5 resultados para Suppression neuronale

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Background: Lymphangioleiomyomatosis (LAM), a rare progressive disease, is characterized by the proliferation of abnormal smooth muscle cells (LAM cells) in the lung, which leads to cystic parenchymal destruction and progressive respiratory failure. Estrogen receptors are present in LAM cells. LAM affects almost exclusively women of childbearing age. These findings, along with reports of disease progression during pregnancy or treatment with exogenous estrogens, have led to the assumption that hormonal factors play an important role in the pathogenesis of LAM. So, various therapies aim at preventing estrogen receptors (ER) by lowering circulating estrogen levels, by trying to block ER activity, or by attempting to lower ER expression in LAM. Prior experience have yielded conflicting results. Objective: The goal of this study was to evaluate, retrospectively, the effect of estrogen suppression in 21 patients with LAM. Design: We evaluated hormonal assays, pulmonary function tests and gas-exchange at baseline and after 12, 24 and 36 months after initiating hormonal manipulation. Results: The mean yearly rates of decline in FEV1 and DLCO are lower than those observed in prior studies and just DLCO decline was statistically significant. We also found an improvement of mean value of FVC and PaO2. Conclusions: Estrogen suppression appears to prevent decline in lung function in LAM.

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Scopo del nostro studio è quello di valutare i disturbi cognitivi in relazione al tasso di microembolia cerebrale in due gruppi di pazienti trattati per lesione carotidea asintomatica con endoarterectomia (CEA) o stenting (CAS). Comparando le due metodiche mediante l’utilizzo di risonanza magnetica in diffusione (DW-MRI), neuromarkers (NSE e S100β) e test neuropsicometrici. MATERIALE E METODI: 60 pazienti sono stati sottoposti a rivascolarizzazione carotidea (CEA n=32 e CAS n=28). Sono stati tutti valutati con DW-MRI e Mini-Mental State Examination (MMSE) test nel preoperatorio, a 24 ore, a 6 ed a 12 mesi dall’intervento. In tutti sono stati dosati i livelli sierici di NSE e S100β mediante 5 prelievi seriati nel tempo, quello basale nel preoperatorio, l’ultimo a 24 ore. L’ananlisi statistica è stata effettuata con test t di Student per confronti multipli per valori continui e con test χ2 quadro e Fisher per le variabili categoriche. Significatività P <0,05. RISULTATI: Non vi è stato alcun decesso. Un paziente del gruppo CAS ha presentato un ictus ischemico. In 6 pazienti CAS ed in 1 paziente CEA si sono osservate nuove lesioni subcliniche alla RMN-DWI post-operatoria (21,4% vs 3% p=0,03). Nel gruppo CAS le nuove lesioni presenti alla RMN sono risultate significativamente associate ad un declino del punteggio del MMSE (p=0,001). L’analisi dei livelli di NSE e S100β ha mostrato un significativo aumento a 24 ore nei pazienti CAS (P = .02). A 12 mesi i pazienti che avevano presentato nuove lesioni ischemiche nel post-operatorio hanno mostrato minor punteggio al MMSE, non statisticamente significativo. CONCLUSIONI: I neuromarkers in combinazione con MMSE e RMN-DWI possono essere utilizzati nella valutazione del declino cognitivo correlato a lesioni silenti nell’immediato postoperatorio di rivascolarizzazione carotidea. Quest’ultime dovrebbero essere valutate quindi non solo rispetto al tasso di mortalità e ictus, ma anche rispetto al tasso di microembolia.