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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Chalcogenides are chemical compounds with at least one of the following three chemical elements: Sulfur (S), Selenium (Sn), and Tellurium (Te). As opposed to other materials, chalcogenide atomic arrangement can quickly and reversibly inter-change between crystalline, amorphous and liquid phases. Therefore they are also called phase change materials. As a results, chalcogenide thermal, optical, structural, electronic, electrical properties change pronouncedly and significantly with the phase they are in, leading to a host of different applications in different areas. The noticeable optical reflectivity difference between crystalline and amorphous phases has allowed optical storage devices to be made. Their very high thermal conductivity and heat fusion provided remarkable benefits in the frame of thermal energy storage for heating and cooling in residential and commercial buildings. The outstanding resistivity difference between crystalline and amorphous phases led to a significant improvement of solid state storage devices from the power consumption to the re-writability to say nothing of the shrinkability. This work focuses on a better understanding from a simulative stand point of the electronic, vibrational and optical properties for the crystalline phases (hexagonal and faced-centered cubic). The electronic properties are calculated implementing the density functional theory combined with pseudo-potentials, plane waves and the local density approximation. The phonon properties are computed using the density functional perturbation theory. The phonon dispersion and spectrum are calculated using the density functional perturbation theory. As it relates to the optical constants, the real part dielectric function is calculated through the Drude-Lorentz expression. The imaginary part results from the real part through the Kramers-Kronig transformation. The refractive index, the extinctive and absorption coefficients are analytically calculated from the dielectric function. The transmission and reflection coefficients are calculated using the Fresnel equations. All calculated optical constants compare well the experimental ones.

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Graphene and graphenic derivatives have rapidly emerged as an extremely promising system for electronic, optical, thermal, and electromechanical applications. Several approaches have been developed to produce these materials (i.e. scotch tape, CVD, chemical and solvent exfoliation). In this work we report a chemical approach to produce graphene by reducing graphene oxide (GO) via thermal or electrical methods. A morphological and electrical characterization of these systems has been performed using different techniques such as SPM, SEM, TEM, Raman and XPS. Moreover, we studied the interaction between graphene derivates and organic molecules focusing on the following aspects: - improvement of optical contrast of graphene on different substrates for rapid monolayer identification1 - supramolecular interaction with organic molecules (i.e. thiophene, pyrene etc.)4 - covalent functionalization with optically active molecules2 - preparation and characterization of organic/graphene Field Effect Transistors3-5 Graphene chemistry can potentially allow seamless integration of graphene technology in organic electronics devices to improve device performance and develop new applications for graphene-based materials. [1] E. Treossi, M. Melucci, A. Liscio, M. Gazzano, P. Samorì, and V. Palermo, J. Am. Chem. Soc., 2009, 131, 15576. [2] M. Melucci, E. Treossi, L. Ortolani, G. Giambastiani, V. Morandi, P. Klar, C. Casiraghi, P. Samorì, and V. Palermo, J. Mater. Chem., 2010, 20, 9052. [3] J.M. Mativetsky, E. Treossi, E. Orgiu, M. Melucci, G.P. Veronese, P. Samorì, and V. Palermo, J. Am. Chem. Soc., 2010, 132, 14130. [4] A. Liscio, G.P. Veronese, E. Treossi, F. Suriano, F. Rossella, V. Bellani, R. Rizzoli, P. Samorì and V. Palermo, J. Mater. Chem., 2011, 21, 2924. [5] J.M. Mativetsky, A. Liscio, E. Treossi, E. Orgiu, A. Zanelli, P. Samorì , V. Palermo, J. Am. Chem. Soc., 2011, 133, 14320

