11 resultados para . Sistema de secreção do tipo VI
em AMS Tesi di Dottorato - Alm@DL - Università di Bologna
Resumo:
Se il lavoro dello storico capire il passato come stato compreso dalla gente che lo ha vissuto, allora forse non azzardato pensare che sia anche necessario comunicare i risultati delle ricerche con strumenti propri che appartengono a un'epoca e che influenzano la mentalit di chi in quell'epoca vive. Emergenti tecnologie, specialmente nellarea della multimedialit come la realt virtuale, permettono agli storici di comunicare lesperienza del passato in pi sensi. In che modo la storia collabora con le tecnologie informatiche soffermandosi sulla possibilit di fare ricostruzioni storiche virtuali, con relativi esempi e recensioni? Quello che maggiormente preoccupa gli storici se una ricostruzione di un fatto passato vissuto attraverso la sua ricreazione in pixels sia un metodo di conoscenza della storia che possa essere considerato valido. Ovvero l'emozione che la navigazione in una realt 3D pu suscitare, un mezzo in grado di trasmettere conoscenza? O forse l'idea che abbiamo del passato e del suo studio viene sottilmente cambiato nel momento in cui lo si divulga attraverso la grafica 3D? Da tempo per la disciplina ha cominciato a fare i conti con questa situazione, costretta soprattutto dall'invasivit di questo tipo di media, dalla spettacolarizzazione del passato e da una divulgazione del passato parziale e antiscientifica. In un mondo post letterario bisogna cominciare a pensare che la cultura visuale nella quale siamo immersi sta cambiando il nostro rapporto con il passato: non per questo le conoscenze maturate fino ad oggi sono false, ma necessario riconoscere che esiste pi di una verit storica, a volte scritta a volte visuale. Il computer diventato una piattaforma onnipresente per la rappresentazione e diffusione dellinformazione. I metodi di interazione e rappresentazione stanno evolvendo di continuo. Ed su questi due binari che si muove lofferta delle tecnologie informatiche al servizio della storia. Lo scopo di questa tesi proprio quello di esplorare, attraverso lutilizzo e la sperimentazione di diversi strumenti e tecnologie informatiche, come si pu raccontare efficacemente il passato attraverso oggetti tridimensionali e gli ambienti virtuali, e come, nel loro essere elementi caratterizzanti di comunicazione, in che modo possono collaborare, in questo caso particolare, con la disciplina storica. La presente ricerca ricostruisce alcune linee di storia delle principali fabbriche attive a Torino durante la seconda guerra mondiale, ricordando stretta relazione che esiste tra strutture ed individui e in questa citt in particolare tra fabbrica e movimento operaio, inevitabile addentrarsi nelle vicende del movimento operaio torinese che nel periodo della lotta di Liberazione in citt fu un soggetto politico e sociale di primo rilievo. Nella citt, intesa come entit biologica coinvolta nella guerra, la fabbrica (o le fabbriche) diventa il nucleo concettuale attraverso il quale leggere la citt: sono le fabbriche gli obiettivi principali dei bombardamenti ed nelle fabbriche che si combatte una guerra di liberazione tra classe operaia e autorit, di fabbrica e cittadine. La fabbrica diventa il luogo di "usurpazione del potere" di cui parla Weber, il palcoscenico in cui si tengono i diversi episodi della guerra: scioperi, deportazioni, occupazioni .... Il modello della citt qui rappresentata non una semplice visualizzazione ma un sistema informativo dove la realt modellata rappresentata da oggetti, che fanno da teatro allo svolgimento di avvenimenti con una precisa collocazione cronologica, al cui interno possibile effettuare operazioni di selezione di render statici (immagini), di filmati precalcolati (animazioni) e di scenari navigabili interattivamente oltre ad attivit di ricerca di fonti bibliografiche e commenti di studiosi segnatamente legati all'evento in oggetto. Obiettivo di questo lavoro far interagire, attraverso diversi progetti, le discipline storiche e linformatica, nelle diverse opportunit tecnologiche che