485 resultados para ingressione marina scenari di inondazione erosione costiera modellazione matematica
Resumo:
Nel periodo storico compreso tra la seconda met dellOttocento ed il primo ventennio del Novecento, unondata di innovazioni tecnologiche e scientifiche, unitamente allespansione dellindustria siderurgica e la conseguente diffusione del ferro come materiale da costruzione, portarono alla realizzazione di strutture metalliche grandiose. Ci fu reso possibile grazie ad una fervida attivit di ricerca che permise la risoluzione di problematiche tecniche di assoluto rilievo, come la progettazione di grandi coperture o di ponti destinati al traffico ferroviario in grado di coprire luci sempre maggiori. In questo contesto si svilupp il sistema della chiodatura come metodo di unione per il collegamento rigido e permanente dei vari elementi che compongono la struttura portante metallica. Ad oggi il sistema della chiodatura stato quasi completamente sostituito dalla bullonatura di acciaio ad alta resistenza e dalla saldatura, che garantendo gli stessi standard di affidabilit e sicurezza, offrono vantaggi in termini economici e di rapidit esecutiva. Tuttavia lo studio delle unioni chiodate continua a rivestire notevole importanza in tutti quei casi in cui il progettista debba occuparsi di restauro, manutenzione o adeguamento di strutture esistenti che in molti casi continuano ad assolvere le funzioni per le quali erano state progettate. La valutazione delle strutture esistenti, in particolare i ponti, ha assunto unimportanza sempre crescente. Lincremento della mobilit e del traffico sulle infrastrutture di trasporto ha portato ad un incremento contemporaneo di carichi e velocit sui ponti. In particolare nelle ferrovie, i ponti rappresentano una parte strategica della rete ferroviaria e in molti casi, essi hanno gi raggiunto i loro limiti di capacit di traffico, tanto vero che let media del sessanta percento dei ponti metallici ferroviari di un centinaio di anni. Pertanto i carichi di servizio, i cicli di sforzo accumulati a causa dei carichi da traffico e il conseguente invecchiamento delle strutture esistenti, inducono la necessit della valutazione della loro rimanente vita a fatica. In questo contesto, la valutazione delle condizioni del ponte e le conseguenti operazioni di manutenzione o sostituzione diventano indispensabili. Negli ultimi decenni sono state effettuate numerose iniziative di ricerca riguardo il comportamento a fatica dei ponti ferroviari chiodati, poich le passate esperienze hanno mostrato che tali connessioni sono suscettibili di rotture per fatica. Da uno studio dellASCE Committee on Fatigue and Fracture Reliability emerso che lottanta, novanta percento delle crisi nelle strutture metalliche da relazionarsi ai fenomeni di fatica e frattura. Il danno per fatica riportato dai ponti chiodati stato osservato principalmente sulle unioni tra elementi principali ed causato dagli sforzi secondari, che si possono sviluppare in diverse parti delle connessioni. In realt riguardo la valutazione della fatica sui ponti metallici chiodati, si scoperto che giocano un ruolo importante molti fattori, anzitutto i ponti ferroviari sono soggetti a grandi variazioni delle tensioni indotte da carichi permanenti e accidentali, cos come imperfezioni geometriche e inclinazioni o deviazioni di elementi strutturali comportano sforzi secondari che solitamente non vengono considerati nella valutazione del fenomeno della fatica. Vibrazioni, forze orizzontali trasversali, vincoli interni, difetti localizzati o diffusi come danni per la corrosione, rappresentano cause che concorrono al danneggiamento per fatica della struttura. Per questo motivo si studiano dei modelli agli elementi finiti (FE) che riguardino i particolari delle connessioni e che devono poi essere inseriti allinterno di un modello globale del ponte. Lidentificazione degli elementi critici a fatica viene infatti solitamente svolta empiricamente, quindi necessario che i modelli numerici di cui si dispone per analizzare la struttura nei particolari delle connessioni, cos come nella sua totalit, siano il pi corrispondenti possibile alla situazione reale. Ci che ci si propone di sviluppare in questa tesi un procedimento che consenta di affinare i modelli numerici in modo da ottenere un comportamento dinamico analogo a quello del sistema fisico reale. Si presa in esame la seguente struttura, un ponte metallico ferroviario a binario unico sulla linea Bologna Padova, che attraversa il fiume Po tra le localit di Pontelagoscuro ed Occhiobello in provincia di Ferrara. Questo ponte fu realizzato intorno agli anni che vanno dal 1945 al 1949 e tra il 2002 e il 2006 ha subito interventi di innalzamento, ampliamento ed adeguamento nel contesto delle operazioni di potenziamento della linea ferroviaria, che hanno portato tra laltro allaffiancamento di un nuovo ponte, anchesso a singolo binario, per i convogli diretti nella direzione opposta. Le travate metalliche del ponte ferroviario sono costituite da travi principali a traliccio a gabbia chiusa, con uno schema statico di travi semplicemente appoggiate; tutte le aste delle travi reticolari sono formate da profilati metallici in composizione chiodata. In particolare si rivolta lattenzione verso una delle travate centrali, della quale si intende affrontare unanalisi numerica con caratterizzazione dinamica del modello agli Elementi Finiti (FEM), in modo da conoscerne lo specifico comportamento strutturale. Ad oggi infatti lanalisi strutturale si basa prevalentemente sulla previsione del comportamento delle strutture tramite modelli matematici basati su procedimenti risolutivi generali, primo fra tutti il Metodo agli Elementi Finiti. Tuttavia i risultati derivanti dal modello numerico possono discostarsi dal reale comportamento della struttura, proprio a causa delle ipotesi poste alla base della modellazione. Difficilmente infatti si ha la possibilit di riscontrare se le ipotesi assunte nel calcolo della struttura corrispondano effettivamente alla situazione reale, tanto pi se come nella struttura in esame si tratta di una costruzione datata e della quale si hanno poche informazioni circa i dettagli relativi alla costruzione, considerando inoltre che, come gi anticipato, sforzi secondari e altri fattori vengono trascurati nella valutazione del