8 resultados para Dramaturgy of war

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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The idea of the tragic is unthinkable. It is precisely within the moment in which an ordinary human being, a heroine or a hero – incapable of scrutinizing fully their own position within the whole – is invited to respond, to accept or refuse it all, that the tragic unfolds, changing their life irremediably. What are the causes and the consequences of "god’s arrival", as in case of Dionysus who visits Pentheus’ home in Euripides’ "The Bacchae"? Through episodes in the stories of characters from Ancient Greek dramas – such as Oedipus, Antigone, Ajax, Io, through Dostoevsky’s or Kafka’s imagery, in Prince Myshkin’s, the Ridiculous Man’s or Gregor Samsa’s experiences, this doctoral research proposes to examine the aspects which compete in the creation of a tragic hero. Theatrical performances – such as Jan Fabre’s "Mount Olympus: To Glorify the Cult of Tragedy, a 24-Hour Performance", immersed in a cycle of life, death and re-birth; Oliver Frljić’s "Trilogija o hrvatskom fašizmu", in its careful analysis of the wounds of a heritage of war; and Cristian Ceresoli’s and Silvia Gallerano’s tragic testimony of an estranged, almost soulless body in "La Merda" – open up the dialogue on our contemporary idea of the tragic. This doctoral work chooses excess as its privileged channel through which to approach the concept of the tragic – by its nature elusive, hostile to any definition, strictly personal and, thus, visible only through one’s own lens. In an excess of pain, devotion, desire, rage, arrogance or beauty, opposites collide, time concentrates into a moment and the hero is invited to choose, to live or die, to transform.

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The aim of this proposal is to offer an alternative perspective on the study of Cold War, since insufficient attention is usually paid to those organizations that mobilized against the development and proliferation of nuclear weapons. The antinuclear movement began to mobilize between the 1950s and the 1960s, when it finally gained the attention of public opinion, and helped to build a sort of global conscience about nuclear bombs. This was due to the activism of a significant part of the international scientific community, which offered powerful intellectual and political legitimization to the struggle, and to the combined actions of the scientific and organized protests. This antinuclear conscience is something we usually tend to consider as a fait accompli in contemporary world, but the question is to show its roots, and the way it influenced statesmen and political choices during the period of nuclear confrontation of the early Cold War. To understand what this conscience could be and how it should be defined, we have to look at the very meaning of the nuclear weapons that has deeply modified the sense of war. Nuclear weapons seemed to be able to destroy human beings everywhere with no realistic forms of control of the damages they could set off, and they represented the last resource in the wide range of means of mass destruction. Even if we tend to consider this idea fully rational and incontrovertible, it was not immediately born with the birth of nuclear weapons themselves. Or, better, not everyone in the world did immediately share it. Due to the particular climate of Cold War confrontation, deeply influenced by the persistence of realistic paradigms in international relations, British and U.S. governments looked at nuclear weapons simply as «a bullet». From the Trinity Test to the signature of the Limited Test Ban Treaty in 1963, many things happened that helped to shift this view upon nuclear weapons. First of all, more than ten years of scientific protests provided a more concerned knowledge about consequences of nuclear tests and about the use of nuclear weapons. Many scientists devoted their social activities to inform public opinion and policy-makers about the real significance of the power of the atom and the related danger for human beings. Secondly, some public figures, as physicists, philosophers, biologists, chemists, and so on, appealed directly to the human community to «leave the folly and face reality», publicly sponsoring the antinuclear conscience. Then, several organizations leaded by political, religious or radical individuals gave to this protests a formal structure. The Campaign for Nuclear Disarmament in Great Britain, as well as the National Committee for a Sane Nuclear Policy in the U.S., represented the voice of the masses against the attempts of governments to present nuclear arsenals as a fundamental part of the international equilibrium. Therefore, the antinuclear conscience could be defined as an opposite feeling to the development and the use of nuclear weapons, able to create a political issue oriented to the influence of military and foreign policies. Only taking into consideration the strength of this pressure, it seems possible to understand not only the beginning of nuclear negotiations, but also the reasons that permitted Cold War to remain cold.

