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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
La ricerca oggetto di questa tesi, come si evince dal titolo stesso, è volta alla riduzione dei consumi per vetture a forte carattere sportivo ed elevate prestazioni specifiche. In particolare, tutte le attività descritte fanno riferimento ad un ben definito modello di vettura, ovvero la Maserati Quattroporte. Lo scenario all’interno del quale questo lavoro si inquadra, è quello di una forte spinta alla riduzione dei cosiddetti gas serra, ossia dell’anidride carbonica, in linea con quelle che sono le disposizioni dettate dal protocollo di Kyoto. La necessità di ridurre l’immissione in atmosfera di CO2 sta condizionando tutti i settori della società: dal riscaldamento degli edifici privati a quello degli stabilimenti industriali, dalla generazione di energia ai processi produttivi in senso lato. Nell’ambito di questo panorama, chiaramente, sono chiamati ad uno sforzo considerevole i costruttori di automobili, alle quali è imputata una percentuale considerevole dell’anidride carbonica prodotta ogni giorno e riversata nell’atmosfera. Al delicato problema inquinamento ne va aggiunto uno forse ancor più contingente e diretto, legato a ragioni di carattere economico. I combustibili fossili, come tutti sanno, sono una fonte di energia non rinnovabile, la cui disponibilità è legata a giacimenti situati in opportune zone del pianeta e non inesauribili. Per di più, la situazione socio politica che il medio oriente sta affrontando, unita alla crescente domanda da parte di quei paesi in cui il processo di industrializzazione è partito da poco a ritmi vertiginosi, hanno letteralmente fatto lievitare il prezzo del petrolio. A causa di ciò, avere una vettura efficiente in senso lato e, quindi, a ridotti consumi, è a tutti gli effetti un contenuto di prodotto apprezzato dal punto di vista del marketing, anche per i segmenti vettura più alti. Nell’ambito di questa ricerca il problema dei consumi è stato affrontato come una conseguenza del comportamento globale della vettura in termini di efficienza, valutando il miglior compromesso fra le diverse aree funzionali costituenti il veicolo. Una parte consistente del lavoro è stata dedicata alla messa a punto di un modello di calcolo, attraverso il quale eseguire una serie di analisi di sensibilità sull’influenza dei diversi parametri vettura sul consumo complessivo di carburante. Sulla base di tali indicazioni, è stata proposta una modifica dei rapporti del cambio elettro-attuato con lo scopo di ottimizzare il compromesso tra consumi e prestazioni, senza inficiare considerevolmente queste ultime. La soluzione proposta è stata effettivamente realizzata e provata su vettura, dando la possibilità di verificare i risultati ed operare un’approfondita attività di correlazione del modello di calcolo per i consumi. Il beneficio ottenuto in termini di autonomia è stato decisamente significativo con riferimento sia ai cicli di omologazione europei, che a quelli statunitensi. Sono state inoltre analizzate le ripercussioni dal punto di vista delle prestazioni ed anche in questo caso i numerosi dati rilevati hanno permesso di migliorare il livello di correlazione del modello di simulazione per le prestazioni. La vettura con la nuova rapportatura proposta è stata poi confrontata con un prototipo di Maserati Quattroporte avente cambio automatico e convertitore di coppia. Questa ulteriore attività ha permesso di valutare il differente comportamento tra le due soluzioni, sia in termini di consumo istantaneo, che di consumo complessivo rilevato durante le principali missioni su banco a rulli previste dalle normative. L’ultima sezione del lavoro è stata dedicata alla valutazione dell’efficienza energetica del sistema vettura, intesa come resistenza all’avanzamento incontrata durante il moto ad una determinata velocità. Sono state indagate sperimentalmente le curve di “coast down” della Quattroporte e di alcune concorrenti e sono stati proposti degli interventi volti alla riduzione del coefficiente di penetrazione aerodinamica, pur con il vincolo di non alterare lo stile vettura.
