22 resultados para LCA, PHB, DMC, Cloroformio, Bioplastiche

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Il progetto prevede l’applicazione dell’analisi del ciclo di vita al sistema integrato di raccolta, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti urbani e assimilati. La struttura di una LCA (Life Cycle Assessment) è determinata dalla serie di norme UNI EN ISO 14040 e si può considerare come “un procedimento oggettivo di valutazione dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo o un’attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente. La valutazione include l’intero ciclo di vita del processo o attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale”. Questa definizione si riassume nella frase “ from cradle to grave” (dalla culla alla tomba). Lo scopo dello studio è l’applicazione di una LCA alla gestione complessiva dei rifiuti valutata in tre territori diversi individuati presso tre gestori italiani. Due di questi si contraddistinguono per modelli di raccolta con elevati livelli di raccolta differenziata e con preminenza del sistema di raccolta domiciliarizzato, mentre sul territorio del terzo gestore prevale il sistema di raccolta con contenitori stradali e con livelli di raccolta differenziata buoni, ma significativamente inferiori rispetto ai Gestori prima descritti. Nella fase iniziale sono stati individuati sul territorio dei tre Gestori uno o più Comuni con caratteristiche abbastanza simili come urbanizzazione, contesto sociale, numero di utenze domestiche e non domestiche. Nella scelta dei Comuni sono state privilegiate le realtà che hanno maturato il passaggio dal modello di raccolta a contenitori stradali a quello a raccolta porta a porta. Attuata l’identificazione delle aree da sottoporre a studio, è stato realizzato, per ognuna di queste aree, uno studio LCA dell’intero sistema di gestione dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento e riciclaggio dei rifiuti urbani e assimilati. Lo studio ha posto anche minuziosa attenzione al passaggio dal sistema di raccolta a contenitori al sistema di raccolta porta a porta, evidenziando il confronto fra le due realtà, nelle fasi pre e post passaggio, in particolare sono stati realizzati tre LCA di confronto attraverso i quali è stato possibile individuare il sistema di gestione con minori impatti ambientali.

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Lo scopo dello studio è un'analisi comparativa degli impatti ambientali, calcolati utilizzando la metodologia del Life Cycle Assessment, della fase agricola di 9 colture dedicate (lignocellulosiche, oleaginose e cereali) da biomassa, con diifferenti destinazioni energetiche (biocarburanti di I e II generazione ed energia elettrica). E' infine stata eseguita un'analisi "from cradle to grave" considerando anche le diverse tecnice di trasformazione possibili, con dati bibliografici. Sotto tutti i profili (impatto per ettaro, impatto per unità energetica generata, e impatto totale della filiera, risulta un netto vantaggio delle coltrue lignocellulosiche, e fra queste specialmente le poliennali.

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Chlorinated Aliphatic Hydrocarbons (CAHs) are widespread wastewater and groundwater contaminants and represent a real danger for human health and environment. This research is related to the biodegradation technologies to treat chlorinated hydrocarbons. In particular the study of this thesis is focused on chloroform cometabolism by a butane-grown aerobic pure culture (Rhodococcus aetherovorans BCP1) in continuous-flow biofilm reactors, which are used for in-situ and on-site treatments. The work was divided in two parts: in the first one an experimental study has been conducted in two packed-bed reactors (PBRs) for a period of 370 days; in the second one a fluid dynamics and kinetic model has been developed in order to simulate the experimental data concerning a previous study made in a 2-m continuous-flow sand-filled reactor. The goals of the first study were to obtain preliminary information on the feasibility of chloroform biodegradation by BCP1 under attached-cell conditions and to evaluate the applicability of the pulsed injection of growth substrate and oxygen to biofilm reactors. The pulsed feeding represents a tool to control the clogging and to ensure a long bioreactive zone. The operational conditions implemented in the PBRs allowed the attainment of a 4-fold increase of the ratio of chloroform degraded to substrate consumed, in comparison with the phase of continuous substrate supply. The second study was aimed at identifying guidelines for optimizing the oxygen/substrate supply schedule, developing a reliable model of chloroform cometabolism in porous media. The tested model led to a suitable interpretation of the experimental data as long as the ratio of CF degraded to butane consumed was ≤ 0.27 mgchloroform /mgbutane. A long-term simulation of the best-performing schedule of pulsed oxygen/substrate supply indicated the attainment of a steady state condition characterized by unsatisfactory bioremediation performances, evidencing the need for a further optimization of the pulsed injection technique.