questa presenta. Le possibilit di ricostruzione offerte dal 3D vengono cos messe a servizio della ricerca, offrendo una visione integrale in grado di avvicinarci alla realt dellepoca presa in considerazione e convogliando in ununica piattaforma espositiva tutti i risultati. Divulgazione Progetto Mappa Informativa Multimediale Torino 1945 Sul piano pratico il progetto prevede una interfaccia navigabile (tecnologia Flash) che rappresenti la pianta della citt dellepoca, attraverso la quale sia possibile avere una visione dei luoghi e dei tempi in cui la Liberazione prese forma, sia a livello concettuale, sia a livello pratico. Questo intreccio di coordinate nello spazio e nel tempo non solo migliora la comprensione dei fenomeni, ma crea un maggiore interesse sullargomento attraverso lutilizzo di strumenti divulgativi di grande efficacia (e appeal) senza perdere di vista la necessit di valicare le tesi storiche proponendosi come piattaforma didattica. Un tale contesto richiede uno studio approfondito degli eventi storici al fine di ricostruire con chiarezza una mappa della citt che sia precisa sia topograficamente sia a livello di navigazione multimediale. La preparazione della cartina deve seguire gli standard del momento, perci le soluzioni informatiche utilizzate sono quelle fornite da Adobe Illustrator per la realizzazione della topografia, e da Macromedia Flash per la creazione di uninterfaccia di navigazione. La base dei dati descrittivi ovviamente consultabile essendo contenuta nel supporto media e totalmente annotata nella bibliografia. il continuo evolvere delle tecnologie d'informazione e la massiccia diffusione delluso dei computer che ci porta a un cambiamento sostanziale nello studio e nellapprendimento storico; le strutture accademiche e gli operatori economici hanno fatto propria la richiesta che giunge dall'utenza (insegnanti, studenti, operatori dei Beni Culturali) di una maggiore diffusione della conoscenza storica attraverso la sua rappresentazione informatizzata. Sul fronte didattico la ricostruzione di una realt storica attraverso strumenti informatici consente anche ai non-storici di toccare con mano quelle che sono le problematiche della ricerca quali fonti mancanti, buchi della cronologia e valutazione della veridicit dei fatti attraverso prove. Le tecnologie informatiche permettono una visione completa, unitaria ed esauriente del passato, convogliando tutte le informazioni su un'unica piattaforma, permettendo anche a chi non specializzato di comprendere immediatamente di cosa si parla. Il miglior libro di storia, per sua natura, non pu farlo in quanto divide e organizza le notizie in modo diverso. In questo modo agli studenti viene data l'opportunit di apprendere tramite una rappresentazione diversa rispetto a quelle a cui sono abituati. La premessa centrale del progetto che i risultati nell'apprendimento degli studenti possono essere migliorati se un concetto o un contenuto viene comunicato attraverso pi canali di espressione, nel nostro caso attraverso un testo, immagini e un oggetto multimediale. Didattica La Conceria Fiorio uno dei luoghi-simbolo della Resistenza torinese. Il progetto una ricostruzione in realt virtuale della Conceria Fiorio di Torino. La ricostruzione serve a arricchire la cultura storica sia a chi la produce, attraverso una ricerca accurata delle fonti, sia a chi pu poi usufruirne, soprattutto i giovani, che, attratti dallaspetto ludico della ricostruzione, apprendono con pi facilit. La costruzione di un manufatto in 3D fornisce agli studenti le basi per riconoscere ed esprimere la giusta relazione fra il modello e loggetto storico. Le fasi di lavoro attraverso cui si giunti alla ricostruzione in 3D della Conceria: . una ricerca storica approfondita, basata sulle fonti, che possono essere documenti degli archivi o scavi archeologici, fonti iconografiche, cartografiche, ecc.; . La modellazione degli edifici sulla base delle ricerche storiche, per fornire la struttura geometrica poligonale che permetta la navigazione tridimensionale; . La realizzazione, attraverso gli strumenti della computer