Resumo:
Se il lavoro dello storico è capire il passato come è stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non è azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalità di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nell’area della multimedialità come la realtà virtuale, permettono agli storici di comunicare l’esperienza del passato in più sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilità di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici è se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realtà 3D può suscitare, è un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo però la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasività di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma è necessario riconoscere che esiste più di una verità storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer è diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dell’informazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed è su questi due binari che è si muove l’offerta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi è proprio quello di esplorare, attraverso l’utilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si può raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa città in particolare tra fabbrica e movimento operaio, è inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in città fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella città, intesa come entità biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la città: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed è nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorità, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della città qui rappresentata non è una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realtà modellata è rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno è possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attività di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro è far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e l’informatica, nelle diverse opportunità tecnologiche che questa presenta. Le possibilità di ricostruzione offerte dal 3D vengono così messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realtà dell’epoca presa in considerazione e convogliando in un’unica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della città dell’epoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sull’argomento attraverso l’utilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessità di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della città che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perciò le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di un’interfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi è ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. È il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione dell’uso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nell’apprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realtà storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicità dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non è specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non può farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunità di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto è che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso più canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio è uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto è una ricostruzione in realtà virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi può poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dall’aspetto ludico della ricostruzione, apprendono con più facilità. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e l’oggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si è giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology è il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto è quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui è possibile costruire mondi virtuali, e che è quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) è il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E’ stata utilizzata la versione gratuita dell’editor. Il risultato finale del progetto è un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. L’utente può visitare l’edificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di “spettacolarizzazione” degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersività rendendo l’ambiente più credibile e immediatamente codificabile. L’architettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore è, quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualità, La presenza di un certo numero di bug lo rende, però, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilità di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico è di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo più ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto all’estero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, è sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre più rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sarà in futuro una attività alla portata di un pubblico sempre più vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento più immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio più tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo è stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunità per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che l’estetica abbia un effetto sull’epistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Un’analisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati può comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perchè non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perchè gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacità, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con sè, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica può essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non può fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa più importante è stata la possibilità di fare esperienze nell’uso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare “leggi universali” dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico l’informatica, con la sua capacità di gestire masse impressionanti di dati, dà agli studiosi la possibilità di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro è andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione d’eccellenza per determinate fasce d’età (adolescenti). Volendo spingere all’estremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia è la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una tribù o di una città. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie all’interattività con il mezzo. La nostra capacità come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e l’evidenza. Perché gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare un’agenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sarà l’unico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattività consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.
Resumo:
Technology advances in recent years have dramatically changed the way users exploit contents and services available on the Internet, by enforcing pervasive and mobile computing scenarios and enabling access to networked resources almost from everywhere, at anytime, and independently of the device in use. In addition, people increasingly require to customize their experience, by exploiting specific device capabilities and limitations, inherent features of the communication channel in use, and interaction paradigms that significantly differ from the traditional request/response one. So-called Ubiquitous Internet scenario calls for solutions that address many different challenges, such as device mobility, session management, content adaptation, context-awareness and the provisioning of multimodal interfaces. Moreover, new service opportunities demand simple and effective ways to integrate existing resources into new and value added applications, that can also undergo run-time modifications, according to ever-changing execution conditions. Despite service-oriented architectural models are gaining momentum to tame the increasing complexity of composing and orchestrating distributed and heterogeneous functionalities, existing solutions generally lack a unified approach and only provide support for specific Ubiquitous Internet aspects. Moreover, they usually target rather static scenarios and scarcely support the dynamic nature of pervasive access to Internet resources, that can make existing compositions soon become obsolete or inadequate, hence in need of reconfiguration. This thesis proposes a novel middleware approach to comprehensively deal with Ubiquitous Internet facets and assist in establishing innovative application scenarios. We claim that a truly viable ubiquity support infrastructure must neatly decouple distributed resources to integrate and push any kind of content-related logic outside its core layers, by keeping only management and coordination responsibilities. Furthermore, we promote an innovative, open, and dynamic resource composition model that allows to easily describe and enforce complex scenario requirements, and to suitably react to changes in the execution conditions.