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Lo studio che la candidata ha elaborato nel progetto del Dottorato di ricerca si inserisce nel complesso percorso di soluzione del problema energetico che coinvolge necessariamente diverse variabili: economiche, tecniche, politiche e sociali L’obiettivo è di esprimere una valutazione in merito alla concreta “convenienza” dello sfruttamento delle risorse rinnovabili. Il percorso scelto è stato quello di analizzare alcuni impianti di sfruttamento, studiare il loro impatto sull’ambiente ed infine metterli a confronto. Questo ha consentito di trovare elementi oggettivi da poter valutare. In particolare la candidata ha approfondito il tema dello sfruttamento delle risorse “biomasse” analizzando nel dettaglio alcuni impianti in essere nel Territorio della Regione Emilia-Romagna: impianti a micro filiera, filiera corta e filiera lunga. Con la collaborazione di Arpa Emilia-Romagna, Centro CISA e dell’Associazione Prof. Ciancabilla, è stata fatta una scelta degli impianti da analizzare: a micro filiera: impianto a cippato di Castel d’Aiano, a filiera corta: impianto a biogas da biomassa agricola “Mengoli” di Castenaso, a filiera lunga: impianto a biomasse solide “Tampieri Energie” di Faenza. Per quanto riguarda la metodologia di studio utilizzata è stato effettuato uno studio di Life Cycle Assesment (LCA) considerando il ciclo di vita degli impianti. Tramite l’utilizzo del software “SimaPro 6.0” si sono ottenuti i risultati relativi alle categorie di impatto degli impianti considerando i metodi “Eco Indicator 99” ed “Edip Umip 96”. Il confronto fra i risultati dell’analisi dei diversi impianti non ha portato a conclusioni di carattere generale, ma ad approfondite valutazioni specifiche per ogni impianto analizzato, considerata la molteplicità delle variabili di ogni realtà, sia per quanto riguarda la dimensione/scala (microfiliera, filiera corta e filiera lunga) che per quanto riguarda le biomasse utilizzate.

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In genere, negli studi di vocazionalità delle colture, vengono presi in considerazione solo variabili ambientali pedo-climatiche. La coltivazione di una coltura comporta anche un impatto ambientale derivante dalle pratiche agronomiche ed il territorio può essere più o meno sensibile a questi impatti in base alla sua vulnerabilità. In questo studio si vuole sviluppare una metodologia per relazionare spazialmente l’impatto delle colture con le caratteristiche sito specifiche del territorio in modo da considerare anche questo aspetto nell’allocazione negli studi di vocazionalità. LCA è stato utilizzato per quantificare diversi impatti di alcune colture erbacee alimentari e da energia, relazionati a mappe di vulnerabilità costruite con l’utilizzo di GIS, attraverso il calcolo di coefficienti di rischio di allocazione per ogni combinazione coltura-area vulnerabile. Le colture energetiche sono state considerate come un uso alternativo del suolo per diminuire l’impatto ambientale. Il caso studio ha mostrato che l’allocazione delle colture può essere diversa in base al tipo e al numero di impatti considerati. Il risultato sono delle mappe in cui sono riportate le distribuzioni ottimali delle colture al fine di minimizzare gli impatti, rispetto a mais e grano, due colture alimentari importanti nell’area di studio. Le colture con l’impatto più alto dovrebbero essere coltivate nelle aree a vulnerabilità bassa, e viceversa. Se il rischio ambientale è la priorità, mais, colza, grano, girasole, e sorgo da fibra dovrebbero essere coltivate solo nelle aree a vulnerabilità bassa o moderata, mentre, le colture energetiche erbacee perenni, come il panico, potrebbero essere coltivate anche nelle aree a vulnerabilità alta, rappresentando cosi una opportunità per aumentare la sostenibilità di uso del suolo rurale. Lo strumento LCA-GIS inoltre, integrato con mappe di uso attuale del suolo, può aiutare a valutarne il suo grado di sostenibilità ambientale.

