196 resultados para catalizzatori strutturati elettrosintesi metalli nobili nanoparticelle schiume metalliche
Resumo:
I carboidrati, come il D-glucosio, sono i principali costituenti della biomasse e potrebbero rappresentare unalternativa concreta alla chimica tradizionale del petrolio per la produzione dei building-blocks, utili questultimi per lo sviluppo della filiera produttiva della chimica industriale. Dal D-glucosio possibile ottenere epimeri importanti per la medicina o zuccheri largamente utilizzati in campo alimentare come il D-fruttosio tramite isomerizzazione strutturale del D-glucosio. Attualmente, la maggior parte dei metodi di sintesi di questa molecole prevedono lutilizzo enzimi, o la catalisi omogenea con impiego di grandi quantit di basi e acidi minerali dannosi per lambiente. Lo scopo di questo lavoro stato lo studio di innovativi catalizzatori eterogenei capaci operare in soluzione acquosa la conversione acido catalizzata del D-glucosio in prodotti di epimerizzazione e isomerizzazione strutturale. I catalizzatori dei nostri test sono stati caratterizzati tramite tecniche BET, ATR-IR, DRUv-Vis e XRD. Lo studio, quindi, stato focalizzato sulle valutazioni delle prestazioni catalitiche di questi sistemi e sullindividuazione, tramite caratterizzazione strumentale, degli ioni costituenti questi solidi responsabili delle alte selettivit nelle reazioni di riarrangiamento strutturale del D-glucosio. Gli studi condotti hanno portato alla conclusione che, grazie allutilizzo di questi sistemi inorganici possibile ottenere con alte selettivit prodotti di riarrangiamento strutturale del D-glucosio, evitando al contempo la degradazione del substrato che in genere accompagna queste reazioni in condizioni di catalisi acida. Ulteriori studi riguardanti questi catalizzatori apriranno con buone probabilit la strada allo sviluppo di un nuovo processo industriale per la sintesi di questi zuccheri derivati, rendendo possibile una via produttiva sostenibile da un punto di vista economico che ambientale.
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Il presente lavoro ha riguardato lo studio della trasformazione one-pot in fase gas di 1,2-propandiolo ad acido propionico, impiegando il pirofosfato di vanadile (VPP), (VO)2P2O7, e due differenti sistemi a base di bronzi di tungsteno con struttura esagonale (HTB), gli ossidi misti W1V0,3 e W1Mo0,5V0,1. Il processo richiede un catalizzatore con due differenti funzionalit: una acida, principalmente di tipo Brnsted, fornita nel VPP dai gruppi P-OH presenti sulla sua superficie, e negli HTB dai gruppi W-OH sulla loro superficie e dagli ioni H+ nei canali esagonali dellossido; e una ossidante, fornita nel VPP dal V, e negli HTB da V e Mo incorporati nella struttura esagonale. I risultati delle prove di reattivit hanno consentito di dedurre gli aspetti principali dello schema della reazione one-pot di disidratazione-ossidazione dell1,2-propandiolo ad acido propionico. I catalizzatori provati non possiedono la combinazione ottimale di propriet acide e redox necessarie per ottenere elevate rese in acido propionico. Le scarse propriet ossidanti portano a un accumulo di propionaldeide, che reagisce con l1,2-propandiolo a dare diossolani, e inoltre d luogo alla formazione di altri sottoprodotti. perci necessario incrementare le propriet ossidanti del catalizzatore, in modo da accelerare la trasformazione della propionaldeide ad acido propionico, ed evitare quindi che le propriet acide del catalizzatore, necessarie per compiere il primo stadio di disidratazione di 1,2-propandiolo, siano causa di reazioni parassite di trasformazione dellaldeide stessa.
