4 resultados para patient best interest

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Definizione del problema: Nonostante il progresso della biotecnologia medica abbia consentito la sopravvivenza del feto, fuori dall’utero materno, ad età gestazionali sempre più basse, la prognosi a breve e a lungo termine di ogni nuovo nato resta spesso incerta e la medicina non è sempre in grado di rimediare completamente e definitivamente ai danni alla salute che spesso contribuisce a causare. Sottoporre tempestivamente i neonati estremamente prematuri alle cure intensive non ne garantisce la sopravvivenza; allo stesso modo, astenervisi non ne garantisce la morte o almeno la morte immediata; in entrambi i casi i danni alla salute (difetti della vista e dell’udito, cecità, sordità, paralisi degli arti, deficit motori, ritardo mentale, disturbi dell’apprendimento e del comportamento) possono essere gravi e permanenti ma non sono prevedibili con certezza per ogni singolo neonato. Il futuro ignoto di ogni nuovo nato, insieme allo sgretolamento di terreni morali condivisi, costringono ad affrontare laceranti dilemmi morali sull’inizio e sul rifiuto, sulla continuazione e sulla sospensione delle cure. Oggetto: Questo lavoro si propone di svolgere un’analisi critica di alcune strategie teoriche e pratiche con le quali, nell’ambito delle cure intensive ai neonati prematuri, la comunità scientifica, i bioeticisti e il diritto tentano di aggirare o di risolvere l’incertezza scientifica e morale. Tali strategie sono accomunate dalla ricerca di criteri morali oggettivi, o almeno intersoggettivi, che consentano ai decisori sostituti di pervenire ad un accordo e di salvaguardare il vero bene del paziente. I criteri esaminati vanno dai dati scientifici riguardanti la prognosi dei prematuri, a “fatti” di natura più strettamente morale come la sofferenza del paziente, il rispetto della libertà di coscienza del medico, l’interesse del neonato a sopravvivere e a vivere bene. Obiettivo: Scopo di questa analisi consiste nel verificare se effettivamente tali strategie riescano a risolvere l’incertezza morale o se invece lascino aperto il dilemma morale delle cure intensive neonatali. In quest’ultimo caso si cercherà di trovare una risposta alla domanda “chi deve decidere per il neonato?” Metodologia e strumenti: Vengono esaminati i più importanti documenti scientifici internazionali riguardanti le raccomandazioni mediche di cura e i pareri della comunità scientifica; gli studi scientifici riguardanti lo stato dell’arte delle conoscenze e degli strumenti terapeutici disponibili ad oggi; i pareri di importanti bioeticisti e gli approcci decisionali più frequentemente proposti ed adoperati; alcuni documenti giuridici internazionali riguardanti la regolamentazione della sperimentazione clinica; alcune pronunce giudiziarie significative riguardanti casi di intervento o astensione dall’intervento medico senza o contro il consenso dei genitori; alcune indagini sulle opinioni dei medici e sulla prassi medica internazionale; le teorie etiche più rilevanti riguardanti i criteri di scelta del legittimo decisore sostituto del neonato e la definizione dei suoi “migliori interessi” da un punto di vista filosofico-morale. Struttura: Nel primo capitolo si ricostruiscono le tappe più importanti della storia delle cure intensive neonatali, con particolare attenzione agli sviluppi dell’assistenza respiratoria negli ultimi decenni. In tal modo vengono messi in luce sia i cambiamenti morali e sociali prodotti dalla meccanizzazione e dalla medicalizzazione dell’assistenza neonatale, sia la continuità della medicina neonatale con il tradizionale paternalismo medico, con i suoi limiti teorici e pratici e con lo sconfinare della pratica terapeutica nella sperimentazione incontrollata. Nel secondo capitolo si sottopongono ad esame critico le prime tre strategie di soluzione dell’incertezza scientifica e morale. La prima consiste nel decidere la “sorte” di un singolo paziente