485 resultados para ingressione marina scenari di inondazione erosione costiera modellazione matematica
Resumo:
Lidea da cui nasce questa tesi quella di introdurre in Blender un Add-on in linguaggio Python che permetta di applicare alcune deformazioni di tipo surface-based a mesh poligonali. Questa tipologia di deformazioni rappresentano lalternativa alle deformazioni di mesh poligonali tramite rigging ( cio laggiunta di uno scheletro per controllare e per animare la mesh) e caging (cio lutilizzo di una struttura di controllo di tipo reticolare che propaga la sua deformazione su un oggetto in essa immerso), che di solito sono le prescelte in computer animation e in modellazione. Entrambe le deformazioni indicate sono gi estremamente radicate in Blender, prova ne il fatto che esiste pi di un modificatore che le implementa, gi integrato in codice nativo. Si introduce inizialmente la tecnica di deformazione di mesh poligonali tramite elasticit discreta, che stata realizzata, quindi, presenteremo diverse metodologie di deformazione. Illustreremo poi come modellare, creare ed editare delle mesh in Blender. Non ci soffermeremo su dettagli puramente dettati dallinterfaccia utente, cercheremo invece di addentrarci nei concetti e nelle strutture teoriche, allo scopo di avere le basi logiche per definire una Add-on che risulti veramente efficace e utile allinterno del sistema di modellazione. Approfondiremo la struttura di due modificatori chiave per la deformazioni di mesh : Lattice Modifier e Mesh Deform Modifier che implementano una metodologia di tipo space-based. Infine ci concentreremo sulla parte di scripting Python in Blender. Daremo unidea delle strutture dati, dei metodi e delle funzioni da utilizzare per interagire con lambiente circostante, con i singoli oggetti ed in particolare con le Mesh e daremo un esempio di script Python. Andremo infine a descrivere limplementazione della deformazione elastica mediante add-on Python in Blender.
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L'obiettivo della tesi stato quello di sviluppare un sensore che, applicato su una linea ematica, fosse in grado di rilevare le variazioni di conducibilit del liquido posto all'interno della linea stessa. La conducibilit una grandezza correlata alla concentrazione ionica di un liquido ed molto importante nel campo dialitico poich da essa si pu ottenere una stima della quantit di elettroliti presente nel sangue. Per lo studio in esame stata eseguita dapprima una modellazione agli elementi finiti per stabilire una configurazione adeguata del sistema sia dal punto di vista geometrico che da quello elettrico e successivamente sono stati realizzati modelli sperimentali. Per le prove sperimentali si fatto uso di soluzioni saline poste all'interno di una linea ematica sulla quale sono state eseguite misure tramite un analizzatore di impedenza. stata quindi studiata la relazione tra l'impedenza misurata ed il valore noto di conducibilit delle soluzioni con la quale stato dimostrato che il sensore sviluppato un valido strumento di indagine poich riuscito a rilevare le variazioni di conducibilit delle soluzioni in esame con un alto grado di sensibilit.
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The aim of the present thesis was to investigate the influence of lower-limb joint models on musculoskeletal model predictions during gait. We started our analysis by using a baseline model, i.e., the state-of-the-art lower-limb model (spherical joint at the hip and hinge joints at the knee and ankle) created from MRI of a healthy subject in the Medical Technology Laboratory of the Rizzoli Orthopaedic Institute. We varied the models of knee and ankle joints, including: knee- and ankle joints with mean instantaneous axis of rotation, universal joint at the ankle, scaled-generic-derived planar knee, subject-specific planar knee model, subject-specific planar ankle model, spherical knee, spherical ankle. The joint model combinations corresponding to 10 musculoskeletal models were implemented into a typical inverse dynamics problem, including inverse kinematics, inverse dynamics, static optimization and joint reaction analysis algorithms solved using the OpenSim software to calculate joint angles, joint moments, muscle forces and activations, joint reaction forces during 5 walking trials. The predicted muscle activations were qualitatively compared to experimental EMG, to evaluate the accuracy of model predictions. Planar joint at the knee, universal joint at the ankle and spherical joints at the knee and at the ankle produced appreciable variations in model predictions during gait trials. The planar knee joint model reduced the discrepancy between the predicted activation of the Rectus Femoris and the EMG (with respect to the baseline model), and the reduced peak knee reaction force was considered more accurate. The use of the universal joint, with the introduction of the subtalar joint, worsened the muscle activation agreement with the EMG, and increased ankle and knee reaction forces were predicted. The spherical joints, in particular at the knee, worsened the muscle activation agreement with the EMG. A substantial increase of joint reaction forces at all joints was predicted despite of the good agreement in joint kinematics with those of the baseline model. The introduction of the universal joint had a negative effect on the model predictions. The cause of this discrepancy is likely to be found in the definition of the subtalar joint and thus, in the particular subjects anthropometry, used to create the model and define the joint pose. We concluded that the implementation of complex joint models do not have marked effects on the joint reaction forces during gait. Computed results were similar in magnitude and in pattern to those reported in literature. Nonetheless, the introduction of planar joint model at the knee had positive effect upon the predictions, while the use of spherical joint at the knee and/or at the ankle is absolutely unadvisable, because it predicted unrealistic joint reaction forces.
