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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
In the frame of EU rural policy, always more oriented towards environmental concerns and green livelihoods, Romania stands out for the predominance of rural areas and high nature value farming. The country has to face the challenge of joining the modernization process of rural farming systems with the valorization of local assets. Tourism has emerged as one of the main drivers of change and contributors for a sustainable exploitation of local resources. Rural tourism (RT) can foster the enhancement of the territorial capital (TC), the preservation of public goods (PGs) and the promotion of a more environmental oriented livelihood. The research focuses on a case study area, two valleys from Maramure, where environmental approaches as diversification strategies are partially explored. The work investigates the role of tourism initiatives for the promotion of green oriented practices. The first part of the work is based on a literature review and interdisciplinary analysis of secondary data to identify the key issues: from rural development policy, to the concept of TC, of PGs and RT. The Romanian development programmes and related strategies are investigated; afterwards the characteristics of the County and the role of RT as diversification and valorisation policies is considered. The second part is based on the collection of primary data through interviews to different local stakeholders (farmers owners of rural guesthouses, local administrators, networks and artisans). The main frequencies are analyzed, a cluster analysis is computed to evaluate the similarities within the most representative groups and a comparative analysis is carried out between the two Valleys. The frame of the analysis is based on a set of indicators following the dimensions of the TC, to assess the characteristics of the local stakeholders and to outline the perception about the local PGs and on the adopted strategies to manage the territory. Final considerations are elaborated and few scenarios are outlined, giving relevance to the importance of improving awareness and creating embeddedness among public-private local stakeholders and resources as a tool for a socio-economic and environmental development of the area.
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Lidea fondamentale da cui prende avvio la presente tesi di dottorato che sia possibile parlare di una svolta nel modo di concettualizzare e implementare le politiche sociali, il cui fuoco diviene sempre pi la costruzione di reti di partnership fra attori pubblici e privati, in cui una serie di soggetti sociali plurimi (stakeholders) attivano fra loro una riflessivit relazionale. Lipotesi generale della ricerca che, dopo le politiche improntate a modelli statalisti e mercatisti, o un loro mix, nella politica sociale italiana emerga lesigenza di una svolta riflessiva e relazionale, verso un modello societario, sussidiario e plurale, e che di fatto – specie a livello locale – stiano sorgendo molte iniziative in tal senso. Una delle idee pi promettenti sembra essere la creazione di distretti sociali per far collaborare tra loro attori pubblici, privati e di Terzo settore al fine di creare forme innovative di servizi per la famiglia e la persona. La presente tesi si focalizza sul tentativo della Provincia di Trento di distrettualizzare le politiche per la famiglia. Tramite lanalisi del progetto Trentino – Territorio Amico della Famiglia e di una sua verticalizzazione, il Distretto Famiglia, si studiato lapporto delle partnership pubblico-privato nella formazione di strumenti innovativi di governance che possano determinare una svolta morfogenetica nellelaborazione di politiche per la famiglia. Le conclusioni del lavoro, attraverso una comparazione tra esperienze territoriali, presentano la differenziazione delle partnership sociali, in base ad alcuni variabili (pluralit di attori, pluralit di risorse, shared project, capitale sociale, decision making, mutual action, logiche di lavoro relazionale, sussidiariet). Le diverse modalit di gestione delle partnership (capacitante, professionale e generativa) sintetizzano i portati culturali, strutturali e personali coinvolti nelle singole costruzioni. Solo le partnership che interpretano il loro potenziale regolativo e promozionale secondo la riflessivit relazionale tendono a generare beni comuni nel contesto sociale.
