485 resultados para ingressione marina scenari di inondazione erosione costiera modellazione matematica
Resumo:
Il 17 agosto 1999 un violento terremoto di Mw 7,4 (terremoto di Izmit) ha interessato larea del Golfo di Izmit, dove il segmento settentrionale della Faglia Nord-Anatolica (FNA) entra nel Mare di Marmara. Oltre a causare enormi danni e un numero di vittime altissimo (oltre 20000), la dislocazione orizzontale di oltre 5 metri in prossimit dellepicentro ha caricato tettonicamente il segmento della FNA verso Istanbul. Da qui, limportanza di un modello geologico-strutturale condiviso dalla comunit scientifica per questo ramo della Faglia Nord Anatolica, per la formulazione dei modelli di stima del rischio sismico in una zona della Turchia molto densamente popolata (oltre 12 milioni di persone). I numerosi studi di geologia e geofisica marina condotti nel Golfo di Izmit e pi in generale nel Mare di Marmara, hanno avuto un grosso impulso in concomitanza del terremoto del 1999 e negli anni successivi, quando il Mare di Marmara stato inserito tra i siti di importanza strategica. Nonostante la grande mole di dati raccolti e le pubblicazioni di lavori importanti che hanno contribuito a portare nuova luce sulla geologia di questo territorio complesso, permangono ancora incertezze e controversie sui rapporti le tra la formazione del bacino di Marmara e la FNA. Questo lavoro di tesi ha lo scopo di esaminare la cinematica della FNA nellarea del Mare di Marmara, in generale, ed in particolare lungo i vari bacini allineati lungo il ramo settentrionale: da Est verso Ovest, il Bacino di Cinarcik, il Bacino di Kumburgaz, il Bacino Centrale ed il Bacino di Tekirdag. Analizzeremo la natura e il grado di attivit dei segmenti individuati da zone di trasferimento (bending o overstep) e tenteremo di cartografare la geometria, lo stile strutturale e la lunghezza di ciascun segmento, per effettuare una stima del potenziale sismogenetico di ciascun ramo utilizzando relazioni empiriche.
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In ecologia della pesca, i fattori o indicatori della condizione di un organismo forniscono molte informazioni sulle caratteristiche di adattamento dei pesci allambiente e sul loro ruolo nellecosistema. La condizione include molte caratteristiche strutturali ed energetiche che possono variare in funzione dellontogenesi, del ciclo riproduttivo, ma anche in funzione delle caratteristiche dellambiente, incluso il grado di stress al quale sottoposta una specie (es. la pressione di pesca). Lobiettivo del presente studio sperimentale stato valutare eventuali differenze nellabbondanza, nei parametri di popolazione, nella struttura demografica e negli indicatori di condizione di due specie, Merluccius merluccius (Pisces: Gadiformes) e Galeus melastomus (Pisces: Carcharhiniformes), in due diverse aree: Toscana settentrionale e meridionale, differenti per caratteristiche ambientali e pressione di pesca. Nella prima parte dellanalisi, sono stati confrontati gli indici di densit e biomassa, la struttura di taglia delle due popolazioni, su dati estratti dagli archivi storici delle campagne di pesca sperimentale MEDITS dal 1994 al 2013. Nella seconda parte dellanalisi invece, sono stati analizzati 1000 individui provenienti dalla campagna MEDITS 2014, integrati con campioni provenienti dallo sbarcato commerciale per il biennio 2014-2015. Gli individui di M. merluccius sono stati ripartiti in due classi di taglia (I = individui 18 cm LT; II = individui > 18 cm LT), quelli di G. melastomus in tre classi di taglia (I = individui 20 cm LT; II = individui 20 cm< x 35 cm LT; III= individui > 35 cm LT), suddivisi rispettivamente in 50 maschi e 50 femmine, per ogni classe. E stato condotto lo studio della crescita relativa attraverso lanalisi della relazione taglia/peso e lo studio della condizione tramite i seguenti indicatori: il fattore K di Fulton, lindice epatosomatico (HSI) e lindice gonadosomatico (GSI). I risultati di questa tesi hanno evidenziato differenze nei popolamenti, riconducibili alle diverse condizioni ambientali e alla pressione di pesca, tra le due aree indagate. Larea sud, interessata da un pi intenso sforzo di pesca esercitato sui fondali della piattaforma e della scarpata continentale e da una morfologia del fondale differente, mostra una diversit in termini di crescita relativa e stato della condizione, che risulta pi elevata in entrambe le specie, rispetto allarea settentrionale, caratterizzata invece da uno sforzo di pesca meno intenso, incentrato sullampia piattaforma continentale.