graphic della navigazione in 3D. Unreal Technology il nome dato al motore grafico utilizzato in numerosi videogiochi commerciali. Una delle caratteristiche fondamentali di tale prodotto quella di avere uno strumento chiamato Unreal editor con cui possibile costruire mondi virtuali, e che quello utilizzato per questo progetto. UnrealEd (Ued) il software per creare livelli per Unreal e i giochi basati sul motore di Unreal. E stata utilizzata la versione gratuita delleditor. Il risultato finale del progetto un ambiente virtuale navigabile raffigurante una ricostruzione accurata della Conceria Fiorio ai tempi della Resistenza. Lutente pu visitare ledificio e visualizzare informazioni specifiche su alcuni punti di interesse. La navigazione viene effettuata in prima persona, un processo di spettacolarizzazione degli ambienti visitati attraverso un arredamento consono permette all'utente una maggiore immersivit rendendo lambiente pi credibile e immediatamente codificabile. Larchitettura Unreal Technology ha permesso di ottenere un buon risultato in un tempo brevissimo, senza che fossero necessari interventi di programmazione. Questo motore , quindi, particolarmente adatto alla realizzazione rapida di prototipi di una discreta qualit, La presenza di un certo numero di bug lo rende, per, in parte inaffidabile. Utilizzare un editor da videogame per questa ricostruzione auspica la possibilit di un suo impiego nella didattica, quello che le simulazioni in 3D permettono nel caso specifico di permettere agli studenti di sperimentare il lavoro della ricostruzione storica, con tutti i problemi che lo storico deve affrontare nel ricreare il passato. Questo lavoro vuole essere per gli storici una esperienza nella direzione della creazione di un repertorio espressivo pi ampio, che includa gli ambienti tridimensionali. Il rischio di impiegare del tempo per imparare come funziona questa tecnologia per generare spazi virtuali rende scettici quanti si impegnano nell'insegnamento, ma le esperienze di progetti sviluppati, soprattutto allestero, servono a capire che sono un buon investimento. Il fatto che una software house, che crea un videogame di grande successo di pubblico, includa nel suo prodotto, una serie di strumenti che consentano all'utente la creazione di mondi propri in cui giocare, sintomatico che l'alfabetizzazione informatica degli utenti medi sta crescendo sempre pi rapidamente e che l'utilizzo di un editor come Unreal Engine sar in futuro una attivit alla portata di un pubblico sempre pi vasto. Questo ci mette nelle condizioni di progettare moduli di insegnamento pi immersivi, in cui l'esperienza della ricerca e della ricostruzione del passato si intreccino con lo studio pi tradizionale degli avvenimenti di una certa epoca. I mondi virtuali interattivi vengono spesso definiti come la forma culturale chiave del XXI secolo, come il cinema lo stato per il XX. Lo scopo di questo lavoro stato quello di suggerire che vi sono grosse opportunit per gli storici impiegando gli oggetti e le ambientazioni in 3D, e che essi devono coglierle. Si consideri il fatto che lestetica abbia un effetto sullepistemologia. O almeno sulla forma che i risultati delle ricerche storiche assumono nel momento in cui devono essere diffuse. Unanalisi storica fatta in maniera superficiale o con presupposti errati pu comunque essere diffusa e avere credito in numerosi ambienti se diffusa con mezzi accattivanti e moderni. Ecco perch non conviene seppellire un buon lavoro in qualche biblioteca, in attesa che qualcuno lo scopra. Ecco perch gli storici non devono ignorare il 3D. La nostra capacit, come studiosi e studenti, di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e levidenza. Perch gli storici possano ottenere il beneficio che il 3D porta con s, tuttavia, devono sviluppare unagenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Una ricostruzione storica pu essere molto utile dal punto di vista educativo non sono da chi la visita ma, anche da chi la realizza. La fase di ricerca necessaria per la ricostruzione non pu fare altro che aumentare il background