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MFA and LCA methodologies were applied to analyse the anthropogenic aluminium cycle in Italy with focus on historical evolution of stocks and flows of the metal, embodied GHG emissions, and potentials from recycling to provide key features to Italy for prioritizing industrial policy toward low-carbon technologies and materials. Historical trend series were collected from 1947 to 2009 and balanced with data from production, manufacturing and waste management of aluminium-containing products, using a ‘top-down’ approach to quantify the contemporary in-use stock of the metal, and helping to identify ‘applications where aluminium is not yet being recycled to its full potential and to identify present and future recycling flows’. The MFA results were used as a basis for the LCA aimed at evaluating the carbon footprint evolution, from primary and electrical energy, the smelting process and the transportation, embodied in the Italian aluminium. A discussion about how the main factors, according to the Kaya Identity equation, they did influence the Italian GHG emissions pattern over time, and which are the levers to mitigate it, it has been also reported. The contemporary anthropogenic reservoirs of aluminium was estimated at about 320 kg per capita, mainly embedded within the transportation and building and construction sectors. Cumulative in-use stock represents approximately 11 years of supply at current usage rates (about 20 Mt versus 1.7 Mt/year), and it would imply a potential of about 160 Mt of CO2eq emissions savings. A discussion of criticality related to aluminium waste recovery from the transportation and the containers and packaging sectors was also included in the study, providing an example for how MFA and LCA may support decision-making at sectorial or regional level. The research constitutes the first attempt of an integrated approach between MFA and LCA applied to the aluminium cycle in Italy.

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La dissertazione ha riguardato l’analisi di sostenibilità di un sistema agronomico per la produzione di olio vegetale a fini energetici in terreni resi marginali dall’infestazione di nematodi. Il processo indagato ha previsto il sovescio di una coltura con proprietà biofumiganti (brassicacea) coltivata in precessione alla specie oleosa (soia e tabacco) al fine di contrastare il proliferare dell’infestazione nel terreno. Tale sistema agronomico è stato confrontato attraverso una analisi di ciclo di vita (LCA) ad uno scenario di coltivazione della stessa specie oleosa senza precessione di brassica ma con l’utilizzo di 1-3-dicloropropene come sistema di lotta ai nematodi. Allo scopo di completare l’analisi LCA con una valutazione dell’impatto sull’uso del suolo (Land use Impact) generato dai due scenari a confronto, sono stati costruiti due modelli nel software per il calcolo del Soil Conditioning Index (SCI), un indicatore quali-quantitativo della qualità del terreno definito dal Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA).

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Nel corso del mio lavoro di ricerca mi sono occupata di identificare strategie che permettano il risparmio delle risorse a livello edilizio e di approfondire un metodo per la valutazione ambientale di tali strategie. La convinzione di fondo è che bisogna uscire da una visione antropocentrica in cui tutto ciò che ci circonda è merce e materiale a disposizione dell’uomo, per entrare in una nuova era di equilibrio tra le risorse della terra e le attività che l’uomo esercita sul pianeta. Ho quindi affrontato il tema dell’edilizia responsabile approfondendo l’ambito delle costruzioni in balle di paglia e terra. Sono convinta che l’edilizia industriale abbia un futuro molto breve davanti a sé e lascerà inevitabilmente spazio a tecniche non convenzionali che coinvolgono materiali di semplice reperimento e posa in opera. Sono altresì convinta che il solo utilizzo di materiali naturali non sia garanzia di danni ridotti sull’ecosistema. Allo stesso tempo ritengo che una mera certificazione energetica non sia sinonimo di sostenibilità. Per questo motivo ho valutato le tecnologie non convenzionali con approccio LCA (Life Cycle Assessment), approfondendo gli impatti legati alla produzione, ai trasporti degli stessi, alla tipologia di messa in opera, e ai loro possibili scenari di fine vita. Inoltre ho approfondito il metodo di calcolo dei danni IMPACT, identificando una carenza nel sistema, che non prevede una categoria di danno legata alle modifiche delle condizioni idrogeologiche del terreno. La ricerca si è svolta attraverso attività pratiche e sperimentali in cantieri di edilizia non convenzionale e attività di ricerca e studio sull’LCA presso l’Enea di Bologna (Ing. Paolo Neri).