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Il lavoro mira a fornire un complessivo inquadramento dell'istituto della societ mista, identificato in primo luogo quale strumento di diritto privato a cui partecipano soggetti pubblici e soggetti privati. L'indagine si svolge su differenti piani di valutazione. Si d ragione delle caratteristiche peculiari di tale contratto associativo e dei limiti che il nostro ordinamento impone allo sviluppo della figura. L'attenzione si sposta poi sulla specifica declinazione che il modello di societ mista ha assunto in ambito europeo attraverso l'analisi del partenariato pubblico privato istituzionalizzato. L'istituto di particolare interesse perch individua nella societ mista un modello organizzativo dai tratti specifici, all'interno del quale il ruolo del socio privato assume connotazioni e forme non comuni a tutti i modelli societari. La ricerca mira a mostrare come tale figura ha trovato riscontro nell'ordinamento interno e quali possibili sviluppi la stessa possa trovare in differenti campi della vita economica. In questi termini, si cerca di valutare quale sia l'incidenza delle procedure competitive nella costituzione e nella vita della societ mista ed in che termini lo svolgimento delle attivit affidate al socio privato debba essere inquadrato all'interno del rapporto di partenariato. Sul punto centrale la declinazione fornita all'istituto in relazione ad uno specifico ambito di attivit: i servizi pubblici locali di rilevanza economica. In questo contesto, particolarmente rilevante sul piano sistematico la ricerca di un equilibrio tra il rispetto delle disciplina posta a tutela della concorrenza, ed il perseguimento delle finalit che hanno portato alla scelta di costruire una societ mista. La scelta in favore di tale modello organizzativo pare infatti giustificata solo qualora essa apporti un reale vantaggio nella gestione del servizio e la realizzazione di concrete sinergie positive.
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La presente tesi ha come scopo quello di individuare alcune problematiche relative allesercizio e alla limitazione del diritto alla libert di espressione nel contesto delle attivit globali di sorveglianza e controllo delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione. Tali attivit, poste in essere da parte degli Stati e da parte degli operatori privati, sono favorite dal nebuloso rapporto tra norme di fonte pubblica, privata e informatica, e sono invece osteggiate dal ricorso, collettivo e individuale, alle possibilit offerte dalle tecnologie stesse per la conduzione di attivit in anonimato e segretezza. La sorveglianza globale nel contesto delle privatizzazioni si serve del codice e dellautonomia privata, cos come la resistenza digitale ricorre alle competenze informatiche e agli spazi di autonomia dazione dellindividuo. In questo contesto, la garanzia dellesistenza e dellesercizio dei diritti fondamentali dellindividuo, tra tutti il diritto alla libert di espressione e il diritto alla tutela della riservatezza, passa per ladozione di tecniche e pratiche di autotutela attraverso lutilizzo di sistemi di cifratura e comunicazioni anonime. Lindividuo, in questo conflitto tecnico e sociale, si trova a dover difendere lesercizio dei propri diritti e finanche ladempimento ai propri doveri, quando attinenti a particolari figure professionali o sociali, quali avvocati, operatori di giustizia, giornalisti, o anche semplicemente genitori. In conclusione dellelaborato si propongono alcune riflessioni sulla formazione della cittadinanza e del mondo professionale, da parte dei giuristi delle nuove tecnologie, alluso cosciente, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie dellinformazione, con lo stimolo ad orientare altres le proprie attivit alla tutela e alla promozione dei diritti umani fondamentali, democratici, costituzionali, civili e sociali.
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Around 5 million women give birth each year in Europe and, while breastfeeding, the majority of them may need to take medications, either occasionally or continuously. Unfortunately, there is often scarce evidence of trustworthy information about how a specific molecule might affect the physiology of lactation. This is the reason that brought a European public-private partnership to fund the development of a reliable platform to provide women and health-care professionals a helpful instrument to reduce uncertainty about the effects of medication used during breastfeeding. On April 1st 2019, the ConcePTION project (Grant Agreement n821520) started to develop such envisaged platform. The 3rd Work Package was in charge of the validation of in vitro, in vivo and in silico lactation models. Between the numerous species currently used in preclinical studies, pigs similarities with humans anatomy, physiology and genomics make them extremely useful as translational models, when proper veterinary expertise is applied. The ASA team from the University of Bologna, went first to characterize the translational lactation model using the swine species, chosen upon literature review. The aim of this work was to lay the foundations of a porcine lactation model that could be suitable for application within pharmaceutical tests, to study drug transfer through milk prior approval and commercialization. The obtained results highlighted both strengths and critical points of the study design, allowing a significant improvement in the knowledge of pharmacokinetic physiology in lactating mammals. Lastly, this project allowed the assessment of microbial changes in gut resident bacteria of newborns through an innovative in vitro colonic model. Indeed, even if there were no evident adverse effects determined by drug residues in milk, possible alterations in the delicate microbial ecology of newborns gastrointestinal tract was considered pivotal, giving its possible impact on the individual health and growth.