fenomeno della fatica. Nel seguito si prenderanno in esame le ipotesi su masse strutturali, rigidezze dei vincoli e momento dinerzia delle aste di parete, grandezze che caratterizzano in particolare il comportamento dinamico della struttura; per questo sarebbe ancora pi difficilmente verificabile se tali ipotesi corrispondano effettivamente alla costruzione reale. Da queste problematiche nasce lesigenza di affinare il modello numerico agli Elementi Finiti, identificando a posteriori quei parametri meccanici ritenuti significativi per il comportamento dinamico della struttura in esame. In specifico si andr a porre il problema di identificazione come un problema di ottimizzazione, dove i valori dei parametri meccanici vengono valutati in modo che le caratteristiche dinamiche del modello, siano il pi simili possibile ai risultati ottenuti da elaborazioni sperimentali sulla struttura reale. La funzione costo definita come la distanza tra frequenze proprie e deformate modali ottenute dalla struttura reale e dal modello matematico; questa funzione pu presentare pi minimi locali, ma la soluzione esatta del problema rappresentata solo dal minimo globale. Quindi il successo del processo di ottimizzazione dipende proprio dalla definizione della funzione costo e dalla capacit dellalgoritmo di trovare il minimo globale. Per questo motivo stato preso in considerazione per la risoluzione del problema, lalgoritmo di tipo evolutivo DE (Differential Evolution Algorithm), perch gli algoritmi genetici ed evolutivi vengono segnalati per robustezza ed efficienza, tra i metodi di ricerca globale caratterizzati dallobiettivo di evitare la convergenza in minimi locali della funzione costo. Obiettivo della tesi infatti lutilizzo dellalgoritmo DE modificato con approssimazione quadratica (DE-Q), per affinare il modello numerico e quindi ottenere lidentificazione dei parametri meccanici che influenzano il comportamento dinamico di una struttura reale, il ponte ferroviario metallico a Pontelagoscuro.
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Il progetto per la cittadina di Toscanella, nasce dalla volont di dare risposta ad unesigenza locale di crescita e riqualificazione del centro storico. L'area in oggetto riguarda gran parte della cittadina di Toscanella. Uno degli obiettivi principali quello di rivalutare ed integrare tale sito alla luce dell'espansione demografica degli ultimi decenni, integrandolo con servizi attualmente mancanti. Punti programmatici del progetto sono: - La realizzazione di un parco fluviale che permetta il recupero e la riqualificazione del tratto di riva del rio Sabbioso compreso tra via Nenni e via Caduti del lavoro; - Un nuovo centro religioso con locali parrocchiali, chiesa e casa canonica, richiesti per inadeguatezza degli attuali; - nuovo centro polifunzionale che comprenda spazi per lo spettacolo e le arti in generale, spazi per l'attivit fisica e ricettivit minori (bar, spazi comuni...).
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La presente dissertazione illustra lo studio, svolto in ambito di Tesi di Laurea Specialistica, della difesa delle aree di pianura prospicienti il tratto medio inferiore del Fiume Po dalle cosiddette piene al limite della prevedibilit, ovvero quelle aventi intensit al di sopra della quale le procedure di stima statistica perdono di significato a causa della mancanza di eventi osservati confrontabili (Majone, Tomirotti, 2006). In questo contesto si definito come evento di piena al limite della prevedibilt un evento con tempo di ritorno pari a cinquecento anni. Lo studio ha necessariamente preso in considerazione e riprodotto attraverso una schematizzazione concettuale le esondazioni all'esterno delle arginature maestre che si verificherebbero in conseguenza ad un evento estremo, quale quello preso in esame, nei comparti idraulici prospicienti l'asta fluviale. Detti comparti sono costituiti dalle zone di pianura latistanti lasta fluviale, classificate dall'Autorit di Bacino come Fascia C e suddivise in base alla presenza degli affluenti principali del fiume Po e delle principali infrastrutture viarie e ferroviarie situate in tale fascia. Il presente studio persegue lobiettivo di analizzare alcune politiche di intervento per la mitigazione del rischio alluvionale alternative al sovralzo e ringrosso arginale e ricade all'interno delle linee strategiche individuate dall' AdB-Po per la mitigazione del rischio residuale, ossia quello che permane anche in presenza di opere di difesa progettate e verificate con riferimento ad un ben preciso tempo di ritorno (nel caso in esame Trit = 200 anni). Questa linea di intervento si traduce praticamente individuando sul territorio aree meno "sensibili", in virt del minor valore o dell'inferiore vulnerabilit dei beni in esse presenti, e dunque adatte ad accogliere i volumi di piena esondabili in occasione di quegli eventi di piena incompatibili con i presidi idraulici preesistenti, le sopra richiamate piene al limite della prevedibilit. L'esondazione controllata dei volumi di piena in tali aree avrebbe infatti il fine di tutelare le aree di maggior pregio, interessate da centri abitati, infrastrutture e beni di vario tipo; tale controllo da considerarsi auspicabile in quanto sedici milioni di persone abitano la zona del bacino del Po e qui sono concentrati il 55% del patrimonio zootecnico italiano, il 35% della produzione agricola e il 37% delle industrie le quali per sostengono il 46% dei posti di lavoro (fonte AdB-Po). Per questi motivi il Po e il suo bacino sono da considerare come zone nevralgiche per lintera economia italiana e una delle aree europee con la pi alta concentrazione di popolazione, industrie e attivit commerciali. Dal punto di vista economico, larea strategica per il Paese garantendo un PIL che copre il 40% di quello nazionale, grazie alla presenza di grandi industrie e di una quota rilevante di piccole e medie imprese, nonch dattivit agricole e zootecniche diffuse. Il punto di partenza stato il modello numerico quasi-bidimensionale precedentemente sviluppato dal DISTART nel 2008 con il software HEC-RAS, la cui schematizzazione geometrica copriva unicamente l'alveo del Fiume (Fasce A e B secondo la denominazione adottata dall'AdB-Po) e le cui condizioni iniziali e al contorno rispecchiavano un evento con tempo di ritorno pari