8 resultados para Log-log Method
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Gastroesophageal junction (GEJ) adenocarcinoma are uncommon before age of 40 years. While certain clinical, pathological and molecular features of GEJ adenocarcinoma in older patients have been extensively studied, these characteristics in the younger population remain to be determined. In the recent literature, a high sensitivity and specificity for the detection of dysplasia and esophageal adenocarcinoma was demonstrated by using multicolor fluorescence in situ hybridization (FISH) DNA probe set specific for the locus specific regions 9p21 (p16), 20q13.2 and Y chromosome. We evaluated 663 patients with GEJ adenocarcinoma and further divided them into 2 age-groups of
Resumo:
Today’s pet food industry is growing rapidly, with pet owners demanding high-quality diets for their pets. The primary role of diet is to provide enough nutrients to meet metabolic requirements, while giving the consumer a feeling of well-being. Diet nutrient composition and digestibility are of crucial importance for health and well being of animals. A recent strategy to improve the quality of food is the use of “nutraceuticals” or “Functional foods”. At the moment, probiotics and prebiotics are among the most studied and frequently used functional food compounds in pet foods. The present thesis reported results from three different studies. The first study aimed to develop a simple laboratory method to predict pet foods digestibility. The developed method was based on the two-step multi-enzymatic incubation assay described by Vervaeke et al. (1989), with some modification in order to better represent the digestive physiology of dogs. A trial was then conducted to compare in vivo digestibility of pet-foods and in vitro digestibility using the newly developed method. Correlation coefficients showed a close correlation between digestibility data of total dry matter and crude protein obtained with in vivo and in vitro methods (0.9976 and 0.9957, respectively). Ether extract presented a lower correlation coefficient, although close to 1 (0.9098). Based on the present results, the new method could be considered as an alternative system of evaluation of dog foods digestibility, reducing the need for using experimental animals in digestibility trials. The second parte of the study aimed to isolate from dog faeces a Lactobacillus strain capable of exert a probiotic effect on dog intestinal microflora. A L. animalis strain was isolated from the faeces of 17 adult healthy dogs..The isolated strain was first studied in vitro when it was added to a canine faecal inoculum (at a final concentration of 6 Log CFU/mL) that was incubated in anaerobic serum bottles and syringes which simulated the large intestine of dogs. Samples of fermentation fluid were collected at 0, 4, 8, and 24 hours for analysis (ammonia, SCFA, pH, lactobacilli, enterococci, coliforms, clostridia). Consequently, the L. animalis strain was fed to nine dogs having lactobacilli counts lower than 4.5 Log CFU per g of faeces. The study indicated that the L animalis strain was able to survive gastrointestinal passage and transitorily colonize the dog intestine. Both in vitro and in vivo results showed that the L. animalis strain positively influenced composition and metabolism of the intestinal microflora of dogs. The third trail investigated in vitro the effects of several non-digestible oligosaccharides (NDO) on dog intestinal microflora composition and metabolism. Substrates were fermented using a canine faecal inoculum that was incubated in anaerobic serum bottles and syringes. Substrates were added at the final concentration of 1g/L (inulin, FOS, pectin, lactitol, gluconic acid) or 4g/L (chicory). Samples of fermentation fluid were collected at 0, 6, and 24 hours for analysis (ammonia, SCFA, pH, lactobacilli, enterococci, coliforms). Gas production was measured throughout the 24 h of the study. Among the tested NDO lactitol showed the best prebiotic properties. In fact, it reduced coliforms and increased lactobacilli counts, enhanced microbial fermentation and promoted the production of SCFA while decreasing BCFA. All the substrates that were investigated showed one or more positive effects on dog faecal microflora metabolism or composition. Further studies (in particular in vivo studies with dogs) will be needed to confirm the prebiotic properties of lactitol and evaluate its optimal level of inclusion in the diet.