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La tesi ha ad oggetto la tutela dellambiente e il ruolo svolto dal diritto privato. In particolare, si affrontano gli aspetti che caratterizzano il danno allambiente e, ancor pi nel dettaglio, si fa emergere la dimensione plurioffensiva. Si risolvono alcuni nodi e alcune problematiche che si manifestano in relazione alla legittimazione ad agire per danno allambiente e, di conseguenza, si focalizza lattenzione sullindividuazione delle situazioni giuridiche soggettive ad esso correlate: termini come diritto soggettivo, interessi collettivi, interessi diffusi, legittimazione soggettiva e legittimazione oggettiva costituiscono il leitmotiv dellindagine. Al fine di poter inquadrare sistematicamente il tema ambientale nella sfera del diritto privato, si analizzano i fondamenti del costituzionalismo e del diritto privato moderno, le ragioni dellesistenza della dicotomia pubblico-privato e della separazione di interessi ad essa corrispondente. Questindagine, contenuta nel primo capitolo della tesi, necessaria per cogliere le motivazioni della tendenziale estromissione (soprattutto nellambito delle categorie civilistiche) degli interessi superindividuali, degli interessi collettivi e dei corpi intermedi che ne sono portatori. Nel secondo capitolo si ripercorre, nellintervallo temporale che va dagli anni 70 sino alla fine degli anni 90, levoluzione normativa e le principali teorie relative al danno allambiente. Lanalisi di questi stessi temi, nel periodo intercorrente tra linizio del nuovo Millennio e i giorni nostri, oggetto di indagine anche del terzo ed ultimo capitolo, in cui lattenzione si sposta inevitabilmente sulla legislazione europea e sulla tutela multilivello dei diritti. Nelle conclusioni del lavoro, infine, ci si interroga sulla funzione giudiziaria e sulla separazione dei poteri nella gestione del problema ambientale, nonch sulla valenza attuale dei diritti soggettivi e dei diritti fondamentali delluomo nel costituzionalismo democratico. In questa sede, si illustra e si propone una dimensione istituzionale del diritto soggettivo, declinato in termini di partecipazione democratica.
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Although rational models of formal planning have been seriously criticized by strategy literature, they not only remain a widely used organizational practice in private firms, but they have increasingly been entering public, professional organizations too, as part of public sector managerial reforms. This research addresses this apparent paradox, exploring the meaning of formal planning in public sector professional work. Curiously, this is an issue that remains under-investigated in the literature: the long debate on formal planning in strategy research devoted scant attention to its diffusion in the public sector, and public sector studies have scrutinized the introduction of other management tools in professional work, but very limitedly formal planning itself. In fact, little is known on the actual meaning of formal planning in public, professional services. This research is based upon a case of adoption of formal planning tools in a public hospital. Embracing a discourse analytical lens, it examines which formal planning discourse entered professional work, to what extent, and how professionals interpret it and engage with it in their practice. The analysis uncovers dynamics of social construction of meaning where, eventually, a formal planning discourse both shapes and is shaped by professional practice. In particular, it is found that formal planning rationality largely penetrated professional work, but not to the detriment of professional values. Morevover, formal planning fails as a tool for rational decision making, but it takes up a knowledge work and a social value in professional work, as a tool for explicitation of action courses and for dialogue between otherwise more disconnected parts of the organization.
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In many communities, supplying water for the people is a huge task and the fact that this essential service can be carried out by the private sector respecting the right to water, is a debated issue. This dissertation investigates the mechanisms through which a 'perceived rights violation' - which represents a specific form of perceived injustice which derives from the violation of absolute moral principles – can promote collective action. Indeed, literature on morality and collective action suggests that even if many people apparently sustain high moral principles (like human rights), only a minority decides to act in order to defend them. Taking advantage of the political situation in Italy, and the recent mobilization for "public water" we hypothesized that, because of its "sacred value", the perceived violation of the right to water facilitates identification with the social movement and activism. Through five studies adopting qualitative and quantitative methods, we confirmed our hypotheses demonstrating that the perceived violation of the right to water can sustain activism and it can influence vote intentions at the referendum for 'public water'. This path to collective action coexists with other 'classical' predictors of collective action, like instrumental factors (personal advantages, efficacy beliefs) and anger. The perceived rights violation can derive both from personal values (i.e. universalism) and external factors (i.e. a mobilization campaign). Furthermore, we demonstrated that it is possible to enhance the perceived violation of the right to water and anger through a specifically designed communication campaign. The final chapter summarizes the main findings and discusses the results, suggesting some innovative line of research for collective action literature.
