5 resultados para cultural landscape practices

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Questa tesi prende in esame le convergenze culturali (tecniche e prassi attoriali) nelle metodologie pedagogiche del “secondo” Novecento teatrale. L’analisi riguarda il modo in cui le tecniche provenienti dai derivati della tradizione africana – in particolare le azioni, i gesti e gli atteggiamenti corporei usati nelle danze sacre del Candomblé – e lo studio degli organi espressivi del corpo permettono all’ artista della scena di acquisire conoscenze pragmatiche su determinati automatismi della sua struttura bio-psichica. L’esame di queste convergenze è fatto pertanto attraverso l’analisi di pratiche teatrali che ammettono le interconnessioni culturali, le “migrazioni” ed i “contagi” fra tecniche teatrali europee e modus operandi extraeuropei. Mediante l’analisi di queste pratiche pedagogiche transculturali si verifica che, gli elementi tecnico-espressivi “estranei” appartenenti ad altre culture possono essere efficaci in un tipo di metodologia “meticcia” solo quando questo modus operandi transculturale contempla la partecipazione collaborativa tra i soggetti coinvolti nel processo educativo.

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La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell’urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l’intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l’economia e la politica, è oggi minoritaria; l’irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l’elevazione del livello di istruzione e quindi l’incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un’idea di welfare semplicemente basata sull’istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l’assistenza sociale. La città moderna ovvero l’idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l’oggetto “città” e la mancanza di un convincimento forte nell’interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell’identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l’immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell’ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all’idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L’urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle “effettive necessità delle persone”: nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il “Piano dei servizi”, che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di “piano regolatore sociale”, per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l’avvento della cosiddetta “new economy”, la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito “nuovo welfare”, in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull’istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull’assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E’ chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per “fare città” devono necessariamente superare i concetti di “standard” e di “zonizzazione”, che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all’evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l’ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto “dalla casa alla città”, perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell’ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di “qualità dello star bene”. E’ evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall’altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l’ambiente, quindi manifestazione concreta di un’esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell’inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città.

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Research in art conservation has been developed from the early 1950s, giving a significant contribution to the conservation-restoration of cultural heritage artefacts. In fact, only through a profound knowledge about the nature and conditions of constituent materials, suitable decisions on the conservation and restoration measures can thus be adopted and preservation practices enhanced. The study of ancient artworks is particularly challenging as they can be considered as heterogeneous and multilayered systems where numerous interactions between the different components as well as degradation and ageing phenomena take place. However, difficulties to physically separate the different layers due to their thickness (1-200 µm) can result in the inaccurate attribution of the identified compounds to a specific layer. Therefore, details can only be analysed when the sample preparation method leaves the layer structure intact, as for example the preparation of embedding cross sections in synthetic resins. Hence, spatially resolved analytical techniques are required not only to exactly characterize the nature of the compounds but also to obtain precise chemical and physical information about ongoing changes. This thesis focuses on the application of FTIR microspectroscopic techniques for cultural heritage materials. The first section is aimed at introducing the use of FTIR microscopy in conservation science with a particular attention to the sampling criteria and sample preparation methods. The second section is aimed at evaluating and validating the use of different FTIR microscopic analytical methods applied to the study of different art conservation issues which may be encountered dealing with cultural heritage artefacts: the characterisation of the artistic execution technique (chapter II-1), the studies on degradation phenomena (chapter II-2) and finally the evaluation of protective treatments (chapter II-3). The third and last section is divided into three chapters which underline recent developments in FTIR spectroscopy for the characterisation of paint cross sections and in particular thin organic layers: a newly developed preparation method with embedding systems in infrared transparent salts (chapter III-1), the new opportunities offered by macro-ATR imaging spectroscopy (chapter III-2) and the possibilities achieved with the different FTIR microspectroscopic techniques nowadays available (chapter III-3). In chapter II-1, FTIR microspectroscopy as molecular analysis, is presented in an integrated approach with other analytical techniques. The proposed sequence is optimized in function of the limited quantity of sample available and this methodology permits to identify the painting materials and characterise the adopted execution technique and state of conservation. Chapter II-2 describes the characterisation of the degradation products with FTIR microscopy since the investigation on the ageing processes encountered in old artefacts represents one of the most important issues in conservation research. Metal carboxylates resulting from the interaction between pigments and binding media are characterized using synthesised metal palmitates and their production is detected on copper-, zinc-, manganese- and lead- (associated with lead carbonate) based pigments dispersed either in oil or egg tempera. Moreover, significant effects seem to be obtained with iron and cobalt (acceleration of the triglycerides hydrolysis). For the first time on sienna and umber paints, manganese carboxylates are also observed. Finally in chapter II-3, FTIR microscopy is combined with further elemental analyses to characterise and estimate the performances and stability of newly developed treatments, which should better fit conservation-restoration problems. In the second part, in chapter III-1, an innovative embedding system in potassium bromide is reported focusing on the characterisation and localisation of organic substances in cross sections. Not only the identification but also the distribution of proteinaceous, lipidic or resinaceous materials, are evidenced directly on different paint cross sections, especially in thin layers of the order of 10 µm. Chapter III-2 describes the use of a conventional diamond ATR accessory coupled with a focal plane array to obtain chemical images of multi-layered paint cross sections. A rapid and simple identification of the different compounds is achieved without the use of any infrared microscope objectives. Finally, the latest FTIR techniques available are highlighted in chapter III-3 in a comparative study for the characterisation of paint cross sections. Results in terms of spatial resolution, data quality and chemical information obtained are presented and in particular, a new FTIR microscope equipped with a linear array detector, which permits reducing the spatial resolution limit to approximately 5 µm, provides very promising results and may represent a good alternative to either mapping or imaging systems.

