9 resultados para RELAPSES

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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L’argomento affrontato nel presente lavoro di tesi dal titolo “Come tradurre il metadiscorso letterario. Esempi di scrittura femminile nell’Ottocento austriaco” è la versione interlinguistica di testi saggistici afferenti all’ambito del metadiscorso letterario. Nello specifico, non vengono analizzati testi di critica e/o metodologia ma scritti funzionali, di forte carattere pragmatico, che pur tuttavia rientrano tra le testimonianze di alta caratura letteraria, perché dovuti ad autrici che hanno fatto dell’espressione estetica la propria finalità primaria. I materiali scelti per l’analisi linguistico-testuale, compresi in un arco temporale tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento, sono realizzati da donne che hanno operato in ambito teatrale facendo dell’attività di scrittura lo strumento della propria emancipazione intellettuale ed economica. La necessità di trovare una via alla pubblicazione le ha indotte a strategie di scrittura connotate da particolari stilemi e artifici retorici atti a favorire l’accettazione e la diffusione delle proposte editoriali di cui questi “paratesti” costituivano il momento giustificante. Il “lavoro di penna” è un’esperienza che viene ad assumere molteplici contorni, non privi di ricadute al momento della scelta delle strategie traduttive. Dal punto di vista formale, le testimonianze si collocano in una zona di modalità espressiva contigua alla testimonianza autobiografica. Il periodo storico e l’area di provenienza delle autrici hanno reso necessario un approccio capace di incrociare il piano diacronico con la dimensione diatopica, rendendo conto delle componenti diamesiche di una scrittura che nasce dal teatro per il teatro e ad esso e ai suoi frequentatori deve rapportarsi. Il modello traduttologico applicato ricava le sue linee fondamentali dalle riflessioni della linguistica testuale e dall’approccio integrato/multidisciplinare della “prototipologia dinamica”.

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Introduzione. Recenti studi hanno dimostrato che il Rituximab (RTX) è un’alternativa sicura ed efficace alla ciclofosfamide nell’indurre la remissione in pazienti con severa vasculite ANCA-associata (AAV) di nuova diagnosi o recidiva. Scopo dello studio era valutare l’efficacia e la sicurezza del RTX nei nostri pazienti con AAV. Metodi. Studio retrospettivo delle caratteristiche cliniche, dei risultati e della tolleranza al RTX dei pazienti con AAV trattati presso il nostro centro da Gennaio 2006 a Dicembre 2011. Inizialmente veniva utilizzato lo schema convenzionale delle 4 somministrazioni settimanali da 375 mg/m2. Dal 2011 sulla base dell’esperienza maturata e dei nuovi dati della letteratura si decideva di non adottare uno schema fisso per le recidive, ma di somministrare una o due dosi secondo la severità della recidiva ed il rischio infettivo. Risultati. Venivano trattati 51 pazienti con AAV, 15/51 (29%) di nuova diagnosi e 36/51 (71%) ad una recidiva. La maggior parte dei pazienti con nuova diagnosi presentavano una micropoliangioite con severo interessamento renale, 5/15 (33%) erano in dialisi dall’esordio. 32/36 (89%) pazienti trattati ad una recidiva presentavano una recidiva granulomatosa di Granulomatosi di Wegener (WG). Tutti ottenevano una remissione, più rapidamente per le manifestazioni vasculitiche. 2/5 pazienti in dialisi dall’esordio recuperavano la funzione renale. Si osservavano 11 recidive in 9 pazienti con GW mediamente dopo 23.1 mesi, tutti ottenevano nuovamente la remissione. Ad un follow-up medio di 20.1 mesi si registravano 4 decessi, 3 (3/15, 20%) nel gruppo di pazienti con nuova diagnosi, uno (1/36, 3%) nel gruppo trattato ad una recidiva. Quattro pazienti sospendevano il RTX per infezioni. Conclusioni. Nella nostra casistica il RTX si è dimostrato efficace e sicuro nell’indurre la remissione in pazienti con severa AAV, sia all’esordio che alla recidiva. I pazienti con WG presentano maggior rischio di recidiva e dovrebbero pertanto essere mantenuti in terapia immunosoppressiva dopo RTX.