Resumo:
Negli ultimi anni, un crescente numero di studiosi ha focalizzato la propria attenzione sullo sviluppo di strategie che permettessero di caratterizzare le proprietà ADMET dei farmaci in via di sviluppo, il più rapidamente possibile. Questa tendenza origina dalla consapevolezza che circa la metà dei farmaci in via di sviluppo non viene commercializzato perché ha carenze nelle caratteristiche ADME, e che almeno la metà delle molecole che riescono ad essere commercializzate, hanno comunque qualche problema tossicologico o ADME [1]. Infatti, poco importa quanto una molecola possa essere attiva o specifica: perché possa diventare farmaco è necessario che venga ben assorbita, distribuita nell’organismo, metabolizzata non troppo rapidamente, ne troppo lentamente e completamente eliminata. Inoltre la molecola e i suoi metaboliti non dovrebbero essere tossici per l’organismo. Quindi è chiaro come una rapida determinazione dei parametri ADMET in fasi precoci dello sviluppo del farmaco, consenta di risparmiare tempo e denaro, permettendo di selezionare da subito i composti più promettenti e di lasciar perdere quelli con caratteristiche negative. Questa tesi si colloca in questo contesto, e mostra l’applicazione di una tecnica semplice, la biocromatografia, per caratterizzare rapidamente il legame di librerie di composti alla sieroalbumina umana (HSA). Inoltre mostra l’utilizzo di un’altra tecnica indipendente, il dicroismo circolare, che permette di studiare gli stessi sistemi farmaco-proteina, in soluzione, dando informazioni supplementari riguardo alla stereochimica del processo di legame. La HSA è la proteina più abbondante presente nel sangue. Questa proteina funziona da carrier per un gran numero di molecole, sia endogene, come ad esempio bilirubina, tiroxina, ormoni steroidei, acidi grassi, che xenobiotici. Inoltre aumenta la solubilità di molecole lipofile poco solubili in ambiente acquoso, come ad esempio i tassani. Il legame alla HSA è generalmente stereoselettivo e ad avviene a livello di siti di legame ad alta affinità. Inoltre è ben noto che la competizione tra farmaci o tra un farmaco e metaboliti endogeni, possa variare in maniera significativa la loro frazione libera, modificandone l’attività e la tossicità. Per queste sue proprietà la HSA può influenzare sia le proprietà farmacocinetiche che farmacodinamiche dei farmaci. Non è inusuale che un intero progetto di sviluppo di un farmaco possa venire abbandonato a causa di un’affinità troppo elevata alla HSA, o a un tempo di emivita troppo corto, o a una scarsa distribuzione dovuta ad un debole legame alla HSA. Dal punto di vista farmacocinetico, quindi, la HSA è la proteina di trasporto del plasma più importante. Un gran numero di pubblicazioni dimostra l’affidabilità della tecnica biocromatografica nello studio dei fenomeni di bioriconoscimento tra proteine e piccole molecole [2-6]. Il mio lavoro si è focalizzato principalmente sull’uso della biocromatografia come metodo per valutare le caratteristiche di legame di alcune serie di composti di interesse farmaceutico alla HSA, e sul miglioramento di tale tecnica. Per ottenere una miglior comprensione dei meccanismi di legame delle molecole studiate, gli stessi sistemi farmaco-HSA sono stati studiati anche con il dicroismo circolare (CD). Inizialmente, la HSA è stata immobilizzata su una colonna di silice epossidica impaccata 50 x 4.6 mm di diametro interno, utilizzando una procedura precedentemente riportata in letteratura [7], con alcune piccole modifiche. In breve, l’immobilizzazione è stata effettuata ponendo a ricircolo, attraverso una colonna precedentemente impaccata, una soluzione di HSA in determinate condizioni di pH e forza ionica. La colonna è stata quindi caratterizzata per quanto riguarda la quantità di proteina correttamente immobilizzata, attraverso l’analisi frontale di L-triptofano [8]. Di seguito, sono stati iniettati in colonna alcune soluzioni raceme di molecole note legare la HSA in maniera enantioselettiva, per controllare che la procedura di immobilizzazione non avesse modificato le proprietà di legame della proteina. Dopo essere stata caratterizzata, la colonna è stata utilizzata per determinare la percentuale di legame di una piccola serie di inibitori della proteasi HIV (IPs), e per individuarne il sito(i) di legame. La percentuale di legame è stata calcolata attraverso il fattore di capacità (k) dei campioni. Questo parametro in fase acquosa è stato estrapolato linearmente dal grafico log k contro la percentuale (v/v) di 1-propanolo presente nella fase mobile. Solamente per due dei cinque composti analizzati è stato possibile misurare direttamente il valore di k in assenza di solvente organico. Tutti gli IPs analizzati hanno mostrato un’elevata percentuale di legame alla HSA: in particolare, il valore per ritonavir, lopinavir e saquinavir è risultato maggiore del 95%. Questi risultati sono in accordo con dati