culturale dello sviluppatore. Conclusioni La cosa pi importante stata la possibilit di fare esperienze nelluso di mezzi di comunicazione di questo genere per raccontare e far conoscere il passato. Rovesciando il paradigma conoscitivo che avevo appreso negli studi umanistici, ho cercato di desumere quelle che potremo chiamare leggi universali dai dati oggettivi emersi da questi esperimenti. Da punto di vista epistemologico linformatica, con la sua capacit di gestire masse impressionanti di dati, d agli studiosi la possibilit di formulare delle ipotesi e poi accertarle o smentirle tramite ricostruzioni e simulazioni. Il mio lavoro andato in questa direzione, cercando conoscere e usare strumenti attuali che nel futuro avranno sempre maggiore presenza nella comunicazione (anche scientifica) e che sono i mezzi di comunicazione deccellenza per determinate fasce det (adolescenti). Volendo spingere allestremo i termini possiamo dire che la sfida che oggi la cultura visuale pone ai metodi tradizionali del fare storia la stessa che Erodoto e Tucidide contrapposero ai narratori di miti e leggende. Prima di Erodoto esisteva il mito, che era un mezzo perfettamente adeguato per raccontare e dare significato al passato di una trib o di una citt. In un mondo post letterario la nostra conoscenza del passato sta sottilmente mutando nel momento in cui lo vediamo rappresentato da pixel o quando le informazioni scaturiscono non da sole, ma grazie allinterattivit con il mezzo. La nostra capacit come studiosi e studenti di percepire idee ed orientamenti importanti dipende spesso dai metodi che impieghiamo per rappresentare i dati e levidenza. Perch gli storici possano ottenere il beneficio sottinteso al 3D, tuttavia, devono sviluppare unagenda di ricerca volta ad accertarsi che il 3D sostenga i loro obiettivi di ricercatori e insegnanti. Le esperienze raccolte nelle pagine precedenti ci portano a pensare che in un futuro non troppo lontano uno strumento come il computer sar lunico mezzo attraverso cui trasmettere conoscenze, e dal punto di vista didattico la sua interattivit consente coinvolgimento negli studenti come nessun altro mezzo di comunicazione moderno.
Resumo:
Los accesorios metlicos de indumentaria constituyen uno de las fuentes materiales principales para aproximarse a la realidad social, cultural y econmica de la poblacin del Mediterrneo tardoantiguo. En el caso de los hallazgos de los siglos V y VI procedentes de la Pennsula Ibrica y del suroeste de Francia, numerosos problemas de documentacin han impedido extraer y desarrollar todo su potencial, tanto en lo referente al encuadre tipolgico y cronolgico de estos objetos como en la consiguiente fase interpretativa. Se haca necesario acometer un nuevo estudio monogrfico que actualizara el panorama de la investigacin. El trabajo cataloga, data y clasifica tipolgicamente ms de cuatro millares de fbulas y accesorios de cinturn recuperados en casi medio millar de yacimientos localizados en los actuales Portugal, Espaa, Andorra y Francia. El resultado permite aproximarse a las reas de produccin y modalidades de circulacin y utilizacin de cada uno de los tipos individualizados. Una veintena de indumentarias distintas, definidas por combinaciones de distintos tipos de accesorios en contextos funerarios, ha sido identificada. Parte de stas constituye la base principal de un sistema cronolgico organizado en seis fases distintas que cubren una cronologa situada aproximadamente entre las ltimas dcadas del siglo IV y las ltimas dcadas del siglo VI. La investigacin acomete asimismo el anlisis de la implantacin de los accesorios y de las indumentarias relacionadas con ellos en el paisaje tardoantiguo de Hispania y la Galia. El resultado permite reconstruir secuencias regionales de evolucin indumentaria y establecer relaciones entre diversas tipologas de contextos funerarios y habitativos y los tipos de indumentaria previamente definidos. Los resultados permiten renovar la mirada sobre este tipo de objetos y el lugar que ocuparon en la vida cotidiana de muchos de los habitantes del regnum visigodo temprano.