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Lelevata presenza dei residui dei farmaci nellambiente acquatico desta preoccupazione per la salute della fauna acquatica e per un eventuale rischio per luomo. Dopo lassunzione, i farmaci vengono escreti come tali o come metaboliti attivi, risultando spesso resistenti ai processi di trattamento delle acque. Per questo motivo alcuni di essi sono pseudo-persistenti raggiungendo concentrazioni di ng-g/L. I farmaci sono molecole disegnate per essere biologicamente attive a basse concentrazioni su bersagli specifici, per questo motivo possono indurre effetti anche su specie non target con bersagli molecolari simili alluomo a concentrazioni ambientali. A tal proposito il presente lavoro intende investigare gli effetti della caffeina, ampiamente usata come costituente di bevande e come farmaco, presente nelle acque superficiali a concentrazioni di ng-g/L. Come organismo di studio stato scelto il Mytilus galloprovincialis, sfruttando le conoscenze disponibili in letteratura circa le sue risposte ai contaminanti ambientali. I mitili sono stati esposti in acquario a caffeina (5, 50 e 500 ng/L) per 7 giorni e poi analizzati attraverso una batteria di otto biomarker, alterazioni fisiologiche o biochimiche che forniscono informazioni circa lo stato di salute degli animali. I metodi utilizzati sono stati diversi a seconda dei biomarker (analisi citochimiche e saggi enzimatici). Le concentrazioni sono state scelte nel range ambientale. Lesposizione ha prodotto alterazioni della stabilit della membrana lisosomiale negli emociti e linstaurarsi di processi di detossificazione nella ghiandola digestiva, evidenziati dallaumento dellattivit della glutatione S-transferasi. Gli altri biomarker non mettono in evidenza che la caffeina, in queste condizioni sperimentali, possa indurre alterazioni della funzionalit lisosomiale, effetti ossidativi o neurotossici. I dati ottenuti sui mitili, quindi, suggeriscono che la caffeina, anche nel range di concentrazioni ambientali pi elevato, possa essere considerata un contaminante che desta bassa preoccupazione.
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La coltivazione massiva di microalghe ha lo scopo di produrre biomassa su larga scala per ottenere prodotti e processi utili, grazie al loro elevato contenuto di carboidrati, proteine, lipidi, pigmenti e altri composti, che sono utilizzati a livello industriale in campo alimentare, medico e nutraceutico. Lelevata potenzialit di utilizzo di questa biomassa ha assunto un ruolo primario nellambito della produzione di energia ecocompatibile o di processi utili per lambiente. Dalle microalghe possibile estrarre lipidi da utilizzare come biocarburanti e possono trovare applicazione anche nel trattamento di reflui domestici ed industriali, nella produzione di composti bioattivi atti alla produzione di biopolimeri, fertilizzanti e ammendanti. Le problematiche inerenti ad una produzione industriale, riguardano la riduzione dellimpatto energetico, ambientale ed i costi di produzione con lobbiettivo di massimizzare la resa della coltura; questo potrebbe essere realizzato attraverso lutilizzo di sostanze di crescita che diversi studi mostrano come siano presenti naturalmente nelle microalghe. Il lavoro di questa tesi si incentrato sulla valutazione degli effetti di ormoni vegetali sulla crescita e la composizione molecolare della microalga verde Desmodesmus communis, organismo noto nellambito del trattamento delle acque reflue e specie alternativa nella produzione di energia rinnovabile grazie alle sue caratteristiche fisiologiche. La crescita stata monitorata attraverso conteggio cellulare, consumo di nutrienti, misurazione del peso secco e dellefficienza fotosintetica; la composizione molecolare stata quantificata analizzando il contenuto di polisaccaridi, proteine e lipidi delle cellule. Dapprima stato eseguito uno screening preliminare di cinque fitormoni a concentrazioni diverse, allo scopo di selezionare lo stimolante biochimico con maggior effetto. Selezionato lormone, si poi proceduto ad allestire colture batch, in cui il composto, lauxina acido fenilacetico, stato aggiunto alla concentrazione prescelta e successivamente, avvalendosi dellutilizzo di due fotobioreattori colonnari, stato valutato leffetto dellormone selezionato in un sistema di coltura semicontinuo, ipotizzando una coltivazione industriale su larga scala.
