4 resultados para Hurwitz, Phinehas Elijah, 1765-1821. Sefer ha-berit
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Il lavoro di tesi si incentrato sullanalisi dei frammenti di manoscritti ebraici medievali rinvenuti in alcuni archivi e biblioteche dellarea emiliano-romagnola ossia, come noto, la regione italiana che vanta il maggior numero di frammenti rinvenuti; ben 6.000 frammenti sui circa 10.000 censiti sino ad oggi in tutta lItalia, vale a dire un numero pari al 60% del totale. Nello specifico stato esaminato il materiale pergamenaceo ebraico conservato in Archivi e Biblioteche delle citt di Cesena, Faenza ed Imola, per un totale di 230 frammenti ebraici. Ho, quindi, proceduto allidentificazione di tutti i frammenti che, se dal punto di vista testuale ci documentano parti delle principali opere ebraiche diffuse nel Medioevo, sotto laspetto paleografico ci attestano le tre principali tradizioni scrittorie ebraiche utilizzate in Occidente, ossia: quella italiana, la sefardita e quella ashkenazita, oltre che ad alcuni rari esempi di grafia sefardita di tipo provenzale, una tipologia rara, se si considera che fra i quasi 10.000 frammenti finora scoperti in Italia, il numero di quelli vergati in questa grafia davvero piccolo. Successivamente ho preso in esame le caratteristiche codicologiche e paleografiche dei frammenti, in particolar modo quelle relative a rigatura, foratura, mise en page e alle varianti grafiche individuali dello scriba, fra cui abbreviazioni, segni grafici di riempimento e resa del tetragramma sacro del nome di Dio, elementi che mi hanno consentito di identificare i frammenti smembrati da uno stesso manoscritto. Ci ha permesso di individuare ben 80 manoscritti dai quali furono smembrati i 230 frammenti ebraici rinvenuti. Infine, sulla base dei dati raccolti, stato realizzato un catalogo di tutti i frammenti, allinterno del quale i frammenti sono stati ricomposti per manoscritto. A loro volta, i vari manoscritti, suddivisi per soggetto, sono stati ordinati per secolo, dal pi antico al pi recente, in base alla grafia in cui sono vergati, ossia: Italiana, Sefardita (Provenzale) o Ashkenazita e per stile: quadrata, semicorsiva e corsiva. A motivo, poi, di nuovi ritrovamenti in diverse localit italiane, mi sono dedicata ad un aggiornamento della mia ricerca compiuta per la tesi di Laurea, pubblicata nel 2004, sui frammenti talmudici e midrashici scoperti negli archivi e nelle biblioteche italiani; un genere di letteratura i cui rinvenimenti, per vari motivi, sono estremamente rari. In quelloccasione furono catalogati 475 frammenti talmudici, appartenenti a 151 manoscritti diversi, databili su base paleografica tra i secc. X e XV, e 54 frammenti midrashici appartenenti ad 8 manoscritti databili tra i secc. XII e XV. Ad oggi, dopo 4 anni, sono stati scoperti 21 nuovi frammenti talmudici ed un nuovo frammento midrashico. Nello specifico di questi 21 frammenti: 17 contengono parti tratte dal Talmud babilonese e 4 dal Sefer ha-Halakot di Alfasi (un noto compendio talmudico); mentre il frammento midrashico, rinvenuto presso la Sezione di Archivio di Stato di Foligno, contiene una parte del Midrash haggadah a Deuteronomio, costituendo pertanto gi di per se stesso un rinvenimento molto importante. Questo frammento, ad una prima analisi, sembrerebbe completare alcune lacune del Midrash Haggadah ai cinque libri della Torah pubblicato a Vienna nel 1894 da S. Buber sulla base del solo manoscritto esistente che, tuttavia, presentava delle lacune, come riferisce lo stesso autore nella prefazione allopera.
