4 resultados para posterior maxilla

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La sindrome di Noonan (SN) è una patologia a trasmissione autosomica dominante caratterizzata da bassa statura, difetti cardiaci congeniti, dismorfia facciale. In letteratura sono stati pubblicati pochi case reports riguardanti le condizioni orali-facciali in pazienti affetti da SN. Obiettivo. Individuare patologie di pertinenza ortopedico-ortodontica caratteristiche della sindrome utilizzando un campione di pazienti con diagnosi di SN. Metodi. Un gruppo di 10 pazienti affetti da SN è stato sottoposto a esame obiettivo extraorale ed intraorale, ortopantomografia, teleradiografia latero-laterale, impronte delle arcate dentarie. Le misurazioni sulle TLL sono state effettuate sulla base dell'analisi MBT; i valori palatali provengono dai modelli di studio dell’arcata superiore. È stata utilizzato il test t-Student per mettere a confronto il gruppo di studio e il gruppo di controllo riguardo le misure cefalometriche e i valori palatali. Risultati. Nel gruppo di studio sono state rilevate anomalie di numero (un dente deciduo soprannumerario e una agenesia di un dente permanente). Il test t-Student rivela differenze statisticamente significative per 7 variabili cefalometriche su 13 e per 2 variabili palatali. Conclusioni. Basandosi su questo studio è possibile concludere che i pazienti con SN mostrano II classe scheletrica di tipo mandibolare, crescita iperdivergente, tendenza al morso aperto scheletrico, palatoversione degli incisivi superiori, palato stretto. Questi risultati possono fornire informazioni utili sia per la diagnosi di SN sia per la pianificazione del corretto trattamento ortodontico.

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Background: sebbene la letteratura recente abbia suggerito che l’utilizzo degli impianti corti possa rappresentare una alternative preferibile alle procedure di rigenerazione ossea nelle aree posteriori atrofiche, perché è un trattamento più semplice e con meno complicazioni, esistono solo pochi studi a medio e lungo termine che abbiano comparato queste tecniche. Scopo: lo scopo di questo studio retrospettivo è quello di valutare se gli impianti corti (6-8 mm) (gruppo impianti corti) possano presentare percentuali di sopravvivenza e valori di riassorbimento osseo marginali simili a impianti di dimensioni standard (≥11 mm) inseriti contemporaneamente ad una grande rialzo di seno mascellare. Materiali e Metodi: in totale, 101 pazienti sono stati inclusi: 48 nel gruppo impianti corti e 53 nel gruppo seno. In ciascun paziente da 1 a 3 impianti sono stati inseriti e tenuti sommersi per 4-6 mesi. I parametri clinici e radiografici valutati sono: i fallimenti implantari, le complicazioni, lo stato dei tessuti molli, e il riassorbimento osseo marginale. Tutti i pazienti sono stati seguiti per almeno 3 anni dal posizionamento implantare. Risultati: il periodo di osservazione medio è stato di 43.47 ± 6.1 mesi per il gruppo impianti corti e 47.03 ± 7.46 mesi per il gruppo seno. Due su 101 impianti corti e 6 su 108 impianti standard sono falliti. Al follow-up finale, si è riscontrato un riassorbimento osseo medio di 0.47 ± 0.48 mm nel gruppo impianti corti versus 0.64 ± 0.58 mm nel gruppo seno. Non sono presenti differenze statisticamente significative fra i gruppi in termini di fallimenti implantari, complicazioni protesiche, tessuti molli, e riassorbimento osseo. Il gruppo seno ha presentato, invece, un maggior numero di complicazioni chirurgiche. Conclusioni: entrambe le tecniche hanno dimostrato un simile tasso di successo clinico e radiografico, ma gli impianti corti hanno ridotto il numero di complicazioni chirurgiche.

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The present work takes into account three posterior parietal areas, V6, V6A, and PEc, all operating on different subsets of signals (visual, somatic, motor). The work focuses on the study of their functional properties, to better understand their respective contribution in the neuronal circuits that make possible the interactions between subject and external environment. In the caudalmost pole of parietal lobe there is area V6. Functional data suggest that this area is related to the encoding of both objects motion and ego-motion. However, the sensitivity of V6 neurons to optic flow stimulations has been tested only in human fMRI experiments. Here we addressed this issue by applying on monkey the same experimental protocol used in human studies. The visual stimulation obtained with the Flow Fields stimulus was the most effective and powerful to activate area V6 in monkey, further strengthening this homology between the two primates. The neighboring areas, V6A and PEc, show different cytoarchitecture and connectivity profiles, but are both involved in the control of reaches. We studied the sensory responses present in these areas, and directly compared these.. We also studied the motor related discharges of PEc neurons during reaching movements in 3D space comparing also the direction and depth tuning of PEc cells with those of V6A. The results show that area PEc and V6A share several functional properties. Area PEc, unlike V6A, contains a richer and more complex somatosensory input, and a poorer, although complex visual one. Differences emerged also comparing the motor-related properties for reaches in depth: the incidence of depth modulations in PEc and the temporal pattern of modulation for depth and direction allow to delineate a trend among the two parietal visuomotor areas.

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The posterior parietal cortex (PPC) of primates represents a remarkable platform that has evolved over time to solve some of the computational challenges that we face in the everyday life, such as sensorimotor integration, spatial attention, and motor planning. With the aim of further investigating the multifaceted functional characteristics of medial PPC, we conducted three studies to explore the visuomotor, somatic, visual, and attention-related properties of two PPC areas: V6A, a visuomotor area part of the dorsomedial visual stream, and PE, an area strongly dominated by somatomotor input, residing mainly on the exposed surface of the superior parietal lobule. In the first study, we tested the impact of visual feedback on V6A grasp-related activity during arm movements towards objects of different shapes. Our results demonstrate that V6A is modulated by both grip type and visual information during grasping preparation and execution, with a predominance of cells influenced by grip type. In the second study, we explored the influence of depth and direction information on reach-related activity of neurons in the so far largely neglected medial part of area PE. We observed a remarkable trend in medial PPC, going from the joint coding of depth and direction signals caudally, in area V6A, to a largely segregated processing of the two signals rostrally, in area PE. In the third study, we used a combined fMRI-electrophysiology experiment to investigate the neuronal mechanisms underlying covert shift of attention processes in area V6A. Our preliminary results reveal that half of the cells showed shift-selective activity when the monkey covertly shifted its attention towards the receptive field. All together these findings highlight the role of the medial PPC in integrating information coming from different sources (vision, somatosensory and motor) and emphasize the involvement of action-related regions of the dorsomedial visual stream in higher level cognitive functions.