Resumo:
During this work, done mainly in the laboratories of the department of Industrial Chemistry and Materials of the University of Bologna but also in the laboratories of the Carnegie Mellon University in collaboration with prof. K. Matyjaszewski and at the university of Zaragoza in collaboration with prof. J. Barberá, was focused mainly on the synthesis and characterization of new functional polymeric materials. In the past years our group gained a deep knowledge about the photomodulation of azobenzene containing polymers. The aim of this thesis is to push forward the performances of these materials by the synthesis of well defined materials, in which, by a precise control over the macromolecular structures, better or even new functionality can be delivered to the synthesized material. For this purpose, besides the rich photochemistry of azoaromatic polymers that brings to the application, the control offered from the recent techniques of controlled radical polymerization, ATRP over all, gives an enormous range of opportunity for the developing of a new generation of functional materials whose properties are determinate not only by the chemical nature of the functional center (e.g. azoaromatic chromophore) but are tuned and even amplified by a synergy with the whole macromolecular structure. Old materials in new structures. In this contest the work of this thesis was focused mainly on the synthesis and characterization of well defined azoaromatic polymers in order to establish, for the first time, precise structure-properties correlation. In fact a series of well defined different azopolymers, chiral and achiral, with different molecular weight and highly monodisperse were synthesized and their properties were studied, in terms of photoexpansion and photomodulation of chirality. We were then able to study the influence of the macromolecular structure in terms of molecular weight and ramification on the studied properties. The huge amount of possibility offered by the tailoring of the macromolecular structure were exploited for the synthesis of new cholesteric photochromic polymers that can be used as a smart label for the certification of the thermal history of any thermosensitive product. Finally the ATRP synthesis allowed us to synthesize a total new class of material, named molecular brushes: a flat surface covered with an ultra thin layer of polymeric chain covalently bond onto the surface from one end. This new class of materials is of extreme interest as they offer the possibility to tune and manage the interaction of the surface with the environment. In this contest we synthesized both azoaromatic surfaces, growing directly the polymer from the surface, and mixed brushes: surfaces covered with incompatible macromolecules. Both type of surfaces acts as “smart” surfaces: the first it is able to move the orientation of a LC cell by simply photomodulation and, thanks to the robustness of the covalent bond, can be used as a command surface overcoming all the limitation due to the dewetting of the active layer. The second type of surface, functionalized by a grafting-to method, can self assemble the topmost layer responding to changed environmental conditions, exposing different functionality according to different environment.
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The treatment of the Cerebral Palsy (CP) is considered as the “core problem” for the whole field of the pediatric rehabilitation. The reason why this pathology has such a primary role, can be ascribed to two main aspects. First of all CP is the form of disability most frequent in childhood (one new case per 500 birth alive, (1)), secondarily the functional recovery of the “spastic” child is, historically, the clinical field in which the majority of the therapeutic methods and techniques (physiotherapy, orthotic, pharmacologic, orthopedic-surgical, neurosurgical) were first applied and tested. The currently accepted definition of CP – Group of disorders of the development of movement and posture causing activity limitation (2) – is the result of a recent update by the World Health Organization to the language of the International Classification of Functioning Disability and Health, from the original proposal of Ingram – A persistent but not unchangeable disorder of posture and movement – dated 1955 (3). This definition considers CP as a permanent ailment, i.e. a “fixed” condition, that however can be modified both functionally and structurally by means of child spontaneous evolution and treatments carried out during childhood. The lesion that causes the palsy, happens in a structurally immature brain in the pre-, peri- or post-birth period (but only during the firsts months of life). The most frequent causes of CP are: prematurity, insufficient cerebral perfusion, arterial haemorrhage, venous infarction, hypoxia caused by various origin (for example from the ingestion of amniotic liquid), malnutrition, infection and maternal or fetal poisoning. In addition to these causes, traumas and malformations have to be included. The lesion, whether focused or spread over the nervous system, impairs the whole functioning of the Central Nervous System (CNS). As a consequence, they affect the construction of the adaptive functions (4), first of all posture control, locomotion and manipulation. The palsy itself does not vary over time, however it assumes an unavoidable “evolutionary” feature when during