Resumo:
Nellalveo delle indagini sulla storia del commercio librario nellItalia del Settecento, attente a individuare i legami fra circolazione del libro, diffusione delle idee illuministe e riforme politiche nella seconda met del secolo, la ricerca ha lobiettivo di offrire un quadro articolato della fisionomia di un mercante del libro attivo nel periodo pi intenso del riformismo estense nel ducato di Modena: Mos Beniamino Fo (1730-1821). Il primo capitolo della tesi riguarda le cariche ufficiali che questi ricopr al servizio delle istituzioni culturali promosse da Francesco III dEste, le vicende che lo implicarono nelle maglie della censura e il suo impegno civile e politico a favore dei processi di emancipazione degli ebrei in et giacobina e napoleonica. Il secondo tenta di interpretare la genesi della sua fortuna economica attraverso lesame del testamento e dellinventario dellasse ereditario: nel panorama di precariet dei mestieri del libro dal secolo dei lumi ai primi decenni della Restaurazione, pare arduo individuare un libraio comparabile a Fo per solidit e capacit di investimento. Allanalisi della clientela del mercante dedicato il terzo capitolo, che si sviluppa seguendo il filo dei rapporti diplomatici intessuti da Francesco III con le corti italiane nellorbita dellinfluenza politica e culturale asburgica. Si descrivono, quindi, i viaggi europei e la rete dei contatti commerciali che garantirono la ricchezza dellofferta rispecchiata dai numerosi cataloghi librari pubblicati nel corso di oltre un cinquantennio. Di questi si offre una descrizione bibliografica e quantitativa con un affondo sulla diffusione del libro scientifico. Con la fisionomia del mercante viaggiatore, Fo coniugava quella dellerudito bibliofilo: la ricerca si conclude con la presentazione della sua biblioteca e dei suoi rapporti con i filologi dellepoca.
Resumo:
Basata sul reperimento di unampia mole di testi giornalistici (come cronache, interviste, elzeviri e articoli di Terza) dedicati alle pratiche coreiche e pubblicati in Italia nel corso del ventennio fascista, la tesi ricostruisce i lineamenti di quello che, seppure ancora embrionale e certo non specialistico, si pu comunque ritenere una sorta di pensiero italiano sulla danza del Primo Novecento. A partire dalla ricognizione sistematica di numerose testate quotidiane e periodiche e, pertanto, dalla costruzione di un nutrito corpus di fonti primarie, si proceduto allanalisi dei testi reperiti attraverso un approccio metodologico che, fondamentalmente storiografico, accoglie tuttavia alcuni rudimenti interpretativi elaborati in ambito semiotico (con particolare riferimento alle teorizzazioni di Jurij Lotman e Umberto Eco), il tutto al fine di cogliere, pur nellestrema variet formale e contenutistica offerta dal materiale documentario, alcune dinamiche culturali di fondo attraverso le quali disegnare, da un lato, il panorama delle tipologie di danza effettivamente praticate sulle scene italiane del Ventennio,e, dallaltro, quello dellinsieme di pensieri, opinioni e gusti orbitanti attorno ad esse Ne scaturita una trattazione fondamentalmente tripartita in cui, dopo la messa in campo delle questioni metodologiche, si passa dapprima attraverso lindagine dei tre principali generi di danza che, nella stampa del periodo fascista, si ritenevano caratteristici della scena coreica internazionale qui definiti nei termini di ballo teatrale, ballo russo e danze libere e, successivamente, si presenta un approfondimento su tre singolari figure di intellettuali che, ognuno con unattitudine estremamente personale, hanno dedicato alla danza unattenzione speciale: Anton Giulio Bragaglia, Paolo Fabbri e Marco Ramperti. Unampia antologia critica completa il lavoro ripercorrendone gli snodi principali.
Resumo:
La tesi ha per oggetto la cultura ebraica cretese nei secoli XIV-XVI e, in particolare, linflusso esercitato su di essa dalla cultura e dalle tradizioni degli ebrei sefarditi e ashkenaziti che cominciarono a stabilirsi sullisola a partire dalla met del Trecento. La tesi si basa da un lato su fonti amministrative e notarili e, dallaltro, sui manoscritti ebraici prodotti o portati a Candia nel periodo considerato. Il primo capitolo tratta della comunit ebraica nel primo Cinquecento e porta nuove notizie a proposito della geografia della zudeca, delle sue sinagoghe, della sua composizione sociale, dellentit della sua popolazione e della biografia del principale leader spirituale e culturale attivo a Candia a quellepoca: Elia Capsali. Il secondo capitolo offre una panoramica sullimmigrazione ebraica a Candia nei secoli XIV-XV. Il terzo capitolo esplora alcune particolarit della liturgia sinagogale elaborata dagli ebrei candioti sotto linflusso della tradizione ashkenazita. Il quarto capitolo tratta di due liste di libri databili alla seconda met del Quattrocento (Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 3574 B) e suggerisce di considerarle come indicative del peso che ebbero alcuni immigrati ebrei catalani nella diffusione della cultura medica sefardita a Candia. Il quinto capitolo dedicato al medico, filosofo e astronomo Mosheh ben Yehudah Galiano, il quale visse a Candia tra la seconda met degli anni Venti del Cinquecento e il 1543. Lultimo capitolo tratta degli effetti provocati dallepidemia di peste del 1592-95 allinterno della zudeca di Candia.