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Lalchilazione del fenolo (PhOH) un processo di grande rilevanza. I prodotti, alchilfenoli (dallalchilazione del carbonio danello) ed eteri fenilici (dallalchilazione dellossigeno fenolico), sono usati nella produzione di resine fenoliche ed in sintesi organica. I carbonati organici sono atossici, biodegradabili, ottenibili da fonti rinnovabili ed hanno un ottimo potere solvente per i composti organici e aromatici. Con un opportuno catalizzatore sono reattivi per lalchilazione del PhOH, e potrebbero sostituire gli alchilanti usati industrialmente: quelli per la O- alchilazione, alchilioduro e dialchilsolfato, sono estremamente tossici, mentre gli alcoli, impiegati per la C-alchilazione, decompongono estesamente sui catalizzatori industriali. In questo lavoro di tesi, le prestazioni del dietilcarbonato (DEC) come agente etilante del PhOH sono state indagate a fondo al variare dei parametri operativi, e sono state poi confrontate con quelle delletanolo, dimostrando che il carbonato molto pi reattivo: sui catalizzatori basici il DEC mostra una chemoselettivit prettamente orientata alla O-alchilazione e la conversione del PhOH pu essere massimizzata agendo sui parametri operativi senza grandi variazioni nella selettivit del prodotto di interesse; sui sistemi acido/base (ossido misto di Mg e Al) si invece dimostrato possibile orientare lalchilazione alternativamente allossigeno (fenetoli) o al carbonio (etilfenoli) aumentando la temperatura.
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Oggi il mercato mondiale dell'anidride maleica (AM) in continua espansione grazie ad un numero sempre crescente di applicazioni finali e sviluppo di nuove tecnologie industriali. La AM viene impiegata nella produzione di resine poliestere insature e resine alchidiche e nella produzione di chemicals a pi alto valore aggiunto. Il processo di sintesi tuttora basato sull'ossidazione selettiva del benzene e del n-butano. Con laumento delle emissione di gas serra, legate allimpiego di materie di origine fossile e la loro continua diminuzione, si stanno studiando nuovi processi basati su materie derivanti da fonti rinnovali. Tra i vari processi studiati vi quello per la sintesi di AM, i quali utilizzano come molecola di furfurale, 5-idrossimetilfurfurale e 1-butanolo; tutte queste presentano per il problema di un costo superiore rispetto alle molecole tuttora usate. Ad oggi una delle molecole ottenibili da fonti rinnovabili avente un costo competitivo alle materie derivanti da fonti fossili il bio-etanolo. Essendo nota la possibilit di trasformare delletanolo in composti a 4 atomi di carbonio (C4) come 1-butanolo (reazione di Guerbet) e in 1,3- butadiene (processo Lebedev) su ossidi misti Mg/Si e la loro trasformazioni in AM, dunque possibile ipotizzare un processo operante in fase gas che accoppi entrambi i processi. Lo scopo di questo lavoro di tesi stato quello di effettuare uno studio su sistemi catalitici mediante differenti approcci impiantistici. Il primo ha previsto limpiego di un sistema detto a cascata nel quale stato accoppiato il sistema misto a base di Mg/Si/O, per la trasformazione delletanolo a C4, e il pirofosfato di vanadile (VPP), per lossidazione selettiva di questultimi in AM. Il secondo approccio ha previsto limpiego di un unico sistema multifunzionale in grado di catalizzare tutti gli step necessari. In questultimo caso, i sistemi studiati sono stati il Mg2P2O7 ed un sistema costituito da VPP DuPont sul quale stato depositato MgO. I catalizzatori sono stati caratterizzati mediante diffrattometria a raggi X, spettroscopia Raman e analisi dellarea superficiale mediante metodo BET, mentre i test catalitici sono stati condotti su un impianto di laboratorio con un reattore assimilabile ad un modello di tipo PFR.
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Le fuel cells sono considerate una delle tecnologie pi promettenti nel campo della conversione di energia elettrica. Le motivazioni principali alla base dello sviluppo delle fuel cells sono varie, quali la continua e drammatica diminuzione dei combustibili fossili e le conseguenze del consumo degli stessi sullambiente. Sistemi analoghi possono essere utilizzati per conservare lenergia attraverso la produzione di H2 per mezzo dellelettrolisi dellH2O in elettrolizzatori. I sistemi peroskitici LaMO3 sono utilizzati come elettrodi e come elettroliti. Particolare interesse rivestono in questo ambito i sistemi LaSrFe. in questo lavoro sono state studiate le condizioni sperimentali per la produzione di uno strato a base di LaSrFe attraverso la precipitazione di idrossidi assistita per via elettrochimica su un supporto conduttore al fine di produrre uno strato LaSrFeO3 tipo perosvkitico. Sono state analizzate le condizioni di reazione in condizione galvano statiche in funzione della corrente, dei tempi di sintesi e della soluzione delle specie generatrici di basi. Questi parametri determinano potenziale e pH della soluzione in prossimit dellelettrodo e sono fondamentali per il controllo della precipitazione e della deposizione.
