2 resultados para Merritton (Ont.) -- History -- Sources

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Questo progetto di ricerca si pone l'obiettivo di gettare luce sul commercio delle spezie nel Medioevo, a partire dai preziosi dati contenuti nei registri del dazio di Bologna (1388-1448), nei quali venivano raccolti tutti i prodotti afferenti al cosiddetto "dazio della mercanzia" che transitavano in città per poi proseguire il viaggio verso altre destinazioni. Nel Medioevo, Bologna rappresentava un importante snodo per collegare i principali empori del mare Adriatico (prima fra tutti Venezia) con i mercati della Toscana, come Firenze, Pisa e il suo sbocco marittimo, Porto Pisano, da cui le spezie salpavano in direzione di altre regioni europee, come la Francia, l'Inghilterra, la penisola iberica e le Fiandre. I quantitativi di spezie giornalieri, mensili, annuali e totali costituiscono un dato inedito ed inaspettato: infatti, un prodotto tradizionalmente descritto dalla storiografia come raro, prezioso e difficile da reperire, affluiva in realtà con sorprendente costanza e raggiungendo volumi molto elevati. Considerando che Bologna, nonostante la sua importanza nel panorama italiano, rappresentava pur sempre uno snodo "minore" nella complessa rete di circuiti commerciali su cui erano solite viaggiare le spezie (come le grandi rotte marittime, per esempio), questi quantitativi tanto elevati di spezie ci obbligano a riflettere su quanto detto sino ad ora sul commercio di questi prodotti nel Medioevo e a mettere i dati bolognesi a confronto con quelli provenienti da altre fonti. Affiancando al tradizionale metodo storiografico un approccio "empirico", che tenga conto delle caratteristiche materiali ed organolettiche delle spezie, nonché delle informazioni provenienti da un ampio numero di fonti – non necessariamente legate al periodo preso in esame – è possibile riaprire il dibattito attorno a questo tema, che ha ancora molto da offrire alla ricerca storico alimentare.

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If we look back in time at the history of humanity, we can state that our generation is living an era of outstanding efficiency and progress because of globalization and global competition, even if this is resulting in the rapid depletion of energy sources and raw materials. The environmental impact of non-biodegradable plastic wastes is of increasing global concern: nowadays, imagining a world without synthetic plastics seems impossible, though their large-scale production and their extensive use have only spread since the end of the World War II. In recent years, the demand for sustainable materials has increased significantly and, with a view to circular economy, research has also focused on the enhancement and subsequent reuse of waste materials produced by industrial processing, intensive farming and the agricultural sector. Plastic polymers have been the most practical and economical solution for decades due to their low cost, prompt availability and excellent optical, mechanical and barrier properties. Biodegradable polymers could replace them in many applications, thus reducing the problems of traditional plastics disposability and the dependence on petroleum. Natural biopolymers are in fact characterized by a high biocompatibility and biodegradability and have already prompted research in the field of regenerative medicine. During my PhD, my goal was to use natural polymers from sustainable sources as raw materials to produce biomaterials, which are materials designed to interface with biological systems to evaluate, support or replace any tissue, organ, or function of the body. I focused on the use of the most abundant biopolymers in nature to produce biomaterials in the form of films, scaffolds and cements. After a complete characterization, the materials were proposed for suitable applications in different fields, from tissue engineering to cosmetics and food packaging. Some of the obtained results were published on international scientific and peer-reviewed journals.