a duecento anni. Si proceduto dunque alla definizione di nuove sollecitazioni di progetto, volte a riprodurre nelle sezioni strumentate del Po gli idrogrammi sintetici con tempo di ritorno di cinquecento anni messi a punto dal D.I.I.A.R. (Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento, DIIAR, 2001) del Politecnico di Milano. Il modello stesso stato poi aggiornato e considerevolmente modificato. Il risultato consiste in un nuovo modello matematico idraulico di tipo quasi-bidimensionale che, attraverso una schematizzazione concettuale, riproduce il comportamento idraulico in occasione di eventi di piena al limite della prevedibilit per tutte e tre le Fasce Fluviali considerate nel Piano stralcio per lAssetto Idrogeologico redatto dall'AdB-Po (Fasce A, B C, v. PAI, 1999). I diversi comparti idraulici in cui pu essere suddivisa la Fascia C sono stati inseriti nel modello e geometricamente descritti in termini di curve di riempimento, ricavate a partire dal DTM del Bacino del Po attraverso opportune elaborazioni in ambiente GIS (Geographic Information System). Una volta predisposto il modello sono state condotte due tipologie di simulazioni. Una prima serie stata volta alla definizione in maniera iterativa dei punti critici degli argini maestri, ovvero quelli nei quali si prevedeva avvenisse la tracimazione, e alla modellazione in essi della formazione di brecce, decisive per una corretta riproduzione del fenomeno di esondazione all'esterno delle arginature maestre nell'attuale configurazione; bisogna infatti considerare che le arginature maestre vengono comunemente progettate con il solo fine di contenere le portate di piena in alveo, e che dunque uneventuale tracimazione induce fenomeni erosivi che solitamente portano all'apertura di una breccia nel manufatto (rotta arginale). Un'ulteriore simulazione ha permesso di valutare l'evoluzione del fenomeno sotto l'ipotesi di un intervento di consolidamento degli argini maestri nei tratti critici (interessati dai sormonti) e quindi di rotta arginale impedita. Il confronto dei risultati ottenuti ha evidenziato i benefici associati ad una laminazione controllata dell'evento di piena all'esterno delle arginature. In questo contesto il termine "controllata" esclusivamente associato al fenomeno di rotta arginale, come detto inibita per lo scenario ipotetico. I benefici di tale controllo si hanno in termini di volumi, di portate esondate e di tiranti attesi nei comparti idraulici. Lo strumento modellistico predisposto nellambito della Tesi di Laurea Specialistica si presta ad essere utilizzato a supporto dellidentificazione su ampia scala delle zone della Fascia C meno sensibili, in quanto meno vulnerabili ai fenomeni di allagamento. Questo ulteriore passaggio costituisce il punto di partenza per delineare le strategie ottimali di laminazione controllata in Fascia C degli eventi al limite della prevedibilit al fine della riduzione del rischio idraulico nelle aree di pianura prospicienti il Po, aspetto che verr affrontato in sviluppi successivi del presente lavoro.
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Il mio lavoro di tesi partito da uno studio approfondito del contesto in cui si trova la Darsena di Ravenna, la mia area di progetto. Tutta la storia dellevoluzione di Ravenna legata soprattutto a due fattori principali: la necessit di difendersi dalle incursioni esterne e il continuo adattarsi alle trasformazioni del territorio soprattutto per quanto riguarda la linea di costa e il corso dei due fiumi che la circondano, il Ronco e il Montone. Questi due fattori hanno fatto si che Ravenna sia apparsa, sin dai primi secoli d. C., una citt cinta da grandi mura, circondate da fiumi. Il Ronco e il Montone, sono poi diventati, a met del XVI sec. i protagonisti principali della storia di Ravenna. I diversi progetti che si sono susseguiti nel tempo per cercare di deviarli e allontanarli dalla citt, dato che ormai rappresentavano solo un grosso pericolo di alluvione, hanno determinato labbandono del primo porto della citt, voluto dallimperatore Augusto e la nascita dellattuale canale Candiano. Fin dallinizio il nuovo porto di Ravenna ha presentato una serie di problemi legati alla scarsa profondit del fondale e ai costi di manutenzione, a tal punto che le attivit del porto sono sempre state molto limitate. Oggi la Darsena di citt caratterizzata da una moltitudine di edifici di archeologia industriale, risalenti al boom economico degli anni 50, che risultano per la maggior parte, in uno stato di degrado e abbandono, incominciato con la crisi petrolifera degli anni 70. A partire dal P.R.G. del 1993, si sono messi in atto una serie di iniziative atte a rivitalizzare e reintegrare questarea allinterno della citt storica, in modo che non sembri pi unentit separata ma che possa diventare un grande potenziale di sviluppo per la citt stessa. La politica di riqualificazione del waterfront non riguarda solo Ravenna, ma una strategia che molte citt del modo hanno adottato negli ultimi decenni per ridare lustro alla citt stessa e, allo stesso tempo recuperare zone spesso lasciate al loro destino. Fra queste citt ho scelto di approfondirne cinque, Baltimora, Barcellona, Genova, Amburgo e Bilbao, evidenziando le diverse situazioni ma soprattutto le diverse motivazioni che le hanno spinte a raggiungere la medesima conclusione, quella che larea portuale rappresenta un grande fattore di sviluppo. La mia attenzione poi si spostata su quale attivit potesse essere pi adatta ad assolvere questo obiettivo. Ho pensato di progettare un museo e una serie di edifici ad esso collegati, come un centro di ricerca con residenze annesse e una torre belvedere, che dessero allarea la possibilit di essere vissuta in tutto larco della giornata e per tutto lanno. Prima di affrontare direttamente la parte progettuale ho cercato di capire quale fosse la tipologia di museo e quali fossero i principali elementi indispensabili che caratterizzano questi edifici. Durante lo studio di questi casi ho classificato i musei secondo 5 categorie diverse, la galleria, la rotonda, la corte, la spirale e la pianta libera, che rispecchiano anche lo sviluppo storico di questa particolare tipologia architettonica. In base a tutte queste considerazioni ho affrontato il mio progetto. Larea presa in esame caratterizzata da unampia