2 resultados para prositution, sex trafficking, christian right, feminism, moral panics
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Scopo di questa tesi di dottorato è stabilire se l’obiezione di coscienza in ambito medico sia moralmente giustificabile. Esistono essenzialmente tre tipi di rifiuto motivati dall’obiezione di coscienza (1) rifiuto di informare un paziente relativamente alle opzioni terapeutiche come ad esempio l’uso di un contraccettivo di emergenza o l’interruzione volontaria di gravidanza (2) rifiuto di rinviare un paziente che chiede un particolare intervento (o terapia) presso un collega non obiettore (3) rifiuto di svolgere in prima persona una certa attività richiesta dal paziente Per rispondere a questo interrogativo si è svolta un’analisi filosofico-morale dei principali argomenti utilizzati dalla letteratura su questo tema per giustificare o per negare un diritto morale all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari. Il diritto degli operatori sanitari all’integrità morale e a non essere complici di attività ritenute immorali dev’essere infatti confrontato con il diritto dei pazienti ad avere un’assistenza sanitaria efficiente, a poter compiere scelte autonome riguardo alla propria salute e ad essere informati relativamente a tutte le opzioni terapeutiche disponibili. Nel corso dell’intero lavoro è stato dimostrato come suddetti diritti dei pazienti sono facilmente e frequentemente violati a causa dell’incidenza dell’obiezione di coscienza in ambito medico. L’analisi condotta nel corso del lavoro di tesi si concentra fondamentalmente su quattro importanti aspetti del problema quali diritto all’integrità morale dell’ operatore sanitario, obblighi professionali, cooperazione al male e laicità dello stato. Alla fine del lavoro di analisi si è giunti alla conclusione che: le obiezioni di tipo (1) e (2) non sono mai moralmente giustificabili perché comportano sempre una violazione dei diritti fondamentali del paziente. Le obiezioni di coscienza di tipo (3) sono moralmente accettabili solo quando non impongono un peso eccessivo al paziente, vale a dire quando il rinvio presso un collega non obiettore è veloce, sicuro e agevole. Tuttavia le condizioni ideali in cui vengono rispettati i criteri minimi di ammissibilità dell’obiezione di coscienza di tipo (3) non si verificano quasi mai nella realtà dei fatti (per ragioni ampiamente spiegate nel corso del lavoro), per cui tali obiezioni risultano in pratica solo raramente accettabili da un punto d vista morale.
Resumo:
This dissertation explores the link between hate crimes that occurred in the United Kingdom in June 2017, June 2018 and June 2019 through the posts of a robust sample of Conservative and radical right users on Twitter. In order to avoid the traditional challenges of this kind of research, I adopted a four staged research protocol that enabled me to merge content produced by a group of randomly selected users to observe the phenomenon from different angles. I collected tweets from thirty Conservative/right wing accounts for each month of June over the three years with the help of programming languages such as Python and CygWin tools. I then examined the language of my data focussing on humorous content in order to reveal whether, and if so how, radical users online often use humour as a tool to spread their views in conditions of heightened disgust and wide-spread political instability. A reflection on humour as a moral occurrence, expanding on the works of Christie Davies as well as applying recent findings on the behavioural immune system on online data, offers new insights on the overlooked humorous nature of radical political discourse. An unorthodox take on the moral foundations pioneered by Jonathan Haidt enriched my understanding of the analysed material through the addition of a moral-based layer of enquiry to my more traditional content-based one. This convergence of theoretical, data driven and real life events constitutes a viable “collection of strategies” for academia, data scientists; NGO’s fighting hate crimes and the wider public alike. Bringing together the ideas of Davies, Haidt and others to my data, helps us to perceive humorous online content in terms of complex radical narratives that are all too often compressed into a single tweet.