7 resultados para detective fiction
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
La tesi si occupa di analizzare la produzione narrativa della scrittrice messicana di frontiera Cristina Rivera Garza. In particolare, si pone l'accento sull'uso della strategia dell'intertestualità. A partire dalle fondamentali teorie classiche di Julia Kristeva, Gérard Genette e molti altri, lo scopo è quello di proporre un nuovo modello interpretativo che possa considerare la peculiarità della letteratura ispano-americana e inglobare la particolarità della proposta narrativa della scrittrice in oggetto. Attraverso l'innovativo studio di Roberto González Echevarría, l'obiettivo è quello di analizzare non solo i rapporti che si stabiliscono tra opere che appartengono al sistema della letteratura, ma anche i produttivi rapporti che si stabiliscono fra testi letterari e testi che non appartengono al sistema della letteratura. In particolare si analizza: a) le relazioni tra Storia e narrazione nel romanzo storico messicano tra XX e XXI secolo; b) le relazioni tra cronaca (considerata come genere tout court e come insieme di notizie giornalistiche) e narrazione nel romanzo poliziesco messicano contemporaneo.
Resumo:
Varcare le frontiere della Storia attraverso le storie personali dei suoi personaggi ha sempre affascinato la sensibilità creatrice di Anita Desai, i cui romanzi possono essere considerati un interessante esempio di letteratura di confine, che riesce nel difficile compito di misurarsi, con eleganza e sensibilità, nella rappresentazione delle più feroci forme di marginalizzazione. Proponendo un dialogo tra alterità, che apre alle complessità storico-culturali in maniera del tutto a-ideologica e imparziale, la scrittrice indoinglese procede alla “provincializzazione” dell’India attraverso le numerose ambivalenze prodotte nelle zone frontaliere analizzate. Dalla rappresentazione della frontiera identitaria esterna, ovvero dall’ambivalente rapporto intrattenuto con il colonizzatore/ex-colonizzatore inglese, alla rappresentazione della frontiera identitaria interna, ovvero l’analisi delle contraddittorie relazioni tra le componenti etniche del subcontinente, Desai arriva infine a problematizzare storie di ambivalenti processi di marginalizzazione prodotti da mondi culturali così diversi come la Germania nazista, o gli indiani Huichol del lontano Messico, tracciando geografie culturali inedite della grande ragnatela della Storia. Desai riesce così a recuperare voci liminali spesso trascurate dalla postcolonialità stessa, per riconfigurarle in un’esplorazione profonda del comune destino dell’umanità, voci straniate e stranianti che acquisiscono un vero e proprio status di agency discorsiva, proiettando la sua scrittura verso una dimensione cosmopolitica. L’opera di Desai diventa indubbiamente un’opportunità concreta per scorgere nella differenza l’universalità di una comune umanità, vale a dire un’opportunità per vedere nell’alterità un’identità ribaltata.
Resumo:
La ricerca prende in esame le produzioni narrative, in particolare quelle dedicate agli adolescenti e ai giovani adulti, nei cui linguaggi e nelle cui trame si insinuano modelli di vita, comportamenti, valori, stereotipie, ecc. Attraverso le fiction dell'ultimo decennio, sono offerte interpretazioni alle costanti e alle variabili che percorrono i diversi prodotti culturali e che sono metafore di caratteristiche e di dinamiche della società post-moderna. Nella ricerca si studiano le trame e i personaggi delle narrazioni e, in parallelo, si individuano le correlazioni con studi pedagogici interessati alle ultime generazioni giovanili. La comparazione ha portato ad un sistema di decifrazione per individuare il giovane dell'era post-moderna tra gli elementi di finzione. Si sono prese in esame le più importanti icone dell'immaginario che, pur attraverso innumerevoli riscritture, continuano ad imporsi come metafore per identificazione, abnegazione, catarsi. Rispetto al passato, molte icone presenti nelle ultime produzioni di fiction subiscono alterazioni leggibili come spie (i.e. Ginzburg). È in queste trasformazioni, spinte fino alla metamorfosi dell'icona, che è possibile rintracciare alcune caratteristiche proprie del mondo giovanile in rapporto con la società contemporanea. L'immaginario può dunque essere lo specchio in cui l'uomo e la società possono riconoscersi, e studiarlo apre possibilità per sviluppare prospettive di interpretazione verso nuovi orizzonti.