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Lo studio effettuato riguarda laccrescimento giornaliero della Sardina pilchardus, (Walbaum, 1792) tramite la lettura degli anelli di crescita giornaliera negli otoliti. Nel Mediterraneo centrale il lavoro svolto il primo di questo tipo su S. pilchardus. Il campionamento avvenuto durante la campagna oceanografica "Anchevatir 2012", 69 otoliti sono stati estratti da esemplari con lunghezza totale compresa tra 7 ed 12.5 cm e successivamente sottoposti ad inclusione, sezionamento e levigatura per la realizzazione di sezioni sottili. Sullintero campione stata stimata let con due metodi: lettura degli anelli giornalieri sotto microscopio e conteggio dei microincrementi tramite analisi dimmagine. Let stimata compresa tra i 90 e 230 giorni, tuttavia la maggior parte degli individui presenta unet tra i 120 e 150 giorni. Inoltre stata determinata la data di nascita degli esemplari, avvenuta tra Dicembre 2011 e Febbraio 2012. In seguito stata condotta unanalisi della media dellampiezza degli incrementi per descrivere i pattern di crescita giornaliera: landamento risultante crescente con il procedere dellet fino a circa il 50 giorno, poi si stabilizza fino al 150, infine i valori medi decrescono. La backcalculation ha permesso di stimare il tasso di accrescimento giornaliero della lunghezza del corpo. Sono state analizzate tre serie distinte per data di nascita (Dicembre 2011, Gennaio 2012 e Febbraio 2012); queste hanno mostrato pattern di accrescimento analogo. La crescita iniziale stimata di 0.2 mm/d, raggiunge 0.6 mm/d intorno al 40 giorno, ed oltre il 100 si osservato un decremento nellaccrescimento giornaliero, soprattutto nella serie di Dicembre. Le differenze pi rilevanti nei pattern delle tre serie mensili sono state riscontrate nei valori medi fra Dicembre e Febbraio. Lanalisi della temperatura media superficiale ha permesso di ipotizzare che questa crescita maggiore degli individui nati in Febbraio sia collegata allaumento di temperatura registrato da Marzo in poi. Tale risultato suggerisce che le condizioni ambientali e quindi i ritmi metabolici e daccrescimento nei mesi successivi a Febbraio sono pi favorevoli rispetto ai mesi invernali.
