4 resultados para Nome

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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The focus of this dissertation is the relationship between the necessity for protection and the construction of cultural identities. In particular, by cultural identities I mean the representation and construction of communities: national communities, religious communities or local communities. By protection I mean the need for individuals and groups to be reassured about dangers and risks. From an anthropological point of view, the relationship between the need for protection and the formation and construction of collective identities is driven by the defensive function of culture. This was recognized explicitly by Claude Lévi-Strauss and Jurij Lotman. To explore the “protective hypothesis,” it was especially useful to compare the immunitarian paradigm, proposed by Roberto Esposito, with a semiotic approach to the problem. According to Esposito, immunity traces borders, dividing Community from what should be kept outside: the enemies, dangers and chaos, and, in general, whatever is perceived to be a threat to collective and individual life. I recognized two dimensions in the concept of immunity. The first is the logic dimension: every element of a system makes sense because of the network of differential relations in which it is inscribed; the second dimension is the social praxis of division and definition of who. We are (or what is inside the border), and who They are (or what is, and must be kept, outside the border). I tested my hypothesis by analyzing two subject areas in particular: first, the security practices in London after 9/11 and 7/7; and, second, the Spiritual Guide of 9/11 suicide bombers. In both cases, one observes the construction of two entities: We and They. The difference between the two cases is their “model of the world”: in the London case, one finds the political paradigms of security as Sovereignty, Governamentality and Biopolitics. In the Spiritual Guide, one observes a religious model of the Community of God confronting the Community of Evil. From a semiotic point view, the problem is the origin of respective values, the origin of respective moral universes, and the construction of authority. In both cases, I found that emotional dynamics are crucial in the process of forming collective identities and in the process of motivating the involved subjects: specifically, the role of fear and terror is the primary factor, and represents the principal focus of my research.

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La ricerca si propone come studio teorico e analitico basato sulla traduzione letteraria e audiovisiva del genere diasporico, esemplificato nel romanzo The Namesake – L’omonimo di J. Lahiri e nel film The Namesake – Il destino nel nome di M. Nair. Si sviluppa, quindi, un doppio percorso di analisi, concentrandosi sulla traduzione interlinguistica di due modalità testuali differenti, quella letteraria (il testo narrativo) e quella audiovisiva (in particolare, il doppiaggio). L’approccio teorico è di stampo interdisciplinare, come risulta sempre più imprescindibile nel campo dei Translation Studies: infatti, si cerca di coniugare prospettive di natura più linguistica, quali i Descriptive Translation Studies (in particolare, Toury 1995) e lo sviluppo degli studi sui cosiddetti ‘universali traduttivi’, con approcci di stampo più culturalista, in particolare gli studi sulla traduzione post-coloniali, con le loro riflessioni sui concetti di ‘alterità’ e ‘ibridismo’. Completa il quadro teorico di riferimento una necessaria definizione e descrizione del genere diasporico relativo alla cultura indiana, in rapporto sia al contesto di partenza (statunitense) sia al contesto di arrivo (italiano) per entrambi i testi presi in considerazione. La metodologia scelta per l’indagine è principalmente di natura linguistica, con l’adozione del modello elaborato dallo studioso J. Malone (1988). L’analisi empirica, accompagnata da una serie di riflessioni teoriche e linguistiche specifiche, si concentra su tre aspetti cruciali per entrambe le tipologie testuali, quali: la resa della naturalezza dei dialoghi nel discorso letterario e in quello filmico, la rappresentazione del multiculturalismo e delle varietà linguistiche caratterizzanti i due testi di partenza e i numerosi riferimenti culturo-specifici delle due opere e la loro traduzione in italiano. Si propongono, infine, alcune considerazioni in ottica intersemiotica in relazione alle tre aree individuate, a integrazione dell’indagine in chiave interlinguistica.

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La ricerca indaga tensioni e trasformazioni che investono le principali correnti di pensiero politico in Francia nei primi anni della monarchia di Luglio, e vi osserva l’emergere del concetto di classe. Assumendo la dimensione dell’avvenimento come punto di intersezione fra storia e teoria, l’elaborato si concentra sul periodo novembre 1831-giugno 1832 per analizzare il modo in cui, nell’ordine del discorso politico repubblicano, liberale e socialista, le vicende di questi mesi vengono interpretate cercando di dar nome alle figure sociali che esse fanno irrompere nel dibattito pubblico. Il titolo Fra il nome e la storia fa dunque riferimento allo sforzo di indagare il campo di tensione che si apre fra concreto divenire storico e grandi operazioni di nominazione che segnano l’affiorare di strutture concettuali della lunga durata. L’emergere della nozione di classe operaia e delle categorie che intorno a essa si organizzano viene interpretata come una «formazione discorsiva» che pone in questione significato e confini del politico. La frattura del 1848 è assunta come orizzonte e margine esterno della ricerca nella misura in cui si ipotizza che essa segni una prima affermazione del regime di verità di tale formazione discorsiva: lo statuto politico del lavoro. L’elaborato consta di quattro capitoli. I primi tre indagano la riflessione sul politico e la funzione che in essa svolge il concetto di classe a partire dall’interpretazione di alcuni avvenimenti del tornante 1831-32 proposta nel discorso repubblicano del quotidiano «Le National» e della Société des Amis du Peuple, in quello del liberalismo dottrinario di François Guizot e in quello socialista nascente, prima del movimento sansimoniano, e poi muovendo fino al 1848 francese con l’analisi propostane da Karl Marx. Il quarto capitolo indaga infine la dimensione del «sociale», la sua elaborazione e articolazione attraverso il lavoro di studio e oggettivazione delle figure del mondo del lavoro.