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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La tesi di ricerca si propone di esaminare due tipologie della canzone sociale nel XIX secolo, ed in particolare attorno al 1848. Lo studio del canto nei contesti presi in esame (l’Italia e la Francia) viene analizzato attraverso due piste di ricerca parallele tra loro. Da una parte si è utilizzato il concetto di sociabilité per conoscere i luoghi di produzione e di diffusione del canto (l’importanza della strada, dell’osteria, delle goguette parigine, degli chansonniers des rues e dei cantastorie) e le circostanze di utilizzazione della canzone (la canzone in quanto forma d’espressione orale ma anche come scrittura murale, foglio volante e volantino). Dall’altra l’analisi si è focalizzata sui contenuti dei testi musicali per mette in luce le differenti tematiche, le immagini linguistiche e le figure retoriche cantate dall’artigiano-operaio per far emergere le differenze dell’idea di nazione tra i due contesti presi in esame. L’attenzione posta alla comparazione condurrà all’evidenziazione di punti di contatto tra le due nazioni. Il canto, infatti, costituisce un terreno privilegiato per comprendere l’immagine dell’“altro”: quale immagine possedevano i lavoratori francesi dell’Italia risorgimentale? E gli artigiani italiani come percepivano la nazione francese? Il canto viene analizzato non solamente come un “testo” ma anche come una “pratica sociale”. Queste operazioni permetteranno di sondare più in profondità la funzione sociale svolta dalla canzone all’interno della cultura popolare e la sua importanza in quanto forma d’espressione e vettore di politicizzazione. La duplice utilizzazione del canto, in quanto “testo” e “pratica”, consente di inserire la ricerca all’interno di un filone storiografico che dalla storia sociale si muove a quella culturale. La canzone sociale rappresenta un fertile terreno di ricerca, non solamente all’interno di un singolo territorio nazionale, ma possiede un prezioso valore euristico in funzione comparativa.

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This thesis provides a corpus-assisted pragmatic investigation of three Japanese expressions commonly signalled as apologetic, namely gomen, su(m)imasen and mōshiwake arimasen, which can be roughly translated in English with ‘(I’m) sorry’. The analysis is based on a web corpus of 306,670 tokens collected from the Q&A website Yahoo! Chiebukuro, which is examined combining quantitative (statistical) and qualitative (traditional close reading) methods. By adopting a form-to-function approach, the aim of the study is to shed light on three main topics of interest: the pragmatic functions of apology-like expressions, the discursive strategies they co-occur with, and the behaviours that warrant them. The overall findings reveal that apology-like expressions are multifunctional devices whose meanings extend well beyond ‘apology’ alone. These meanings are affected by a number of discursive strategies that can either increase or decrease the perceived (im)politeness level of the speech act to serve interactants’ face needs and communicative goals. The study also identifies a variety of behaviours that people frame as violations, not necessarily because they are actually face-threatening to the receiver, but because doing so is functional to the projection of the apologiser as a moral persona. An additional finding that emerged from the analysis is the pervasiveness of reflexive usages of apology-like expressions, which are often employed metadiscursively to convey, negotiate and challenge opinions on how language should be used. To conclude, the study provides a unique insight into the use of three expressions whose pragmatic meanings are more varied than anticipated. The findings reflect the use of (im)politeness in an online and non-Western context and, hopefully, represent a step towards a more inclusive notion of ‘apologies’ and related speech acts.