in base ai dati statistici riguardanti la prognosi di tutti i nati in condizioni cliniche analoghe (“approccio statistico”); la seconda, in base alla risposta del singolo paziente alle terapie (“approccio prognostico individualizzato”); la terza, in base all’evoluzione delle condizioni cliniche individuali osservate durante un periodo di trattamento “aggressivo” abbastanza lungo da consentire la raccolta dei dati clinici utili a formulare una prognosi sicura(“approccio del trattamento fino alla certezza”). Viene dedicata una più ampia trattazione alla prima strategia perché l’uso degli studi scientifici per predire la prognosi di ogni nuovo nato accomuna i tre approcci e costituisce la strategia più diffusa ed emblematica di aggiramento dell’incertezza. Essa consiste nella costruzione di un’ “etica basata sull’evidenza”, in analogia alla “medicina basata sull’evidenza”, in quanto ambisce a fondare i doveri morali dei medici e dei genitori solo su fatti verificabili (le prove scientifiche di efficacia delle cure)apparentemente indiscutibili, avalutativi o autocertificativi della moralità delle scelte. Poiché la forza retorica di questa strategia poggia proprio su una (parziale) negazione dell’incertezza dei dati scientifici e sulla presunzione di irrilevanza della pluralità e della complessità dei valori morali nelle decisioni mediche, per metterne in luce i limiti si è scelto di dedicare la maggior parte del secondo capitolo alla discussione dei limiti di validità scientifica degli studi prognostici di cui i medici si avvalgono per predire la prognosi di ogni nuovo nato. Allo stesso scopo, in questo capitolo vengono messe in luce la falsa neutralità morale dei giudizi scientifici di “efficacia”, “prognosi buona”, “prognosi infausta” e di “tollerabilità del rischio” o dei “costi”. Nel terzo capitolo viene affrontata la questione della natura sperimentale delle cure intensive per i neonati prematuri al fine di suggerire un’ulteriore ragione dell’incertezza morale, dell’insostenibilità di obblighi medici di trattamento e della svalutazione dell’istituto del consenso libero e informato dei genitori del neonato. Viene poi documentata l’esistenza di due atteggiamenti opposti manifestati dalla comunità scientifica, dai bioeticisti e dal diritto: da una parte il silenzio sulla natura sperimentale delle terapie e dall’altra l’autocertificazione morale della sperimentazione incontrollata. In seguito si cerca di mostrare come entrambi, sebbene opposti, siano orientati ad occultare l’incertezza e la complessità delle cure ai neonati prematuri, per riaffermare, in tal modo, la precedenza dell’autorità decisionale del medico rispetto a quella dei genitori. Il quarto capitolo, cerca di rispondere alla domanda “chi deve decidere in condizioni di incertezza?”. Viene delineata, perciò, un’altra strategia di risoluzione dell’incertezza: la definizione del miglior interesse (best interest) del neonato, come oggetto, limite e scopo ultimo delle decisioni mediche, qualsiasi esse siano. Viene verificata l’ipotesi che il legittimo decisore ultimo sia colui che conosce meglio di ogni altro i migliori interessi del neonato. Perciò, in questo capitolo vengono esposte e criticate alcune teorie filosofiche sul concetto di “miglior interesse” applicato allo speciale status del neonato. Poiché quest’analisi, rivelando l’inconoscibilità del best interest del neonato, non consente di stabilire con sicurezza chi sia intitolato a prendere la decisione ultima, nell’ultimo capitolo vengono esaminate altre ragioni per le quali i genitori dovrebbero avere l’ultima parola nelle decisioni di fine o di proseguimento della vita. Dopo averle scartate, viene proposta una ragione alternativa che, sebbene non risolutiva, si ritiene abbia il merito di riconoscere e di non mortificare l’irriducibilità dell’incertezza e l’estrema complessità delle scelte morali, senza rischiare, però, la paralisi decisionale, il nichilismo morale e la risoluzione non pacifica dei conflitti.

