4 resultados para Rabbit Retina
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Introduzione. La movimentazione manuale di carichi è stata recentemente proposta come un possibile determinante del distacco di retina. Al fine di confortare quest’ipotesi, sono stati analizzati i tassi di incidenza di distacco di retina regmatogeno (DRR) idiopatico, trattato chirurgicamente, tra i residenti in Toscana addetti ad attività lavorative manuali, non manuali e casalinghe. Metodi. Le schede di dimissione ospedaliera (SDO) della Toscana contengono anche informazioni codificate sulla categoria generica di impiego. Sono stati utilizzati i dati di tutti i pazienti residenti in Toscana con una SDO emessa da un qualsiasi ospedale italiano nel periodo 1997-2009, con diagnosi principale di DRR (ICD-9: 361,0-361,07 e 361,9) e con DRG 36 (“interventi sulla retina”). Dopo l’eliminazione dei soggetti che non soddisfacevano i criteri di eligibilità, è stato deciso di restringere la popolazione in studio ai soggetti di età 25-59 anni, successivamente classificati in addetti ad attività lavorative manuali, non manuali o casalinghe. Risultati. Sono stati identificati 1.946 casi. Tra gli uomini, gli addetti ad attività lavorative manuali hanno riportato un tasso di incidenza standardizzato per età 1,8 volte più alto rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (17,4 [IC95%, 16,1–18,7] vs. 9,8 [IC95%, 8,8–10,8]). Tra le donne, i tassi di incidenza standardizzati per età erano 1,9 volte più alti negli addetti ad attività lavorative manuali (11,1 [IC95%, 9,8–12,3]) e 1,7 volte più alti nelle casalinghe (9,5 [IC95%, 8,3–10,8]) rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali (5,7 [IC95%, 4,8–6,6]). Conclusioni. Lo studio mette in evidenza come gli addetti ad attività lavorative manuali siano maggiormente affetti da DRR idiopatico rispetto agli addetti ad attività lavorative non manuali. Questi risultati supportano l’ipotesi che la movimentazione manuale di carichi, che difficilmente può ritrovarsi come compito di attività lavorative non manuali, possa avere un ruolo causale nella genesi della patologia.
Resumo:
Obiettivo Valutare l’ipotesi secondo cui la movimentazione manuale di carichi possa essere un fattore di rischio per il di distacco di retina. Metodi Si è condotto uno studio caso-controllo ospedaliero multicentrico, a Bologna, (reparto di Oculistica del policlinico S. Orsola Malpighi, Prof. Campos), e a Brescia (reparto di oculistica “Spedali Civili” Prof. Semeraro). I casi sono 104 pazienti operati per distacco di retina. I controlli sono 173 pazienti reclutati tra l’utenza degli ambulatori del medesimo reparto di provenienza dei casi. Sia i casi che i controlli (all’oscuro dall’ipotesi in studio) sono stati sottoposti ad un’intervista, attraverso un questionario strutturato concernente caratteristiche individuali, patologie pregresse e fattori di rischio professionali (e non) relativi al distacco di retina. I dati relativi alla movimentazione manuale di carichi sono stati utilizzati per creare un “indice di sollevamento cumulativo―ICS” (peso del carico sollevato x numero di sollevamenti/ora x numero di anni di sollevamento). Sono stati calcolati mediante un modello di regressione logistica unconditional (aggiustato per età e sesso) gli Odds Ratio (OR) relativi all’associazione tra distacco di retina e vari fattori di rischio, tra cui la movimentazione manuale di carichi. Risultati Oltre alla chirurgia oculare e alla miopia (fattori di rischio noti), si evidenzia un trend positivo tra l’aumento dell’ICS e il rischio di distacco della retina. Il rischio maggiore si osserva per la categoria di sollevamento severo (OR 3.6, IC 95%, 1.5–9.0). Conclusione I risultati, mostrano un maggiore rischio di sviluppare distacco di retina per coloro che svolgono attività lavorative che comportino la movimentazione manuale di carichi e, a conferma di quanto riportato in letteratura, anche per i soggetti miopi e per coloro che sono stati sottoposti ad intervento di cataratta. Si rende quindi evidente l’importanza degli interventi di prevenzione in soggetti addetti alla movimentazione manuale di carichi, in particolare se miopi.
Resumo:
Recently, global meat market is facing several dramatic changes due to shifting in diet and life style, consumer demands, and economical considerations. Firstly, there was a tremendous increase in the poultry meat demand. Furthermore, current forecast and projection studies pointed out that the expansion of the poultry market will continue in future. In response to this demand, there was a great success to increase growth rate of meat-type chickens in the last few decades in order to optimize the production of poultry meat. Accordingly, the increase of growth rate induced the appearance of several muscle abnormalities such as pale-soft-exudative (PSE) syndrome and deep-pectoral-myopathy (DPM) and more recently white striping and wooden breast. Currently, there is growing interest in meat industry to understand how much the magnitude of the effect of these abnormalities on different quality traits for raw and processed meat. Therefore, the major part of the research activities during the PhD project was dedicated to evaluate the different implications of recent muscle abnormalities such as white striping and wooden breast on meat quality traits and their incidence under commercial conditions. Generally, our results showed that the incidence of these muscle abnormalities was very high under commercial conditions and had great adverse impact on meat quality traits. Secondly, there is growing market share of convenient, healthy, and functional processed meat products. Accordingly, the remaining part of research activities of the PhD project was dedicated to evaluate the possibility to formulate processed meat products with higher perceived healthy profile such as phosphate free-marinated chicken meat and low sodium-marinated rabbit meat products. Overall all findings showed that sodium bicarbonate can be considered as promising component to replace phosphates in meat products, while potassium chloride under certain conditions was successfully used to produce low marinated rabbit meat products.
Resumo:
The domestication and selection processes in pigs and rabbits have resulted in the constitution of multiple breeds with broad phenotypic diversity. Population genomics analysis and Genome-wide association study analysis can be utilized to gain insights into the ancestral origins, genetic diversity, and the presence of lethal mutations across these diverse breeds. In this thesis, we analysed the dataset obtained from three Italian Pig breeds to detect deleterious alleles. We screened the dataset for genetic markers showing homozygous deficiency using two approaches single marker and haplotype-based approach. Moreover, Genome-wide association study analyses were performed to detect genetic markers associated with pigs' reproductive traits. In rabbits, we investigated the application of SNP bead chip for detection signatures of selection in rabbits using different methods. This analysis was implemented for the first time in different fancy and meet rabbit breeds. Multiple approaches were utilized for the detection of the selection of signatures including Fst analysis, ROH analysis, PCAdapt analysis, and haplotype-based analysis. The analysis in pigs was able to identify five putative deleterious SNPs and nine putative deleterious haplotypes in the analysed Italian Pig breeds. The genomic regions of the detected putative deleterious genomic markers harboring loss of function variants such as the Frameshift variant, start lost, and splice donor variant. Those variants are close to important candidate genes such as IGF2BP1, ADGRL4, and HGF. In rabbits, multiple genomic regions were detected to be under selection of signature. These genomic regions harbor candidate genes associated with coat color phenotype (MC1R, TYR, and ASIP), hair structure (LIPH), and body size (HMGA2 and COL2A1). The described results in rabbits and pigs could be used to improve breeding programs by excluding the deleterious genetic markers carriers and incorporating candidate genes for coat color, body size, and meat production in rabbit breeding programs to enhance desired traits