3 resultados para Hybride clonal Chrosomus eos-neogaeus
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Queste ricerche si propongono di indagare gli apporti patrimoniali alla morte del marito in favore della moglie superstite, concentrandosi sulla normazione di età tardoantica e giustinianea. Vengono presi in considerazione i principali istituti giuridici che realizzavano, al momento della scomparsa dell’uomo, una cessione patrimoniale a favore della sua vedova: la successione intestata e testata della moglie superstite, la restituzione della dote e il suo lucro sulla donazione nuziale, nonché la c.d. quarta della vedova povera. Di essi si indagano i profili dei relativi regimi giuridici interessanti per il tema di indagine, soffermandosi sulla portata e le ragioni delle riforme che li hanno riguardati, le loro specifiche funzioni nel sistema di sostentamento patrimoniale della coniuge superstite, la loro interazione e integrazione reciproca, il loro ricorso nella prassi. Si giunge alla conclusione che il sistema di tutela della coniuge superstite ebbe poco a che vedere con la successione intestata. Profondamente differente il discorso per quanto attiene alla successione testata e la dote. Più circoscritti di quanto comunemente si pensi, invece, sono i termini in cui è possibile parlare di una funzione di appannaggio vedovile della donazione nuziale. Ecco dunque che, se le garanzie patrimoniali della moglie superstite si sostanziano nel testamento del marito, nella dote, nella donazione nuziale e – nel diritto ultimo e nei soli casi di estremo bisogno – nella quarta uxoria, è chiaro come la questione sia stata demandata, in gran parte, all’autoregolamentazione dei privati. Il legislatore ha saputo predisporre gli strumenti giuridici necessari, assestare gli squilibri dovuti a mutamenti economici e sociali, intervenire laddove ce ne fosse stato bisogno, ma senza invadere un campo così privato e intimo come quello delle relazioni patrimoniali tra coniugi. D’altro canto, il suo intervento non è richiesto «si sanctitas inter eos sit digna foedere coniugali».
Resumo:
Background: Le early-onset sepsis (EOS) sono infezioni batteriche invasive definite dalla presenza di batteri nel sangue e/o nel liquor cefalorachidiano che esordiscono nelle prime 72 ore di vita e causano in epoca neonatale mortalità e morbilità importanti. Scopo: Determinare l’eccesso di trattamento antibiotico (Overtreatment index=OI) nei neonati di EG ≥34 settimane con sospetta sepsi ad esordio precoce. Metodi: Tutti i nati dal 1.01.2014 al 31.12.2018 di EG ≥34 settimane presso IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Ospedale Maggiore di Bologna che hanno ricevuto terapia antibiotica endovenosa nelle prime 168 ore di vita nel sospetto di EOS. Sono stati identificati 2 gruppi: EOS provata (N=7) ed EOS sospetta (N=465). Risultati: L’incidenza di EOS è stata 0.22 su 1000 nati vivi, rispettivamente 0.12/1000 per Streptococcus agalactiae (GBS) e 0.06/1000 per Escherichia coli (E.coli). L’1.75% dei neonati ha ricevuto terapia antimicrobica empirica a largo spettro. L’OI è risultato 68. L’esposizione al trattamento antibiotico nella popolazione è stata di 85 giorni/1000 nati vivi. Tra i fattori di rischio materni, il tampone vagino-rettale (TVR) e l’urinocoltura positiva sono risultati associati al rischio di EOS provata (p=.017, p =.000). I valori di proteina C reattiva (PCR) al T0, T1 e T2 tra i due gruppi sono risultati significativi (p=.000). All’analisi multivariata è stata confermata la significatività delle variabili descritte. (TVR non noto OR=15.1, 95%CI 1.98-115.50, p =.009, urinocoltura positiva OR=30.1, 95%CI 3.6-252.1, p = .002, PCR T0 OR=1.6, 95% CI 1.29-2.07, p = .000.) Conclusioni: L’individuazione precoce di fattori di rischio e la valutazione degli indici di flogosi in neonati sintomatici può ridurre l’OI e la durata della terapia antibiotica in casi di sepsi non confermata. L’uso appropriato degli antibiotici in questa popolazione è particolarmente importante poichè riduce lo sviluppo di germi multiresistenti. Nelle Terapie Intensive Neonatali, i programmi di stewardship antimicrobica dovrebbero guidare la gestione delle sepsi.
Resumo:
Classical myeloproliferative neoplasms (MPNs) are hematopoietic stem cell disorders that manifest with inflammation, promotion of atherosclerosis, hypercoagulability, fibrosis, and clonal evolution. The complex biological background lends itself to multi-omics studies. We have previously shown that reduced platelet fibrinogen receptor (PFR) expression may follow hyperactivation of plasma-dependent mechanisms, such as tissue factor (TF) release, unbalanced thrombin generation, involvement of protease-activated receptors (PARs). Acetylsalicylic acid (ASA) helped to restore the expression of PFRs. In this study, we enrolled 53 MPN patients, subjecting them to advanced genetic testing (panel of 30 genes in NGS), global coagulation testing (Rotational Thromboelastometry - ROTEM) and cytofluorometric determination of PFRs. ROTEM parameters appear to differ considerably depending on the type of pathology under investigation, cell count, and selected mutations. Essential thrombocythemia (ET) and CALR mutation appear to correlate with increased efficiency of both classical coagulation pathways, with significantly more contracted clot formation times (CFTs). In contrast, primary myelofibrosis (PMF) and polycythemia vera (PV) show greater imbalances in the hemostatic system. PV, probably due to its peculiar hematological features, shows a lengthening of the CFT and, at the same time, a selective contraction of parameters in INTEM with the increase of platelets and white blood cells. PMF - in contrast - seems to exploit the extrinsic pathway more to increase cell numbers. The presence of DNMT3A mutations is associated with reduced clotting time (CT) in EXTEM, while ASXL1 causes reduced maximal lysis (ML). EZH2 could be responsible for the elongation of CFT in INTEM assay. In addition, increased PFR expression is associated with history of hemorrhage and sustained CT time in FIBTEM under ASA prophylaxis. Our findings corroborate the existing models on the connection between fibrosis, genetic complexity, clonal progression, and hypercoagulability. Global coagulation assays and PFR expression are potentially useful tools for dynamic evaluation of treatments’ outcomes.