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The ever-growing interest in scientific techniques, able to characterise the materials and rediscover the steps behind the execution of a painting, makes them widely accepted in its investigation. This research discusses issues emerging from attribution and authentication studies and proposes best practise for the characterisation of materials and techniques, favouring the contextualisation of the results in an integrated approach; the work aims to systematically classify paintings in categories that aid the examination of objects. A first grouping of paintings is based on the information initially available on them, identifying four categories. A focus of this study is the examination of case studies, spanning from the 16th to the 20th century, to evaluate and validate different protocols associated to each category, to show problems arising from paintings and explain advantages and limits of the approach. The research methodology incorporates a combined set of scientific techniques (non-invasive, such as technical imaging and XRF, micro-invasive, such as optical microscopy, SEM-EDS, FTIR, Raman microscopy and in one case radiocarbon dating) to answer the questions and, if necessary for the classification, exhaustively characterise the materials of the paintings, as the creation and contribution of shared technical databases related to various artists and their evolution over time is an objective tool that benefits this kind of study. The reliability of a close collaboration among different professionals is an essential aspect of this research to comprehensively study a painting, as the integration of stylistic, documentary and provenance studies corroborates the scientific findings and helps in the successful contextualisation of the results and the reconstruction of the history of the object.

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Atrial fibrillation (AF) is a widespread arrhythmia, associated with higher risk of stroke, sleep disorders and dementia. In some conditions, electrical cardioversion (ECV) represents the best choice for rhythm control. Nowadays, there is a growing interest in developing new devices for screening and monitoring of AF patients. We aimed to improve acute efficacy of ECV procedure and to explore the feasibility of the use of new wearable devices for monitoring in candidates to AF ECV. We compared antero-apical pads vs antero-posterior patches approach for AF ECV, and we elaborated a decision algorithm to improve acute efficacy. After, we evaluated the feasibility of the use of new wearable devices for monitoring of candidates to AF ECV. In particular, we analysed the effect of AF ECV on heart rate variability and vascular age parameters derived from PPG signals registered with Empatica (CE 1876/MDD 93/42/EEC), and on EEG pattern registered with Neurosteer (Israel). From December 2005 to September 2019, 492 patients were enrolled. We evaluated acute efficacy of the two approaches for AF ECV and we elaborated a decision algorithm based on body surface area, weight, and height. The decision algorithm improved first shock efficacy (93.2% vs. 87.2%, p=0.025). From 1st November 2021 to 1st April 2022, 24 patients were enrolled in PPEEG-AF pilot study. Considering vascular age parameters, a significant reduction in TPR and a wave was observed (p<0.001). Considering sleep patterns, a tendency to higher coherence was observed in registrations acquired during AF, or considering signals registered for each patient independently from AF. The new decision algorithm improved acute efficacy and reduced costs associated with adhesive patches. Significant modifications were observed on vascular age parameters measured before and after ECV, and a possible AF effect on sleep pattern was noticed. More data are necessary to confirm these preliminary results.

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The aim of this work was to investigate novel diagnostic and prognostic tools, postoperative treatments and epidemiologic factors impacting the outcome of surgical cases of colic. To make a more accurate diagnosis and establish a prognosis, several biomarkers have been investigated in colic patients. In this study we evaluated peritoneal PCT and blood ADMA and SDMA in SIRS positive and negative colic patients to be used as prognostic biomarkers. Our results highlighted the limits of these biomarkers in detection and the lack of specificity. In fact PCT was not detectable and even if ADMA and SDMA significantly increased in colic horses, they are not diagnostic nor prognostic markers for SIRS. Fluid therapy has been described to be crucial for the outcome of colic patients, nevertheless no guidelines have been established. Overhydration was the common practice in post surgical management. We compared cases with an extended fluid therapy protocol and cases with a restricted protocol. Results showed that survival rate and postoperative complications were similar between the groups, despite costs being significantly lower in the restricted group. The possible correlation between intestinal microbiota and colics has gained interest. In this study, cecal and colonic content from horses undergoing laparotomy were collected, and the microbiota analized. Results showed some differences in microbiota between discharged and non discharged patients, and between strangulating and non strangulating types of colic, that might suggest some influence of hind gut microbiota on the disease. A multicentric study involving three veterinary teaching hospitals on the italian territory was conducted investigating factors affecting postoperative survival and complications in colics. Results showed that the influence of age, PCV, TPP, blood lactate, reflux, type of disease, type of lesion, presence of anastomosis, duration of surgery and surgeons, were in line with literature. Amount of crystalloids used could affected the outcome.