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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La mia tesi di dottorato ha ad oggetto lo studio e l’analisi del ruolo della Narrative all’interno di tre ambiti, quali Medical Ethics, Clinical Practice e Medical Education. La tesi è strutturata in 4 capitoli: i primi tre vanno a comporre la parte teorica mentre nel quarto capitolo viene riportata una ricerca sul campo da me svolta negli Stati Uniti. Nel primo capitolo, analizzo il ruolo della narrative all’interno della Medical Ethics specificando che cosa si intenda con etica narrativa, quali sono le motivazione alla base del suo sviluppo e chi sono i suoi principali esponenti. In questo capitolo, inoltre, esamino i problemi che l’etica narrativa solleva suggerendo un nuovo modo in cui essa si integra alla riflessione bioetica. Il secondo capitolo è dedicato al contributo della narrative nella Medical Practice investigando sia le modalità attraverso le quali il paziente può avvalersi della narrazione per analizzare la sua esperienza di malattia sia la cosiddetta Medicina Narrativa. Il terzo capitolo è dedicato all'analisi delle Medical Humanities, ossia di quelle discipline che all’interno della Medical Education si stanno rivelando strumenti efficaci per una formazione più equilibrata e completa dei professionisti della salute. Il quarto capitolo, invece, è dedicato alla descrizione di una ricerca svolta presso l’University of California – Irvine . Durante questa esperienza ho frequentato i corsi del Program in Medical Humanities and Arts diretto dalla Prof.ssa J. Shapiro, (programma in vigore da 13 anni e implementato allo scopo di migliorare alcune competenze nei futuri medici quali: l'empatia, l’altruismo, la compassione e la predisposizione alla cura verso i pazienti, oltre che per affinare le comunicazione clinica e la capacità di osservazione) e intervistato gli studenti che hanno preso parte a queste lezioni.

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Organizational and institutional scholars have advocated the need to examine how processes originating at an individual level can change organizations or even create new organizational arrangements able to affect institutional dynamics (Chreim et al., 2007; Powell & Colyvas, 2008; Smets et al., 2012). Conversely, research on identity work has mainly investigated the different ways individuals can modify the boundaries of their work in actual occupations, thus paying particular attention to ‘internal’ self-crafting (e.g. Wrzesniewski & Dutton, 2001). Drawing from literatures on possible and alternative self and on positive organizational scholarship (e.g., Obodaru, 2012; Roberts & Dutton, 2009), my argument is that individuals’ identity work can go well beyond the boundaries of internal self-crafting to the creation of new organizational arrangements. In this contribution I analyze, through multiple case studies, healthcare professionals who spontaneously participated in the creation of new organizational arrangements, namely health structures called Community Hospitals. The contribution develops this form of identity work by building a grounded model. My findings disclose the process that leads from the search for the enactment of different self-concepts to positive identities, through the creation of a new organizational arrangement. I contend that this is a particularly complex form of collective identity work because it requires, to be successful, concerted actions of several internal, external and institutional actors, and it also requires balanced tensions that – at the same time - enable individuals’ aspirations and organizational equilibrium. I name this process organizational collective crafting. Moreover I inquire the role of context in supporting the triggering power of those unrealized selves. I contribute to the comprehension of the consequences of self-comparisons, organizational identity variance, and positive identity. The study bears important insights on how identity work originating from individuals can influence organizational outcomes and larger social systems.