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Il paesaggio, e così anche il paesaggio agrario, può essere considerato come segno del rapporto uomo/natura, come costrutto storico che testimonia il succedersi delle diverse civilizzazioni che l'hanno generato, ma anche come spazio per l'immaginazione territoriale, come progetto per il futuro del territorio. In questo lavoro si trattano le relazioni tra questa visione del paesaggio e le forme di produzione e consumo dei prodotti agricoli, nell'ambito delle trasformazioni che l'ambito rurale sta subendo a partire dagli ultimi decenni, tra pressione dell'urbano, da un lato, e abbandono e crisi dell'agricoltura, dall'altro. Particolare attenzione è riservata a quelle esperienze che, attraverso la produzione biologica e lo scambio locale, esprimono un nuovo progetto di territorio, che prende avvio dal contesto rurale ma che pervade anche le città, proponendo anche nuove relazioni tra città e campagna. Nelle reti della filiera corta e dell'economia solidale che si concretizzano soprattutto come esperienze “dal basso”, di autogestione e partecipazione, si diffondono insieme prodotti e valori. In quest'ottica la sostenibilità ambientale non appare più come una fonte di limitazioni e esternalità negative, per dirla con il linguaggio dell'economia, ma diventa un valore aggiunto di appartenenza collettiva (equilibri ecologici, paesaggio) e un'occasione per nuove relazioni sociali e territoriali.

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Italy has a preeminent rank in kiwifruit industry, being the first exporter and the second largest producer after China. However, in the last years kiwifruit yields and the total cultivated area considerably decreased, due to the pandemic spread of the bacterial canker caused by Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa). Several climatic conditions and cultural practices affect the development of the bacterial canker. This research work focused on the impact of agricultural practices and microclimate conditions on the incidence and epidemiology of Psa in the orchard. Therefore, the effect of fertilization, irrigation, use of bio-regulators, rootstock, training system and pruning were examined. The effect of different tunnel systems was analyzed as well, to study the plant-pathogen interaction. Considering the importance of insects as vectors in other pathosystems, the role of Metcalfa pruinosa in the spread of the bacterial canker was investigated in controlled conditions. In addition, quality and storage properties of fruits from infected plants were assessed. The study of all these aspects of the agronomic practices is useful to define a strategy to limit the bacterial diffusion in the orchard. Overall, excess nitrogen fertilization, water stress, stagnant water supplies, pruning before summer and the high number of Metcalfa pruinosa increased the Psa incidence. In contrast, tunnel covers may be useful for the control of the disease, with special attention to the kind of material.