presenti in letteratura, ottenuti attraverso il biosensore ottico [9]. Inoltre, questi risultati sono coerenti con la significativa riduzione di attività inibitoria di questi composti osservata in presenza di HSA. Questa riduzione sembra essere maggiore per i composti che legano maggiormente la proteina [10]. Successivamente sono stati eseguiti degli studi di competizione tramite cromatografia zonale. Questo metodo prevede di utilizzare una soluzione a concentrazione nota di un competitore come fase mobile, mentre piccole quantità di analita vengono iniettate nella colonna funzionalizzata con HSA. I competitori sono stati selezionati in base al loro legame selettivo ad uno dei principali siti di legame sulla proteina. In particolare, sono stati utilizzati salicilato di sodio, ibuprofene e valproato di sodio come marker dei siti I, II e sito della bilirubina, rispettivamente. Questi studi hanno mostrato un legame indipendente dei PIs ai siti I e II, mentre è stata osservata una debole anticooperatività per il sito della bilirubina. Lo stesso sistema farmaco-proteina è stato infine investigato in soluzione attraverso l’uso del dicroismo circolare. In particolare, è stato monitorata la variazione del segnale CD indotto di un complesso equimolare [HSA]/[bilirubina], a seguito dell’aggiunta di aliquote di ritonavir, scelto come rappresentante della serie. I risultati confermano la lieve anticooperatività per il sito della bilirubina osservato precedentemente negli studi biocromatografici. Successivamente, lo stesso protocollo descritto precedentemente è stato applicato a una colonna di silice epossidica monolitica 50 x 4.6 mm, per valutare l’affidabilità del supporto monolitico per applicazioni biocromatografiche. Il supporto monolitico monolitico ha mostrato buone caratteristiche cromatografiche in termini di contropressione, efficienza e stabilità, oltre che affidabilità nella determinazione dei parametri di legame alla HSA. Questa colonna è stata utilizzata per la determinazione della percentuale di legame alla HSA di una serie di poliamminochinoni sviluppati nell’ambito di una ricerca sulla malattia di Alzheimer. Tutti i composti hanno mostrato una percentuale di legame superiore al 95%. Inoltre, è stata osservata una correlazione tra percentuale di legame è caratteristiche della catena laterale (lunghezza e numero di gruppi amminici). Successivamente sono stati effettuati studi di competizione dei composti in esame tramite il dicroismo circolare in cui è stato evidenziato un effetto anticooperativo dei poliamminochinoni ai siti I e II, mentre rispetto al sito della bilirubina il legame si è dimostrato indipendente. Le conoscenze acquisite con il supporto monolitico precedentemente descritto, sono state applicate a una colonna di silice epossidica più corta (10 x 4.6 mm). Il metodo di determinazione della percentuale di legame utilizzato negli studi precedenti si basa su dati ottenuti con più esperimenti, quindi è necessario molto tempo prima di ottenere il dato finale. L’uso di una colonna più corta permette di ridurre i tempi di ritenzione degli analiti, per cui la determinazione della percentuale di legame alla HSA diventa molto più rapida. Si passa quindi da una analisi a medio rendimento a una analisi di screening ad alto rendimento (highthroughput- screening, HTS). Inoltre, la riduzione dei tempi di analisi, permette di evitare l’uso di soventi organici nella fase mobile. Dopo aver caratterizzato la colonna da 10 mm con lo stesso metodo precedentemente descritto per le altre colonne, sono stati iniettati una serie di standard variando il flusso della fase mobile, per valutare la possibilità di utilizzare flussi elevati. La colonna è stata quindi impiegata per stimare la percentuale di legame di una serie di molecole con differenti caratteristiche chimiche. Successivamente è stata valutata la possibilità di utilizzare una colonna così corta, anche per studi di competizione, ed è stata indagato il legame di una serie di composti al sito I. Infine è stata effettuata una valutazione della stabilità della colonna in seguito ad un uso estensivo. L’uso di supporti cromatografici funzionalizzati con albumine di diversa origine (ratto, cane, guinea pig, hamster, topo, coniglio), può essere proposto come applicazione futura di queste colonne HTS. Infatti, la possibilità di ottenere informazioni del legame dei farmaci in via di sviluppo alle diverse albumine, permetterebbe un migliore paragone tra i dati ottenuti tramite esperimenti in vitro e i dati ottenuti con esperimenti sull’animale, facilitando la successiva estrapolazione all’uomo, con la velocità di un metodo HTS. Inoltre, verrebbe ridotto anche il numero di animali utilizzati nelle sperimentazioni. Alcuni lavori presenti in letteratura dimostrano l’affidabilita di colonne funzionalizzate con albumine di diversa origine [11-13]: l’utilizzo di colonne più corte potrebbe aumentarne le applicazioni.
