8 resultados para illegal migrations, europeanization, codevelopment, European Neighborhood Policy.
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
The European External Action Service (EEAS or Service) is one of the most significant and most debated innovations introduced by the Lisbon Treaty. This analysis intends to explain the anomalous design of the EEAS in light of its function, which consists in the promotion of external action coherence. Coherence is a principle of the EU legal system, which requires synergy in the external actions of the Union and its Members. It can be enforced only through the coordination of European policy-makers' initiatives, by bridging the gap between the 'Communitarian' and intergovernmental approaches. This is the 'Union method' envisaged by A. Merkel: "coordinated action in a spirit of solidarity - each of us in the area for which we are responsible but all working towards the same goal". The EEAS embodies the 'Union method', since it is institutionally linked to both Union organs and Member States. It is also capable of enhancing synergy in policy management and promoting unity in international representation, since its field of action is delimited not by an abstract concern for institutional balance but by a pragmatic assessment of the need for coordination in each sector. The challenge is now to make sure that this pragmatic approach is applied with respect to all the activities of the Service, in order to reinforce its effectiveness. The coordination brought by the EEAS is in fact the only means through which a European foreign policy can come into being: the choice is not between the Community method and the intergovernmental method, but between a coordinated position and nothing at all.
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This dissertation consists of three empirical studies that aim at providing new evidence in the field of public policy evaluation. In particular, the first two chapters focus on the effects of the European cohesion policy, while the third chapter assesses the effectiveness of Italian labour market incentives in reducing long-term unemployment. The first study analyses the effect of EU funds on life satisfaction across European regions , under the assumption that projects financed by structural funds in the fields of employment, education, health and environment may affect the overall quality of life in recipient regions. Using regional data from the European Social Survey in 2002-2006, it resorts to a regression discontinuity design, where the discontinuity is provided by the institutional framework of the policy. The second study aims at estimating the impact of large transfers from a centralized authority to a local administration on the incidence of white collar crimes. It merges a unique dataset on crimes committed in Italian municipalities between 2007 and 2011 with information on the disbursement of EU structural funds in 2007-2013 programming period, employing an instrumental variable estimation strategy that exploits the variation in the electoral cycle at local level. The third study analyses the impact of an Italian labour market policy that allowed firms to cut their labour costs on open-ended job contracts when hiring long-term unemployed workers. It takes advantage of a unique dataset that draws information from the unemployment lists in Veneto region and it resorts to a regression discontinuity approach to estimate the effect of the policy on the job finding rate of long-term unemployed workers.
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L’oggetto del lavoro si sostanzia nella verifica del grado di giustiziabilità che i diritti sociali ricevono nell’ordinamento dell’Unione europea. L’indagine si articola in tre capitoli. Il primo è dedicato ad una sintetica ricostruzione dei modelli di welfare state riconosciuti dagli ordinamenti dei diversi paesi membri dell’Unione attraverso cui, la candidata enuclea un insieme di diritti sociali che ricevono tutela in tutti gli ordinamenti nazionali. L’esposizione prosegue, con la ricostruzione dell’evoluzione dei Trattati istitutivi dell’Unione e l’inclusione della sfera sociale tra gli obiettivi di questa. In particolare, il secondo capitolo esamina la giurisprudenza della Corte di Giustizia in relazione alle materie sociali, nonché l’inclusione dei diritti sociali nel testo della Carta dei diritti fondamentali. L’analisi si sofferma sulle tecniche normative adottate nell’area della politica sociale, evidenziando la tendenza ad un approccio di tipo “soft” piuttosto che attraverso il classico metodo comunitario. Esaurita questa analisi il terzo capitolo analizza i rapporti tra il diritto dell’Ue e quello della CEDU in materia di diritti sociali, evidenziano il diverso approccio utilizzato dalle due istanze sovranazionali nella tutela di questi diritti. Sulla base del lavoro svolto si conclude per una sostanziale mancanza di giustiziabilità dei diritti sociali in ambito dell’Unione. In particolare i punti deboli dell’Europa sociale vengono individuati in: un approccio regolativo alla dimensione sociale di tipo sempre più soft; la permanenza di alcuni deficit di competenze; la mancata indicazione di criteri di bilanciamento tra diritti sociali e libertà economiche e dalla compresenza delle due nozioni di economia sociale e di economia di mercato. Le conclusioni mostrano come l’assenza di competenze esclusive dell’Unione in materia di politica sociale non consenta una uniformazione/armonizzazione delle politiche sociali interne, che si riflette nell’incapacità dei modelli sociali nazionali di assorbire i grandi mutamenti macro economici che si sono avuti negli ultimi vent’anni, sia a livello sovranazionale che internazionale.