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La vongola Chamelea gallina un mollusco appartenente alla famiglia Veneridae avente un'ampia distribuzione nel Mediterraneo. Lanimale vive su fondali sabbiosi o sabbiosi fangosi, con distribuzione aggregata, in prossimit della costa, a bassa profondit da 0 a 15metri. Nel presente studio stata stimata sia la biomassa di Chamelea gallina espressa in kg/mq che la distribuzione di taglia, per valutare laccrescimento della specie. Laccrescimento della vongola, cos come per altre specie fossorie influenzato da fattori biotici e abiotici, come la temperatura, lo stato trofico delle acque, la natura dei sedimenti ed infine la densit. Lo scopo di questa tesi stato quello di monitorare lattivit di pesca delle vongole nel Compartimento di Rimini e raccogliere gli elementi conoscitivi esistenti a fine di ottimizzare la gestione della risorsa. A tal fine sono state realizzate a Rimini due campagne di pesca nel mese di Luglio e Dicembre 2014, utilizzando una draga idraulica di tipo commerciale conforme agli standard previsti dalla legge. Il campionamento stato effettuato su 9 transetti perpendicolari alla costa con stazioni a 0,25-0,50-0,75 e proseguendo 1 Miglio qualora nei campioni vi sia ancora la presenza di vongole. A fine di valutare la frazione di individui con taglia inferiore a quella commerciale (25mm), allinterno della draga stato posto un retino campionatore. Il materiale contenuto nella draga stato selezionato al vibro-vaglio installato a bordo, attrezzato con griglie aventi fori del diametro di 19mm di apertura. Tutte le vongole trattenute dal vaglio sono state analizzate per ottenere una distribuzione di taglia. I risultati acquisiti nel corso della presente indagine hanno evidenziato una generale situazione di sofferenza per la taglia commerciale. In particolare sono state catturate molte vongole della prima maturit sessuale (14mm). Tutto ci potrebbe essere proprio unindicazione di banco in ricostituzione e ripresa dopo una situazione di crisi. Per quanto riguarda le forme giovanili i risultati ottenuti dalle due campagne di pesca indicano una notevole differenza di densit dei banchi di Chamelea gallina. Tali risultati sono stati ottenuti con il software ImageJ, il quale in grado di rilevare la larghezza massima delle singole vongole. Infine sono stati registrati i valori di biomassa espressi in kg/mq, evidenziando una discreta oscillazione di valori tra le stazioni campionate. Infatti in entrambi i campionamenti le stazioni situate all interno degli strati pi costieri presentano nella maggior parte dei casi valori, sia in biomassa che in numero, maggiori rispetto a quelle di largo. Concludendo, linsieme dei dati raccolti ha evidenziato la necessit di urgenti misure di controllo e regolamentazione della risorsa, dei parametri eco-ambientali e della pesca esercitata, al fine di acquisire quelle informazioni utili per avviare un corretto piano di gestione della risorsa.
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Gli squali bianchi sono tra i pi importanti predatori dei Pinnipedi (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). La loro principale strategia di caccia consiste nel pattugliare le acque circostanti ad una colonia di otarie e nellattaccarle quando queste sono in movimento, mentre si allontanano o avvicinano allisola (Klimley et al., 2001; Kock, 2002). Tuttavia, la strategia e la dinamica della predazione osservate anche in relazione al ciclo riproduttivo della preda e le tattiche comportamentali messe in atto dalla preda per ridurre la probabilit di predazione, e quindi diminuire la sua mortalit, sono ancora poco conosciute. Con questo studio, effettuato nellarea di Seal Island allinterno della baia di Mossel Bay in Sud Africa, abbiamo cercato di definire proprio questi punti ancora poco conosciuti. Per studiare la strategia e le dinamica di predazione dello squalo bianco abbiamo utilizzato il sistema di monitoraggio acustico, in modo da poter approfondire le conoscenze sui loro movimenti e quindi sulle loro abitudini. Per dare un maggiore supporto ai dati ottenuti con la telemetria acustica abbiamo effettuato anche un monitoraggio visivo attraverso lattrazione (chumming) e lidentificazione fotografica degli squali bianchi. Per comprendere invece i loro movimenti e le tattiche comportamentali messi in atto dalle otarie orsine del capo per ridurre la probabilit di predazione nella baia di Mossel Bay, abbiamo utilizzato il monitoraggio visivo di 24 ore, effettuato almeno una volta al mese, dalla barca nellarea di Seal Island. Anche se gli squali bianchi sono sempre presenti intorno allisola i dati ottenuti suggeriscono che la maggior presenza di squali/h si verifica da Maggio a Settembre che coincide con lultima fase di svezzamento dei cuccioli delle otarie del capo, cio quando questi iniziano a foraggiare lontano dall'isola per la prima volta; durante il sunrise (alba) durante il sunset (tramonto) quando il livello di luce ambientale bassa e soprattutto quando la presenza delle prede in acqua maggiore. Quindi possiamo affermare che gli squali bianchi a Seal Island prendono delle decisioni che vanno ad ottimizzare la loro probabilit di catturare una preda. I risultati preliminari del nostro studio indicano anche che il numero di gruppi di otarie in partenza dall'isola di notte sono di gran lunga maggiori di quelle che partono durante il giorno, forse questo potrebbe riflettere una diminuzione del rischio di predazione; per beneficiare di una vigilanza condivisa, le otarie tendono in media a formare gruppi di 3-5 o 6-9 individui quando si allontanano dallisola e questo probabilmente le rende meno vulnerabili e pi attente dallessere predate. Successivamente ritornano allisola da sole o in piccoli gruppi di 2 o 3 individui. I gruppi pi piccoli probabilmente riflettono la difficolt delle singole otarie a riunirsi in gruppi coordinati all'interno della baia.