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Mediterranean coralligenous habitats are biogenic reefs characterised by high species diversity and built mainly by encrusting calcareous red algae, growing in dim light conditions. The global climate change and several human activities may threaten species living in these habitats, especially some of those that are considered particularly relevant in structuring and in maintaining the complexity and diversity of the benthic assemblages. Among them, the red gorgonian, Paramuricea clavata (Risso, 1826), which can form dense populations, in the last decades showed worrying mass mortality events. Understand the role of this animal forests in the coralligenous assemblages is of fundamental importance in order to design appropriate monitoring programs and conservation policies, especially in the marine protected areas. For this purpose, benthic assemblages were studied in presence and absence of red gorgonians at two sites at the Tremiti islands. Overall, the benthic assemblages significantly differed among sites, nevertheless in both places, clear differences between assemblages associated and not associated to the gorgonian forests were found. In particular, encrusting corallinered algae were significantly more abundant in the gorgonian understories at both sites. This result indicates that the gorgonians may promote the development of calcareous algae, which are the main builders of the coralligenous habitats. Moreover species diversity resulted higher in the assemblages associated to the gorgonians. The present study highlights the role of Paramuricea clavata as a relevant ecosystem engineer in the coralligenous habitats.
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Verifica di vulnerabilit sismica di una struttura in cemento armato composta da telai longitudinali e setti. La conoscenza della struttura si basata su sopralluoghi e, non essendo in possesso di informazioni strutturali per gli elementi resistenti, sulla base di un "progetto simulato". Per ogni elemento resistente sono state svolte analisi e verifiche statiche e sismiche riscontrando una carenza degli elementi orizzontali. La modellazione stata eseguita sia manualmente che con un programma di calcolo agli elementi finiti.
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Nellambito delle problematiche relative agli impianti a rischio di incidente rilevante, riscontra particolare interesse lanalisi delleffetto domino, sia per la grande severit delle conseguenze degli eventi incidentali che esso comporta, sia per lindeterminazione ancora presente nelle metodologie di analisi e di valutazione del fenomeno stesso. Per effetto domino si intende la propagazione di un evento incidentale primario dallapparecchiatura dalla quale ha avuto origine alle apparecchiature circostanti, che diventano sorgenti di eventi incidentali secondari. Infatti elevati valori dellirraggiamento, della sovrappressione di picco ed il lancio di proiettili, imputabili allevento primario, possono innescare eventi secondari determinando una propagazione a catena dellincidente cos come si propaga la catena di mattoncini nel gioco da tavolo detto domino. Le Direttive Europee 96/82/EC e 2012/18/EU denominate, rispettivamente Seveso II e Seveso III stabiliscono la necessit, da parte del gestore, di valutare leffetto domino, in particolare in aree industriali ad elevata concentrazione di attivit a rischio di incidente rilevante. Lanalisi consiste nel valutare, in termini di frequenza e magnitudo, gli effetti indotti su apparecchiature cosiddette bersaglio da scenari incidentali che producono irraggiamenti, onde di pressione e lancio di proiettili. Il presente lavoro di tesi, svolto presso lo stabilimento di Ravenna di ENI Versalis, ha lo scopo di presentare una metodologia per lanalisi delleffetto domino adottata in un caso reale, in mancanza di un preciso riferimento normativo che fissi i criteri e le modalit di esecuzione di tale valutazione. Inoltre esso si presta a valutare tutte le azioni preventive atte a interrompere le sequenze incidentali e quindi i sistemi di prevenzione e protezione che possono contrastare un incidente primario evitando il propagarsi dellincidente stesso e quindi il temuto effetto domino. Lelaborato strutturato come segue. Dopo il Capitolo 1, avente carattere introduttivo