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Entro l’approccio concettuale e metodologico transdisciplinare della Scienza della Sostenibilità, la presente tesi elabora un background teorico per concettualizzare una definizione di sostenibilità sulla cui base proporre un modello di sviluppo alternativo a quello dominante, declinato in termini di proposte concrete entro il caso-studio di regolazione europea in materia di risparmio energetico. La ricerca, attraverso un’analisi transdisciplinare, identifica una crisi strutturale del modello di sviluppo dominante basato sulla crescita economica quale (unico) indicatore di benessere e una crisi valoriale. L’attenzione si concentra quindi sull’individuazione di un paradigma idoneo a rispondere alle criticità emerse dall’analisi. A tal fine vengono esaminati i concetti di sviluppo sostenibile e di sostenibilità, arrivando a proporre un nuovo paradigma (la “sostenibilità ecosistemica”) che dia conto dell’impossibilità di una crescita infinita su un sistema caratterizzato da risorse limitate. Vengono poi presentate delle proposte per un modello di sviluppo sostenibile alternativo a quello dominante. Siffatta elaborazione teorica viene declinata in termini concreti mediante l’elaborazione di un caso-studio. A tal fine, viene innanzitutto analizzata la funzione della regolazione come strumento per garantire l’applicazione pratica del modello teorico. L’attenzione è concentrata sul caso-studio rappresentato dalla politica e regolazione dell’Unione Europea in materia di risparmio ed efficienza energetica. Dall’analisi emerge una progressiva commistione tra i due concetti di risparmio energetico ed efficienza energetica, per la quale vengono avanzate delle motivazioni e individuati dei rischi in termini di effetti rebound. Per rispondere alle incongruenze tra obiettivo proclamato dall’Unione Europea di riduzione dei consumi energetici e politica effettivamente perseguita, viene proposta una forma di “regolazione per la sostenibilità” in ambito abitativo residenziale che, promuovendo la condivisione dei servizi energetici, recuperi il significato proprio di risparmio energetico come riduzione del consumo mediante cambiamenti di comportamento, arricchendolo di una nuova connotazione come “bene relazionale” per la promozione del benessere relazionale ed individuale.
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Questa ricerca analizza le implicazioni derivanti dall’introduzione della procedura di co-decisione come procedura legislativa ordinaria nel processo di riforma della politica agricola comune. La diversa distribuzione dei poteri tra le istituzioni europee modifica gli assetti istituzionali e fornisce al Parlamento il ruolo di colegislatore in materia agricola. La forma assunta dalla nuova politica agricola europea scaturisce dalla configurazione dei poteri di contrattazione che ciascun attore ha mostrato nella sede dei triloghi negoziali. La ricerca tenta di verificare la accuratezza predittiva di diversi modelli di contrattazione legislativa attraverso il confronto e la verifica degli errori di predizione sui risultati finali di alcune questioni salienti della riforma della Politica Agricola Comune e allo stesso tempo, cerca di identificare il peso del potere del Parlamento europeo in veste di co-legislatore nel processo di riforma della PAC post-2013.
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Le reti transeuropee sono uno dei vettori della competitività, dell’integrazione e dello sviluppo sostenibile dell’Unione. La tesi mette in luce la progressiva affermazione di una coerente politica infrastrutturale europea a carattere strumentale, esaminando tale evoluzione sotto tre profili: normativo, istituzionale e finanziario. In primo luogo, sotto il profilo normativo, la tesi evidenzia, da un lato, la progressiva emancipazione delle istituzioni dell’Unione dall’influenza degli Stati membri nell’esercizio delle proprie competenze in materia di reti transeuropee e, dall’altro, lo sviluppo di relazioni di complementarietà e specialità tra la politica di reti e altre politiche dell’Unione. L’elaborato sottolinea, in secondo luogo, sotto il profilo istituzionale, il ruolo del processo di «integrazione organica» dei regolatori nazionali e del processo di «agenzificazione» nel perseguimento degli obiettivi di interconnessione e accesso alle reti nazionali. La tesi osserva, infine, sotto il profilo finanziario, l’accresciuta importanza del sostegno finanziario dell’UE alla costituzione delle reti, che si è accompagnata al parziale superamento dei limiti derivanti dal diritto dell’UE alla politiche di spesa pubblica infrastrutturale degli Stati membri. Da un lato rispetto al diritto della concorrenza e, in particolare, al divieto di aiuti di stato, grazie al rapporto funzionale tra reti e prestazione di servizi di interesse economico generale, e dall’altro lato riguardo ai vincoli di bilancio, attraverso un’interpretazione evolutiva della cd. investment clause del Patto di stabilità e crescita. La tesi, in conclusione, rileva gli sviluppi decisivi della politica di reti europea, ma sottolinea il ruolo che gli Stati membri sono destinati a continuare ad esercitare nel suo sviluppo. Da questi ultimi, infatti, dipende la concreta attuazione di tale politica, ma anche il definitivo superamento, in occasione di una prossima revisione dei Trattati, dei retaggi intergovernativi che continuano a caratterizzare il diritto primario in materia.
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This dissertation investigates corporate governance and dividend policy in banking. This topic has recently attracted the attention of numerous scholars all over the world and currently remains one of the most discussed topics in Banking. The core of the dissertation is constituted by three papers. The first paper generalizes the main achievements in the field of relevant study using the approach of meta-analysis. The second paper provides an empirical analysis of the effect of banking corporate governance on dividend payout. Finally, the third paper investigates empirically the effect of government bailout during 2007-2010 on corporate governance and dividend policy of banks. The dissertation uses a new hand-collected data set with information on corporate governance, ownership structure and compensation structure for a sample of listed banks from 15 European countries for the period 2005-2010. The empirical papers employ such econometric approaches as Within-Group model, difference-in-difference technique, and propensity score matching method based on the Nearest Neighbor Matching estimator. The main empirical results may be summarized as follows. First, we provide evidence that CEO power and connection to government are associated with lower dividend payout ratios. This result supports the view that banking regulators are prevalently concerned about the safety of the bank, and powerful bank CEOs can afford to distribute low payout ratios, at the expense of minority shareholders. Next, we find that government bailout during 2007-2010 changes the banks’ ownership structure and helps to keep lending by bailed bank at the pre-crisis level. Finally, we provide robust evidence for increased control over the banks that receive government money. These findings show the important role of government when overcoming the consequences of the banking crisis, and high quality of governance of public bailouts in European countries.