6 resultados para Minority shareholders
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
This dissertation investigates corporate governance and dividend policy in banking. This topic has recently attracted the attention of numerous scholars all over the world and currently remains one of the most discussed topics in Banking. The core of the dissertation is constituted by three papers. The first paper generalizes the main achievements in the field of relevant study using the approach of meta-analysis. The second paper provides an empirical analysis of the effect of banking corporate governance on dividend payout. Finally, the third paper investigates empirically the effect of government bailout during 2007-2010 on corporate governance and dividend policy of banks. The dissertation uses a new hand-collected data set with information on corporate governance, ownership structure and compensation structure for a sample of listed banks from 15 European countries for the period 2005-2010. The empirical papers employ such econometric approaches as Within-Group model, difference-in-difference technique, and propensity score matching method based on the Nearest Neighbor Matching estimator. The main empirical results may be summarized as follows. First, we provide evidence that CEO power and connection to government are associated with lower dividend payout ratios. This result supports the view that banking regulators are prevalently concerned about the safety of the bank, and powerful bank CEOs can afford to distribute low payout ratios, at the expense of minority shareholders. Next, we find that government bailout during 2007-2010 changes the banks’ ownership structure and helps to keep lending by bailed bank at the pre-crisis level. Finally, we provide robust evidence for increased control over the banks that receive government money. These findings show the important role of government when overcoming the consequences of the banking crisis, and high quality of governance of public bailouts in European countries.
Resumo:
The dissertation contains five parts: An introduction, three major chapters, and a short conclusion. The First Chapter starts from a survey and discussion of the studies on corporate law and financial development literature. The commonly used methods in these cross-sectional analyses are biased as legal origins are no longer valid instruments. Hence, the model uncertainty becomes a salient problem. The Bayesian Model Averaging algorithm is applied to test the robustness of empirical results in Djankov et al. (2008). The analysis finds that their constructed legal index is not robustly correlated with most of the various stock market outcome variables. The second Chapter looks into the effects of minority shareholders protection in corporate governance regime on entrepreneurs' ex ante incentives to undertake IPO. Most of the current literature focuses on the beneficial part of minority shareholder protection on valuation, while overlooks its private costs on entrepreneur's control. As a result, the entrepreneur trade-offs the costs of monitoring with the benefits of cheap sources of finance when minority shareholder protection improves. The theoretical predictions are empirically tested using panel data and GMM-sys estimator. The third Chapter investigates the corporate law and corporate governance reform in China. The corporate law in China regards shareholder control as the means to the ends of pursuing the interests of stakeholders, which is inefficient. The Chapter combines the recent development of theories of the firm, i.e., the team production theory and the property rights theory, to solve such problem. The enlightened shareholder value, which emphasizes on the long term valuation of the firm, should be adopted as objectives of listed firms. In addition, a move from the mandatory division of power between shareholder meeting and board meeting to the default regime, is proposed.
Resumo:
A fronte dal recepimento del direttiva SHR nel nostro ordinamento, realizzato dal d.lgs. 27/2010, il presente lavoro si propone anzitutto di analizzare l'attuale ruolo della delega di voto - sollecitata e non - per poi verificare quale sia l'interesse concretamente sotteso a un voto così esercitato, con particolare attenzione alla sollecitazione di deleghe di voto, oggi destinata espressamente (per la prevalente dottrina) a consentire al promotore il perseguimento di interessi propri. Le considerazioni riguardo all'interesse concretamente sotteso al voto esercitato per delega portano a vagliarne la rilevanza ai fini della nozione di controllo, ex art. 2359 c.c., la quale esclude espressamente dai voti rilevanti esclusivamente quelli esercitati "per conto terzi", e non, dunque, anche quelli esercitati nell'interesse proprio da un soggetto non titolare della partecipazione. Viene quindi affrontata la principale critica ad un controllo raggiunto per tale via e, più in generale, attraverso una delle varie forme di dissociazione tra titolarità della partecipazione e legittimazione all'esercizio del voto ad essa relativo, ovvero la apparente mancanza di stabilità. Considerando tuttavia che ogni ipotesi di controllo c.d. di fatto per definizione non gode di stabilità se non si scelga di ammettere una valutazione di tale requisito necessariamente prognostica ed ex ante, si giunge alla conclusione che la fattispecie di un controllo acquisito tramite sollecitazione di deleghe si distingue da altre ipotesi di controllo di fatto esclusivamente per la maggiore difficoltà dell'accertamento in fatto del requisito della stabilità. Si affronta infine la possibilità di garantire il diritto di exit (ovvero una tutela risarcitoria) del socio di minoranza che veda modificate le condizioni di rischio del proprio investimento a causa di una modifica del soggetto controllante derivante da sollecitazione di deleghe, tramite applicazione diretta della disciplina OPA ovvero riconducendo la fattispecie all'art. 2497quater, lett. d, ove ne ricorrano i presupposti.