growth the child is requested to meet new and different needs through the construction of new and different functions. It is essential to consider that clinically CP is not only a direct expression of structural impairment, that is of etiology, pathogenesis and lesion timing, but it is mainly the manifestation of the path followed by the CNS to “re”-construct the adaptive functions “despite” the presence of the damage. “Palsy” is “the form of the function that is implemented by an individual whose CNS has been damaged in order to satisfy the demands coming from the environment” (4). Therefore it is only possible to establish general relations between lesion site, nature and size, and palsy and recovery processes. It is quite common to observe that children with very similar neuroimaging can have very different clinical manifestations of CP and, on the other hand, children with very similar motor behaviors can have completely different lesion histories. A very clear example of this is represented by hemiplegic forms, which show bilateral hemispheric lesions in a high percentage of cases. The first section of this thesis is aimed at guiding the interpretation of CP. First of all the issue of the detection of the palsy is treated from historical viewpoint. Consequently, an extended analysis of the current definition of CP, as internationally accepted, is provided. The definition is then outlined in terms of a space dimension and then of a time dimension, hence it is highlighted where this definition is unacceptably lacking. The last part of the first section further stresses the importance of shifting from the traditional concept of CP as a palsy of development (defect analysis) towards the notion of development of palsy, i.e., as the product of the relationship that the individual however tries to dynamically build with the surrounding environment (resource semeiotics) starting and growing from a different availability of resources, needs, dreams, rights and duties (4). In the scientific and clinic community no common classification system of CP has so far been universally accepted. Besides, no standard operative method or technique have been acknowledged to effectively assess the different disabilities and impairments exhibited by children with CP. CP is still “an artificial concept, comprising several causes and clinical syndromes that have been grouped together for a convenience of management” (5). The lack of standard and common protocols able to effectively diagnose the palsy, and as a consequence to establish specific treatments and prognosis, is mainly because of the difficulty to elevate this field to a level based on scientific evidence. A solution aimed at overcoming the current incomplete treatment of CP children is represented by the clinical systematic adoption of objective tools able to measure motor defects and movement impairments. A widespread application of reliable instruments and techniques able to objectively evaluate both the form of the palsy (diagnosis) and the efficacy of the treatments provided (prognosis), constitutes a valuable method able to validate care protocols, establish the efficacy of classification systems and assess the validity of definitions. Since the ‘80s, instruments specifically oriented to the analysis of the human movement have been advantageously designed and applied in the context of CP with the aim of measuring motor deficits and, especially, gait deviations. The gait analysis (GA) technique has been increasingly used over the years to assess, analyze, classify, and support the process of clinical decisions making, allowing for a complete investigation of gait with an increased temporal and spatial resolution. GA has provided a basis for improving the outcome of surgical and nonsurgical treatments and for introducing a new modus operandi in the identification of defects and functional adaptations to the musculoskeletal disorders. Historically, the first laboratories set up for gait analysis developed their own protocol (set of procedures for data collection and for data reduction) independently, according to performances of the technologies available at that time. In particular, the stereophotogrammetric systems mainly based on optoelectronic technology, soon became a gold-standard for motion analysis. They have been successfully applied especially for scientific purposes. Nowadays the optoelectronic systems have significantly improved their performances in term of spatial and temporal resolution, however many laboratories continue to use the protocols designed on the technology available in the ‘70s and now out-of-date. Furthermore, these protocols are not coherent both for the biomechanical models and for the adopted collection procedures. In spite of these differences, GA data are shared, exchanged and interpreted irrespectively to the adopted protocol without a full awareness to what extent these protocols are compatible and comparable with each other. Following the extraordinary advances in computer science and electronics, new systems for GA no longer based on optoelectronic technology, are now becoming available. They are the Inertial and Magnetic Measurement Systems (IMMSs), based on miniature MEMS (Microelectromechanical systems) inertial sensor technology. These systems are cost effective, wearable and fully portable motion analysis systems, these features gives IMMSs the potential to be used both outside