superficie su cui insistono tre imponenti edifici di archeologia industriale molto degradati e utilizzati come magazzini dalla societ proprietaria dellarea. Due di questi presentano un orientamento parallelo alla tessitura dei campi, il terzo invece segue un orientamento proprio. Oltre a queste due trame nellarea se ne pu rilevare una terza legata allandamento del canale. Queste grandi cattedrali del lavoro mi hanno fatto subito pensare di poterle utilizzare come spazi espositivi per mostre permanenti e temporanee, mantenendo intatta la loro struttura portante. Ho deciso di immergere ledificio pi imponente dei tre, che si trova in asse con la strada veicolare di accesso dalla citt, in una grande corte verde delimitata ai lati da due nuovi edifici a L adibiti a veri e propri musei. Se da una parte questi musei costituiscono i limiti della corte, dallaltra rappresentano le quinte sceniche di aree completamenti differenti. Il museo adiacente al canale si affaccia su una grande piazza pavimentata dove troneggia ledificio di archeologia industriale pi simile ad una basilica e che accoglie i visitatori che arrivano tramite la navetta costiera; laltro invece guarda verso il centro di ricerca e le residenze universitarie legati tra loro da un grande campo lungo completamente verde. A concludere la composizione ho pensato ad una torre belvedere dalla pianta circolare che potesse assorbire tutte le diverse direzioni e che si trova proprio in asse con il terzo edificio di archeologia industriale e a contatto con lacqua. Per quanto riguarda lorganizzazione interna dei musei ho scelto di proporre due sezioni dello stesso museo con caratteristiche ben distinte. Il primo museo riguarda la storia della civilt marinara di Ravenna ed caratterizzato da ambienti conclusi lungo un percorso prestabilito che segue un criterio cronologico, il secondo invece presenta una pianta abbastanza libera dove i visitatori possono scegliere come e su cosa indirizzare la propria visita. Questa decisione nata dalla volont di soddisfare le esigenze di tutta lutenza, pensando soprattutto alla necessit di coinvolgere persone giovani e bambini. Il centro di ricerca organizzato planimetrica mente come una grande C, dove le due ali pi lunghe ospitano i laboratori mentre lala pi corta rappresenta lingresso sottolineato da un portico aggettante sulla corte. Simmetricamente si trovano i sette volumi delle residenze. Ognuno di questi pu alloggiare sei studenti in altrettanti monolocali con servizi annessi, e presenta al piano terra aree di relax e sale lettura comuni. La torre belvedere invece riveste un ruolo pi commerciale ospitando negozi, uffici per le varie associazioni legate al mare e un ristorante su pi livelli, fino ad arrivare alla lanterna, che, come il faro per le navi, diventa un vero segno di riconoscimento e di orientamento dellarea sia dal mare che dalla citt.
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Lo studio riportato in questa tesi ha come scopo losservazione e la comprensione dei processi molecolari associati alla deposizione di CaCO3 nei polimorfi di calcite e aragonite nel mollusco gasteropode Haliotis rufescens. In particolare lattenzione si focalizzata sullo strato glicoproteico (green layer) che si trova inserito allinterno dellipostraco o strato madreperlaceo. Studi precedenti suggeriscono lipotesi che il green layer sia una struttura polifunzionale che svolge un ruolo attivo nellinduzione di crescita dei cristalli di carbonato di calcio nella conchiglia. Allanalisi microscopica il green layer si presenta come un foglietto trilaminato. Sugli strati esterni depositata aragonite nella forma prismatica da una parte e sferulitica dallaltra. Allinterno racchiuso un core proteico, formato da glicoproteine e ricco di chitina. Questa struttura tripartita conferisce al guscio calcareo nuove propriet meccaniche, come la resistenza alle fratture molto maggiore rispetto al minerale naturale. Il green layer stato trattato in ambiente alcalino, lunico in grado di solubilizzarlo. stato ottenuto del materiale proteico che stato caratterizzato utilizzando SDS-PAGE, colorato con Blu Comassie e allargento per visualizzarne la componente peptidica. Il green layer fluorescente, sono state quindi eseguite analisi spettroscopiche sullestratto peptidico per determinarne le propriet chimo fisiche (dipendenza dal pH dellintensit di fluorescenza). Sono stati eseguiti esperimenti di crescita dei cristalli di CaCO3 in ambiente saturo di CaCl2 in assenza e presenza del peptide e in assenza e presenza di Mg++. I cristalli sono stati osservati al microscopio elettronico a scansione (SEM) e al microscopio confocale. Da un punto di vista spettroscopico si osserva che, eccitando lestratto alcalino del green layer a 280 nm e 295 nm, lunghezze donda caratteristiche degli aminoacidi aromatici, si ottiene uno spettro di emissione che presenta una forte banda centrata a 440 nm e una spalla a circa 350 nm, questultima da ascrivere allemissione tipica di aminoacidi aromatici. Lemissione di fluorescenza dellestratto dal green layer dipende dal pH per tutte le bande di emissione; tale effetto particolarmente visibile per lo spettro di emissione a 440 nm, la cui lunghezza donda di emissione e lintensit dipendono dalla ionizzazione di aminoacidi acidi (pKa = 4) e dellistidina (pKa = 6.5 Lemissione a 440 nm proviene invece da uneccitazione il cui massimo di eccitazione centrato a 350 nm, tipica di una struttura policiclica aromatica. Poich nessun colorante estrinseco viene isolato dalla matrice del green layer a seguito dei vari trattamenti, tale emissione potrebbe derivare da una modificazione posttraduzionale di aminoacidi le cui propriet spettrali suggeriscono la formazione di un prodotto di dimerizzazione della tirosina: la ditirosina. Questa struttura potrebbe essere la causa del cross-link che rende resistente il green layer alla degradazione da parte di agenti chimici ed enzimatici. La formazione di ditirosina come fenomeno post-traduzionale stato recentemente acquisito come un fenomeno di origine perossidativa attraverso la formazione di un radicale Tyr ed stato osservato anche in altri organismi caratterizzati da esoscheletro di tipo chitinoso, come gli insetti del genere Manduca sexta. Gli esperimenti di cristallizzazione in presenza di estratto di green layer ne hanno provato