Resumo:
En el presente estudio se aborda un tema, el del régimen jurídico de la renuncia a la acción social de responsabilidad, que ha sido objeto de un escaso tratamiento por parte de la doctrina española. Estamos ante una institución controvertida, que regula la posibilidad de que una sociedad de capital abandone voluntariamente las pretensiones indemnizatorias que pudiera ostentar frente a alguno de sus administradores por los daños que éstos hubieran ocasionado en el patrimonio social como consecuencia del incumplimiento sus deberes de diligencia y lealtad. El hecho de que una sociedad de capital pueda acordar esta renuncia es un claro indicio del carácter dispositivo de las normas que regulan la responsabilidad de los administradores frente a la sociedad. Después de abordar de los antecedentes y evolución histórica de la renuncia a la acción social, la primera parte del estudio se centra en el análisis del ámbito material y temporal de su régimen jurídico, concluyendo que éste regula no sólo la renuncia o la transacción procesal, sino que se aplica cualquier acuerdo de la junta general que tenga como efecto una exoneración total o parcial de los administradores. La segunda parte del estudio profundiza en el régimen jurídico de la renuncia, haciendo hincapié en el derecho de veto que la Ley española y el Codice civile reconocen a la minoría y que se configura como una auténtica excepción al principio mayoritario que rige, con carácter general, la formación de la voluntad social. En el último capítulo se analizan los efectos de la renuncia acordada por la junta sobre la legitimación extraordinaria que ostentan los socios minoritarios y los acreedores sociales para el ejercicio de la acción social.
Resumo:
Il presente studio si propone di individuare i doveri e le responsabilità, di tipo risarcitorio, degli amministratori, in particolare degli amministratori della società che esercita attività di direzione e coordinamento, in una situazione di crisi o insolvenza nel gruppo, anche in un’ottica di “prevenzione”, e, più precisamente, il complesso di regole di corretta gestione societaria e imprenditoriale, con le quali il silenzio della legge fallimentare in tema di gruppi di società non può non confrontarsi. In particolare, si indagherà sulla possibilità di individuare nel nostro ordinamento giuridico, nel momento di emersione della crisi, doveri di comportamento in capo agli organi di governo della società o ente che esercita attività di direzione e coordinamento, al fine di fronteggiare la crisi, evitando il peggioramento della stessa, ovvero per un risanamento anticipato e, quindi, più suscettibile di esito positivo, nella prospettiva di tutela dei soci c.d. esterni e dei creditori delle società figlie e, nello stesso tempo, dei soci della capogruppo medesima e, quindi, in una prospettiva più ampia e articolata rispetto a una società individualmente considerata. L’oggetto dell’analisi viene introdotto mediante un inquadramento generale della disciplina in materia di gruppi di società presente nel nostro sistema normativo, con particolare riguardo alla disciplina dell’attività di direzione e coordinamento introdotta dal legislatore della riforma del diritto societario (d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6) con gli artt. 2497 ss. cod. civ.. Nella seconda parte verranno individuati e approfonditi i criteri e i principi dai quali ricavare le regole di governance nei gruppi di società e la relativa responsabilità degli amministratori nelle situazioni di crisi nel gruppo. Sulla scorta delle suddette argomentazioni, nell'ultima parte verranno individuate le regole di gestione nell'ambito del gruppo nel momento di “emersione” della crisi e, in particolare, i possibili “strumenti” che il nostro legislatore offre per fronteggiarla.
Resumo:
Scopo della presente trattazione è quello di andare ad osservare in che modo il legislatore della riforma abbia cercato di offrire una disciplina ad un fenomeno sempre più in espansione nell’economia italiana: i gruppi di impresa. In particolare, l’elaborato è composto da 3 nuclei. Il primo analizza la disciplina, introdotta nel 2003, relativa all’attività di direzione e coordinamento (art. 2497 c.c. e ss) rintracciandone le regole generali e il rapporto con le norme del codice civile. Una seconda parte approfondisce gli elementi costitutivi dell'attivita' di direzione e coordinamento, i presupposti affinche' si possa configurare una responsabilita' da parte della societa' capogruppo e i soggetti conivolti all'interno di un gruppo. La terza parte e' invece dedicata allo studio delle problematiche legate all’azione risarcitoria introdotta con la disposizione di cui all’art. 2497 c.c., soprattutto confrontando la posizione dei soci di minoranza con quella dei creditori sociali. In particolare, vengono descritte le modalità con le quali i soci e i creditori sociali possono esercitare l’azione a tutela dei propri interessi e dunque tentare di trovare pieno ristoro ai danni sofferti; danni che in qualche modo risultano legati alle scelte operate dal gruppo di comando e, più tecnicamente, dalla società che esercita l’attività di direzione e coordinamento, la c.d. capogruppo.