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Questa tesi ha come scopo principale l'analisi delle diverse tecnologie di localizzazione in ambito indoor, analizzando in particolare l'utilizzo del Wifi RSS Fingerprinting. La tecnica del Wifi RSS Fingerprinting una tecnica per la localizzazione all'interno di ambienti chiusi, che consiste nella definizione di un 'impronta'(fingerprint) in un punto preciso dell'ambiente(definito reference point), andando a inserire in un database i valori di potenza del segnale ricevuto(RSS) da ogni access point rilevato all'interno di quel determinato reference point. Per l'implementazione di questa tecnica stato sviluppato un applicativo con un architettura client-server. Il client stato sviluppato in ambiente Android, realizzando una applicazione per la gestione della fase di salvataggio di nuovi fingerprint e per la fase di localizzazione della posizione corrente, tramite l'utilizzo dei vari fingerprint precedentemente inseriti all'interno del DB. Il server, sviluppato in Node.js(framework Javascript), gestir le diverse richieste ricevute dal client tramite delle chiamate AJAX, prelevando le informazioni richieste direttamente dal database. All'interno delle applicativo sono stati implementati diversi algoritmi per la localizzazione indoor, in modo da poter verificare l'applicabilit di questo sistema in un ambito reale. Questi algoritmi sono stati in seguito testati per valutare l'accuratezza e la precisione di ciascuno, andando ad individuare gli algoritmi migliori da utilizzare in base a scenari diversi.
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Lo scopo di questo studio quello di valutare come sono variati gli impatti dellimpianto di compostaggio Romagna Compost a seguito dellintervento di ampliamento e adeguamento, che ha portato ad unevoluzione impiantistica notevole: dal processo di compostaggio tradizionale ad un sistema integrato anaerobico-aerobico. Per fare ci si scelto di utilizzare la metodologia di valutazione del ciclo di vita Life Cycle Assessment (LCA). Il vantaggio di questa analisi, quello di riuscire a considerare tutti gli aspetti del ciclo di vita dei diversi sotto-processi considerati, dal compostaggio vero e proprio, allutilizzo di reagenti, combustibili e materiali ausiliari, dal trasporto e smaltimento dei flussi di rifiuti finali al recupero energetico. A tal proposito si rivelata utile una ricerca bibliografica per individuare studi LCA applicati al campo dinteresse.Inoltre, stato effettuato un riesame delle tecnologie utilizzate negli impianti di recupero dei rifiuti organici e del concetto di Best Available Techniques (BAT). Mediante lanalisi di inventario, stato studiato in maniera approfondita limpianto e le attivit svolte al suo interno. Per quanto riguarda la valutazione degli impatti, eseguita con il metodo Recipe 2014, stato preso in esame il periodo temporale dal 2007 al 2013, esaminando tutti gli anni di funzionamento. Nello specifico, ci si posto lobiettivo di valutare se e quanto lintroduzione del sistema di recupero energetico abbia portato ad un reale miglioramento del processo con una diminuzione complessiva degli impatti. Nella seconda fase dello studio, sono stati estesi i confini del sistema per valutare gli impatti associati al trasporto del rifiuto dal luogo di raccolta allimpianto Romagna Compost e alla diversa gestione dei rifiuti nellambito nazionale. La modellazione stata effettuata con il programma di calcolo SimaPro e il database Ecoinvent, Infine, per convalidare i dati ottenuti stato effettuata unanalisi di incertezza mediante il metodo Monte Carlo.