linfluenza sulla nucleazione dei cristalli. In presenza di CaCl2 avviene la precipitazione di CaCO3 nella fase calcitica, ma la conformazione romboedrica tipica della calcite viene modificata dalla presenza del peptide. Inoltre aumenta la densit dei cristalli che si aggregano a formare strutture sferiche di cristalli incastrati tra loro. Aumentando la concentrazione di peptide, le sfere a loro volta si uniscono tra loro a formare strutture geometriche sovrapposte. In presenza di Mg++, la deposizione di CaCO3 avviene in forma aragonitica. Anche in questo caso la morfologia e la densit dei cristalli dipendono dalla concentrazione dello ione e dalla presenza del peptide. interessante osservare che, in tutti i casi nei quali si sono ottenute strutture cristalline in presenza dellestratto alcalino del green layer, i cristalli sono fluorescenti, a significare che il peptide incluso nella struttura cristallina e ne induce la modificazione strutturale come discusso in precedenza. Si osserva inoltre che le propriet spettroscopiche del peptide in cristallo ed in soluzione sono molto diverse. In cristallo non si ha assorbimento alla pi corta delle lunghezze donda disponibili in microscopia confocale (405 nm) bens a 488 nm, con emissione estesa addirittura sino al rosso. Questa unindicazione, anche se preliminare, del fatto che la sua struttura in soluzione e in cristallo diversa da quella in soluzione. In soluzione, per un peptide il cui peso molecolare stimato tra 3500D (cut-off della membrana da dialisi) e 6500 D, la struttura , presumibilmente, totalmente random-coil. In cristallo, attraverso linterazione con gli ioni Ca++, Mg++ e CO3 -- la sua conformazione pu cambiare portando, per esempio, ad una sovrapposizione delle strutture aromatiche, in modo da formare sistemi coniugati non covalenti (ring stacking) in grado di assorbire ed emettere luce ad energia pi bassa (red shift).
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La gestione di sorgenti multiple di disturbo in AMP: il caso delle Isole Tremiti Il seguente lavoro di tesi valuta lefficacia di protezione di unarea marina protetta (AMP) sui popolamenti di differenti habitat compresi in zone a diverso regime di tutela. Questo tema molto sentito sia dal punto di vista scientifico, poich le AMP rappresentano uno esperimento di esclusione delle attivit antropiche ad ampia scala, sia dal punto di vista socio-economico per linteresse che sono in grado di generare nelle comunit locali. Tuttavia, ad oggi, gli studi che abbiano dimostrato lefficacia di protezione delle AMP sono pochi e sono per lo pi diretti sulle specie di maggior interesse commerciale. In generale, c unevidente mancanza di protezione in molte AMP del Mediterraneo e di aree extra-mediterranee che pu essere attribuita a diversi fattori, tra cui le caratteristiche fisiche dei siti dove sono state istituite, le modalit di gestione e le numerose attivit illegali che vengono svolte allinterno dei loro confini. Inoltre, nelle aree protette, spesso, anche le attivit lecite non sono adeguatamente regolamentate, limitando ulteriormente il perseguimento degli obiettivi istitutivi e la tutela della biodiversit marina. Testare le ipotesi sullefficacia di protezione delle AMP , quindi, di fondamentale importanza per capire quali tipi di impatti sono maggiormente presenti e per poter fornire agli Enti gestori informazioni utili per migliorare lamministrazione delle AMP. In particolare, lAMP dellarcipelago delle Isole Tremiti, istituita da oltre venti anni, unarea protetta che presenta molte criticit, come dimostrato in precedenti campagne di monitoraggio condotte dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (CoNISMa). In questo contesto, la presente tesi stata sviluppata con lo scopo di quantificare leffetto della regolamentazione di diverse attivit umane sui popolamenti del subtidale, della frangia e delle praterie di Posidonia oceanica nellAMP delle Isole Tremiti a diverse scale spaziali per un periodo di circa dieci anni. Questo lavoro, inoltre, rientra in un progetto finanziato dal Ministero dellAmbiente e della Tutela del Territorio e del Mare al CoNISMa volto ad impostare unattivit di monitoraggio sperimentale e di mitigazione in questa AMP. I campionamenti sono stati condotti tra Giugno e Settembre 2010 e i dati raccolti sono stati integrati a quelli ottenuti nei precedenti monitoraggi svolti nelle Isole Tremiti. I risultati hanno mostrato che: 1) ci sono differenze significative consistenti nel tempo tra il subtidale dellisola di Pianosa e quello delle altre isole dellarcipelago; 2) i popolamenti nella frangia di Pianosa, di San Domino e di Caprara non presentano differenze significative; 3) c unelevata variabilit a scala di sito nelle praterie di Posidonia oceanica, ma non si osserva una differenza tra localit protette ed impattate. La differenza riscontrata nel subtidale tra zona a protezione integrale (Pianosa) e le altre isole dellarcipelago (controlli) non per attribuibile ad un effetto della protezione. Infatti, il subtidale di Pianosa caratterizzato da un barren molto esteso con elevate percentuali di spugne rosse incrostanti, di alghe rodoficee incrostanti e di ricci di mare, mentre nelle isole di San Domino e di Caprara c una maggiore diversit data da alghe corallinacee articolate, alghe erette, idrozoi, ascidiacei e numerose spugne. Diversi fattori possono aver agito nel determinare questo risultato, ma molto probabilmente la cospicua attivit di pesca illegale che viene praticata a Pianosa combinata allattivit di grazing degli erbivori, non controllati dai predatori, limita il recupero dei popolamenti. Al contrario, lassenza di differenze nei popolamenti della frangia delle tre isole campionate fa ipotizzare la mancanza di impatti diretti (principalmente il calpestio) su questo habitat. Per quanto riguarda la Posidonia oceanica i risultati suggeriscono che si stia verificando un ancoraggio indiscriminato su tutte le praterie delle Isole Tremiti e che molto probabilmente si tratta di praterie in forte regressione, come indicano anche le ricerche condotte dallUniversit di Bari. C bisogno, tuttavia, di ulteriori studi che aiutino a comprendere meglio la variabilit nella riposta dei popolamenti in relazione alle diverse condizioni ambientali e al diverso sforzo di gestione. In conclusione, dai risultati ottenuti, emerge chiaramente come anche nellAMP delle Isole Tremiti, ci sia una scarsa efficacia di protezione, cos come stato rilevato per la maggior parte delle AMP italiane. Per risolvere le costanti conflittualit che perdurano nelle Isole Tremiti e che non permettono il raggiungimento degli obiettivi istitutivi dellAMP, assolutamente necessario, oltre che far rispettare la regolamentazione vigente incrementando il numero di guardacoste sullisola durante tutto lanno, procedere, eventualmente, ad una rizonizzazione dellAMP e sviluppare un piano di gestione in accordo con la popolazione locale adeguatamente sensibilizzata. Solo in questo modo sar possibile ridurre le numerose attivit illegali allinterno dellAMP, e, allo stesso tempo, rendere gli stessi cittadini una componente imprescindibile della conservazione di questo arcipelago.