con lillustrazione delle linee guida e delle normative in riferimento alleffetto domino, nel Capitolo 2 sono descritte le principali tecniche di analisi di rischio che possono essere utilizzate per lindividuazione degli eventi incidentali credibili ovvero degli eventi incidentali primari e della loro frequenza di accadimento. Nel Capitolo 3 vengono esaminati i criteri impiegati da ENI Versalis per la valutazione delleffetto domino. Nei Capitoli 4 e 5 sono descritti gli iter tecnico-procedurali messi a punto per la progettazione della protezione antincendio, rispettivamente attiva e passiva. Nel Capitolo 6 viene approfondito un aspetto particolarmente critico ovvero la valutazione della necessit di dotare di protezione le tubazioni. Nel Capitolo 7 viene illustrata la progettazione antifuoco di un caso di studio reale dello stabilimento ENI Versalis di Ravenna: lunit di Idrogenazione Selettiva. Infine nel Capitolo 8 sono riportate alcune considerazioni conclusive.
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Si scelto di analizzare in modo approfondito tecniche di copertura radio e di trasmissione basate sulluso di array di antenne ( facenti parte della famiglia Multiple Input Multiple Output, MIMO) in alcune tipologie tipiche di scenari indoor, come ad esempio ambienti commerciali o uffici in strutture multipiano. Si studiato lutilizzo di array di antenne di varie tipologie e a varie frequenze per implementare tecniche di diversit oppure tecniche a divisione di spazio (beam-switching, beamforming) per servire contemporaneamente utenti in diverse celle o in diversi settori senza ricorrere ad altre tecniche di divisione (di frequenza, tempo o codice), che invece verranno utilizzate in conbinazione combinate in sistemi di futura generazione.
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La green chemistry pu essere definita come lapplicazione dei principi fondamentali di sviluppo sostenibile, al fine di ridurre al minimo limpiego o la formazione di sostanze pericolose nella progettazione, produzione e applicazione di prodotti chimici. in questo contesto che si inserisce la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), come strumento di analisi e di valutazione. Il presente lavoro di tesi stato condotto con lintenzione di offrire una valutazione degli impatti ambientali associati al settore dei processi chimici di interesse industriale in una prospettiva di ciclo di vita. In particolare, stato studiato il processo di produzione di acroleina ponendo a confronto due vie di sintesi alternative: la via tradizionale che impiega propilene come materia prima, e lalternativa da glicerolo ottenuto come sottoprodotto rinnovabile di processi industriali. Il lavoro si articola in due livelli di studio: un primo, parziale, in cui si va ad esaminare esclusivamente il processo di produzione di acroleina, non considerando gli stadi a monte per lottenimento delle materie prime di partenza; un secondo, pi dettagliato, in cui i confini di sistema vengono ampliati allintero ciclo produttivo. I risultati sono stati confrontati ed interpretati attraverso tre tipologie di analisi: Valutazione del danno, Analisi di contributo ed Analisi di incertezza. Dal confronto tra i due scenari parziali di produzione di acroleina, emerge come il processo da glicerolo abbia impatti globalmente maggiori rispetto al tradizionale. Tale andamento ascrivibile ai diversi consumi energetici ed in massa del processo per lottenimento dellacroleina. Successivamente, per avere una visione completa di ciascuno scenario, lanalisi stata estesa includendo le fasi a monte di produzione delle due materie prime. Da tale confronto emerge come lo scenario pi impattante risulta essere quello di produzione di acroleina partendo da glicerolo ottenuto dalla trans-esterificazione di olio di colza. Al contrario, lo scenario che impiega glicerolo prodotto come scarto della lavorazione di sego sembra essere il modello con i maggiori vantaggi ambientali. Con lobiettivo di individuare le fasi di processo maggiormente incidenti sul carico totale e quindi sulle varie categorie dimpatto intermedie, stata eseguita unanalisi di contributo suddividendo ciascuno scenario nei sotto-processi che lo compongono. stata infine eseguita unanalisi di incertezza tramite il metodo Monte Carlo, verificando la riproducibilit dei risultati.