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Questa tesi descrive lo sviluppo di un elettrodo modificato con un polimero isolante per la determinazione indiretta del radicale OH. I polimeri testati sono stati polifenolo, polipirrolo e polipirrolo sovraoossidato ed il primo è risultato quello con le migliori prestazioni. Il film di modificante è stato depositato per elettropolimerizzazione del fenolo in ambiente acido, su un elettrodo di carbone vetroso (GC) ed è risultato isolante e perfettamente adeso al GC, impedendo il trasferimento di carica alle più comuni sonde redox. L’attacco dei radicali OH, generati dalla reazione di Fenton o dalla fotolisi di H2O2, rimuove parzialmente il polimero dal GC, ripristinando parzialmente il comportamento conduttore dell’elettrodo. L’entità della degradazione del film polifenolico è stata valutata sfruttando la corrente relativa alla sonda redox Ru(NH3)63+, che rappresenta il segnale analitico per la determinazione del radicale OH. L’elettrodo è stato impiegato per stimare le prestazioni di foto catalizzatori a base di nanoparticelle di TiO2, ottenendo risultati correlati a quelli ricavati da un metodo HPLC. Inoltre esso è stato usato per sviluppare una nuova procedura per la determinazione della capacità di scavenging verso i radicali OH, che è stata applicata all’analisi di composti puri e campioni reali. I risultati erano confrontabili con quelli determinati con metodiche standardizzate, comunemente impiegate per la determinazione della capacità antiossidante. Inoltre è stato condotto uno studio riguardante la modifica di un elettrodo di platino con un idrossido misto a strati a base di cobalto e alluminio (LDH). In particolare si sono valutati gli effetti di diversi pretrattamenti del Pt sulle caratteristiche e prestazioni elettrocatalitiche del film di LDH nei confronti dell’ossidazione di anilina, fenolo e acido salicilico. Questi composti possono essere impiegati come molecole sonda per la determinazione del radicale OH e rivestono interesse da un punto di vista elettroanalitico perché portano facilmente alla passivazione della superficie di Pt.

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Negli impianti utilizzati per la produzione di energia elettrica che sfruttano l'energia solare, quali la tecnologia solare a concentrazione (Solare Termodinamico) sviluppata da ENEA, per minimizzare le dispersioni di calore è necessaria una elevata selettività spettrale. Per ottimizzare l'efficienza dell'impianto è quindi necessario lo sviluppo di materiali innovativi, in grado di minimizzare la quantità di energia dispersa per riflessione. In questo studio, per incrementare la trasmittanza solare dei componenti in vetro presenti nei tubi ricevitori dell'impianto, sono state utilizzate tipologie diverse di rivestimenti antiriflesso (multistrato e a singolo strato poroso). I rivestimenti sono stati ottenuti mediante via umida, con tecnica di sol-gel dip-coating. I sol coprenti sono stati preparati da alcossidi o sali metallici precursori degli ossidi che costituiscono il rivestimento. Sono state approfondite sia la fase di sintesi dei sol coprenti, sia la fase di deposizione sul substrato, che ha richiesto la progettazione e realizzazione di una apparecchiatura prototipale, ossia di un dip-coater in grado di garantire un accurato controllo della velocità di emersione e dell'ambiente di deposizione (temperatura e umidità). Il materiale multistrato applicato su vetro non ha migliorato la trasmittanza del substrato nell'intervallo di lunghezze d'onda dello spettro solare, pur presentando buone caratteristiche antiriflesso nell'intervallo dell'UV-Vis. Al contrario, l'ottimizzazione del rivestimento a base di silice porosa, ha portato all'ottenimento di indici di rifrazione molto bassi (1.15 to 1.18) e ad un incremento della trasmittanza solare dal 91.5% al 96.8%, efficienza superiore agli attuali rivestimenti disponibili in commercio.