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This thesis brings together feminist documentary film theory and feminist new materialism(s) to describe how feminist material-discursive practices in a sample of Spanish and Italian documentary cinema made between 2013-2018 (can) visualise gender in/equalities. The accomplished objectives have been: 1. Building a bridge between feminist documentary film theory and Karen Barad’s diffractive methodology by approaching non-fiction cinema that deals with social inequalities as a diffraction apparatus. 2. Developing a feminist toolbox for a response-able gaze by gathering different insights from feminist film theory. 3. Identifying feminist material-discursive practices in a sample of documentary films produced in Spain and Italy over the last six years (2013-2018). 4. Analysing the effects that these feminist material-discursive practices in documentary cinema have, particularly in terms of visualising gender in/equalities on both sides of the camera and on both sides of the screen. 5. Revealing patterns between the ten case studies by reading through one another (i.e. diffractively) insights raised in each one of them. In ten documentary films/case studies, I identify patterns of continuities and differences concerning feminist material-discursive practices at four levels: content, form, production and reception. In terms of contents, I detect two patterns in which feminist material-discursive practices may operate: enacting the right to appear or enacting the right to look back and/or against the grain. As for the forms, I exemplify how feminism politicises Bill Nichols’s six modes of representation. My analysis of production practices is elaborated along the filmmakers’ self-positions/situatedness, tensions/obstructions, and effects/affects/emotions regarding four key concepts: documentary cinema, equality, gender and feminism(s). And in the case of reception practices, I identify patterns of affective identification and/or intellectual reflections.
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La thèse vise à analyser la représentation des villes de Bologne, Limoges et Thessalonique, dans le roman noir italien, français et grec contemporain (1995-2015). L'approche sociologique, anthropologique et géocritique domine dans la première partie de la thèse, tandis que, dans la deuxième partie, plus consacrée à l'analyse des textes, est utilisée une approche linguistique et stylistique basée sur les occurrences et la rhétorique, qui prend également en compte certains éléments de psychocritique. La réflexion se développe en deux étapes, plus un chapitre conclusif. Dans la première partie, les villes de Bologne, Limoges et Thessalonique sont analysées comme des villes noires, des lieux du crime à déchiffrer, sur la base de cinq caractéristiques : dilatation, déshumanisation, désorientation, déculturation, désindividualisation. Dans la deuxième partie, nous essayons de définir le défi des détectives contemporains : lire les villes, comme codes à déchiffrer, pour résoudre les crimes. L'interprétation de la ville se développe en cinq phases, spéculaires aux caractéristiques de la première partie : exploration, détection, reconstruction, identification, acceptation. À la fin de son enquête et du roman, le détective découvre que la ville est un vrai personnage, elle n’est pas seulement un lieu de crime mais aussi un lieu de l'âme, miroir du vécu des protagonistes. Les romans noirs contemporains de Bologne, Limoges et Thessalonique mettent en scène le conflit, peut-être insoluble, qui tourne autour de la définition de qui est la ville et donc de qui est l’individu et ils indiquent l'impossibilité d'une réponse définitive et rassurante. L'homme et la ville se confondent pour ne faire plus qu'un.
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This dissertation explores the entanglement between the visionary capacity of feminist theory to shape sustainable futures and the active contribution of feminist speculative fiction to the conceptual debate about the climate crisis. Over the last few years, increasing critical attention has been paid to ecofeminist perspectives on climate change, that see as a core cause of the climate crisis the patriarchal domination of nature, considered to go hand in hand with the oppression of women. What remains to be thoroughly scrutinised is the linkage between ecofeminist theories and other ethical stances capable of countering colonising epistemologies of mastery and dominion over nature. This dissertation intervenes in the debate about the master narrative of the Anthropocene, and about the one-dimensional perspective that often characterises its literary representations, from a feminist perspective that also aims at decolonising the imagination; it looks at literary texts that consider patriarchal domination of nature in its intersections with other injustices that play out within the Anthropocene, with a particular focus on race, colonialism, and capitalism. After an overview of the linkages between gender and climate change and between feminism and environmental humanities, it introduces the genre of climate fiction examining its main tropes. In an attempt to find alternatives to the mainstream narrative of the Anthropocene (namely to its gender-neutrality, colour-blindness, and anthropocentrism), it focuses on contemporary works of speculative fiction by four Anglophone women authors that particularly address the inequitable impacts of climate change experienced not only by women, but also by sexualised, racialised, and naturalised Others. These texts were chosen because of their specific engagement with the relationship between climate change, global capitalism, and a flat trust in techno-fixes on the one hand, and structural inequalities generated by patriarchy, racism, and intersecting systems of oppression on the other.