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Recentemente molti studi in ambiente marino sono stati focalizzati sui possibili impatti dovuti alle variazioni del pH degli oceani, causato dallaumento delle immissioni di CO2 nellatmosfera. Tra i possibili effetti nocivi, lacidificazione oceanica pu indurre cambiamenti nelle abbondanze e nelle distribuzioni delle engeneer species, con conseguenti ripercussioni sulla fauna associata. Esempio tipico di engeneer species sono le macroalghe che sono capaci di creare, lungo le coste rocciose, habitat diversi a seconda della specie che riesce ad attecchire. Tra le specie animali che dominano in questi habitat troviamo i copepodi Arpacticoidi, piccoli crostacei che svolgono un ruolo chiave allinterno delle reti trofiche. Per questi motivi lo scopo di questo lavoro valutare possibili effetti dellacidificazione sulle taxocenosi a copepodi Arpacticoidi associate alle macroalghe. Lo studio stato svolto ad Ischia, nella zona nei pressi del Castello Aragonese, dove vi sono dei vents di origine vulcanica che emettono CO2 e formano un gradiente naturale di acidificazione lungo unarea di circa 300m, suddivisibile in 3 stazioni a differenti valori medi di pH. Lanalisi delle taxocenosi stata svolta a livello di generi e famiglie di Arpacticoidi, in termini di abbondanze e di struttura di comunit, su differenti specie algali raccolte lungo il gradiente di acidificazione. Mentre non si notano differenze significative per le famiglie, la struttura di comunit analizzata a livello di generi di copepodi Arpacticoidi mostra una suddivisione in due comunit ben distinte, delle quali una appartenente alla stazione acidificata e un'altra alle stazioni di controllo e moderatamente acidificata. Tale suddivisione si conferma anche prendendo in considerazione la diversa complessit strutturale delle alghe. Per quanto riguarda le abbondanze, sia a livello di famiglie che di generi, queste mostrano generalmente valori pi elevati nella stazione moderatamente acidificata e valori pi bassi nella stazione pi acidificata. C per da considerare che se non si tiene conto della complessit algale queste differenze sono significative per le famiglie Ectinosomatidae, Thalestridae e per il genere Dactylopusia, mentre, se si tiene conto della complessit algale, vi sono differenze significative per la famiglia Miraciidae e per i generi Amonardia e Dactylopusia. In definitiva questo studio sembrerebbe evidenziare che le taxocenosi a copepodi Arpacticoidi siano influenzate sia dalla differente complessit algale, che dallacidificazione oceanica. Inoltre mostra che, in prospettiva di studi futuri, potrebbe essere necessario focalizzarsi su specie algali ben definite e su un'analisi tassonomica dei copepodi Arpacticoidi approfondita fino al livello di specie.