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In questo lavoro di tesi si è elaborato un quadro di riferimento per l’utilizzo combinato di due metodologie di valutazione di impatti LCA e RA, per tecnologie emergenti. L’originalità dello studio sta nell’aver proposto e anche applicato il quadro di riferimento ad un caso studio, in particolare ad una tecnologia innovativa di refrigerazione, basata su nanofluidi (NF), sviluppata da partner del progetto Europeo Nanohex che hanno collaborato all’elaborazione degli studi soprattutto per quanto riguarda l’inventario dei dati necessari. La complessità dello studio è da ritrovare tanto nella difficile integrazione di due metodologie nate per scopi differenti e strutturate per assolvere a quegli scopi, quanto nel settore di applicazione che seppur in forte espansione ha delle forti lacune di informazioni circa processi di produzione e comportamento delle sostanze. L’applicazione è stata effettuata sulla produzione di nanofluido (NF) di allumina secondo due vie produttive (single-stage e two-stage) per valutare e confrontare gli impatti per la salute umana e l’ambiente. Occorre specificare che il LCA è stato quantitativo ma non ha considerato gli impatti dei NM nelle categorie di tossicità. Per quanto concerne il RA è stato sviluppato uno studio di tipo qualitativo, a causa della problematica di carenza di parametri tossicologici e di esposizione su citata avente come focus la categoria dei lavoratori, pertanto è stata fatta l’assunzione che i rilasci in ambiente durante la fase di produzione sono trascurabili. Per il RA qualitativo è stato utilizzato un SW specifico, lo Stoffenmanger-Nano che rende possibile la prioritizzazione dei rischi associati ad inalazione in ambiente di lavoro. Il quadro di riferimento prevede una procedura articolata in quattro fasi: DEFINIZIONE SISTEMA TECNOLOGICO, RACCOLTA DATI, VALUTAZIONE DEL RISCHIO E QUANTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI, INTERPRETAZIONE.

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La bonifica di acquiferi contaminati è una pratica che oggi dispone di diverse soluzioni a livello tecnologico, caratterizzate tuttavia da costi (ambientali ed economici) e problematiche tecniche di entità tale da rendere in alcuni casi poco conveniente la realizzazione dell’intervento stesso. Per questo motivo sempre maggiore interesse viene rivolto nell’ambito della ricerca alle tecnologie di bioremediation, ovvero sistemi in cui la degradazione degli inquinanti avviene ad opera di microorganismi e batteri opportunamente selezionati e coltivati. L’impiego di queste tecniche consente un minor utilizzo di risorse ed apparati tecnologici per il raggiungimento degli obiettivi di bonifica rispetto ai sistemi tradizionali. Il lavoro di ricerca presentato in questa tesi ha l’obiettivo di fornire, tramite l’utilizzo della metodologia LCA, una valutazione della performance ambientale di una tecnologia di bonifica innovativa (BEARD) e due tecnologie largamente usate nel settore, una di tipo passivo (Permeable Reactive Barrier) ed una di tipo attivo (Pump and Treat con Carboni Attivi).

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I rifiuti come oggetti impegnano tutte le istituzioni umane in una lotta di definizione del posto che occupano e quindi del valore che assumono. In tale dinamica la gestione dei rifiuti diventa un fatto sociale totale che coinvolge tutte le istituzioni umane in una lotta di definizione territorializzata. La storia del movimento ambientalista ci mostra come partendo dal disagio nei confronti dell’oggetto si è passati ad un disagio nei confronti delle idee che lo generano. Modernizzazione ecologica e modernizzazione democratica sembrano andare per un certo periodo d’accordo. Nei casi di conflittualità recente, e nello studio di caso approfondito di un piano provinciale della gestione rifiuti, il carattere anticipatore dell’attivismo ambientalista, sta rendendo sempre più costosi e incerti, investimenti e risultati strategici . Anche i principi delle politiche sono messi in discussione. La sostenibilità è da ricercare in una relativizzazione dei principi di policy e degli strumenti tecnici di valutazione (e.g. LCA) verso una maggiore partecipazione di tutti gli attori. Si propone un modello di governance che parta da un coordinamento amministrativo territoriale sulle reti logistiche, quindi un adeguamento geografico degli ATO, e un loro maggior ruolo nella gestione del processo di coordinamento e pianificazione. Azioni queste che devono a loro volta aprirsi ai flussi (ecologici ed economici) e ai loro attori di riferimento: dalle aziende multiutility agli ambientalisti. Infine è necessario un momento di controllo democratico che può avere una funzione arbitrale nei conflitti tra gli attori o di verifica. La ricerca si muove tra la storia e la filosofia, la ricerca empirica e la riflessione teorica. Sono state utilizzate anche tecniche di indagine attiva, come il focus group e l’intervista.