Resumo:
Oggetto di studio in questa tesi stato il ruolo modulatorio svolto dal neuropeptide nocicettina/orfanina FQ a carico della trasmissione nocicettiva. A scopo introduttivo, sono state illustrate le conoscenze attuali sul sistema nocicettina-NOP; sono state descritte le funzioni, la struttura e la distribuzione del recettore NOP, le azioni farmacologiche finora note e la distribuzione della nocicettina stessa al livello del S.N.C. e in periferia. Lo studio stato condotto principalmente con due approcci differenti A) E stata studiata la capacit della nocicettina esogena o di suoi analoghi agonisti e antagonisti, di modificare la trasmissione nocicettiva. B) Sono state studiate le variazioni a carico del sistema endogeno nocicettina/recettore NOP in seguito a trattamenti di tipo farmacologico. A) E stata indagata la capacit della nocicettina e degli analoghi sintetici [Arg14, Lys15]N/OFQ e UFP-101 di modificare la soglia nocicettiva nel ratto, rilevata con il test del tail-flick, a seguito di somministrazione diretta nello spazio subaracnoideo, in confronto con la nocicettina stessa. La somministrazione intratecale del neuropeptide nocicettina (10 nmol/ratto) ha determinato un innalzamento statisticamente significativo delle latenze di risposta al test del tail-flick. Lanalogo [Arg14, Lys15]N/OFQ stato somministrato alla dose di 1 nmole/ratto i.t. provocando un innalzamento massimale delle soglie di latenza per tutto il periodo di osservazione, mentre alla dose 0,2 nmoli/ratto i.t ha provocato un effetto antinocicettivo sottomassimale pur dimostrandosi significativo rispetto ai controlli (p < 0,05 vs controlli a tutti i tempi di rilevazione). Il composto antagonista UFP-101 risultato capace di antagonizzare lazione sulla soglia analgesica sia della nocicettina sia dellanalogo [Arg14, Lys15]N/OFQ nel suo dosaggio minore, mentre contro la dose di 1 nmole/ratto i.t ha prodotto solamente una riduzione di effetto. Anche la somministrazione intratecale di MAP-N/OFQ si dimostrata in grado di modificare la soglia nocicettiva determinata mediante il test del tail-flick, nel ratto, in modo dose dipendente. differentementeuna seconda somministrazione di MAP-N/OFQ dopo 24 ore, si dimostrata totalmente inefficace nel modificare la soglia nocicettiva nei ratti precedentemente trattati, pur permanendo la loro suscettibilit allazione analgesica della morfina, mostrando quindi il rapido sviluppo di tolerance al potente peptide nocicettinergico somministrato per via i.t.. Inoltre lantagonista UFP-101 oltre ad essere ingrado di antagonizzare leffetto della MAP-N/OFQ, ha mostrato la capacit di ridurre la tolerance sviluppata nei confronti del dendrimero. La somministrazione di MAP-N/OFQ per via i.c.v. ha prodotto variazione della soglia nocicettiva, producendo un innalzamento del volore soglia, dato contrastante con la maggior parte dei dati riguardanti la nocicettina in letteratura. Ha invece replicato leffetto di antagonismo funzionale nei confronti della morfina, la quale dopo somministrazione di MAP-N/OFQ risultata essere incapace di modificare la soglia nocicettiva nel ratto. Tale effetto perdura dopo 24 ore, quando una somministrazione di morfina produce un effetto analgesico inversamente proporzionale alla dose ricevuta di MAP-N/OFQ 24 ore prima. Estato indagato il possibile ruolo neuromodulatorio del neuropeptide