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Negli ultimi anni la longevità è divenuto un argomento di notevole interesse in diversi settori scientifici. Le ricerche volte ad indagare i meccanismi che regolano i fattori della longevità si sono moltiplicate nell’ultimo periodo interessando, in maniera diversa, alcune regioni del territorio italiano. Lo studio presentato nella tesi ha l’obiettivo di identificare eventuali aggregazioni territoriali caratterizzate da una significativa propensione alla longevità nella regione Emilia-Romagna mediante l’impiego di metodologie di clustering spaziale, alcune delle quali di recente implementazione. La popolazione in esame è costituita dagli individui residenti in Emilia- Romagna nel quinquennio 2000-2004 suddivisa in classi di età, sesso e comune. L’analisi è di tipo puramente spaziale, in cui l’unità geografica elementare è identificata dal comune, ed è stata condotta separatamente per i due sessi. L’identificazione delle aree regionali ad elevata longevità è avvenuta utilizzando quattro metodologie di clustering spaziale, basate sulla teoria della massima verosimiglianza, che si differenziano tra loro per la modalità di ricerca dei potenziali clusters. La differenza consiste nella capacità di identificare aggregazioni territoriali di forma regolare (spatial scan statistic, Kulldorff e Nagarwalla,1995; Kulldorff,1997, 1999) o dall’andamento geometrico “libero” (flexible scan statistic, Tango e Takahashi,2005; algoritmo genetico, Duczmal et al.,2007; greedy growth search, Yiannakoulias et al.,2007). Le caratteristiche di ciascuna metodologia consentono, in tal modo, di “catturare” le possibili conformazioni geografiche delle aggregazioni presenti sul territorio e la teoria statistica di base, comune ad esse, consente di effettuare agevolmente un confronto tra i risultati ottenuti. La persistenza di un’area caratterizzata da un’elevata propensione alla longevità consente, infatti, di ritenere il cluster identificato di notevole interesse per approfondimenti successivi. Il criterio utilizzato per la valutazione della persistenza di un cluster è stato derivato dalla teoria dei grafi, con particolare riferimento ai multigrafi. L’idea è confrontare, a parità di parametri di ricerca, i grafi associati alle aggregazioni spaziali identificate con le diverse metodologie attraverso una valutazione delle occorrenze dei collegamenti esistenti tra le coppie di vertici. Alcune valutazioni di carattere demografico ed un esame della letteratura esistente sugli studi di longevità, hanno indotto alla definizione di una classe (aperta) di età per rappresentare il fenomeno nella nostra ricerca: sono stati considerati gli individui con età superiore o uguale a 95 anni (indicata con 95+). La misura di sintesi utilizzata per descrivere il fenomeno è un indicatore specifico di longevità, mutuato dalla demografia, indicato con Centenarian Rate (CR) (Robine e Caselli, 2005). Esso è definito dal rapporto tra la popolazione 95+ e la popolazione residente, nello stesso comune, al censimento del 1961. L’idea alla base del CR è confrontare gli individui longevi di un istante temporale con quelli presenti, nella stessa area, circa 40 anni prima dell’osservazione, ipotizzando che l’effetto migratorio di una popolazione possa ritenersi trascurabile oltre i 60 anni di età. La propensione alla longevità coinvolge in maniera diversa le aree del territorio dell’Emilia-Romagna. Le province della regione caratterizzate da una maggiore longevità sono Bologna, Ravenna e parte di Forlì-Cesena mentre la provincia di Ferrara si distingue per un livello ridotto del fenomeno. La distinzione per sesso non appare netta: gli uomini con età 95+, numericamente inferiori alle donne, risiedono principalmente nei comuni delle province di Bologna e Ravenna, con qualche estensione nel territorio forlivese, analogamente a quanto accade per la popolazione femminile che mostra, tuttavia, una maggiore prevalenza nei territori di Bologna e Forlì-Cesena, includendo alcune aree del riminese. Le province occidentali della regione, invece, non risultano interessate significativamente da questo fenomeno. Le metodologie di cluster detection utilizzate nello studio hanno prodotto risultati pressoché simili seppur con criteri di ricerca differenti. La spatial scan statistic si conferma una metodologia efficace e veloce ma il vincolo geometrico regolare imposto al cluster condiziona il suo utilizzo, rivelando una scarsa adattabilità nell’identificazione di aggregazioni irregolari. La metodologia FSC ha evidenziato buone capacità di ricerca e velocità di esecuzione, completata da una descrizione chiara e dettagliata dei risultati e dalla possibilità di poter