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La sperimentazione aveva il fine di valutare lattivit antimicrobica di oli essenziali di timo e cannella in hamburger di bovino. In primo luogo stata fatta una caratterizzazione di questi oli mediante analisi GC-MS-SPME, da cui emerso che le molecole a maggiore attivit antimicrobica (rispettivamente timolo/carvacrolo ed aldeide cinnamica) erano presenti a concentrazioni piuttosto basse. Successivamente sono state valutate MIC e MBC nei confronti di microrganismi patogeni di interesse alimentare. Infine, tali oli sono stati incapsulati in chitosano per valutare un eventuale effetto sinergico e favorire un rilascio graduale degli oli. Il processo di incapsulazione ha mostrato una efficienza piuttosto bassa (solo il 25% dellolio aggiunto veniva effettivamente incapsulato), per cui non stato possibile utilizzare nanoparticelle caricate con quantit di olio tali da inibire significativamente lo sviluppo microbico in hamburger di carne bovina. Infatti, leffetto sinergico chitosano/olio essenziale stato in grado di ridurre solo lievemente il carico di enterobatteri durante la conservazione refrigerata, soprattutto nei campioni confezionati in atmosfera modificata. Una prova effettuata utilizzando i due oli in forma libera ad elevata concentrazione (1000 mg/kg), la cannella si dimostrata molto pi efficace del timo, riducendo il carico cellulare di enterobatteri a fine shelf-life, con effetto pi evidente nei campioni di hamburger confezionati in atmosfera modificata (riduzione di un ciclo logaritmico). Inoltre, essa risultata in grado di ridurre lievemente lo sviluppo di lieviti e funghi. Concludendo, gli oli essenziali usati in questa sperimentazione, poich caratterizzati da una bassa concentrazione di molecole ad elevata attivit antimicrobica (timolo/carvacrolo per il timo, aldeide cinnamica per la cannella), non sono stati in grado di prolungare in modo significativo la shelf-life di hamburger di bovino, nemmeno se incapsulati in chitosano.
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Elaborato che si propone di evidenziare come i veicoli a benzina e a diesel possano soddisfare la normativa Euro 6. Si analizza il funzionamento dei principali sistemi di after-treatment come: catalizzatore SCR e DeNOx, trappola LNT, filtri FAP e DPF, sistemi EGR, per i motori ad accensione per compressione e catalizzatore TWC per motori ad accensione comandata. Parallelamente, si spiega l'evoluzione della normativa da Euro 6b a Euro 6c in termini di riduzione del numero di particelle di particolato emesse per km e come rispondere a queste pi restrittive condizioni; viene introdotto, in via ancora sperimentale, il filtro antiparticolato GPF e un sistema di misurazione di nano particelle di dimensioni inferiori a 23 nm cio una rivalutazione del metodo PMP. Contestualmente si definisce il progetto CARS 2020, il quale aggiunge una limitazione anche sulla quantit di anidride carbonica emessa a 95 g/km e le eventuali possibili soluzioni per rispettarla: da un maggior uso di combustibili alternativi a miglioramenti tecnologici dei motori stessi. Infine si studiano gli sviluppi dei cicli di omologazione, dal 2017 infatti entreranno in gioco test su strada con dispositivi PEMS on-board e cicli armonizzati WLTC. Le procedure RDE e WLTP permetteranno di testare i vecioli in maniera pi reale e globale, rispettivamente, riuscendo a fornire anche valori attendibili dei consumi registrati durante le prove.