nocicettina esogeno, nellanalgesia prodotta da un farmaco di natura non oppiacea. In tal senso si proceduto ad indagare leventuale capacit della nocicettina esogena, somministrata per via intracerebroventricolare e del suo analogo [Arg14, Lys15]N/OFQ, di antagonizzare lanalgesia prodotta dal farmaco paracetamolo. La nocicettina ha evidenziato la capacit di antagonizzare il potere antinocicettivo del paracetamolo fino a bloccarne completamente leffetto al dosaggio pi elevato, mostrando quindi propriet antagonista dose-dipendente. Inoltre lUFP-101, che di per se non altera lanalgesia indotta da paracetamolo, ingrado di antagonizzare leffetto della nocicettina sul paracetamolo in maniera dose-dipendente. Medesimo risultato il comportamento dellanalogo della nocicettina, la Arg-Lys nocicettina. B) Sono state indagate le relazioni tra il sistema nocicettina/NOP e le propriet farmacologiche di un noto farmaco oppiaceo quale la buprenorfina, le cui peculiari caratteristiche farmacodinamiche sano state recentemente collegate alla sua capacit di agire come agonista diretto al recettore NOP. In tal senso si proceduto ad osservare leffetto della somministrazione di buprenorfina sull assetto recettoriale di NOP, inseguito ad un trattamento prolungato con somministrazione sottocutanea mediante minipompe osmotiche nel ratto, rilevando successivamente, tramite uno studio di binding, le variazioni della densit recettoriale di NOP in alcune aree di interesse per la trasmissione nocicettiva. Sia nellippocampo che nel talamo e nella frontal cortex, la somministrazione prolungata di buprenorfina ha causato una riduzione significativa della densit recettoriale di NOP. Come ultimo aspetto indagato, al fine di determinare la presenza del neuropeptide nel liquido cerebrospinale e le sue eventuali modificazioni a seguito di manipolazioni farmacologiche e non farmacologiche, stata messa a punto una metodica di perfusione dello spazio subaracnoideo nel ratto, che consentisse di ottenere materiale biologico su cui compiere la ricerca e quantificazione della presenza di nocicettina mediante dosaggio radioimmunologico. La perfusione di CSF artificiale arricchito di ione potassio ad una concentrazione pari a 60 mM ha evidenziato la possibilit di stimolare la liberazione della nocicettina nel liquido cerebrospinale di ratto, suggerendo quindi una sua provenienza da elementi eccitabili. E stato quindi possibile osservare landamento dei livelli di peptide a seguito della stimolazione nocicettiva prodotta da due agenti irritanti con caratteristiche differenti, la carragenina e la formalina. La somministrazione sottocutanea di carragenina (100 l al 3 %) nella regione subplantare di entrambe le zampe posteriori del ratto non ha determinato alterazioni significative dei livelli di neuropeptide. Invece, la somministrazione di formalina (50 l al 5 %), dopo un iniziale periodo di 30 minuti, ha causato un incremento significativo della liberazione di N/OFQ a partire dal terzo intervallo di raccolta seguente la somministrazione della sostanza. Questo rispecchia landamento di risposta al formalin test ottenuto anche mediante test di natura differente dagli analgesimetrici (es. comportamentale, elettrofisiologico), in questottica laumento di nocicettina pu essere interpretato come un evento dovuto alla sensibilizzazione centrale alleffetto pronocicettivo.