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Il presente progetto di ricerca, nato inizialmente con l’obbiettivo d’individuare in che modo e in che misura, i testi teatrali del drammaturgo e comico dell’Arte Giovan Battista Andreini, detto Lelio, figlio d’Isabella e Francesco, anche loro attori e letterati d’alto livello, risentirono dell’influenza del mondo dei coevi teatri in musica, dall’intermedio al balletto, si è progressivamente evoluto, divenendo, ben presto, uno studio sulle modalità compositive sperimentali dell’Andreini, dove, in verità, la dimensione del sonoro e la manipolazione dell’elemento musicale, non furono altro che uno dei vari aspetti di suddetta poetica dell’innovazione. Analizzando dunque, minuziosamente, tutte le pièce andreiniane e contestualizzandole, di volta in volta, nel composito panorama sociale, politico e culturale, della prima metà del XVII secolo, in Italia come in Francia, giacché egli lavorò in entrambi gli stati con una certa regolarità - per questo motivo le ricerche sul campo si sono equamente ripartite tra i due paesi - si è giunti a ricostruire, nel dettaglio, quel tessuto, variegato e multiforme, di legami ed influenze, caratterizzato dalla perpetua pulsione alla sperimentazione, esistente tra l’universo performativo barocco e quello che può considerarsi uno dei più alti esponenti della commedia dell’Arte italiana dell’epoca, ridisegnando così i confini di una carriera interamente votata al Teatro e durata più di mezzo secolo.

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La tesi analizza, nel quadro del secondo dopoguerra, quattro casi studio scelti tra le opere di ricostruzione dell’architetto Josef Wiedemann (1910-2001) nel centro di Monaco di Baviera: Odeon (1951-1952), Alte Akademie (1951-1955), Siegestor (1956-1958) e Glyptothek (1961-1972). L’architetto si occupa di opere simbolo della città di Monaco, affrontando la loro ricostruzione come un tema fondante per la storia e l’identità del popolo bavarese, ma soprattutto come un’occasione per definire un metodo d’intervento sulle rovine della guerra. Il suo lavoro è caratterizzato infatti per la ricerca costante di una sintesi tra interesse per la conservazione dell’antico e apertura al nuovo; ispirandosi all’insegnamento del maestro Hans Döllgast, Wiedemann traccia una nuova originale strada per l’intervento sull’antico, segnata da una profonda capacità tecnico-progettuale e dall'attenzione alle nuove esigenze a cui deve rispondere un’architettura contemporanea. Partendo dai suoi scritti e dalle sue opere, si può rilevare un percorso coerente che, partendo dalla conoscenza della storia dell'edificio, ripercorrendone l’evoluzione dallo stato che potremmo definire “originario” allo stato di rovina, giunge a produrre nel progetto realizzato una sintesi tra il passato e il futuro. L'architetto, nella visione di Wiedemann, è chiamato a un compito di grande responsabilità: conoscere per progettare (o ri-progettare) un edificio che porta impressi su di sé i segni della propria storia. Nel metodo che viene messo progressivamente a punto operando nel corpo vivo dei monumenti feriti dalla guerra, è percepibile fino a distinguerlo chiaramente l’interesse e l’influenza del dibattito italiano sul restauro. La conservazione “viva” dell'esistente, così come viene definita da Wiedemann stesso, si declina in modo diverso per ogni caso particolare, approdando a risultati differenti tra loro, ma che hanno in comune alcuni principi fondamentali: conoscere, ricordare, conservare e innovare.

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Gli ultimi anni hanno visto importanti cambiamenti positivi nella cooperazione interstatale in Asia centrale. Crescenti minacce come il terrorismo internazionale, l'estremismo religioso e politico, il traffico di droga, ecc, causati dagli interessi geopolitici e geo-economici delle potenze mondiali, hanno contribuito alla formazione di una politica estera più coordinata e coerente degli Stati della regione. Questo processo si manifesta nella partecipazione attiva dell’istituzionalizzazione della Shanghai Organizzazione del Commonwealth (SOC), Conferenza sulle misure di costruzione d’interazione e fiducia in Asia (CICA) e Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Problemi moderni di sicurezza in Asia centrale dovrebbero essere risolti in dei nuovi modi, non convenzionali. Le nuove minacce alla sicurezza richiedono modi non standard per risolvere il problema. Considerate le differenze fondamentali dell'Unione europea e degli Stati dell'Asia centrale nei valori e dal punto di vista in materia di sicurezza. I paesi dell'Asia centrale non sono pronti per l'integrazione politica. Nonostante questo, nell’Asia centrale sono state adottate misure per contrastare le minacce non convenzionali. L’esperienza europea di unire gli sforzi della regione per garantire la sicurezza interna, può essere utilizzata dai paesi dell'Asia centrale, soprattutto, in primo luogo sulla formazione del quadro istituzionale e giuridico per la cooperazione operativa delle forze dell'ordine per le seguenti aree: • prevenzione del traffico di droga attraverso gli Stati dell'Asia centrale; • lotta contro nuove forme di terrorismo ed estremismo; • limitare la dimensione della migrazione clandestina; • migliorare la protezione giuridica dei cittadini. Fino a poco tempo fa, questi temi hanno ricevuto poca attenzione, sia nella teoria sia nella pratica, poiché i problemi di sicurezza della società erano principalmente ridotti per evitare il pericolo di guerra.