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Tra i vari impatti causati dallaumento costante di CO2 nellatmosfera troviamo lacidificazione oceanica. Le conseguenze di questo processo non sono interamente conosciute. Per questo importante conoscere la risposta allacidificazione degli organismi marini e degli ecosistemi. Lo scopo di questo lavoro valutare le conseguenze dellacidificazione su comunit meiofaunali epifite. Sono stati quindi condotti campionamenti in situ, in una zona acidificata in conseguenza della presenza di vents idrotermali presenti nellisola di Ischia (Italia). La zona di studio indagata stata suddivisa in due siti, differenti per esposizione al moto ondoso. Allinterno di ciascuna esposizione sono stati individuate tre stazioni, differenti per il grado di acidificazione. Sono stati prelevati campioni di alghe lungo il gradiente di acidificazione con associata la meiofauna e sono stati considerati come substrato secondario. Le alghe sono state analizzate attraverso descrittori della loro complessit mentre gli organismi sono stati contati e classificati a livello di grandi taxa. I descrittori sintetici di ricchezza tassonomica e di abbondanza non presentano valori di correlazione alti con i descrittori di complessit algale. Invece, i risultati ottenuti considerando lintera comunit mostrano una relazione significativa fra la struttura delle comunit meiofaunali e lacidificazione e anche con la diversa esposizione al moto ondoso. Infine dalle analisi condotte mediante regressione multipla fra tutti i descrittori algali e la struttura di comunit si nota come i primi non giustificano da soli le variazioni dei popolamenti meiobentonici. In definitiva questi risultati sembrerebbero dimostrare che la struttura delle comunit meiofaunali venga influenzata sia dalla acidificazione che dallesposizione al moto ondoso oltre che dalla struttura dellhabitat. tuttavia difficile definire se le variazioni nella struttura di comunit sono dovute ad una azione parallela e sinergica dei fattori considerati (esposizione e gradiente) o se si tratta di un effetto a cascata dove lacidit influenza le comunit algali che a loro volta strutturano le comunit bentoniche associate. In prospettiva di studi futuri sarebbe quindi interessante condurre uno studio simile prendendo in considerazione le possibili relazioni specie-specifiche intercorrenti tra la struttura delle comunit meiofaunali e le differenti specie algali.
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Il progetto di tesi si pone come obiettivo la riqualificazione urbana del fronte mare della citt di Rimini e la progettazione di un nuovo centro culturale polifunzionale. La costruzione di nuovi margini urbani, viene qui proposta secondo una reinterpretazione di un carattere tipicamente funzionale delle citt di costa del litorale adriatico: la proiezione della funzione urbana oltre la linea di costa, con la costruzione di moli oltre ledificato. La citt allunga la mano nellacqua. La tesi riprende questo aspetto di tipicit e propone una serie di nuovi moli, strutture polifunzionali destinate a incentivare quale risorsa fruitiva per il pubblico, stanziale o turistico, il rapporto col mare Adriatico. Anche in relazione a queste proiezioni oltre il litorale marino la tesi ha analizzato le forme dellarchitettura di ultima generazione, cercando di recepirne i significati espressi attraverso la definizione formale; da qui parte il percorso della formulazione compositiva espressa nelle tavole grafiche, nelle quali si sottolinea il rapporto funzionale in relazione alla nova forma urbis e alla ricaduta sul nuovo assetto ambientale. E, in sintesi, laccettabilit di questo e dellintegrazione paesaggistica che la tesi vuole sostenere, attraverso il lungo percorso analitico e progettuale affrontato.
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Nella tesi vengono proposte una modellazione di un quadrotor affetto da un campo vettoriale incognito aerodinamico e la sua identificazione basata su non linear geometric approach e su reti neurali a funzione di base radiale (RBF). Il non linear geometric approach viene utilizzato per il disaccoppiamento delle componenti incognite aerodinamiche mentre le modellazione RBF dei coefficienti permette di applicare un algoritmo ai minimi quadrati per l'identificazione del sistema. Infine viene implementato un simulatore in ambiente MATLAB Simulink per la validazione della metodologia. Le simulazioni effettuate dimostrano la bont del metodo proposto.