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Il presente studio si occupa di indagare lo stato delle popolazioni di alici, Engraulis encrasicolus, e sardine, Sardina pilchardus, presenti nel Mar Adriatico Centrale e Settentrionale attraverso lutilizzo di metodi di dinamica di popolazione. Lattenzione per queste specie dovuta alla loro importanza commerciale; sono, infatti, specie target della flotta peschereccia italiana, in particolare nellarea adriatica. I metodi di dinamica di popolazione sono uno degli aspetti pi importanti delle scienze della pesca. Attraverso lo stock assessment si possono acquisire informazioni sullabbondanza in mare delle risorse nel tempo e nello spazio, nonch sulla mortalit dovuta allattivit di pesca, che sono di primaria importanza per ladozione di misure gestionali. I metodi di dinamica di popolazione esaminati e confrontati in questa tesi sono stati due: Virtual Population Analysis (VPA) e Integrated Catch-at-Age Analysis (ICA). Prima, per, stato necessario esaminare le modalit con cui ottenere i dati di input, quali: tassi di crescita delle specie, mortalit naturale, sforzo di pesca, dati di cattura. Infine, stato possibile ricostruire nel tempo la storia dello stock in questione e il suo stato attuale, dando indicazioni per lo sfruttamento futuro in unottica di conservazione dello stock stesso. Attraverso la determinazione della curva di crescita si sono potuti ottenere i parametri di crescita delle specie in esame, necessari per definire i tassi di mortalit naturale. Labbondanza di questi stock stata valutata con i programmi Age Length Key (ALK) e Iterative Age Length Key (IALK). Nei programmi di stock assessment utilizzati si preferito utilizzare la stima di abbondanza calcolata con il primo metodo, in quanto pi rappresentativo dello stock in esame. Un parametro di fondamentale importanza e di difficile stima la mortalit; in particolare, in questo studio ci siamo occupati di determinare la mortalit naturale. Questa stata determinata utilizzando due programmi: ProdBiom (Abella et al., 1998) e il sistema ideato da Gislason et al. (2008). Nonostante lapproccio conservativo suggerisca lutilizzo dei valori ricavati da ProdBiom, in quanto pi bassi, si preferito utilizzare i tassi di mortalit naturale ricavati dalla seconda procedura. Questa preferenza stata determinata dal fatto che il programma ProdBiom consegna indici di mortalit naturale troppo bassi, se confrontati con quelli presentati in letteratura per le specie in esame. Inoltre, bench nessuno dei due programmi sia stato costruito appositamente per le specie pelagiche, comunque preferibile la metodologia ideata da Gislason et al. (2008), in quanto ottenuta da un esame di 367 pubblicazioni, in alcune delle quali erano presenti dati per queste specie. Per quanto riguarda i dati di cattura utilizzati in questo lavoro per il calcolo della Catch Per Unit Effort (CPUE, cio le catture per unit di sforzo), si sono utilizzati quelli della marineria di Porto Garibaldi, in quanto questa vanta una lunga serie temporale di dati, dal 1975 ad oggi. Inoltre, in questa marineria si sempre pescato senza imposizione di quote e con quantitativi elevati. Determinati questi dati stato possibile applicare i programmi di valutazione degli stock ittici: VPA e ICA. LICA risulta essere pi attendibile, soprattutto per gli anni recenti, in quanto prevede un periodo nel quale la selettivit mantenuta costante, riducendo i calcoli da fare e, di conseguenza, diminuendo gli errori. In particolare, lICA effettua i suoi calcoli considerando che i dati di cattura e gli indici di tuning possono contenere degli errori. Nonostante le varie differenze dei programmi e le loro caratteristiche, entrambi concordano sullo stato degli stock in mare. Per quanto riguarda lalice, lo stock di questa specie nel Mar Adriatico Settentrionale e Centrale, altamente sfruttato in passato, oggi risulta moderatamente sfruttato in quanto il livello di sfruttamento viene ottenuto con un basso livello di sforzo di pesca. Si raccomanda, comunque, di non incrementare lo sforzo di pesca, in modo da non determinare nuove drastiche diminuzioni dello stock con pesanti conseguenze per lattivit di pesca. Le sardine, invece, presentano un trend diverso: dalla met degli anni ottanta lo stock di Sardina pilchardus ha conosciuto un continuo e progressivo declino, che solo nellultimo decennio mostra uninversione di tendenza. Questo, per, non deve incoraggiare ad aumentare lo pressione di pesca, anzi bisogna cercare di mantenere costante lo sforzo di pesca al livello attuale in modo da permettere il completo ristabilimento dello stock (le catture della flotta italiana sono, infatti, ancora relativamente basse). Questo lavoro, nonostante i vari aspetti da implementare (quali: il campionamento, le metodologie utilizzate, lintroduzione di aspetti non considerati, come ad es. gli scarti, etc.) e le difficolt incontrate nel suo svolgimento, ha fornito un contributo di approfondimento sugli spinosi aspetti della definizione del tasso di mortalit naturale, individuando una procedura pi adatta per stimare questo parametro. Inoltre, ha presentato linnovativo aspetto del confronto tra i programmi ICA e VPA, mostrando una buon accordo dei risultati ottenuti. E necessario, comunque, continuare ad approfondire questi aspetti per ottenere valutazioni sempre pi precise e affidabili, per raggiungere una corretta gestione dellattivit di pesca e ai fini della preservazione degli stock stessi.