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Array seismology is an useful tool to perform a detailed investigation of the Earth’s interior. Seismic arrays by using the coherence properties of the wavefield are able to extract directivity information and to increase the ratio of the coherent signal amplitude relative to the amplitude of incoherent noise. The Double Beam Method (DBM), developed by Krüger et al. (1993, 1996), is one of the possible applications to perform a refined seismic investigation of the crust and mantle by using seismic arrays. The DBM is based on a combination of source and receiver arrays leading to a further improvement of the signal-to-noise ratio by reducing the error in the location of coherent phases. Previous DBM works have been performed for mantle and core/mantle resolution (Krüger et al., 1993; Scherbaum et al., 1997; Krüger et al., 2001). An implementation of the DBM has been presented at 2D large-scale (Italian data-set for Mw=9.3, Sumatra earthquake) and at 3D crustal-scale as proposed by Rietbrock & Scherbaum (1999), by applying the revised version of Source Scanning Algorithm (SSA; Kao & Shan, 2004). In the 2D application, the rupture front propagation in time has been computed. In 3D application, the study area (20x20x33 km3), the data-set and the source-receiver configurations are related to the KTB-1994 seismic experiment (Jost et al., 1998). We used 60 short-period seismic stations (200-Hz sampling rate, 1-Hz sensors) arranged in 9 small arrays deployed in 2 concentric rings about 1 km (A-arrays) and 5 km (B-array) radius. The coherence values of the scattering points have been computed in the crustal volume, for a finite time-window along all array stations given the hypothesized origin time and source location. The resulting images can be seen as a (relative) joint log-likelihood of any point in the subsurface that have contributed to the full set of observed seismograms.
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Obiettivi. Valutare l’angiogenesi tumorale mediante la Microvessel density (MVD) come fattore predittivo di mortalità per tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC) pT1aN0M0 trattato chirurgicamente. Metodi. I dati demografici, clinici e istopatologici sono stati registrati per 82 pazienti (60 maschi, 22 femmine) sottoposti a resezione chirurgica in due diverse Chirurgie Toraciche tra gennaio 2002 e dicembre 2007 per tumori polmonari non a piccole cellule pT1AN0M0. La MVD è stata valutata mediante il conteggio visivo dei microvasi positivi alla colorazione immunoistochimica con anticorpo monoclonale anti-CD31 e definita come il numero medio di microvasi per 1 mm2 di campo ottico. Risultati. Sono state eseguite 59 lobectomie (72%) e 23 resezioni sublobari (28%). Reperti istopatologici: 43 adenocarcinomi (52%) e 39 neoplasie non- adenocarcinoma (48%) pT1aN0M0; MVD media: 161 (CD31/mm2); mediana: 148; range 50-365, cut-off=150. Una MVD elevata (> 150 CD31/mm2) è stata osservata in 40 pazienti (49%), una MVD ridotta ( ≤ 150 CD31/mm2 ) in 42 pazienti (51%). Sopravvivenze a 5 anni: 70 % e 95%, rispettivamente per il gruppo ad elevata MVD vs il gruppo a ridotta MVD con una p = 0,0041, statisticamente significativa. Il tipo di resezione chirurgica, il diametro del tumore, le principali comorbidità e l’istotipo nono sono stati fattori predittivi significativi di mortalità correlata alla malattia. La MVD è risultata essere superiore nel gruppo “Adenocarcinoma” (MVD mediana=180) rispetto al gruppo “Non-Adenocarcinoma (MVD mediana=125), con un test di Mann-Whitney statisticamente significativo (p < 0,0001). Nel gruppo “Adenocarcinoma” la sopravvivenza a 5 anni è stata del 66% e 93 %, rispettivamente per i pazienti con MVD elevata e ridotta (p = 0.043. Conclusioni. Il nostro studio ha mostrato che la Microvessel density valutata con la colorazione immunoistochimica per CD31 ha un valore prognostico rilevante nel carcinoma polmonare in stadio precoce pT1aN0M0.