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Background. Human small cell lung cancer (SCLC) accounting for approximately 15-20% of all lung cancers, is an aggressive tumor with high propensity for early regional and distant metastases. Although the initial tumor rate response to chemotherapy is very high, SCLC relapses after approximately 4 months in ED and 12 months in LD. Basal cell carcinoma (BCC) is the most prevalent cancer in the western world, and its incidence is increasing worldwide. This type of cancer rarely metastasizes and the death rate is extraordinary low. Surgery is curative for most of the patients, but for those that develop locally advanced or metastatic BCC there is currently no effective treatment. Both types of cancer have been deeply investigated and genetic alterations, MYCN amplification (MA) among the most interesting, have been found. These could become targets of new pharmacological therapies. Procedures. We created and characterized novel BLI xenograft orthotopic mouse models of SCLC to evaluate the tumor onset and progression and the efficacy of new pharmacological strategies. We compared an in vitro model with a transgenic mouse model of BCC, to investigate and delineate the canonical HH signalling pathway and its connections with other molecular pathways. Results and conclusions. The orthotopic models showed latency and progression patterns similar to human disease. Chemotherapy treatments improved survival rates and validated the in vivo model. The presence of MA and overexpression were confirmed in each model and we tested the efficacy of a new MYCN inhibitor in vitro. Preliminar data of BCC models highlighted Hedgehog pathway role and underlined the importance of both in vitro and in vivo strategies to achieve a better understanding of the pathology and to evaluate the applicability of new therapeutic compounds

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La ricerca sul «Dionisismo nelle comunità fenicie e puniche: il caso di Mozia» prende in considerazione le diverse attestazioni del dionisismo quale si evidenziano, con le sue ricadute politiche e cultuali, nelle comunità fenicie e puniche della Sicilia, della Sardegna e della stessa Cartagine. Accanto ad una lettura testuale utile alla storicizzazione contestualizzata del fenomeno, fra cui lo stesso pitagorismo, si propone un corpus che comprende prodotti delle categorie artigianali che restituiscono iconografie di’ambientazione dionisiaca, testimonî dell'adozione sociale e pubblica di una cultualità la cui origine si mostra sempre più vicina a contesti vicino-orientali. Da una rilettura storicizzata del dionisismo, quindi, si mettono in evidenza con un approccio multidisciplinare e comparativistico le caratteristiche del culto, di cui si sottolinea fra l’altro la componente ctonia. In particolare il santuario tofet, con le sue recenti riletture di santuario cittadino e pluricultuale, sembra proporre analogie fra il mlk e la ritualità dionisiaca. Analogie che confermano la vocazione mediterranea ed interculturali delle comunità fenicie e puniche e che in più di un caso daranno luogo a sincretismi che si trasmetteranno sino ed oltre l’età romana. In questo colloquio interetnico Mozia svolge un ruolo non secondario insieme a Selinunte, vero e proprio laboratorio del sincretismo cultuale della Sicilia Occidentale pre-romana, dove i culti di Zeus Melichios e di Demetra si pongono come realtà rituali fra le più utili alla coesione sociale, quell’analoga coesione solciale elitaria perseguita dal dionisismo.

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The chronic myeloid leukemia complexity and the difficulties of disease eradication have recently led to the development of drugs which, together with the inhibitors of TK, could eliminate leukemia stem cells preventing the occurrence of relapses in patients undergoing transplantation. The Hedgehog (Hh) signaling pathway positively regulates the self-renewal and the maintenance of leukemic stem cells and not, and this function is evolutionarily conserved. Using Drosophila as a model, we studied the efficacy of the SMO inhibitor drug that inhibit the human protein Smoothened (SMO). SMO is a crucial component in the signal transduction of Hh and its blockade in mammals leads to a reduction in the disease induction. Here we show that administration of the SMO inhibitor to animals has a specific effect directed against the Drosophila ortholog protein, causing loss of quiescence and hematopoietic precursors mobilization. The SMO inhibitor induces in L3 larvae the appearance of melanotic nodules generated as response by Drosophila immune system to the increase of its hemocytes. The same phenotype is induced even by the dsRNA:SMO specific expression in hematopoietic precursors of the lymph gland. The drug action is also confirmed at cellular level. The study of molecular markers has allowed us to demonstrate that SMO inhibitor leads to a reduction of the quiescent precursors and to an increase of the differentiated cells. Moreover administering the inhibitor to heterozygous for a null allele of Smo, we observe a significant increase in the phenotype penetrance compared to administration to wild type animals. This helps to confirm the specific effect of the drug itself. These data taken together indicate that the study of inhibitors of Smo in Drosophila can represent a useful way to dissect their action mechanism at the molecular-genetic level in order to collect information applicable to the studies of the disease in humans.

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Lo studio ha posto l'attenzione sul rapporto costo-efficacia tra le metodiche più utilizzate per la rimozione di carcinomi basocellulari: l'asportazione chirurgica e la terapia fotodinamica. Dai dati si evince che la rimozione chirurgica è la metodica più efficace per la minore frequenza di recidive (4.7%) rispetto alla terapia fotodinamica (6%). Questo dato è valido unicamente per i carcinomi superficiali; per i carcinomi nodulari la frequenza di recidiva con la terapia fotodinamica risulta essere più elevata (35%). La chirurgia è una metodica più costosa rispetto alla fotodinamica. La variabile dolore risulta essere minore per la chirurgia rispetto alla fotodinamica. Il risultato estetico invece è migliore per la fotodinamica rispetto alla terapia chirurgica. I costi invece sono più elevati per la terapia chirurgica. Rimane un'ultima considerazione: la terapia fotodinamica richiede talvolta un nuovo intervento a distanza di mesi o anni e pertanto questa scelta comporta costi aggiuntivi.