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Nonostante lo sforzo sempre crescente mirato allo studio delle malattie che colpiscono le sclerattinie, ancora poco si sa circa distribuzione, prevalenza, host range e fattori che concorrono alla comparsa di queste patologie, soprattutto nellarea indopacifica. Questo studio si propone quindi lo scopo di documentare la presenza della Brown Band Disease allinterno delle scogliere madreporiche dellArcipelago delle Maldive. Nellarco di tempo tra Novembre e Dicembre 2013 stata effettuata una valutazione di tipo quantitativo di tale patologia su tre isole appartenenti lAtollo di Faafu, rispettivamente Magoodhoo, Filitheyo e Adangau. Queste tre isole sono caratterizzate da un diverso sfruttamento da parte delluomo: la prima isola abitata da locali, la seconda caratterizzata dalla presenza di un resort e lultima, unisola deserta. Al fine di valutare prevalenza, distribuzione e host range della BrBD sono stati effettuati belt transect (25x2 m), point intercept transect e analisi chimico fisiche delle acque. La Brown Band Disease risultata essere diffusa tra le isole con prevalenze inferiori al 0,50%. Queste non hanno mostrato differenze significative tra le isole, facendo quindi ipotizzare che i diversi valori osservati potrebbero essere imputati a variazioni casuali e naturali. In tutta larea investigata, le stazioni pi profonde hanno mostrato valori di prevalenza maggiori. La patologia stata registrata infestare soprattutto il genere Acropora (con prevalenza media totale inferiore all1%) e in un solo caso il genere Isopora. stato dimostrato come sia presente una correlazione negativa tra densit totale delle sclerattinie e la prevalenza della Brown Band sul genere Acropora. stato inoltre notato come vi fosse una correlazione positiva tra la prevalenza della BrBD e la presenza del gasteropode Drupella sulle colonie gi malate. Poich il principale ospite della patologia anche il pi abbondante nelle scogliere madreporiche maldiviane, si rendono necessari ulteriori accertamenti e monitoraggi futuri della BrBD.
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Lo studio delle malattie che colpiscono i coralli rappresenta un campo di ricerca nuovo e poche sono le ricerche concentrate nellOceano Indo-Pacifico, in particolare nella Repubblica delle Maldive. Lo scopo di questa ricerca stato approfondire le conoscenze riguardo distribuzione, prevalenza e host range della Skeleton Eroding Band (SEB) nellatollo di Faafu. Durante il lavoro, svolto in campo tra il novembre e il dicembre 2013, sono state indagate le isole di: Magoodhoo, Filitheyo e Adangau al fine di rilevare differenze nei livelli di prevalenza della SEB in relazione ai diversi gradi di utilizzo da parte delluomo delle 3 isole. Il piano di campionamento ha previsto la scelta casuale, in ciascuna delle isole, di 4 siti in cui sono stati realizzati 3 belt transect e 3 point intercept transect a 2 profondit predefinite. La SEB stata ritrovata con una prevalenza media totale di 0,27%. Dai risultati dellanalisi statistica le differenze fra le isole non sono apparse significative, facendo ipotizzare che i livelli di prevalenza differiscano a causa di oscillazioni casuali di carattere naturale e che quindi non siano dovute a dinamiche legate al diverso sfruttamento da parte delluomo. I generi Acropora e Pocillopora sono risultati quelli maggiormente colpiti con valori di prevalenza totale di 0,46% e 1,33%. Infine stata rilevata una correlazione positiva tra il numero di colonie di madrepore affette dalla SEB e il numero di colonie in cui la malattia associata alla presenza di lesioni provocate da danni meccanici. I dati di prevalenza ottenuti e le previsioni di cambiamenti climatici in grado di aumentare distribuzione, host range, abbondanza della patologia, pongono laccento sulla necessit di chiarire il ruolo delle malattie dei coralli nel deterioramento, resilienza e recupero dei coral reefs, al fine di attuare politiche di gestione adatte alla protezione di questi fragili ecosistemi.