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La fabbricazione additiva una classe di metodi di fabbricazione in cui il componente viene costruito aggiungendo strati di materiale luno sullaltro, sino alla completa realizzazione dello stesso. Si tratta di un principio di fabbricazione sostanzialmente differente da quelli tradizionali attualmente utilizzati, che si avvalgono di utensili per sottrarre materiale da un semilavorato, sino a conferire alloggetto la forma desiderata, mentre i processi additivi non richiedono lutilizzo di utensili. Il termine pi comunemente utilizzato per la fabbricazione additiva prototipazione rapida. Il termine prototipazione viene utilizzato in quanto i processi additivi sono stati utilizzati inizialmente solo per la produzione di prototipi, tuttavia con levoluzione delle tecnologie additive questi processi sono sempre pi in grado di realizzare componenti di elevata complessit risultando competitivi anche per volumi di produzione medio-alti. Il termine rapida viene invece utilizzato in quanto i processi additivi vengono eseguiti molto pi velocemente rispetto ai processi di produzione convenzionali. La fabbricazione additiva offre diversi vantaggi dal punto di vista di: velocit: questi processi rapidi hanno brevi tempi di fabbricazione. realizzazione di parti complesse: con i processi additivi, la complessit del componente ha uno scarso effetto sui tempi di costruzione, contrariamente a quanto avviene nei processi tradizionali dove la realizzazione di parti complesse pu richiedere anche settimane. materiali: la fabbricazione additiva caratterizzata dalla vasta gamma di materiali che pu utilizzare per la costruzione di pezzi. Inoltre, in alcuni processi si possono costruire pezzi le cui parti sono di materiali diversi. produzioni a basso volume: molti processi tradizionali non sono convenienti per le produzioni a basso volume a causa degli alti costi iniziali dovuti alla lavorazione con utensili e tempi di setup lunghi.
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Lo scopo del progetto Bird-A di mettere a disposizione uno strumento basato su ontologie per progettare un'interfaccia web collaborativa di creazione, visualizzazione, modifica e cancellazione di dati RDF e di fornirne una prima implementazione funzionante. La visione che sta muovendo la comunit del web semantico negli ultimi anni quella di creare un Web basato su dati strutturati tra loro collegati, pi che su documenti. Questo modello di architettura prende il nome di Linked Data ed basata sulla possibilit di considerare cose, concetti, persone come risorse identificabili tramite URI e di poter fornire informazioni e descrivere collegamenti tra queste risorse attraverso l'uso di formati standard come RDF. Ci che ha per frenato la diffusione di questi dati strutturati ed interconnessi sono stati gli alti requisiti di competenze tecniche necessarie sia alla loro creazione che alla loro fruizione. Il progetto Bird-A si prefigge di semplificare la creazione e la fruizione di dati RDF, favorendone la condivisione e la diffusione anche fra persone non dotate di conoscenze tecniche specifiche.
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I transistor elettrochimici a base organica (OECT) hanno attratto sempre maggior interesse e sono oggetto di molti studi dagli anni '70 no ai nostri giorni. Questo lavoro di tesi ha come oggetto la realizzazione e la caratterizzazione di OECT a base di poli(3,4-etilen-diossi-tiofene) complessato con l'acido stirensolfonico (PSS). Questi dispositivi sono stati costruiti utilizzando solamente semiconduttori organici come materiali conduttivi ovvero senza l'uso di metalli, quindi risultano essere biocompatibili, economici e di semplice realizzazione. Questo tipo di sensori presenta un elevata sensibilit agli analiti e necessita di un'elettronica di controllo molto pi semplice rispetto a metodi elettrochimici tradizionali che utilizzano un potenziostato ed un elettrodo di riferimento. Sono state studiate diverse geometrie e spessori di polimero depositato per ottimizzare le condizioni di lavoro per avere alta sensibilit e guadagno in corrente attraverso l'uso di misure di corrente di drain in funzione del tempo con aggiunte successive di analita. Questi dispositivi sono stati utilizzati come sensori di analiti quali la dopamina, l'acido ascorbico e l'acido urico. Attraverso scansioni in transcaratteristica, si studiata la risposta dei transistor relativa agli analiti ed attraverso lo studio della transconduttanza si ottenuta una nuova metodologia di lavoro in grado di separare i contributi relativi ai vari composti. Inoltre, in questa modalit, stato possibile ottenere una selettivit dei sensori ai vari analiti, problema principale dell'utilizzo di transistor elettrochimici, ed attraverso la modulazione della velocit di scansione dello strumento, stata ottenuta una risposta alla sola dopamina, analita di maggior interesse per applicazioni biosensoristiche. In conclusione si pu affermare che questo tipo di dispositivo possiede ottime propriet e caratteristiche per ulteriori studi e sviluppi in applicazioni reali.
