2 resultados para Promontory

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La Piana di foce del Garigliano (al confine tra Lazio e Campania) è caratterizzata, fino ad epoche recenti, dalla presenza di aree palustri e umide. Lo studio in corso cerca di ricostruire l’evoluzione dell’ambiente costiero mettendolo in relazione alla presenza dell’uomo, alla gestione del territorio, alle vicende storiche e alle variazioni climatiche utilizzando molteplici metodologie tipiche della geoarcheologia. Si tratta di un approccio multidisciplinare che cerca di mettere insieme analisi tipiche dell’archeologia, della topografia antica, della geomorfologia, della geologia e della paleobotanica. Fino all’età del Ferro l’unica traccia di popolamento viene da Monte d’Argento, uno sperone roccioso isolato lungo la costa, posto al limite occidentale di un ambiente sottostante che sembra una palude chiusa e isolata da apporti sedimentari esterni. Con il passaggio all’età del ferro si verifica un mutamento ambientale con la fine della grande palude e la formazione di una piccola laguna parzialmente comunicante con il mare. L’arrivo dei romani alla fine del III secolo a.C. segna la scomparsa dei grandi centri degli Aurunci e la deduzione di tre colonie (Sessa Aurunca, Sinuessa, Minturno). Le attività di sistemazione territoriale non riguardarono però le aree umide costiere, che non vennero bonificate o utilizzate per scopi agricoli, ma mantennero la loro natura di piccoli laghi costieri. Quest’epoca è dunque caratterizzata da una diffusione capillare di insediamenti, basati su piccole fattorie o installazioni legate allo sfruttamento agricolo. Poche sono le aree archeologiche che hanno restituito materiali successivi al II-III secolo d.C. La città resta comunque abitata fino al VI-VII secolo, quando l’instabilità politica e l’impaludamento dovettero rendere la zona non troppo sicura favorendo uno spostamento verso le zone collinari. Un insediamento medievale è attestato solo a Monte d’Argento e una frequentazione saracena dell’inizio del IX secolo è riportata dalle fonti letterarie, ma non vi è ancora nessuna documentazione archeologica.

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We have used kinematic models in two Italian regions to reproduce surface interseismic velocities obtained from InSAR and GPS measurements. We have considered a Block modeling, BM, approach to evaluate which fault system is actively accommodating the occurring deformation in both considered areas. We have performed a study for the Umbria-Marche Apennines, obtaining that the tectonic extension observed by GPS measurements is explained by the active contribution of at least two fault systems, one of which is the Alto Tiberina fault, ATF. We have estimated also the interseismic coupling distribution for the ATF using a 3D surface and the result shows an interesting correlation between the microseismicity and the uncoupled fault portions. The second area analyzed concerns the Gargano promontory for which we have used jointly the available InSAR and GPS velocities. Firstly we have attached the two datasets to the same terrestrial reference frame and then using a simple dislocation approach, we have estimated the best fault parameters reproducing the available data, providing a solution corresponding to the Mattinata fault. Subsequently we have considered within a BM analysis both GPS and InSAR datasets in order to evaluate if the Mattinata fault may accommodate the deformation occurring in the central Adriatic due to the relative motion between the North-Adriatic and South-Adriatic plates. We obtain that the deformation occurring in that region should be accommodated by more that one fault system, that is however difficult to detect since the poor coverage of geodetic measurement offshore of the Gargano promontory. Finally we have performed also the estimate of the interseismic coupling distribution for the Mattinata fault, obtaining a shallow coupling pattern. Both of coupling distributions found using the BM approach have been tested by means of resolution checkerboard tests and they demonstrate that the coupling patterns depend on the geodetic data positions.