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La ricerca esamina il ruolo delle imprese che svolgono attivit di sicurezza privata in Italia (oggi definita anche "sussidiaria" o "complementare") in relazione allo sviluppo delle recenti politiche sociali che prevedono il coinvolgimento di privati nella gestione della sicurezza in una prospettiva di community safety. Nel 2008/2009 le politiche pubbliche di sicurezza legate al controllo del territorio hanno prodotto norme con nuovi poteri di polizia concessi agli amministratori locali e la previsione di associazione di cittadini per la segnalare eventi dannosi alla sicurezza urbana (ronde). Nello stesso periodo iniziata unimportante riforma del settore della sicurezza privata, ancora in fase di attuazione, che definisce le attivit svolte dalle imprese di security, individua le caratteristiche delle imprese e fissa i parametri per la formazione del personale. Il quadro teorico del lavoro esamina i concetti di sicurezza/insicurezza urbana e di societ del rischio alla luce delle teorie criminologiche legate alla prevenzione situazionale e sociale e alla community policing. La ricerca sul campo si basa sullanalisi del contenuto di diverse interviste in profondit con esponenti del mondo della sicurezza privata (imprenditori, dirigenti, studiosi). Le interviste hanno fatto emergere che il ruolo della sicurezza privata in Italia risulta fortemente problematico; anche la riforma in corso sulla normativa del settore considerata con scarso entusiasmo a causa delle difficolt della congiuntura economica che rischia di compromettere seriamente la crescita. Il mercato della sicurezza in Italia frastagliato e scarsamente controllato; manca unazione di coordinamento fra le diverse anime della sicurezza (vigilanza privata, investigazione, facility/security management); persiste una condizione di subalternit e di assenza di collaborazione con il settore pubblico che rende la sicurezza privata relegata in un ruolo marginale, lontano dalle logiche di sussidiariet.
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In the last decades, medical malpractice has been framed as one of the most critical issues for healthcare providers and health policy, holding a central role on both the policy agenda and public debate. The Law and Economics literature has devoted much attention to medical malpractice and to the investigation of the impact of malpractice reforms. Nonetheless, some reforms have been much less empirically studied as in the case of schedules, and their effects remain highly debated. The present work seeks to contribute to the study of medical malpractice and of schedules of noneconomic damages in a civil law country with a public national health system, using Italy as case study. Besides considering schedules and exploiting a quasi-experimental setting, the novelty of our contribution consists in the inclusion of the performance of the judiciary (measured as courts civil backlog) in the empirical analysis. The empirical analysis is twofold. First, it investigates how limiting compensations for pain and suffering through schedules impacts on the malpractice insurance market in terms of presence of private insurers and of premiums applied. Second, it examines whether, and to what extent, healthcare providers react to the implementation of this policy in terms of both levels and composition of the medical treatments offered. Our findings show that the introduction of schedules increases the presence of insurers only in inefficient courts, while it does not produce significant effects on paid premiums. Judicial inefficiency is attractive to insurers for average values of schedules penetration of the market, with an increasing positive impact of inefficiency as the territorial coverage of schedules increases. Moreover, the implementation of schedules tends to reduce the use of defensive practices on the part of clinicians, but the magnitude of this impact is ultimately determined by the actual degree of backlog of the court implementing schedules.
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Depending on the regulatory regime they are subject to, governments may or may not be allowed to hand out state aid to private firms. The economic justification for state aid can address several issues present in the competition for capital and the competition for transfers from the state. First, there are principal-agent problems involved at several stages. Self-interested politicians might enter state aid deals that are the result of extensive rent-seeking activities of organized interest groups. Thus the institutional design of political systems will have an effect on the propensity of a jurisdiction to award state aid. Secondly, fierce competition for firm locations can lead to over-spending. This effect is stronger if the politicians do not take into account the entirety of the costs created by their participation in the firm location race. Thirdly, state aid deals can be incomplete and not in the interest of the citizens. This applies if there are no sanctions if firms do not meet their obligations from receiving aid, such as creating a certain number of jobs or not relocating again for a certain amount of time. The separation of ownership and control in modern corporations leads to principal-agent problems on the side of the aid recipient as well. Managers might receive personal benefits from subsidies, the use of which is sometimes less monitored than private finance. This can eventually be to the detriment of the shareholders. Overall, it can be concluded that state aid control should also serve the purpose of regulating the contracting between governments and firms. An extended mandate for supervision by the European Commission could include requirements to disincentive the misuse of state aid. The Commission should also focus on the corporate governance regime in place in the jurisdiction that awards the aid as well as in the recipient firm.