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Lavanzamento tecnologico degli ultimi anni ha portato ad un aumento sostanziale dei dati generati giornalmente. Lanalisi di queste ingenti quantit di dati si rivelata essere troppo complessa per i sistemi tradizionali ed stato pertanto necessario sviluppare nuovi approcci basati sul calcolo distribuito. I nuovi strumenti sviluppati in seguito a queste nuove necessit sono framework di calcolo parallelo basati sul paradigma del MapReduce, un modello di programmazione sviluppato da Google, e sistemi di gestione di basi di dati fluidi, in grado di trattare rapidamente grandi quantit di dati non strutturati. Lo scopo alla base di entrambi quello di costruire sistemi scalabili orizzontalmente e utilizzabili su hardware di largo consumo. Lutilizzo di questi nuovi strumenti pu comunque portare alla creazione di sistemi poco ottimizzati e di difficile gestione. Nathan Marz propone unarchitettura a livelli che utilizza i nuovi strumenti in maniera congiunta per creare sistemi semplici e robusti: questa prende il nome di Lambda-Architecture. In questa tesi viene introdotto brevemente il concetto di Big Data e delle nuove problematiche ad esso associate, si procede poi ad illustrare i principi su cui si basano i nuovi strumenti di calcolo distribuito sviluppati per affrontarle. Viene poi definita lArchitettura Lambda di Nathan Marz, ponendo particolare attenzione su uno dei livelli che la compone, chiamato Batch Layer. I principi della Lambda Architecture sono infine applicati nella costruzione di un Batch Layer, utilizzato per lanalisi e la gestione di dati climatici con fini statistici.
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Linterazione spin-orbita (SOI) nel grafene attualmente oggetto di intensa ricerca grazie alla recente scoperta di una nuova classe di materiali chiamati isolanti topologici. Questi materiali, la cui esistenza strettamente legata alla presenza di una forte SOI, sono caratterizzati dallinteressante propriet di avere un bulk isolante ed allo stesso tempo superfici conduttrici. La scoperta teorica degli isolanti topologici la si deve ad un lavoro nato con lintento di studiare linfluenza dellinterazione spin-orbita sulle propriet del grafene. Poich questa interazione nel grafene per intrinsecamente troppo piccola, non mai stato possibile effettuare verifiche sperimentali. Per questa ragione, vari lavori di ricerca hanno recentemente proposto tecniche volte ad aumentare questa interazione. Sebbene alcuni di questi studi abbiano mostrato un effettivo aumento dellinterazione spin-orbita rispetto al piccolo valore intrinseco, sfortunatamente hanno anche evidenziato una consistente riduzione della qualit del grafene. Lobbiettivo che ci si pone in questa tesi di determinare se sia possibile aumentare linterazione spin-orbita nel grafene preservandone allo stesso tempo le qualit. La soluzione proposta in questo lavoro si basa sullutilizzo di due materiali semiconduttori, diselenio di tungsteno WSe2 e solfuro di molibdeno MoS2, utilizzati da substrato su cui sopra verr posizionato il grafene formando cos uneterostruttura -nota anche di van der Waal (vdW)-. Il motivo di questa scelta dovuto al fatto che questi materiali, appartenenti alla famiglia dei metalli di transizione dicalcogenuri (TMDS), mostrano una struttura reticolare simile a quella del grafene, rendendoli ideali per formare eterostrutture e ancora pi importante, presentano una SOI estremamente grande. Sostanzialmente lidea quindi di sfruttare questa grande interazione spin-orbita del substrato per indurla nel grafene aumentandone cos il suo piccolo valore intrinseco.
