizzo di modelli numerici basati sul codice di calcolo MODFLOW e su codici ad esso comunemente associati, quali MODPATH e MT3DMS. Lanalisi dei risultati ottenuti ha permesso di valutare in modo accurato lintegrazione di queste due tecnologie combinate in unico impianto. In particolare, la bonifica allinterno del sito avviene dopo 15 dalla messa in attivit. Sono stati anche confrontati i costi da sostenere per la realizzazione e lesercizio dellimpianto integrato rispetto a quelli di un impianto tradizionale. Tale confronto ha mostrato che lammortamento dellimpianto integrato avviene in 13 anni e che i restanti 7 anni di esercizio producono un risparmio economico.

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Il presente lavoro di tesi riguarda lo studio di un modello di stima delle emissioni per la previsione della contaminazione ambientale in aria. Il lavoro stato svolto allinterno del DICAM dellUniversit di Bologna attraverso il supporto del relatore Giacomo Antonioni e dei correlatori Ada Saracino e Gigliola Spadoni. Lapplicazione modellistica, attraverso luso del software CALPUFF, ha trattato le emissioni del camino E312 della sezione Agglomerazione dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto nellanno 2015. Gli inquinanti simulati sono quelli per i quali lo SME fornisce il flusso di massa: SO2, NOx, PM. Le polveri sono state considerate completamente costituite da polveri PM10 e per esse si calcolata la concentrazione al suolo e la deposizione. A partire dai risultati per le polveri, ipotizzando che siano in parte veicolati da esse, sono state valutate anche le concentrazioni e le deposizioni di Diossine. Della configurazione modellistica ottimale sono stati presentati: Per i macroinquinanti le medie annue di concentrazione al suolo, e quindi, la dispersione degli inquinanti. Per i microinquinanti i valori massimi di concentrazione annua e di deposizione ottenuti nellarea di studio. Nel caso in esame, lo studio stato riferito alla rete deposimetrica di gestione ILVA (per mancanza di dati deposimetrici della rete di gestione ARPA). In particolare stato preso in considerazione il deposimetro del quartiere Tamburi a fronte delle criticit rilevate nei mesi di Novembre 2014 e Febbraio 2015, tale per cui, visti gli elevatissimi valori di deposizione, vista la notevole importanza che i dati deposimetrici hanno rispetto al rischio sanitario per ingestione, stata aperta unindagine della procura che ha affidato lanalisi a ARPA PUGLIA congiunta con lISPRA (che ne ha mandato ministeriale) e la Regione Puglia. A fronte di tali episodi, il seguente studio ha voluto fornire un resoconto deposimetrico per lanno 2015.