4 resultados para Christmas decorations.
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Heterocyclic compounds represent almost two-thirds of all the known organic compounds: they are widely distributed in nature and play a key role in a huge number of biologically important molecules including some of the most significant for human beings. A powerful tool for the synthesis of such compounds is the hetero Diels-Alder reaction (HDA), that involve a [4+2] cycloaddition reaction between heterodienes and suitable dienophiles. Among heterodienes to be used in such six-membered heterocyclic construction strategy, 3-trialkylsilyloxy-2-aza-1,3-dienes (Fig 1) has been demonstrated particularly attractive. In this thesis work, HDA reactions between 2-azadienes and carbonylic and/or olefinic dienophiles, are described. Moreover, substitution of conventional heating by the corresponding dielectric heating as been explored in the frame of Microwave-Assisted-Organic-Synthesis (MAOS) which constitutes an up-to-grade research field of great interest both from an academic and industrial point of view. Reaction of the azadiene 1 (Fig 1) will be described using as dienophiles carbonyl compounds as aldehyde and ketones. The six-membered adducts thus obtained (Scheme 1) have been elaborated to biologically active compounds like 1,3-aminols which constitutes the scaffold for a wide range of drugs (Prozac®, Duloxetine, Venlafaxine) with large applications in the treatment of severe diseases of nervous central system (NCS). Scheme 1 The reaction provides the formation of three new stereogenic centres (C-2; C-5; C-6). The diastereoselective outcome of these reactions has been deeply investigated by the use of various combination of achiral and chiral azadienes and aliphatic, aromatic or heteroaromatic aldehydes. The same approach, basically, has been used in the synthesis of piperidin-2-one scaffold substituting the carbonyl dienophile with an electron poor olefin. Scheme 2 As a matter of fact, this scaffold is present in a very large number of natural substances and, more interesting, is a required scaffold for an huge variety of biologically active compounds. Activated olefins bearing one or two sulfone groups, were choose as dienophiles both for the intrinsic characteristic flexibility of the “sulfone group” which may be easily removed or elaborated to more complex decorations of the heterocyclic ring, and for the electron poor property of this dienophiles which makes the resulting HDA reaction of the type “normal electron demand”. Synthesis of natural compounds like racemic (±)-Anabasine (alkaloid of Tobacco’s leaves) and (R)- and (S)-Conhydrine (alkaloid of Conium Maculatum’s seeds and leaves) and its congeners, are described (Fig 2).
Resumo:
Le pietre artificiali ed i cementi artistici utilizzati durante la stagione Liberty rappresentano tutt’oggi un patrimonio artistico non ancora sufficientemente studiato. In seguito ad una ricerca bibliografica su testi e riviste dei primi anni del Novecento, è stata eseguita una ricognizione del patrimonio architettonico emiliano-romagnolo, al fine di valutarne i materiali e le tipologie di degrado più diffuse. Le città e le zone oggetto di studio sono state: Bologna, Ferrara, Modena e provincia, Reggio Emilia, Parma, Firenze, la Romagna e le Marche settentrionali. Tra gli edifici individuati sono state analizzate le decorazioni e gli intonaci di tre edifici ritenuti particolarmente significativi: il villino Pennazzi (noto anche come Villa Gina) a Borgo Panigale (Bologna), villa Verde a Bologna e l’ex-albergo Dorando Pietri a Carpi. Da tali edifici sono stati selezionati campioni rappresentativi delle diverse tipologie di decorazioni in pietra artificiale e successivamente sono stati caratterizzati in laboratorio tramite diffrattometria a raggi x (XRD), termogravimetria (TGA), microscopio ottico in sezioni lucide, microscopio elettronico a scansione (SEM) e porosimetria ad intrusione di mercurio (MIP). In particolare per Villa Verde sono state formulate e caratterizzate diverse tipologie di malte variando il tipo di legante ed il rapporto acqua/cemento, al fine di garantire la compatibilità fisico-meccanica con il supporto negli interventi di risarcimento delle lacune previsti nel restauro. L’attività sperimentale svolta ha permesso di mettere a punto un vero e proprio protocollo diagnostico per il restauro di questo tipo di decorazioni che potrà essere utilizzato sia nei casi di studio analizzati che per ogni futuro intervento.
Resumo:
Lo scavo della chiesa di Santa MAria Maggiore ha permesso di acquisire nuove importanti informazioni sulla storia della città di Trento, sulla città tardo antica e sul processo di cristianizzazione. Il primo impianto ecclesiastico, datato a dopo la metà del V d. C. secolo, sorge su un precedente impianto termale realizzato intorno al II secolo d. C. ed appare caratterizzato da un forte carattere monumentale. La chiesa, a tre navate, presentava un presbiterio rialzato decorato in una prima fase da un opus sectile poi sostituito nel VI secolo da un mosaico policromo. Sono state rinvenute inoltre, parti consistenti della decorazione architettonica di fine VIII secolo pertinente questo stesso impianto che non subirà importanti modifiche fino alla realizzazione del successivo edificio di culto medievale, meno esteso e dai caratteri decisamente meno monumentali, caratterizzato dalla presenza di un esteso campo cimiteriale rinvenuto a nord della chiesa. A questo impianto ne succede un terzo, probabilmente a due navate, e dalla ricca decorazione pittorica demolito in età tardo rinascimentale per la realizzazione della chiesa attuale.
Resumo:
Tra il V ed il VI secolo, la città di Ravenna, per tre volte capitale, emerge fra i più significativi centri dell’impero, fungendo da cerniera tra Oriente e Occidente, soprattutto grazie ai mosaici parietali degli edifici di culto, perfettamente inseriti in una koinè culturale e artistica che ha come comune denominatore il Mar Mediterraneo, nel contesto di parallele vicende storiche e politiche. Rispetto ai ben noti e splendidi mosaici ravennati, che insieme costituiscono senza dubbio un unicum nel panorama artistico dell’età tardoantica e altomedievale, nelle decorazioni musive parietali dei coevi edifici di culto dei diversi centri dell’impero d’Occidente e d’Oriente, e in particolare in quelli localizzati nelle aree costiere, si possono cogliere divergenze, ma anche simmetrie dal punto di vista iconografico, iconologico e stilistico. Sulla base della letteratura scientifica e attraverso un poliedrico esame delle superfici musive parietali, basato su una metodologia interdisciplinare, si è cercato di chiarire l’articolato quadro di relazioni culturali, ideologiche ed artistiche che hanno interessato e interessano tuttora Ravenna e i vari centri della tarda antichità, insistendo sulla pluralità, sulla complessità e sulla confluenza di diverse esperienze artistiche sui mosaici di Ravenna. A tale scopo, i dati archeologici e artistici sono stati integrati con quelli storici, agiografici ed epigrafici, con opportuni collegamenti all’architettura, alla scultura, alle arti decorative e alle miniature, a testimonianza dell’unità di intenti di differenti media artistici, orientati, pur nella diversità, verso le medesime finalità dogmatiche, politiche e celebrative. Si tratta dunque di uno studio di revisione e di sintesi sui mosaici parietali mediterranei di V e VI secolo, allo scopo di aggiungere un nuovo tassello alla già pur vasta letteratura dedicata all’argomento.