3 resultados para Portal Vein

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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La chemioembolizzazione (TACE) è uno dei trattamenti locoregionali più largamente utilizzati nel trattamento dell’epatocarcinoma (HCC). A tutt’oggi però rimangono irrisolte alcune importanti controversie sul suo impiego. Nella presente tesi sono stati analizzati alcuni dei principali oggetti di dibattito quali (1) indicazione al trattamento, (2) trattamenti multipli e schema di ritrattamento e (3) trattamento dei pazienti candidabili a trapianto di fegato. A tal fine sono stati riportati tre studi che hanno analizzato gli argomenti sopradescritti. La TACE viene comunemente eseguita nei pazienti al di fuori delle raccomandazioni delle linee guida tra cui i pazienti con nodulo singolo, i pazienti con trombosi portale e con performance status (PS) compromesso. Dallo studio 1 è emerso che la TACE può essere considerata una valida opzione terapeutica nei pazienti con HCC singolo non candidabili a trattamenti curativi, che la trombosi portale non neoplastica ed una lieve compromissione del performance status (PS-1) verosimilmente legata alla cirrosi non hanno impatto sulla sopravvivenza post-trattamento. Multipli trattamenti di chemioembolizzazione vengono frequentemente eseguiti ma non esiste a tutt’oggi un numero ottimale di ritrattamenti TACE. Dallo studio 2 è emerso che il trattamento TACE eseguito “on demand” può essere efficacemente ripetuto nei pazienti che non abbiano scompenso funzionale e non siano candidabili a trattamenti curativi anche se solo una piccola percentuale di pazienti selezionati può essere sottoposto a più cicli di trattamento. La TACE è frequentemente impiegata nei pazienti in lista per trapianto di fegato ma non c’è evidenza dell’efficacia di trattamenti ripetuti in questi pazienti. Dallo studio 3 è emerso che il numero di TACE non è significativamente associato né alla necrosi tumorale, né alla recidiva né alla sopravvivenza post-trapianto. Un tempo d’attesa prima del trapianto ≤6 mesi è invece risultato essere fattore predittivo indipendente di recidiva riflettendo la possibile maggiore aggressività tumorale in questa classe di pazienti.

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PURPOSE. Portal pressure is measured invasively as Hepatic Venous Pressure Gradient (HVPG) in the angiography room. Liver stiffness measured by Fibroscan was shown to correlate with HVPG values below 12 mmHg. This is not surprising, since in cirrhosis the increase of portal pressure is not directly linked with liver fibrosis and consequently to liver stiffness. We hypothesized that, given the spleen’s privileged location upstream to the whole portal system, splenic stiffness could provide relevant information about portal pressure. Aim of the study was to assess the relationship between liver and spleen stiffness measured by Virtual Touch™ (ARFI) and HVPG in cirrhotic patients. METHODS. 40 consecutive patients (30 males, mean age 62y, mean BMI=26, mean Child-Pugh A6, mean platelet count=92.000/mmc, 19 HCV+, 7 with ascites) underwent to ARFI stiffness measurement (10 valid measurements in right liver lobe both surface and centre, left lobe and 20 in the spleen) and HPVG, blindly to each other. Median ARFI values of 10 samplings on every liver area and of 20 samplings on spleen were calculated. RESULTS. Stiffness could be easily measured in all patients with ARFI, resulting a mean of 2,61±0,76, 2,5±0,62 and 2,55±0,66 m/sec in the liver areas and 3.3±0,5 m/s in the spleen. Median HPVG was 14 mmHg (range 5-27); 28 patients showed values ≥10 mmHg. A positive significant correlation was found between spleen stiffness and HPVG values (r=0.744, p<0.001). No significant correlation was found between all liver stiffness and HVPG (p>0,05). AUROC was calculated to test spleen stiffness ability in discriminating patients with HVPG ≥10. AUROC = 0.911 was obtained, with sensitivity of 69% and specificity of 91% at a cut-off of 3.26 m/s. CONCLUSION. Spleen stiffness measurement with ARFI correlates with HVPG in patients with cirrhosis, with a potential of identifying patients with clinically significant portal hypertension.

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Introduzione: L’intervento di Fontan comporta un aumento istantaneo della pressione venosa centrale che causa, nel medio-lungo termine, una forma di epatopatia specifica detta FALD. Il monitoraggio della FALD è complesso ma potrebbe consentire di bloccarne o rallentarne l’insorgenza. Lo studio ha valutato l’efficacia delle modalità di monitoraggio non invasivo. Materiale e metodi: Sei pazienti (età media 24 anni) operati presso l’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna sono stati sottoposti a RMN 4D-Flow e ad Ecodoppler epatico. Sono stati raccolti i dati anagrafici, morfologici, anamnestici e i markers sierologici per il calcolo degli scores MELD-XI, APRI, FIB4, i valori di Shear Stress assiale e circonferenziale e gli indici di pulsatilità e resistenza delle arterie epatica e renale. Risultati: Il tempo trascorso tra la Fontan e lo studio è stato di 17,8 anni. Età media alla Fontan 6,8 anni. Tutti i pazienti avevano un quadro compatibile con epatopatia. I markers sierologici e gli scores MELD-XI,APRI e FIB4 si sono dimostrati di scarsa utilità. All’ecografia tutti i pazienti avevano ecostruttura irregolare, splenomegalia e valori elevati di pulsatilità e resistenza dell’arteria epatica e splenica. La rigidità epatica media è stata di 12,4 Kpa. Alla RMN 4DF lo Shear stress assiale è stato massimo a livello del condotto (0,16 Pa) e minimo a livello delle vene sovra epatiche (0,05 Pa). Lo Shear Stress si è mostrato massimo nei pazienti con emodinamica sfavorevole e peggior quadro ecografico addominale, evidenziando aree di inefficienza energetica. Conclusioni: La combinazione delle diagnostiche di imaging non invasive potrebbe rivelarsi adeguata per il monitoraggio della FALD. In particolare, la RMN 4D Flow potrebbe rivelare aree di inefficienza energetica predisponenti alla FALD. Questo potrebbe indirizzare in modo specifico la terapia dei pazienti operati o addirittura indurre la modifica del disegno della Fontan verso forme più efficienti.