4 resultados para Cost-Benefit

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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This research primarily represents a contribution to the lobbying regulation research arena. It introduces an index which for the first time attempts to measure the direct compliance costs of lobbying regulation. The Cost Indicator Index (CII) offers a brand new platform for qualitative and quantitative assessment of adopted lobbying laws and proposals of those laws, both in the comparative and the sui generis dimension. The CII is not just the only new tool introduced in the last decade, but it is the only tool available for comparative assessments of the costs of lobbying regulations. Beside the qualitative contribution, the research introduces an additional theoretical framework for complementary qualitative analysis of the lobbying laws. The Ninefold theory allows a more structured assessment and classification of lobbying regulations, both by indication of benefits and costs. Lastly, this research introduces the Cost-Benefit Labels (CBL). These labels might improve an ex-ante lobbying regulation impact assessment procedure, primarily in the sui generis perspective. In its final part, the research focuses on four South East European countries (Slovenia, Serbia, Montenegro and Macedonia), and for the first time brings them into the discussion and calculates their CPI and CII scores. The special focus of the application was on Serbia, whose proposal on the Law on Lobbying has been extensively analysed in qualitative and quantitative terms, taking into consideration specific political and economic circumstances of the country. Although the obtained results are of an indicative nature, the CII will probably find its place within the academic and policymaking arena, and will hopefully contribute to a better understanding of lobbying regulations worldwide.

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La Tesi analizza le relazioni tra i processi di sviluppo agricolo e l’uso delle risorse naturali, in particolare di quelle energetiche, a livello internazionale (paesi in via di sviluppo e sviluppati), nazionale (Italia), regionale (Emilia Romagna) e aziendale, con lo scopo di valutare l’eco-efficienza dei processi di sviluppo agricolo, la sua evoluzione nel tempo e le principali dinamiche in relazione anche ai problemi di dipendenza dalle risorse fossili, della sicurezza alimentare, della sostituzione tra superfici agricole dedicate all’alimentazione umana ed animale. Per i due casi studio a livello macroeconomico è stata adottata la metodologia denominata “SUMMA” SUstainability Multi-method, multi-scale Assessment (Ulgiati et al., 2006), che integra una serie di categorie d’impatto dell’analisi del ciclo di vita, LCA, valutazioni costi-benefici e la prospettiva di analisi globale della contabilità emergetica. L’analisi su larga scala è stata ulteriormente arricchita da un caso studio sulla scala locale, di una fattoria produttrice di latte e di energia elettrica rinnovabile (fotovoltaico e biogas). Lo studio condotto mediante LCA e valutazione contingente ha valutato gli effetti ambientali, economici e sociali di scenari di riduzione della dipendenza dalle fonti fossili. I casi studio a livello macroeconomico dimostrano che, nonostante le politiche di supporto all’aumento di efficienza e a forme di produzione “verdi”, l’agricoltura a livello globale continua ad evolvere con un aumento della sua dipendenza dalle fonti energetiche fossili. I primi effetti delle politiche agricole comunitarie verso una maggiore sostenibilità sembrano tuttavia intravedersi per i Paesi Europei. Nel complesso la energy footprint si mantiene alta poiché la meccanizzazione continua dei processi agricoli deve necessariamente attingere da fonti energetiche sostitutive al lavoro umano. Le terre agricole diminuiscono nei paesi europei analizzati e in Italia aumentando i rischi d’insicurezza alimentare giacché la popolazione nazionale sta invece aumentando.

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There is an urgent need to improve the performance of urine cytology for the diagnosis of bladder cancer. In preliminary studies, telomerase activity evaluated by telomeric repeat amplification protocol (TRAP) assay and chromosomal aneuploidy detected by fluorescence in situ hybridization (FISH) in the diagnosis of bladder cancer have produced important results. Urine cell-free (UCF) DNA has also been proposed as a potential marker for early bladder cancer diagnosis. In the first study the diagnostic performance of TRAP assay and FISH analysis was assessed, while the second study evaluated the potential role of UCF DNA integrity in early bladder cancer diagnosis. In the first cross-sectional study, 289 consecutive patients who presented with urinary symptoms underwent cystoscopy and cytology evaluation. In the second study, UCF DNA was isolated from 51 bladder cancer patients, 46 symptomatic patients, and 32 healthy volunteers. c-Myc, BCAS1 and HER2 gene sequences longer than 250 bp were quantified by real time PCR to verify UCF DNA integrity. In the first study, sensitivity and specificity were 0.39 and 0.83, respectively, for cytology; 0.66 and 0.72 for TRAP; 0.78 and 0.60 for the cytology and TRAP combination; 0.78 and 0.78 for the cytology, TRAP and FISH combination; and 0.65 and 0.93 for the TRAP and FISH combination. In the second study, at the best cutoff of 0.1 ng/µl, UCF DNA integrity analysis showed a sensitivity of 0.73 and a specificity of 0.84 in healthy individuals and 0.83 in symptomatic patients. The preliminary results suggest that these biomarkers could potentially be used for the early diagnosis of bladder cancer, especially in high-risk populations (e.g, symptomatic individuals exposed to occupational risk) who may benefit from the use of noninvasive diagnostic tests in terms of cost-benefit.

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La ricerca sulla comunicazione e gestione multilingue della conoscenza in azienda si è sinora concentrata sulle multinazionali o PMI in fase di globalizzazione. La presente ricerca riguarda invece le PMI in zone storicamente multilingui al fine di studiare se l’abitudine all’uso di lingue diverse sul mercato locale possa rappresentare un vantaggio competitivo. La tesi illustra una ricerca multimetodo condotta nel 2012-2013 in Alto Adige/Südtirol. Il dataset consiste in 443 risposte valide a un questionario online e 23 interviste con manager e imprenditori locali. Le domande miravano a capire come le aziende altoatesine affrontino la sfida del multilinguismo, con particolare attenzione ai seguenti ambiti: comunicazione multilingue, documentazione, traduzione e terminologia. I risultati delineano un quadro generale delle strategie di multilinguismo applicate in Alto Adige, sottolineandone punti di forza e punti deboli. Nonostante la presenza di personale multilingue infatti il potenziale vantaggio competitivo che ne deriva non è sfruttato appieno: le aziende si rivolgono ai mercati in cui si parla la loro stessa lingua (le imprese a conduzione italiana al mercato nazionale, quelle di lingua tedesca ad Austria e Germania). La comunicazione interna è multilingue solo nei casi in sia imprescindibile. Le “traduzioni fai-da-te” offrono l’illusione di gestire lingue diverse, ma il livello qualitativo rimane limitato. I testi sono sovente tradotti da personale interno privo di competenze specifiche. Anche nella cooperazione con i traduttori esterni si evidenza la mancata capacità di ottenere il massimo profitto dagli investimenti. La tesi propone delle raccomandazioni pratiche volte a ottimizzare i processi attuali e massimizzare la resa delle risorse disponibili per superare la sfida della gestione e comunicazione multilingue. Le raccomandazioni non richiedono investimenti economici di rilievo e sono facilmente trasferibili anche ad altre regioni multilingui/di confine, come ad altre PMI che impiegano personale plurilingue. Possono dunque risultare utili per un elevato numero di imprese.