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Allergies are a complex of symptoms derived from altered IgE-mediated reactions of the immune system towards substances known as allergens. Allergic sensibilization can be of food or respiratory origin and, in particular, apple and hazelnut allergens have been identified in pollens or fruits. Allergic cross-reactivity can occur in a patient reacting to similar allergens from different origins, justifying the research in both systems as in Europe a greater number of people suffers from apple fruit allergy, but little evidence exists about pollen. Apple fruit allergies are due to four different classes of allergens (Mal d 1, 2, 3, 4), whose allergenicity is related both to genotype and tissue specificity; therefore I have investigated their presence also in pollen at different time of germination to clarify the apple pollen allergenic potential. I have observed that the same four classes of allergens found in fruit are expressed at different levels also in pollen, and their presence might support that the apple pollen can be considered allergenic as the fruit, deducing that apple allergy could also be indirectly caused by sensitization to pollen. Climate changes resulting from increases in temperature and air pollution influence pollen allergenicity, responsible for the dramatic raise in respiratory allergies (hay fever, bronchial asthma, conjunctivitis). Although the link between climate change and pollen allergenicity is proven, the underlying mechanism is little understood. Transglutaminases (TGases), a class of enzymes able to post-translationally modify proteins, are activated under stress and involved in some inflammatory responses, enhancing the activity of pro-inflammatory phospholipase A2, suggesting a role in allergies. Recently, a calcium-dependent TGase activity has been identified in the pollen cell wall, raising the possibility that pollen TGase may have a role in the modification of pollen allergens reported above, thus stabilizing them against proteases. This enzyme can be involved also in the transamidation of proteins present in the human mucosa interacting with surface pollen or, finally, the enzyme itself can represent an allergen, as suggested by studies on celiac desease. I have hypothesized that this pollen enzyme can be affected by climate changes and be involved in exhacerbating allergy response. The data presented in this thesis represent a scientific basis for future development of studies devoted to verify the hypothesis set out here. First, I have demonstrated the presence of an extracellular TGase on the surface of the grain observed either at the apical or the proximal parts of the pollen-tube by laser confocal microscopy (Iorio et al., 2008), that plays an essential role in apple pollen-tube growth, as suggested by the arrest of tube elongation by TGase inhibitors, such as EGTA or R281. Its involvement in pollen tube growth is mainly confirmed by the data of activity and gene expression, because TGase showed a peak between 15 min and 30 min of germination, when this process is well established, and an optimal pH around 6.5, which is close to that recorded for the germination medium. Moreover, data show that pollen TGase can be a glycoprotein as the glycosylation profile is linked both with the activation of the enzyme and with its localization at the pollen cell wall during germination, because from the data presented seems that the active form of TGase involved in pollen tube growth and pollen-stylar interaction is more exposed and more weakly bound to the cell wall. Interestingly, TGase interacts with fibronectin (FN), a putative SAMs or psECM component, inducing possibly intracellular signal transduction during the interaction between pollen-stylar occuring in the germination process, since a protein immunorecognised by anti-FN antibody is also present in pollen, in particular at the level of pollen grain cell wall in a punctuate pattern, but also along the shank of the pollen tube wall, in a similar pattern that recalls the signal obtained with the antibody anti TGase. FN represents a good substrate for the enzyme activity, better than DMC usually used as standard substrate for animal TGase. Thus, this pollen enzyme, necessary for its germination, is exposed on the pollen surface and consequently can easily interact with mucosal proteins, as it has been found germinated pollen in studies conducted on human mucus (Forlani, personal communication). I have obtained data that TGase activity increases in a very remarkable way when pollen is exposed to stressful conditions, such as climate changes and environmental pollution. I have used two different species of pollen, an aero allergenic (hazelnut, Corylus avellana) pollen, whose allergenicity is well documented, and an enthomophylus (apple, Malus domestica) pollen, which is not yet well characterized, to compare data on their mechanism of action in response to stressors. The two pollens have been exposed to climate changes (different temperatures, relative humidity (rH), acid rain at pH 5.6 and copper pollution (3.10 µg/l)) and showed an increase in pollen surface TGase activity that is not accompanied to an induced expression of TGase immunoreactive protein with AtPNG1p. Probably, climate change induce an alteration or damage to pollen cell wall that carries the pollen grains to release their content in the medium including TGase enzyme, that can be free to carry out its function as confirmed by the immunolocalisation and by the in situ TGase activity assay data; morphological examination indicated pollen damage, viability significantly reduced and in acid rain conditions an early germination of apple pollen, thus possibly enhancing the TGase exposure on pollen surface. Several pollen proteins were post-translationally modified, as well as mammalian sPLA2 especially with Corylus pollen, which results in its activation, potentially altering pollen allergenicity and inflammation. Pollen TGase activity mimicked the behaviour of gpl TGase and AtPNG1p in the stimulation of sPLA2, even if the regulatory mechanism seems different to gpl TGase, because pollen TGase favours an intermolecular cross-linking between various molecules of sPLA2, giving rise to high-molecular protein networks normally more stable. In general, pollens exhibited a significant endogenous phospholipase activity and it has been observed differences according to the allergenic (Corylus) or not-well characterized allergenic (Malus) attitude of the pollen. However, even if with a different intensity level in activation, pollen enzyme share the ability to activate the sPLA2, thus suggesting an important regulatory role for the activation of a key enzyme of the inflammatory response, among which my interest was addressed to pollen allergy. In conclusion, from all the data presented, mainly presence of allergens, presence of an extracellular TGase, increasing in its activity following exposure to environmental pollution and PLA2 activation, I can conclude that also Malus pollen can behave as potentially allergenic. The mechanisms described here that could affect the allergenicity of pollen, maybe could be the same occurring in fruit, paving the way for future studies in the identification of hyper- and hypo- allergenic cultivars, in preventing environmental stressor effects and, possibly, in the production of transgenic plants.