Resumo:
Il lamantino (Trichechus manatus) appartiene alla famiglia dei Trichechidae, vivono nel golfo del messico e lungo le coste Atlantiche dellAmerica centrale. Considerando i comportamenti abituali di questa specie in natura risulta essere difficoltoso investigare il comportamento sociale. Spesso gli individui che producono un suono non riescono ad essere identificati e quindi il contesto in cui un segnale viene prodotto rimane sconosciuto. Losservazione ed il monitoraggio di individui in ambiente controllato pu portare un contributo considerevole nellaumentare le conoscenze di questa specie. In questo studio abbiamo potuto osservare il comportamento di due giovani esemplari maschi mantenuti allAcquario di Genova. In questo progetto di ricerca lobbiettivo quello di caratterizzare i comportamenti giornalieri e quindi le abitudini dei due esemplari in esame; inoltre mediante lanalisi dei vocalizzi e dei contesti nei quali vengono prodotti i segnali, si cercato di individuare le abitudini acustiche di questi esemplari. Gli animali sono stati osservati per 8giorni per un totale di 192 ore di registrazioni acustiche e osservazioni comportamentali; i segnali sono stati registrati con lausilio di un idrofono su un PC, con un range di frequenza tra i 100Hz fino ai 22kHz. I segnali acustici cosi raccolti sono stati analizzati tramite Adobe Audition 3.0, che ha fornito le immagini dei vari spettri donda. Questi dati acustici e comportamentali hanno permesso di identificare 6 differenti pattern comportamentali e 10 tipologie di segnali acustici. Lanalisi di questi dati hanno permesso di definire le abitudini comportamentali dei due esemplari le differenze e landamento della giornata tipo. Confrontando i contesti comportamentali nei quali i segnali sono stati emessi si sono potuti evidenziare i momenti in cui i segnali vengono emessi e quindi quando avviene comunicazione tra questi due esemplari.
Resumo:
Per dare supporto al traffico multimediale in una rete totalmente distribuita come le reti ad-hoc, il protocollo MAC deve fornire garanzie di QoS. L'IEEE ha sviluppato un standard per supportare le QoS chiamato 802.11e, facente parte della famiglia 802.11. Per dare supporto al QoS viene proposto un nuovo protocollo chiamato PAB che consiste in un accesso al canale preceduto da una serie di invii di burst, inviati alla stessa frequenza dei dati, che inibiscono la trasmissione di stazioni avente minore priorit. Lo scopo di questo protocollo fornire servizi QoS, evitare starvation e fornire un accesso equo tra le stazioni.