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La nostra attualità ci interroga sulla comprensione della guerra e sullo statuto del suo rapporto con la politica. Questo lavoro si misura con tale questione e lo fa a partire dalle riflessioni di Michel Foucault sull’argomento. Anche grazie al riferimento ai manoscritti inediti del filosofo francese, conservati presso gli archivi del “Fonds Foucault” alla Bibliothèque nationale de France, si dimostra che le analisi foucaultiane sul tema, le quali non sempre hanno ricevuto un’adeguata attenzione, rivestono in realtà un’importanza decisiva all’interno dell’opera dell’autore. A partire da questo primo piano di indagine viene quindi sviluppato un secondo percorso di ricerca, intrecciato rispetto al precedente: le riflessioni di Foucault vengono messe in relazione con le posizioni di Carl Schmitt – un confronto tra due diverse genealogie che è stato raramente praticato e sul quale la letteratura critica è all’oggi ancora esigua. Tenendo conto dei materiali non ancora pubblicati, viene mostrato infatti che il modello polemocritico foucaultiano si costruisce sulla base di alcune rilevanti prossimità teoriche rispetto alla formulazione schmittiana della teoria del politico e si sviluppa come una critica radicale verso questa. Pensare Foucault come critico di Schmitt si rivela non solo importante ai fini della comprensione del pensiero del filosofo francese, ma anche fondamentale per indagare l’attualità dei due autori rispetto alla questione della guerra. È questa infatti la domanda di ricerca che percorre sottotraccia l’intero lavoro.

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Le but de cette thèse est l’analyse de la réception de l’Orestie au XXIe siècle en Europe. Plus spécifiquement, nous allons regarder aux représentations de la société de la famille et du désir dans des pièces composées en Italie, au Royaume-Uni et en France depuis 2000, qui font référence à la trilogie d'Eschyle. Nous allons commencer par une introduction en sémiotique (à l’aide des théories de Greimas et Ubersfeld). Ensuite, nous allons présenter la représentation de la religion et de la politique dans les drames du corpus. En ce qui concerne la religion, nous allons étudier le rôle de la croyance dans la société. Nous allons également regarder aux personnages de Cassandre et des Érinyes. Le but de ce chapitre est de montrer la perte de pouvoir de la foi aujourd’hui. Le dernier chapitre de la première partie analyse le pouvoir politique. En particulier, nous allons regarder à la représentation de la guerre, de la vie des soldats et de la royauté. La deuxième partie analysera la famille. D’abord, nous allons présenter le personnage d’Agamemnon dans sa fonction de père (paternité biologique et paternité sociale). Ensuite, nous allons présenter la maternité de Clytemnestre. Enfin, la progéniture du couple royal sera étudiée à l’aide de l’idée d’héritage. À travers une approche psychanalytique, nous allons interpréter dans la dernière partie de la thèse l’adaptation du procès et de la notion de culpabilité des personnages du mythe ancien dans les réécritures contemporaines de la trilogie eschylienne. Les conclusions parviendront à mettre ensemble toutes les thématiques approfondies dans ce travail et à proposer un regard d’ensemble sur ce phénomène de reprise de l'Orestie à l’époque actuelle.

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La presente ricerca prende avvio dalla ricostruzione della biografia di Giovanni Giacomo Leonardi (1498-1562), pesarese, architetto militare, ambasciatore e cavaliere al servizio dei duchi d’Urbino Francesco Maria I (1490-1538) e Guidobaldo II (1514-1574) della Rovere. Attraverso lo spoglio delle fonti tra Pesaro, Firenze e Venezia, se ne è fornita una collocazione nel panorama politico-culturale dell’Italia cinquecentesca, al fine di evidenziare l’importanza del suo trattato in trentadue libri, intitolato "Il Principe Cavalliero", dedicato ai precetti dell’arte militare, diplomatica e cavalleresca necessari a formare il perfetto principe del tardo Rinascimento. Dell’opera, rimasta inedita, sono state trascritte e studiate le parti dedicate alla scienza dell’onore e all’arte dell’ambasceria, al fine di dimostrare come i dettami della ‘religione di cavalleria’ influenzassero ogni ambito delle relazioni tra gentiluomini, comprese quelle interstatuali.