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Lo scopo di questa tesi dimostrare che possibile integrare elementi sintetici in scene reali, producendo rendering realistici, avvalendosi di software come Autodesk Maya e Adobe Photoshop. Il progetto, infatti, consiste nella realizzazione di cinque immagini ottenute assemblando in fotografie reali, oggetti 3D, generati usando il software di modellazione Maya, con lobiettivo di produrre immagini finali altamente fotorealistiche, per cui losservatore non riesce a distinguere se limmagine reale o sintetica.
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La variet dei processi riproduttivi dei coralli riflette la loro straordinaria abilit rigenerativa. Le scleractinie sono un noto esempio di animali clonali, che possono esibire una strategia mista di riproduzione sessuale e asessuale per mantenere la loro popolazione. Questo studio descrive per la prima volta il ciclo riproduttivo annuale e lembriogenesi del corallo temperato Caryophyllia inornata. I campioni sono stati raccolti mediante immersioni subacquee dal relitto di un aereo, a largo delle coste dellIsola dElba. Sono state eseguite analisi citometriche per definire lo sviluppo annuale delle cellule germinali e lembriogenesi. Caryophyllia inornata risultata gonocorica con una sex ratio di 1:3.3 a favore dei maschi. I polipi erano sessualmente maturi a 7 mm di lunghezza. Lo sviluppo degli embrioni stato osservato in maschi, femmine ed individui sessualmente inattivi. Gli spermiari richiedevano circa 10 mesi di maturazione, mentre lovogenesi sembrava essere pi rapida. I polipi femmina sono stati trovati solo da Febbraio a Luglio. Il tasso di sviluppo gonadico aumentava sensibilmente da Marzo a Maggio e la fecondazione avveniva tra Maggio e Luglio, quando le cellule germinali allinterno dei polipi iniziavano a scomparire. La gametogenesi ha mostrato una forte influenza stagionale mentre gli embrioni sono stati trovati durante tutto lanno nei maschi e negli individui sessualmente inattivi, non presentando un andamento ben definito. Questo modello di embriogenesi poco comune ed stato osservato solo in quattro scleractinie tropicali (Pocillopora damicornis, Tubastrea Diaphana, T. coccinea e Oulastrea crispata) in cui avviene una produzione interna di embrioni per via agamica. La natura precisa di questo processo ancora sconosciuta.
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E previsto che lemissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) da parte delluomo e la conseguente acidificazione delle acque dei mari provocher effetti negativi di vasta portata sui processi biologici di diversi ecosistemi marini. Lacidificazione del mare pu provocare effetti negativi su tutti gli stadi del ciclo vitale degli organismi marini, influenzandone la fisiologia, morfologia, comportamento ed alcune fasi della riproduzione e del reclutamento. Esistono poche informazioni riguardo gli effetti dellacidificazione sulla riproduzione sessuale dei coralli. Questo studio ha lo scopo di quantificare la capacit riproduttiva di Astroides calycularis (scleractinia coloniale mediterranea azooxantellata) in colonie trapiantate lungo un gradiente naturale di pH, generato dalle emissioni di CO2 del cratere vulcanico sottomarino di Panarea (Isole Eolie). Le colonie sono state trapiantate in 4 siti, dal centro del cratere, dove si riscontra la condizione pi acida (pH 7.40), alla periferia, caratterizzata da condizioni di pH normali (pH 8.07). La popolazione di A. calycularis di Panarea ha mostrato una sessualit mista a livello coloniale (polipi gonocorici in colonie ermafrodite), in contrapposizione alla condizione gonocorica riscontrata nella stessa specie studiata a Palinuro e a Punta de la Mona (Spagna). I risultati preliminari sembrerebbero mostrare un effetto negativo dellacidificazione sullo sviluppo gonadico femminile della specie. Lipotesi che esso sia dovuto ad una riallocazione delle energie sui processi di calcificazione a danno dellovogenesi. La spermatogenesi risentirebbe meno degli effetti negativi dellacidificazione nelle fasi di sviluppo interne all individuo, in quanto meno dispendiose da un punto di vista energetico rispetto alle fasi di ovogenesi. Gli spermatozoi potrebbero invece essere influenzati negativamente dall ambiente pi acido una volta entrati in contatto con esso, con conseguenze sulla riuscita della fecondazione. Questo studio necessita di ulteriori dati e verr completato con le analisi istologiche in corso.