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em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
L’obiettivo di questa analisi è di coniugare la ricostruzione dei processi di assoggettamento che producono i copioni entro cui prende forma la soggettività dei profughi siriani, con la ricostruzione delle problematizzazioni alla base dei sistemi di controllo e gestione della circolazione regolare. Secondo l’UNHCR, tra il 2012 e il 2016 quasi un milione e mezzo di profughi siriani si è stabilita in Libano nel tentativo di sottrarsi all’intensificarsi del conflitto tra il regime di Assad e il fronte variegato di milizie ribelli. Questa popolazione in esilio si è confrontata con le politiche di amministrazione e controllo della loro presenza dispiegate dall’assemblaggio tra istituzioni locali e internazionali: in particolare, i governi libanesi che si sono avvicendati dal 2013 hanno progressivamente implementato interventi di inclusione differenziale della popolazione di profughi, relegandone la maggioranza in uno stato di marginalità e precarietà esistenziale. Di conseguenza, per molti di loro provare ad accedere a forme di mobilità regolare si impone come uno dei pochi percorsi possibili per ottenere il riconoscimento di un livello minimo di esistenza legittima. L’analisi sviluppata in questo elaborato si basa su una ricerca etnografica condotta in Libano nella regione dell’Akkar tra il 2019 e il 2020, a cui è stata associato uno studio dell’infrastruttura tecnico-politica dei Corridoi Umanitari, un programma per la mobilità dei profughi avviato nel biennio 2016-2017, grazie alla collaborazione tra autorità italiane e una serie di associazioni religiose attive in Italia.