specialized laboratories and to consecutive collect series of tens of gait cycles. The recognition and selection of the most representative gait cycle is then easier and more reliable especially in CP children, considering their relevant gait cycle variability. The second section of this thesis is focused on GA. In particular, it is firstly aimed at examining the differences among five most representative GA protocols in order to assess the state of the art with respect to the inter-protocol variability. The design of a new protocol is then proposed and presented with the aim of achieving gait analysis on CP children by means of IMMS. The protocol, named ‘Outwalk’, contains original and innovative solutions oriented at obtaining joint kinematic with calibration procedures extremely comfortable for the patients. The results of a first in-vivo validation of Outwalk on healthy subjects are then provided. In particular, this study was carried out by comparing Outwalk used in combination with an IMMS with respect to a reference protocol and an optoelectronic system. In order to set a more accurate and precise comparison of the systems and the protocols, ad hoc methods were designed and an original formulation of the statistical parameter coefficient of multiple correlation was developed and effectively applied. On the basis of the experimental design proposed for the validation on healthy subjects, a first assessment of Outwalk, together with an IMMS, was also carried out on CP children. The third section of this thesis is dedicated to the treatment of walking in CP children. Commonly prescribed treatments in addressing gait abnormalities in CP children include physical therapy, surgery (orthopedic and rhizotomy), and orthoses. The orthotic approach is conservative, being reversible, and widespread in many therapeutic regimes. Orthoses are used to improve the gait of children with CP, by preventing deformities, controlling joint position, and offering an effective lever for the ankle joint. Orthoses are prescribed for the additional aims of increasing walking speed, improving stability, preventing stumbling, and decreasing muscular fatigue. The ankle-foot orthosis (AFO), with a rigid ankle, are primarily designed to prevent equinus and other foot deformities with a positive effect also on more proximal joints. However, AFOs prevent the natural excursion of the tibio-tarsic joint during the second rocker, hence hampering the natural leaning progression of the whole body under the effect of the inertia (6). A new modular (submalleolar) astragalus-calcanear orthosis, named OMAC, has recently been proposed with the intention of substituting the prescription of AFOs in those CP children exhibiting a flat and valgus-pronated foot. The aim of this section is thus to present the mechanical and technical features of the OMAC by means of an accurate description of the device. In particular, the integral document of the deposited Italian patent, is provided. A preliminary validation of OMAC with respect to AFO is also reported as resulted from an experimental campaign on diplegic CP children, during a three month period, aimed at quantitatively assessing the benefit provided by the two orthoses on walking and at qualitatively evaluating the changes in the quality of life and motor abilities. As already stated, CP is universally considered as a persistent but not unchangeable disorder of posture and movement. Conversely to this definition, some clinicians (4) have recently pointed out that movement disorders may be primarily caused by the presence of perceptive disorders, where perception is not merely the acquisition of sensory information, but an active process aimed at guiding the execution of movements through the integration of sensory information properly representing the state of one’s body and of the environment. Children with perceptive impairments show an overall fear of moving and the onset of strongly unnatural walking schemes directly caused by the presence of perceptive system disorders. The fourth section of the thesis thus deals with accurately defining the perceptive impairment exhibited by diplegic CP children. A detailed description of the clinical signs revealing the presence of the perceptive impairment, and a classification scheme of the clinical aspects of perceptual disorders is provided. In the end, a functional reaching test is proposed as an instrumental test able to disclosure the perceptive impairment. References 1. Prevalence and characteristics of children with cerebral palsy in Europe. Dev Med Child Neurol. 2002 Set;44(9):633-640. 2. Bax M, Goldstein M, Rosenbaum P, Leviton A, Paneth N, Dan B, et al. Proposed definition and classification of cerebral palsy, April 2005. Dev Med Child Neurol. 2005 Ago;47(8):571-576. 3. Ingram TT. A study of cerebral palsy in the childhood population of Edinburgh. Arch. Dis. Child. 1955 Apr;30(150):85-98. 4. Ferrari A, Cioni G. The spastic forms of cerebral palsy : a guide to the assessment of adaptive functions. Milan: Springer; 2009. 5. Olney SJ, Wright MJ. Cerebral Palsy. Campbell S et al. Physical Therapy for Children. 2nd Ed. Philadelphia: Saunders. 2000;:533-570. 6. Desloovere K, Molenaers G, Van Gestel L, Huenaerts C, Van Campenhout A, Callewaert B, et al. How can push-off be preserved during use of an ankle foot orthosis in children with hemiplegia? A prospective controlled study. Gait Posture. 2006 Ott;24(2):142-151.