visualizzare graficamente i clusters finali, anche se con un livello minimo di dettaglio. Il limite principale della metodologia è la dimensione ridotta del cluster finale: l’eccessivo impegno computazionale richiesto dalla procedura induce a fissare il limite massimo al di sotto delle 30 aree, rendendola così utilizzabile solo nelle indagini in cui si ipotizza un’estensione limitata del fenomeno sul territorio. L’algoritmo genetico GA si rivela efficace nell’identificazione di clusters di qualsiasi forma ed estensione, seppur con una velocità di esecuzione inferiore rispetto alle procedure finora descritte. Senza un’adeguata selezione dei parametri di ricerca,la procedura può individuare clusters molto irregolari ed estesi, consigliando l’uso di penalizzazione non nulla in fase di ricerca. La scelta dei parametri di ricerca non è comunque agevole ed immediata e, spesso, è lasciata all’esperienza del ricercatore. Questo modo di procedere, in aggiunta alla mancanza di informazioni a priori sul fenomeno, aumenta il grado di soggettività introdotto nella selezione dei parametri influenzando i risultati finali. Infine, la metodologia GGS richiede un carico computazionale nettamente superiore rispetto a quello necessario per le altre metodologie utilizzate e l’introduzione di due parametri di controllo favorisce una maggiore arbitrarietà nella selezione dei valori di ricerca adeguati; inoltre, la recente implementazione della procedura e la mancanza di studi su dati reali inducono ad effettuare un numero maggiore di prove durante la fase di ricerca dei clusters.

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The introduction of hydroxyl groups into ligands is able to transfer high hydrophilic features to the related metal systems. The atom-economy synthetic procedure adopted which consists in the one-step Cyclopentene-oxide ring opening, quantitatitatively affords stereoselective formation of the multi-hydroxyl rac-1,2,4- C5H2[CH(CH2)3CHOH]3 Cpººº ligand1. Rh complexation of Cpººº gives rise to a novel class of water-soluble complexes (L,L)RhCpººº (LL=NBD 1, COD 2, CH2CH2 3, CO 4) (Scheme 1) characterized by their spectroscopic features (ESI-MS, IR, 2D NMR, n.O.e.). The X-ray diffraction studies of 1a reveal the occurrence of one couple of enantiomeric pairs in the crystal structure, whilst the crystal packing shows an interesting self-organization in chains of dimeric units of 1a, promoted by strong intermolecular hydroxyl H-bonding. This effect has been exploited by performing VT NMR experiments in different solvents (CDCl3, Py, DMSO). Unpredictably, in the absence of chiral tag, 1 exhibits solvent-dependent chiroptical properties (CD, αD^ 25), which are correlated to UV transitions and DFT calculations. The intra/inter molecular H-binding is crucial in driving the equilibrium between the observed atropisomers 1a and 1b, by varying the planar chirality on the two π-complexes.

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Camptothecin, (CPT) is a pentacyclic alkaloid isolated for the first time from the Chinese tree Camptotheca acuminata, and which has soon attracted the attention of medicinal chemists and pharmacologists due to its promising anti-cancer activity against the most aggressive histo-types. So far, most of the synthesized camptothecin analogues are A and B ring modified compounds, which have been prepared via synthetic or semi-synthetic routes. To the best of our knowledge, a very limited number of C, D, or E ring modified analogues of CPT have been reported; moreover, the few derivatives known from the literature showed a reduced or no biological activity. This dissertation presents synthetic studies on camptothecin new derivatives along with the development of a new and general semi-synthetic methodology to obtain a large variety of analogues. We report here the semi-synthesis of a new family of 5-substituted CPT's, along with their biological activity evaluation, which will be compared with reference compounds. The use of carrier-linked prodrugs has emerged as a useful strategy to overcome some of the drawbacks related with the use of the parent drug, such as low solubility, membrane permeability properties, low oral absorption, instability, toxicity, and nontargeting. Herein we report CPT-prodrugs synthesized via ring opening of the lactone moiety as 17-O-acyl camptothecin tripartate conjugates, which bear a polyamine side chain with different architectures, as the carriers. Moreover, we found that the replacement of the oxygen atom with sulphur on the piridone D-ring, dramatically improves the potency of the novel 16a-thio-camptothecin derivatives, opening new possibilities in the modelling of this class of compounds.