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Biomasses and their possible use as energy resource are of great interest today, and the general problem of energy resources as well. In the present study the key questions of the convenience, from both energy and economy standpoints, have been addressed without any bias: the problem has been handled starting from “philosophical” bases disregarding any pre-settled ideology or political trend, but simply using mathematical approaches as logical tools for defining balances in a right way. In this context quantitative indexes such as LCA and EROEI have been widely used, together with multicriteria methods (such as ELECTRE) as decision supporting tools. This approach permits to remove mythologies, such as the unrealistic concept of clean energy, or the strange idea of biomasses as a magic to solve every thing in the field of the energy. As a consequence the present study aims to find any relevant aspect potentially useful for the society, looking at any possible source of energy without prejudices but without unrealistic expectations too. For what concerns biomasses, we studied in great details four very different cases of study, in order to have a scenario as various as much we can. A relevant result is the need to use biomasses together with other more efficient sources, especially recovering by-products from silviculture activities: but attention should be paid to the transportation and environmental costs. Another relevant result is the very difficult possibility of reliable evaluation of dedicated cultures as sources for “biomasses for energy”: the problem has to be carefully evaluated case-by-case, because what seems useful in a context, becomes totally disruptive in another one. In any case the concept itself of convenience is not well defined at a level of macrosystem: it seems more appropriate to limit this very concept at a level of microsystem, considering that what sounds fine in a limited well defined microsystem may cause great damage in another slightly different, or even very similar, microsystem. This approach seems the right way to solve the controversy about the concept of convenience.