3 resultados para Fashion system

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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Recent scholarly works on the relationship between ‘fashion’ and ‘sustainability’ have identified a need for a systemic transition towards fashion media ‘for sustaianbility’. Nevertheless, the academic research on the topic is still limited and rather circumscribed to the analysis of marketing practices, while only recently some more systemic and critical analyses of the symbolic production of sustainability through fashion media have been undertaken. Responding to this need for an in-depth investigation of ‘sustainability’-related media production, my research focuses on the ‘fashion sustainability’-related discursive formations in the context of one of the most influential fashion magazines today – Vogue Italia. In order to investigate the ways in which the ‘sustainability’ discourse was formed and has evolved, the study considered the entire Vogue Italia archive from 1965 to 2021. The data collection was carried out in two phases, and the individualised relevant discursive units were then in-depth and critically analysed to allow for a grounded assessment of the media giant’s position. The Discourse-Historical Approach provided a methodological base for the analysis, which took into consideration the various levels of context: the immediate textual and intertextual, but also the broader socio-cultural context of the predominant, over-production oriented and capital-led fashion system. The findings led to a delineation of the evolution of the ‘fashion sustainability’ discourse, unveiling how despite Vogue Italia’s auto-determination as attentive to ‘sustainability’-related topics, the magazine is systemically employing discursive strategies which significantly mitigate the meaning of the ‘sustainable commitment’ and thus the meaning of ‘fashion sustainability’.

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La tesi si pone come obiettivo quello di indagare le mostre di moda contemporanee come macchine testuali. Se consideriamo l’attuale panorama del fashion design come caratterizzato da una complessità costitutiva e da rapidi mutamenti che lo attraversano, e se partiamo dal presupposto che lo spettro di significati che uno stile di abbigliamento e i singoli capi possono assumere è estremamente sfuggente, probabilmente risulta più produttivo interrogarsi su come funziona la moda, su quali sono i suoi meccanismi di produzione di significato. L’analisi delle fashion exhibition si rivela quindi un modo utile per affrontare la questione, dato che gli allestimenti discorsivizzano questi meccanismi e rappresentano delle riflessioni tridimensionali attorno a temi specifici. La mostra di moda mette in scena delle eccezionalità che magnificano aspetti tipici del funzionamento del fashion system, sia se ci rivolgiamo alla moda dal punto di vista della produzione, sia se la consideriamo dal punto di vista della fruizione. L’indagine ha rintracciato nelle mostre curate da Diana Vreeland al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York il modello di riferimento per le mostre di moda contemporanee. Vreeland, che dal 1936 al 1971 è stata prima fashion editor e poi editor-in-chief rispettivamente di “Harper’s Bazaar” e di “Vogue USA”, ha segnato un passaggio fondamentale quando nel 1972 ha deciso di accettare il ruolo di Special Consultant al Costume Institute. È ormai opinione diffusa fra critici e studiosi di moda che le mostre da lei organizzate nel corso di più di un decennio abbiano cambiato il modo di mettere in scena i vestiti nei musei. Al lavoro di Vreeland abbiamo poi accostato una recente mostra di moda che ha fatto molto parlare di sé: Spectres. When Fashion Turns Back, a cura di Judith Clark (2004). Nell’indagare i rapporti fra il fashion design contemporaneo e la storia della moda questa mostra ha utilizzato macchine allestitive abitate dai vestiti, per “costruire idee spaziali” e mettere in scena delle connessioni non immediate fra passato e presente. Questa mostra ci è sembrata centrale per evidenziare lo sguardo semiotico del curatore nel suo interrogarsi sul progetto complessivo dell’exhibition design e non semplicemente sullo studio degli abiti in mostra. In questo modo abbiamo delineato due posizioni: una rappresentata da un approccio object-based all’analisi del vestito, che si lega direttamente alla tradizione dei conservatori museali; l’altra rappresentata da quella che ormai si può considerare una disciplina, il fashion curation, che attribuisce molta importanza a tutti gli aspetti che concorrono a formare il progetto allestitivo di una mostra. Un lavoro comparativo fra alcune delle più importanti mostre di moda recentemente organizzate ci ha permesso di individuare elementi ricorrenti e specificità di questi dispositivi testuali. Utilizzando il contributo di Manar Hammad (2006) abbiamo preso in considerazione i diversi livelli di una mostra di moda: gli abiti e il loro rapporto con i manichini; l’exhibition design e lo spazio della mostra; il percorso e la sequenza, sia dal punto di vista della strategia di costruzione e dispiegamento testuale, sia dal punto di vista del fruitore modello. Abbiamo così individuato quattro gruppi di mostre di moda: mostre museali-archivistiche; retrospettive monografiche; mostre legate alla figura di un curatore; forme miste che si posizionano trasversalmente rispetto a questi primi tre modelli. Questa sistematizzazione ha evidenziato che una delle dimensione centrali per le mostre di moda contemporanee è proprio la questione della curatorship, che possiamo leggere in termini di autorialità ed enunciazione. Si sono ulteriormente chiariti anche gli orizzonti valoriali di riferimento: alla dimensione dell’accuratezza storica è associata una mostra che predilige il livello degli oggetti (gli abiti) e un coinvolgimento del visitatore puramente visivo; alla dimensione del piacere visivo possiamo invece associare un modello di mostra che assegna all’exhibition design un ruolo centrale e “chiede” al visitatore di giocare un ruolo pienamente interattivo. L’approccio curatoriale più compiuto ci sembra essere quello che cerca di conciliare queste due dimensioni.

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Introduction: A higher frequency of sleep and breathing disorders in Multiple System Atrophy (MSA) populations is documented in literature. The analysis of disease progression and prognosis in patients with sleep and breathing disorders could shed light on specific neuropathology and pathophysiology of MSA. Objective: To characterize sleep disorders and their longitudinal modifications during disease course in MSA patients, and to determine their prognostic value. Methods: This is a retrospective and prospective cohort study including 182 MSA patients (58.8% males). Type of onset was defined by the first reported motor or autonomic symptom/sign related to MSA. The occurrence of symptoms/signs and milestones of disease progression and their latency were collected. REM sleep behaviour disorder (RBD) and stridor were video-polysomnography (VPSG)-confirmed. VPSG recordings were analysed in a standardized fashion during the disease course. Survival data were based on time to death from the first symptom of disease. Results: Isolated RBD represented the first MSA symptom in 30% of patients, preceding disease onset according to international criteria with a median of 3(1–5) years. Patients developing early stridor or presenting with RBD at disease onset showed a more rapid and severe disease progression. These features had independent negative prognostic value for survival. Sleep architecture was characterized by peculiar features which could represent negative markers in MSA prognosis. Patients with stridor treated with tracheostomy showed a reduced risk of death. Conclusions: This is one of the first studies focusing on longitudinal progression of sleep in MSA. Sleep disorders are key features of disease, playing a role in presentation, prognosis and progression. In our MSA cohort, RBD represented the most frequent mode of disease presentation. Moreover, some specific clinical and instrumental sleep features could represent a hallmark of MSA and could be involved in prognosis and, in particular, in sudden death and death during sleep.