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Il carcinoma a cellule basali (BCC) costituisce l'80 peercento dei tumori cutanei non-melanoma, rappresentando dunque il tumore maligno della cute più frequente nella popolazione generale. Tuttavia, non esistono ad oggi studi epidemiologici ampi ed approfonditi condotti su scala nazionale su questo tipo di neoplasia, poichè i tumori cutanei non-melanoma sono esclusi dal registro statistico dei tumori. A tale scopo presso la Dermatologia dell'Università di Bologna sono stati raccolti di tutti i casi di carcinoma basocellulare osservati dal 1 gennaio 1990 sino al 31 dicembre 2014, e sono stati rielaborati statisticamente. Il criterio di inclusione adottato è stato la positività per BCC all’esame istologico, sia in caso di biopsia semplice, sia in caso di asportazione radicale. Il progetto è stato svolto presso l’ambulatorio di chirurgia oncologica della nostra UO, così come il follow-up dei pazienti nei casi di recidività multiple o di comparsa di nuovi tumori cutanei. Ad oggi, tale neoplasia è risultata essere quella di più frequente osservazione nella Unità Operativa di Dermatologia dell’Università di Bologna. Non solo, la nostra casistica rimane quella più numerosa fino ad ora riportata in tutta Italia negli ultimi 24 anni.

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Background. Clinical significance of multifocal pulmonary neuroendocrine proliferations (MNEP), including tumorlets and pulmonary neuroendocrine cell hyperplasia, in association with Typical Carcinoid (TC), is still debated. Methods. A large retrospective series of TC with long-term follow-up data prospectively collected from two institutions was evaluated. Recurrence or new TC development was followed-up. Patients with TC alone and MNEP+TC were compared. Results. 234 TC patients undergone surgery were included: 41 MNEP+TC (17.5%) and 193 TC alone (82.5%). In the MNEP+TC group older age (p<0.001), peripheral tumors (p=0.0032), smaller tumor size (p=0.011) and lymph-nodal spread (p=0.02) were observed in comparison with TC group. Relapses occurred in 8 patients (19.5%) in the MNEP+TC group and in 7 (3.6%) of the TC group. The 10-years progression-free survival were 96.1% in TC and 83.8% in MNEP+TC (p<0.001). After matching, in 36 pairs of patients a significantly higher 5-years progression-free survival was calculated for TC group (p<0.01). Furthermore the odds of belonging to MNEP+TC group was higher with work-related exposure to inhalant agents (p=0.008), asthma/bronchitis (p=0.002), emphysema, fibrosis and inflammatory status (p=0.032), micronodules on the chest CT scan and respiratory insufficiency (p=0.036). Conclusions. The identification of MNEP requires careful pathological examination and postoperative follow-up. MNEP seems to be an adverse prognostic factor in patients with synchronous TC. Therefore, suspicion of MNEP during the pre-operative assessment should not be underestimated, enabling changes in the surgical strategy.

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Follicular lymphoma (FL) is a B cell neoplasm, composed of follicle center cells, that accounts for about 20% of all lymphomas, with the highest incidence reported in the USA and western Europe. FL has been considered a virtually incurable disease, with a high response rate alternated with frequent post-therapy relapses or progression towards more aggressive lymphomas. Due to the extreme variability in outcome, many efforts were made to predict prognosis, the need for therapy, and the likelihood of evolution. Even if clinical scores turned out to be robust and easy to use in clinical practice for patient risk stratification, marked heterogeneity in outcome remains within each group and further insights into the biology of FL are needed. The genome-wide approach underscored the pivotal role of the FL microenvironment in the evolution of the disease. In 2004, a landmark study by Dave et al. first described the microenvironment impact on tumor biology. By gene expression profiling they identified two different immune response signatures, involving T-cells and macrophages which seemed to independently predict FL outcome, but their exact is not completely understood and different studies led to variable results. Subsequently, many workgroups identified in amount and distribution pattern of these different cell subsets features which can impact prognosis, this leading to hypothesizing the use of these parameters as surrogate markers of the molecular signature. We aimed to assess the possible contributions of micro-environmental components to FL transformation or progression, its relevance as a prognostic/predictive tool, and its potential role as an innovative therapeutic target. We used immunohistochemical techniques, focusing specifically on macrophages and T-cells subsets, and then found correlations between the presence, proportions, and distribution of these reactive cells and the clinical outcomes leading to the future development of a reliable tool for upfront risk stratification of patients affected by FL.