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Nell’ambito della ricerca scientifica nel campo dello sport, la Performance Analysis si sta ritagliando un crescente spazio di interesse. Per Performance Analysis si intende l’analisi della prestazione agonistica sia dal punto di vista biomeccanico che dal punto di vista dell’analisi notazionale. In questa tesi è stata analizzata la prestazione agonistica nel tennistavolo attraverso lo strumento dell’analisi notazionale, partendo dallo studio degli indicatori di prestazione più importanti dal punto di vista tecnico-tattico e dalla loro selezione attraverso uno studio sull’attendibilità nella raccolta dati. L’attenzione è stata posta quindi su un aspetto tecnico originale, il collegamento spostamenti e colpi, ricordando che una buona tecnica di spostamento permette di muoversi rapidamente nella direzione della pallina per effettuare il colpo migliore. Infine, l’obbiettivo principale della tesi è stato quello di confrontare le tre categorie di atleti selezionate: alto livello mondiale maschile (M), alto livello junior europeo (J) ed alto livello mondiale femminile (F). La maggior parte delle azioni cominciano con un servizio corto al centro del tavolo, proseguono con una risposta in push (M) o in flik di rovescio (J). Il colpo che segue è principalmente il top spin di dritto dopo un passo pivot o un top di rovescio senza spostamento. Gli alteti M e J contrattaccano maggiormente con top c. top di dritto e le atlete F prediligono colpi meno spregiudicati, bloccando di rovescio e proseguendo con drive di rovescio. Attraverso lo studio della prestazione di atleti di categorie e generi diversi è possibile migliorare le scelte strategiche prima e durante gli incontri. Le analisi statistiche multivariate (modelli log-lineari) hanno permesso di validare con metodo scientifico sia le procedure già utilizzate in letteratura che quelle innovative messe a punto per la prima volta in occasione di questo studio.
Resumo:
This thesis is a collection of essays about the instrumental use of commitment decisions to facilitate the completion of the European internal electricity market. European policy can shape markets in many ways, two most evident being regulation and competition enforcement. The interplay between these two instruments attracts a lot of scholarly attention. One of the major concerns in the competition vs. regulation debate is the instrumental use of competition rules. It has been observed that competition enforcement is triggered not only as a response to an anticompetitive harm occurring in the market, but that it sometimes becomes a powerful tool in the European Commission’s hands to pursue regulatory goals. This thesis looks for examples of such instrumentalisation in the context of electricity markets and finds that the Commission is very pragmatic in using all the possible instruments it has at hand to push forward its project of creating the internal electricity market. This includes regulation, competition enforcement and all sorts of political pressure. To the extent that commitment decisions accelerate sector-specific regulation and overcome political deadlocks, they contribute to the Commission’s energy policy goals. However, instrumentalisation of competition rules comes at a certain cost to competition policy, energy policy and, most importantly, to electricity markets themselves. Markets might be negatively affected either indirectly, by application of sector-specific regulation or competition policy building on previous commitment decisions, or directly, through the implementation of inadequate commitments in individual cases. Concluding, commitment decisions generally contributed to achieving the policy objectives of the internal electricity market, but their use for that purpose does not come without cost. Given that this cost is ultimately borne by the internal electricity market, the Commission should take a more balanced approach to the instrumental use of commitment decisions so that it does not do more harm than good.
Resumo:
Pervasive Sensing is a recent research trend that aims at providing widespread computing and sensing capabilities to enable the creation of smart environments that can sense, process, and act by considering input coming from both people and devices. The capabilities necessary for Pervasive Sensing are nowadays available on a plethora of devices, from embedded devices to PCs and smartphones. The wide availability of new devices and the large amount of data they can access enable a wide range of novel services in different areas, spanning from simple data collection systems to socially-aware collaborative filtering. However, the strong heterogeneity and unreliability of devices and sensors poses significant challenges. So far, existing works on Pervasive Sensing have focused only on limited portions of the whole stack of available devices and data that they can use, to propose and develop mainly vertical solutions. The push from academia and industry for this kind of services shows that time is mature for a more general support framework for Pervasive Sensing solutions able to enhance frail architectures, promote a well balanced usage of resources on different devices, and enable the widest possible access to sensed data, while ensuring a minimal energy consumption on battery-operated devices. This thesis focuses on pervasive sensing systems to extract design guidelines as foundation of a comprehensive reference model for multi-tier Pervasive Sensing applications. The validity of the proposed model is tested in five different scenarios that present peculiar and different requirements, and different hardware and sensors. The ease of mapping from the proposed logical model to the real implementations and the positive performance result campaigns prove the quality of the proposed approach and offer a reliable reference model, together with a direction for the design and deployment of future Pervasive Sensing applications.