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La presente tesi si pone lobiettivo di analizzare le principali metodologie per la stima delle conseguenze degli scenari incidentali propri degli stabilimenti che producono, operano o sono oggetto di stoccaggio di materiale esplosivo. Le sostanze esplosive sono utilizzate in innumerevoli attivit civili, industriali e militari e considerando la loro intrinseca pericolosit, derivante dalla capacit di generare in uno spazio ridottissimo e in un tempo brevissimo una enorme quantit di energia, sono soggetti a tutta una serie di norme. Tali norme non solo classificano gli esplosivi ma ne regolamentano ogni utilizzo, dalla produzione, ai vari impieghi, allo stoccaggio fino allo smaltimento. Gli stabilimenti che detengono esplosivi possono essere classificati come a rischio di incidente rilevante e in quanto tali si trovano a dover sottostare alle varie direttive Seveso, da questo punto di vista si analizzano le caratteristiche a livello nazionale e regionale degli stabilimenti R.I.R. che operano con esplosivi. Allinterno della tesi viene svolta unanalisi storica degli incidenti che hanno interessato gli stabilimenti che detengono esplosivi negli ultimi anni a livello mondiale, in modo tale da poter valutare quali eventi incidentali possano riguardare questa specifica classe di stabilimenti. Vengono poi presentati i principali approcci metodologici utilizzati per poter valutare le conseguenze degli scenari incidentali. Nello specifico vengono descritte le metodologie della normativa italiana T.U.L.P.S., del documento francese Scurit Pirotecnique, dellAir Force Manual americano e alcuni metodi basati sullequivalenza al TNT rintracciabili nella letteratura specifica. Le metodologie elencate precedentemente vengono poi applicate ad un caso di studio costituito da uno stabilimento fittizio caratterizzato da specifiche quantit di esplosivi suddivise in vari locali, localizzati in un ipotetico territorio. Dalla valutazione dei risultati ottenuti dallapplicazione dei vari approcci metodologici al caso studio emerso un auspicabile proseguimento delle indagini relative alle metodologie relative alla quantificazione delle conseguenze degli scenari incidentali propri degli stabilimenti che detengono esplosivi con lobiettivo di giungere ad una maggior standardizzazione dei metodi di calcolo che possa poi riflettersi anche in indicazioni uniformi a livello normativo.
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I materiali plastici trovano ampie applicazioni in ogni aspetto della vita e delle attivit industriali. La maggior parte delle plastiche convenzionali non sono biodegradabili e il loro accumulo una minaccia per il pianeta. I biopolimeri presentano vantaggi quali: la riduzione del consumo delle risorse e la riduzione delle emissioni CO2, offrendo un importante contributo allo sviluppo sostenibile. Tra i biopolimeri pi interessanti troviamo il poliidrossibutirrato (PHB), loggetto di questo studio, che il pi noto dei poliidrossialcanoati. Questo polimero biodegradabile mostra molte somiglianze con il polipropilene. La tesi consiste nellapplicazione del Life Cycle Assessment a processi di estrazione del PHB da colture batteriche. In essa sono valutate le prestazioni ambientali di 4 possibili processi alternativi, sviluppati dal CIRI EA, che utilizzano il dimetilcarbonato (DMC) e di 3 processi che utilizzano solventi alogenati (cloroformio, diclorometano, dicloroetano). Per quanto riguarda i processi che utilizzano come solvente di estrazione il DMC, due sono gli aspetti indagati e per i quali differiscono le alternative: la biomassa di partenza (secca o umida), e il metodo di separazione del polimero dal solvente (per evaporazione del DMC oppure per precipitazione). I dati primari di tutti gli scenari sono di laboratorio per cui stato necessario realizzare un up scaling industriale di tutti i processi. Lup scaling stato realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile Chimica Ambientale e dei Materiali. La valutazione delle prestazioni ambientali stata fatta rispetto a tutte le categorie dimpatto raccomandate dallHandbook della Commissione Europea, di queste solo alcune sono state analizzate nel dettaglio. Tutti i risultati mostrano un andamento simile, in cui gli impatti dei processi che utilizzano DMC sono inferiori a quelli dei solventi alogenati. Fra i processi che impiegano DMC, lalternativa pi interessante appare quella che impiega biomassa di partenza secca e raccolta del PHB per precipitazione.