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This thesis consists of three self-contained papers. In the first paper I analyze the labor supply behavior of Bologna Pizza Delivery Vendors. Recent influential papers analyze labor supply behavior of taxi drivers (Camerer et al., 1997; and Crawford and Meng, 2011) and suggest that reference-dependence preferences have an important influence on drivers’ labor-supply decisions. Unlike previous papers, I am able to identify an exogenous and transitory change in labor demand. Using high frequency data on orders and rainfall as an exogenous demand shifter, I invariably find that reference-dependent preferences play no role in their labor’ supply decisions and the behavior of pizza vendors is perfectly consistent with the predictions of the standard model of labor’ supply. In the second paper, I investigate how the voting behavior of Members of Parliament is influenced by the Members seating nearby. By exploiting the random seating arrangements in the Icelandic Parliament, I show that being seated next to Members of a different party increases the probability of not being aligned with one’s own party. Using the exact spatial orientation of the peers, I provide evidence that supports the hypothesis that interaction is the main channel that explain these results. In the third paper, I provide an estimate of the trade flows that there would have been between the UK and Europe if the UK had joined the Euro. As an alternative approach to the standard log-linear gravity equation I employ the synthetic control method. I show that the aggregate trade flows between Britain and Europe would have been 13% higher if the UK had adopted the Euro.
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Intelligent systems are currently inherent to the society, supporting a synergistic human-machine collaboration. Beyond economical and climate factors, energy consumption is strongly affected by the performance of computing systems. The quality of software functioning may invalidate any improvement attempt. In addition, data-driven machine learning algorithms are the basis for human-centered applications, being their interpretability one of the most important features of computational systems. Software maintenance is a critical discipline to support automatic and life-long system operation. As most software registers its inner events by means of logs, log analysis is an approach to keep system operation. Logs are characterized as Big data assembled in large-flow streams, being unstructured, heterogeneous, imprecise, and uncertain. This thesis addresses fuzzy and neuro-granular methods to provide maintenance solutions applied to anomaly detection (AD) and log parsing (LP), dealing with data uncertainty, identifying ideal time periods for detailed software analyses. LP provides deeper semantics interpretation of the anomalous occurrences. The solutions evolve over time and are general-purpose, being highly applicable, scalable, and maintainable. Granular classification models, namely, Fuzzy set-Based evolving Model (FBeM), evolving Granular Neural Network (eGNN), and evolving Gaussian Fuzzy Classifier (eGFC), are compared considering the AD problem. The evolving Log Parsing (eLP) method is proposed to approach the automatic parsing applied to system logs. All the methods perform recursive mechanisms to create, update, merge, and delete information granules according with the data behavior. For the first time in the evolving intelligent systems literature, the proposed method, eLP, is able to process streams of words and sentences. Essentially, regarding to AD accuracy, FBeM achieved (85.64+-3.69)%; eGNN reached (96.17+-0.78)%; eGFC obtained (92.48+-1.21)%; and eLP reached (96.05+-1.04)%. Besides being competitive, eLP particularly generates a log grammar, and presents a higher level of model interpretability.
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L'utilità clinica dell’uso routinario delle tecniche di sequenziamento di nuova generazione (NGS) nei pazienti con cancro colorettale metastatico andrebbe approfondita. In questo studio, è stato valutato l'impatto di un pannello NGS da 52 geni utilizzato nella pratica clinica di routine. Abbiamo analizzato i risultati dei test molecolari multigenici in pazienti con carcinoma colorettale metastatico (mCRC) in uno studio osservazionale, retrospettivo e monocentrico su pazienti affetti da carcinoma colorettale metastatico consecutivamente testati presso un centro oncologico italiano tra giugno 2019 e dicembre 2020. Le analisi di sopravvivenza sono state effettuate con il metodo Kaplan-Meier, test log-rank e modello di Cox. Complessivamente sono stati inclusi 179 pazienti con mCRC. Il follow-up mediano è stato di 33 mesi (IQR: 28,45–NR). I quattro geni più frequentemente mutati sono stati: KRAS (48,6%), PIK3CA (22,4%), BRAF (14,5%) e APC (8,4%). È stata trovata un'associazione positiva tra la sopravvivenza globale (OS) e le mutazioni KRAS con un'alta frequenza allelica variante (VAF) [HR: 0,60 (0.36 – 0.99), P=0.047]. La mutazione BRAF era associata a OS inferiore [HR: 2,62 (1,59-4,32), P <0,001]. Il panello NGS ha consentito a otto pazienti di accedere a terapie a bersaglio molecolare non ancora registrate per il cancro colorettale. In conclusione, i pannelli NGS in mCRC sono fattibili nella pratica clinica in laboratori di riferimento per consentire un impatto inferiore sui costi e un aggiornamento regolare. La mutazione di BRAF risulta associata a una prognosi peggiore. Le mutazioni di KRAS con un’elevata variazione di frequenza allelica erano associate a una sopravvivenza globale superiore rispetto ai pazienti KRAS non mutati. Sono necessari studi più approfonditi per analizzare meglio i fattori prognostici.