Resumo:
Il presente lavoro di tesi si colloca nellambito della valutazione del rischio di incidente rilevante. Ai sensi della normativa europea (direttive Seveso) e del loro recepimento nella legislazione nazionale (D.Lgs. 334/99 e s.m.i.) un incidente rilevante costituito da un evento incidentale connesso al rilascio di sostanze pericolose in grado di causare rilevanti danni alluomo e/o allambiente. Ora, se da un lato esistono indici di rischio quantitativi per il bersaglio uomo da tempo definiti e universalmente adottati nonch metodologie standardizzate e condivise per il loro calcolo, dallaltro non vi sono analoghi indici di rischio per il bersaglio ambiente comunemente accettati n, conseguentemente, procedure per il loro calcolo. Mancano pertanto anche definizioni e metodologie di calcolo di indici di rischio complessivo, che tengano conto di entrambi i bersagli citati dalla normativa. Al fine di colmare questa lacuna metodologica, che di fatto non consente di dare pieno adempimento alle stesse disposizioni legislative, stata sviluppata allinterno del Dipartimento di Ingegneria Chimica, Mineraria e delle Tecnologie Ambientali dellUniversit degli Studi di Bologna una ricerca che ha portato alla definizione di indici di rischio per il bersaglio ambiente e alla messa a punto di una procedura per la loro stima. Lattenzione stata rivolta in modo specifico al comparto ambientale del suolo e delle acque sotterranee (falda freatica) ed ai rilasci accidentali da condotte di sostanze idrocarburiche immiscibili e pi leggere dellacqua, ovvero alle sostanze cosiddette NAPL Non Acqueous Phase Liquid, con propriet di infiammabilit e tossicit. Nello specifico si sono definiti per il bersaglio ambiente un indice di rischio ambientale locale rappresentato, punto per punto lungo il percorso della condotta, dai volumi di suolo e di acqua contaminata, nonch indici di rischio ambientale sociale rappresentati da curve F/Vsuolo e F/Sacque, essendo F la frequenza con cui si hanno incidenti in grado di provocare contaminazioni di volumi di suolo e di superfici di falda uguali o superiori a Vsuolo e Sacque. Tramite i costi unitari di decontaminazione del suolo e delle acque gli indici di rischio ambientale sociale possono essere trasformati in indici di rischio ambientale sociale monetizzato, ovvero in curve F/Msuolo e F/Macque, essendo F la frequenza con cui si hanno incidenti in grado di provocare inquinamento di suolo e di acque la cui decontaminazione ha costi uguali o superiori a Msuolo ed Macque. Dalla combinazione delle curve F/Msuolo e F/Macque possibile ottenere la curva F/Mambiente, che esprime la frequenza degli eventi incidentali in grado di causare un danno ambientale di costo uguale o superiore a Mambiente. Dalla curva di rischio sociale per luomo ovvero dalla curva F/Nmorti, essendo F la frequenza con cui si verificano incidenti in grado di determinare un numero di morti maggiore o uguale ad Nmorti, tramite il costo unitario della vita umana VSL (Value of a Statistical Life), possibile ottenete la curva F/Mmorti, essendo F la frequenza con cui si verificano incidenti in grado di determinare un danno monetizzato alluomo uguale o superiore ad Mmorti. Dalla combinazione delle curve F/Mambiente ed F/Mmorti possibile ottenere un indice di rischio sociale complessivo F/Mtotale, essendo F la frequenza con cui si verifica un danno economico complessivo uguale o superiore ad Mtotale. La procedura ora descritta stata implementata in un apposito software ad interfaccia GIS denominato TRAT-GIS 4.1, al fine di facilitare gli onerosi calcoli richiesti nella fase di ricomposizione degli indici di rischio. La metodologia stata fino ad ora applicata ad alcuni semplici casi di studio fittizi di modeste dimensioni e, limitatamente al calcolo del rischio per il bersaglio ambiente, ad un solo caso reale comunque descritto in modo semplificato. Il presente lavoro di tesi rappresenta la sua prima applicazione ad un caso di studio reale, per il quale sono stati calcolati gli indici di rischio per luomo, per lambiente e complessivi. Tale caso di studio costituito dalla condotta che si estende, su un tracciato di 124 km, da Porto Marghera (VE) a Mantova e che trasporta greggi petroliferi. La prima parte del lavoro di tesi consistita nella raccolta e sistematizzazione dei dati necessari alla stima delle frequenze di accadimento e delle conseguenze per luomo e per lambiente degli eventi dannosi che dalla condotta possono avere origine. In una seconda fase si proceduto al calcolo di tali frequenze e conseguenze. I dati reperiti hanno riguardato innanzitutto il sistema condotta, del quale sono stati reperiti da un lato dati costruttivi (quali il diametro, la profondit di interramento, la posizione delle valvole sezionamento) e operativi (quali la portata, il profilo di pressione, le caratteristiche del greggio), dallaltro informazioni relative alle misure di emergenza automatiche e procedurali in caso di rilascio, al fine di stimare le frequenze di accadimento ed i termini sorgente (ovvero le portate di rilascio) in caso di rotture accidentali per ogni punto della condotta. In considerazione delle particolarit della condotta in esame stata sviluppata una procedura specifica per il calcolo dei termini sorgente, fortemente dipendenti dai tempi degli interventi di emergenza in caso di rilascio. Una ulteriore fase di raccolta e sistematizzazione dei dati ha riguardato le informazioni relative allambiente nel quale posta la condotta. Ai fini del calcolo del rischio per il bersaglio uomo si sono elaborati i dati di densit abitativa nei 41 comuni attraversati dalloleodotto. Il calcolo dellestensione degli scenari incidentali dannosi per luomo stato poi effettuato tramite il software commerciale PHAST. Allo scopo della stima del rischio per il bersaglio ambiente stata invece effettuata la caratterizzazione tessiturale dei suoli sui quali corre loleodotto (tramite lindividuazione di 5 categorie di terreno caratterizzate da diversi parametri podologici) e la determinazione della profondit della falda freatica, al fine di poter calcolare lestensione della contaminazione punto per punto lungo la condotta, effettuando in tal modo lanalisi delle conseguenze per gli scenari incidentali dannosi per lambiente. Tale calcolo stato effettuato con il software HSSM - Hydrocarbon Spill Screening Model gratuitamente distribuito da US-EPA. La ricomposizione del rischio, basata sui risultati ottenuti con i software PHAST e HSSM, ha occupato la terza ed ultima fase del lavoro di tesi; essa stata effettuata tramite il software TRAT-GIS 4.1, ottenendo in forma sia grafica che alfanumerica gli indici di rischio precedentemente definiti. Lapplicazione della procedura di valutazione del rischio al caso delloleodotto ha dimostrato come sia possibile unanalisi quantificata del rischio per luomo, per lambiente e complessivo anche per complessi casi reali di grandi dimensioni. Gli indici rischio ottenuti consentono infatti di individuare i punti pi critici della condotta e la procedura messa a punto per il loro calcolo permette di testare lefficacia di misure preventive e protettive adottabili per la riduzione del rischio stesso, fornendo al tempo gli elementi per unanalisi costi/benefici connessa allimplementazione di tali misure. Lo studio effettuato per la condotta esaminata ha inoltre fornito suggerimenti per introdurre in alcuni punti della metodologia delle modifiche migliorative, nonch per facilitare lanalisi tramite il software TRAT-GIS 4.1 di casi di studio di grandi dimensioni.