2 resultados para transnational television

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La presente tesi di dottorato ha ad oggetto l’analisi dei profili critici emersi nella prassi in relazione alle transnational damages group actions. All’interno di tale esteso ambito di ricerca, senza pretese di esaustività, si affronteranno determinati aspetti, tenendo in considerazione quanto accaduto negli ordinamenti che, sebbene in modo assai limitato, hanno già conosciuto tali problematiche. A seguito di una prima parte meramente introduttiva, nel secondo capitolo, si inquadreranno brevemente gli strumenti di tutela collettiva risarcitoria, indicando in che cosa consistano, a quali esigenze rispondano e quale origine abbiano; si indicheranno altresì i criteri distintivi e di classificazione che maggiormente possono rilevare nell’ottica di una cross border litigation. Nel terzo capitolo si analizzerà in termini essenziali la disciplina delle azioni collettive di alcuni Paesi, al fine di porre le basi necessarie per comprendere in quale contesto normativo si pongano le problematiche inerenti alle multi-jurisdictional collective redress actions. Nel quarto capitolo, si prenderà in considerazione la dimensione transnazionale delle azioni collettive, tenendo presenti le categorie e le regole affermatesi nel diritto internazionale privato e processuale e, soprattutto, quelle esistenti nell’ordinamento italiano e comunitario. Si individueranno poi gli obiettivi prioritari che si deve porre il giudice richiesto di giudicare sull’azione collettiva nella necessità di rendere una pronuncia o approvare una transazione che, da un lato, sia riconosciuta ed eseguita nei Paesi in cui dovrà essere riconosciuta ed eseguita e che, dall’altro lato, in ipotesi di opt out procedure, precluda ai soggetti che la pronuncia o la transazione dovrebbe vincolare successive azioni individuali e/o collettive in altri Paesi. Nel quinto capitolo, alla luce dei dati indicati nel terzo capitolo e delle considerazioni effettuate nel quarto capitolo, si analizzeranno alcuni dei profili critici posti dalla dimensione transnazionale delle azioni collettive; a tal fine, la trattazione verrà suddivisa in diversi punti che, pur essendo necessariamente connessi tra loro, nella loro individualità riescano ad evidenziare l’importanza e la centralità di determinate questioni. Peraltro, nell’intento di rispondere in modo adeguato alle problematiche analizzate, si indicheranno alcune delle soluzioni sperimentate dalla pratica giudiziaria o proposte dalla recente letteratura sul tema. Seguirà, infine, un ultimo capitolo contenente le osservazioni conclusive sugli esiti del lavoro.

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International labour migration processes of the last decades saw increasing numbers of solo female migrants employed in the developed countries. Many of these women were mothers who left their children in the sending countries and thus gave rise to a controversial phenomenon of transnational motherhood. The present thesis is based on the first empirical study of intergenerational narratives of mothers, Georgian labour migrants to Italy, and their children, left behind in Georgia. Mothers’ international labour migration is a challenge to the traditional ideology of motherhood. Although unconsciously migrant mothers often adhere to “alternative”, “rational”, future-oriented model(s) of parenting, they continue to live their experiences in the framework of traditional understandings of motherhood, which appears to be unequipped to “frame” transnational motherhood as, from its point of view, mothers’ choice to leave their children is reprehensible, yet transnational mothers’ physical absence is not an equivalent of “leaving” their children. Informants’ narratives strongly suggest that long periods of physical separation did not jeopardize bonds between mothers and children in transnational families. While informants’ selection bias is probable, the mother-child bond was not “broken” and the very essence of motherhood remained intact. Many forms of mothers’ and children’s online co-presence were documented during the interviews. Interviews also prove that the Internet cannot be considered a solution to the problem of family separation, experienced painfully by both mothers and children: it may reduce the pain caused by separation, but cannot be a substitute for mothers’ physical absence from their families. Despite the pain caused by separation, mothers’ emigration appeared to be the right decision made for the good of the family. Interviewed mothers almost univocally reported readiness to “keep going on”, and continue working in emigration to help their children until physically able to do so, because, as they put it, “motherhood never ends”.