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La presente attivit di tesi stata svolta presso la Divisione di Sicurezza Nucleare dellENEA di Bologna ed stata finalizzata ad analizzare, mediante il codice MELCOR 2.1, le conseguenze di tre incidenti severi non mitigati di tipo LBLOCA in un generico reattore nucleare ad acqua leggera pressurizzata (PWR) da 900 MWe. In particolare sono stati confrontati gli scenari incidentali relativi a tre distinti eventi iniziatori nel circuito di refrigerazione primario: la rottura a ghigliottina della gamba fredda (CL) del loop 1, della gamba calda (HL) del loop 1 e della surge line di connessione con il pressurizzatore. Le analisi MELCOR hanno indagato la progressione incidentale in-vessel, con particolare riferimento alle fenomenologie termoidrauliche e di degradazione del core. MELCOR infatti un codice integrato che simula le principali fenomenologie riguardanti sequenze incidentali di tipo severo in reattori ad acqua leggera. Durante la prima fase dei tre transitori incidentali risultano predominanti fenomenologie di carattere termoidraulico. In particolare MELCOR predice la rapida depressurizzazione e il conseguente svuotamento del sistema di refrigerazione primario. I tre transitori sono poi caratterizzati dallo scoprimento completo del core a causa dellindisponibilit del sistema di refrigerazione di emergenza. Il conseguente riscaldamento del core per il calore di decadimento e per ossidazione delle strutture metalliche conduce inevitabilmente alla sua degradazione e quindi al fallimento della lower head del recipiente in pressione del reattore nei tre scenari incidentali in tempi diversi. Durante la prima fase incidentale, di carattere prevalentemente termoidraulico, sono state rilevate le principali differenze fenomenologiche causate dalle differenti posizioni e dimensioni delle rotture. Il transitorio causato dalla rottura della CL si confermato come il pi gravoso, con fallimento anticipato della lower head rispetto agli altri due transitori considerati.
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Il grafene, allotropo del carbonio costituito da un reticolo bidimensionale, uno dei nanomateriali pi promettenti allo stato attuale della ricerca nei campi della Fisica e della Chimica, ma anche dell'Ingegneria e della Biologia. Isolato e caratterizzato per la prima volta nel 2004 dai ricercatori russi Andre Geim e Konstantin Novoselov presso l'Universit di Manchester, ha aperto la via sia a studi teorici per comprendere con gli strumenti della Meccanica Quantistica gli effetti di confinamento in due dimensioni (2D), sia ad un vastissimo panorama di ricerca applicativa che ha l'obiettivo di sfruttare al meglio le straordinarie propriet meccaniche, elettriche, termiche ed ottiche mostrate da questo materiale. Nella preparazione di questa tesi ho personalmente seguito presso l'Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi (IMM) del CNR di Bologna la sintesi mediante Deposizione Chimica da Fase Vapore (CVD) di grafene "tridimensionale" (3D) o "poroso" (denominato anche "schiuma di grafene", in inglese "graphene foam"), ossia depositato su una schiuma metallica dalla struttura non planare. In particolare l'obiettivo del lavoro stato quello di misurare le propriet di conduttivit elettrica dei campioni sintetizzati e di confrontarle con i risultati dei modelli che le descrivono teoricamente per il grafene planare. Dopo un primo capitolo in cui descriver la struttura cristallina, i livelli energetici e la conduzione dei portatori di carica nel reticolo ideale di grafene 2D (utilizzando la teoria delle bande e l'approssimazione "tight-binding"), illustrer le differenti tecniche di sintesi, in particolare la CVD per la produzione di grafene poroso che ho seguito in laboratorio (cap.2). Infine, nel capitolo 3, presenter la teoria di van der Pauw su cui basato il procedimento per eseguire misure elettriche su film sottili, riporter i risultati di conduttivit delle schiume e far alcuni confronti con le previsioni della teoria.
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L'obiettivo di questo lavoro di tesi stato studiare le caratteristiche, le propriet, le applicazioni con conseguenti vantaggi e svantaggi di un particolare tipo di smart materials: i materiali a memoria di forma. Il capitolo 1 tratter delle leghe metalliche a memoria di forma, il successivo si concentrer invece sui polimeri a memoria di forma. In ognuno di questi, relativamente al materiale affrontato, si prester particolare attenzione agli effetti che contraddistinguono tali materiali da quelli pi comuni, come leffetto memoria di forma o la superelasticit. Successivamente, nei vari sottoparagrafi, lattenzione si sposter sulle tecniche di caratterizzazione, utili per capire le propriet di una lega o di un polimero rispetto ad un altro, e sulle conseguenti classificazioni di entrambi. Per quanto riguarda i polimeri, si accenneranno certi parametri fondamentali di cui necessario tener conto per conoscere bene il polimero considerato. La trattazione, in ambedue i casi, terminer con un focus sulle applicazioni pi diffuse e su quelle pi interessanti di tali materiali, fornendo dettagli sulle tecnologie utilizzate e sugli stimoli dettati per eccitare i sistemi.