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Nel campo dellindustria chimica la ricerca si mossa in direzione di rendere i processi pi sostenibili. Ci viene effettuato considerando le linee guida della green chemistry. In questo contesto si colloca la metodologia LCA che valuta limpatto ambientale associato ad un processo o un prodotto, comprendendo tutto il suo ciclo di vita. Nel presente lavoro di tesi si studia lapplicazione della LCA alla sintesi industriale di anidride maleica (AM), che viene ottenuta tramite reazione di ossidazione del benzene o delln-butano. Nello studio si sono modellate tre diverse vie di sintesi dellAM considerando il processo di produzione che parte da benzene e il processo di produzione da butano con due diversi tipi di reattore: il letto fisso e il letto fluido (processo ALMA). Negli scenari si considerano le fasi di produzione dei reagenti e si modellata la fase della reazione di ossidazione e lincenerimento dei sottoprodotti e del reagente non convertito. Confrontando i tre processi, emerge che al processo che parte da benzene sono associati gli impatti globali maggiori mentre il processo ALMA ha un minore carico ambientale. Il processo da benzene risulta avere maggiori impatti per le categorie Cambiamento climatico, Formazione di particolato e Consumo dei metalli. Il processo da butano a tecnologia a letto fisso presenta invece maggiori impatti per le categorie Tossicit umana e Consumo di combustibili fossili, dovuti alla maggiore richiesta energetica effettuata dal processo di ossidazione del butano con tecnologia a letto fisso e alla richiesta di combustibile ausiliario per la fase di incenerimento. Tale risultato emerge anche dallanalisi effettuata con il Cumulative Energy Demand. Al processo ALMA sono associati gli impatti inferiori in assoluto, nonostante abbia una resa inferiore al processo che utilizza il letto fisso. I risultati dellanalisi LCA sono stati confermati dallanalisi delle incertezze, realizzata con il metodo statistico Monte Carlo.
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Questa tesi si pone lobiettivo di effettuare unanalisi aggiornata sulla recente evoluzione del Cloud Computing e dei nuovi modelli architetturali a sostegno della continua crescita di richiesta di risorse di computazione, di storage e di rete all'interno dei data center, per poi dedicarsi ad una fase sperimentale di migrazioni live singole e concorrenti di macchine virtuali, studiandone le prestazioni a livello di risorse applicative e di rete allinterno della piattaforma open source di virtualizzazione QEMU-KVM, oggi alla base di sistemi cloud-based come Openstack. Nel primo capitolo, viene effettuato uno studio dello stato dellarte del Cloud Computing, dei suoi attuali limiti e delle prospettive offerte da un modello di Cloud Federation nel futuro immediato. Nel secondo capitolo vengono discusse nel dettaglio le tecniche di live migration, di recente riferimento per la comunit scientifica internazionale e le possibili ottimizzazioni in scenari inter e intra data center, con lintento di definire la base teorica per lo studio approfondito dellimplementazione effettiva del processo di migrazione su piattaforma QEMU-KVM, che viene affrontato nel terzo capitolo. In particolare, in questultimo sono descritti i principi architetturali e di funzionamento dell'hypervisor e viene definito il modello di progettazione e lalgoritmo alla base del processo di migrazione. Nel quarto capitolo, infine, si presenta il lavoro svolto, le scelte configurative e progettuali per la creazione di un ambiente di testbed adatto allo studio di sessioni di live migration concorrenti e vengono discussi i risultati delle misure di performance e del comportamento del sistema, tramite le sperimentazioni effettuate.