3 resultados para Collective Memory

em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna


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This thesis explores the function of the theatre in Derek Walcott's literary achievements. Focusing on the semiotic theories that characterize the study of drama as a literary text and as a staged text, the initial approach aims at creating a relationship between semiotics and postcolonial theories. In particular Pavis's concept of intercultural semiotics and Peter Brook's innovative visions about the regenerative function of the space of the theatre represent a useful theoretical basis to consider the specificity of postcolonial theatre as an innovative space, where new cultural meanings emerge. Derek Walcott's dramatic production is studied according to this approach, in order to be defined as a new hybrid, syncretic and multicultural space. After considering the development of drama from a postcolonial and Caribbean perspective, this study begins with an insight into Walcott's views on theatre, taking into consideration his linguistic depth, linked to the European tradition, but also his strong concern with the Caribbean public's cultural needs. The double tension characterizing Walcott's cultural identity as well as his art represents an essential element to analyse his dramatic texts. With an ambivalent approach, which takes into consideration language and performance, this thesis offers an insight into Walcott's plays to detect their postcolonial and multicultural elements. The analysis of the different texts are divided into two chapters (third and fourth). The third chapters - mainly focused on postcolonial themes - explores issues such as language, identity and space, whereas the fourth chapter centers on multiculturalism in text and performance. Dealing with interracial interactions, issues like re-writing classical texts and the manipulation of personal and collective memory as a way to re- establish new historical perspectives, the last part of the thesis aims at demonstrating the idea that Walcott has created a new space in the theatre made by the harmonic fusion of different and opposed cultural elements, which are visible in the literary as well as in the staged text. The textual perspective of Walcott's drama fits into Pavis's definition of intercultural semiotics, as the faithful representation of a multicultural creole society: that of the West Indies.

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La tesi intitolata "Dalla «postmémoire» alla scrittura dell’oblio nell’opera di Sylvie Germain" si pone l’obbiettivo di analizzare l’opera della scrittrice francese contemporanea Sylvie Germain alla luce di alcune elaborazioni teoriche sulla dialettica memoria/oblio. Basandoci sulle principali teorie-guida relative alla «memoria culturale» teorizzate da Maurice Halbwachs,Pierre Nora,Tzvetan Todorov,Paul Ricoeur e Aleida Assmann,la nostra analisi si è successivamente concentrata sugli studi condotti attorno al concetto di «postmemory» elaborato dalla studiosa americana Marianne Hirsch. Scopo di questa prospettiva critica è quello di leggere l'opera germainiana come espressione di una «affiliative postmemory», risultato della connessione generazionale di coloro che non hanno vissuto direttamente un trauma con la «literal second generation». Attraverso un approccio interdisciplinare che ha coinvolto gli studi sulla memoria culturale in rapporto alla questione del gender, si è inoltre evidenziata la specificità del ruolo rivestito dai personaggi femminili nei romanzi di Germain che assumono un peso determinante nella trasmissione della memoria individuale e collettiva, studio che ci ha permesso di sottolineare la funzione attiva svolta dalle protagoniste delle opere della scrittrice. Nella fase conclusiva sono state esaminate le opere più recenti di Sylvie Germain pubblicate tra il 2008 e il 2011 in cui l’autrice sembra avvertire la necessità di controbilanciare il peso della «troppa memoria» con una giusta dose di oblio. Sono state inoltre affrontate la questione della responsabilità etica e l’idea di debito nei confronti della memoria familiare e collettiva: la scrittura stessa diventa così per Germain lo strumento attraverso il quale l’autrice assume il ruolo di passeuse de mémoire per le generazioni future.

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La memoria pubblica della Sho'ah è inscritta in una quantità proliferante di immagini e spazi memoriali. Ciò è riscontrabile in modo particolare nei principali "siti dello sterminio" assurti a simbolo nel corso degli anni, mentre molti altri "luoghi di memoria" della Deportazione soffrono di una condizione di intrinseca debolezza. Essa è riconducibile in primo luogo alla fragilità del dato materiale, i cui resti ormai privi di eloquenza risultano difficili da interpretare e conservare, in secondo luogo alla sovrapposizione di memorie concorrenti venutesi a determinare in conseguenza dei riusi successivi a cui queste strutture sono spesso andate soggette dopo la guerra, infine alla difficoltà di rendere espressione compiuta alla tragedia della Deportazione. Il caso del campo di Fossoli è paradigmatico: esso interroga la capacità del progetto di "dare forma" al palinsesto delle memorie, rendendo possibile il riconoscimento ed esplicitando una significazione delle tracce, senza aggiungere ulteriori interpretazioni. Lo spazio e il paesaggio, in quanto linguaggi indentitari, possono offrirsi come strumenti da questo punto di vista. Michel De Certeau vi fa riferimento quando afferma che lo spazio coincide con «l’effetto prodotto dalle operazioni che lo orientano, che lo circostanziano, o temporalizzano e lo fanno funzionare come unità polivalente di programmi conflittuali o di prossimità contrattuali». Lo spazio gioca un ruolo cruciale nel conformare l'esperienza del presente e allo stesso tempo nel rendere visibili le esperienze passate, compresse nella memoria collettiva. Lo scopo di questa ricerca è interrogare le potenzialità spaziali del luogo, considerate sotto il profilo culturale e semantico, come valida alternativa alla forma-monumento nella costruzione di una o più narrazioni pertinenti della memoria.