Resumo:
La ricerca ha perseguito lobiettivo di individuare e definire il potere di un ente territoriale di sostituire, tramite i suoi organi o atti, quelli ordinari degli enti territoriali minori, per assumere ed esercitare compiutamente, in situazioni straordinarie, le funzioni proprie di questi. Dogmaticamente potremmo distinguere due generali categorie di sostituzione: quella amministrativa e quella legislativa, a seconda dellattivit giuridica nella quale il sostituto interviene. Nonostante tale distinzione riguardi in generale il rapporto tra organi o enti della stessa o di differenti amministrazioni, con eguale o diverso grado di autonomia; la ricerca ha mirato ad analizzare le due summenzionate categorie con stretto riferimento agli enti territoriali. I presupposti, loggetto e le modalit di esercizio avrebbero consentito ovviamente di sottocatalogare le due generali categorie di sostituzione, ma unindagine volta a individuare e classificare ogni fattispecie di attivit sostitutiva, pi che unattivit complessa, sembrata risultare di scarsa utilit. Pi proficuo parso il tentativo di ricostruire la storia e levoluzione del menzionato istituto, al fine di definire e comprendere i meccanismi che consentono lattivit sostitutiva. Nel corso della ricostruzione non si potuto trascurare che, allinterno dellordinamento italiano, listituto della sostituzione nato nel diritto amministrativo tra le fattispecie che regolavano lesercizio della funzione amministrativa indiretta. La dottrina del tempo collocava la potest sostitutiva nella generale categoria dei controlli. La sostituzione, infatti, non avrebbe avuto quel valore creativo e propulsivo, nel mondo delleffettualit giuridica, quellenergia dinamica ed innovatrice delle potest attive. La sostituzione rappresentava non solo la conseguenza, ma anche la continuazione del controllo. Le fattispecie, che la menzionata dottrina analizzava, rientravano principalmente allinterno di due categorie di sostituzione: quella disposta a favore dello Stato contro gli inadempimenti degli enti autarchici principalmente il comune nonch la sostituzione operata allinterno dellorganizzazione amministrativa dal superiore gerarchico nei confronti del subordinato. Gi in epoca unitaria era possibile rinvenire poteri sostitutivi tra enti, la prima vera fattispecie di potest sostitutiva, era presente nella disciplina disposta da diverse fattispecie dell'allegato A della legge 20 marzo 1856 n. 2248, sull'unificazione amministrativa del Regno. Tentativo del candidato stato quello, quindi, di ricostruire l'evoluzione delle fattispecie sostitutive nella stratificazione normativa che segu con il T.U. della legge Comunale e Provinciale R.D. 4 febbraio 1915 e le successive variazioni tra cui il R.D.L. 30 dicembre 1923. Gli istituti sostitutivi vennero meno (di fatto) con il consolidarsi del regime fascista. Il fascismo, che in un primo momento aveva agitato la bandiera delle autonomie locali, non tard, come noto, una volta giunto al potere, a seguire la sua vera vocazione, dichiarandosi ostile a ogni proposito di decentramento e rafforzando, con la moltiplicazione dei controlli e la soppressione del principio elettivo, la gi stretta dipendenza delle comunit locali dallo Stato. Vennero meno i consigli liberamente eletti e al loro posto furono insediati nel 1926 i Podest e i Consultori per le Amministrazioni comunali; nel 1928 i Presidi e i Rettorati per le Amministrazioni Provinciali, tutti organi nominati direttamente o indirettamente dallAmministrazione centrale. In uno scenario di questo tipo i termini autarchia e autonomia risultano palesemente dissonanti e gli istituti di coordinamento tra Stato ed enti locali furono ad esso adeguati; in tale ordinamento, infatti, la sostituzione (pur essendo ancora presenti istituti disciplinanti fattispecie surrogatorie) si present come un semplice rapporto interno tra organi diversi, di uno stesso unico potere e non come esso in realt, anello di collegamento tra soggetti differenti con fini comuni (Stato - Enti autarchici); per semplificare, potremmo chiederci, in un sistema totalitario come quello fascista, in cui tutti gli interessi sono affidati allamministrazione centrale, chi dovrebbe essere il sostituito. Il potere sostitutivo (in senso proprio) ebbe una riviviscenza nella normativa post-bellica, come reazione alla triste parentesi aperta dal fascismo, che mise a nudo i mali e gli abusi dellaccentramento statale. La suddetta normativa inizi una riforma in favore delle autonomie locali; infatti, come noto, tutti i partiti politici assunsero posizione in favore di una maggiore autonomia degli enti territoriali minori e ripresero le proposte dei primi anni dellUnit di Italia avanzate dal Minghetti, il quale sentiva lesigenza dellistituzione di un ente intermedio tra Stato e Province, a cui affidare interessi territorialmente limitati: la Regione appunto. Emerge piuttosto chiaramente dalla ricerca che la storia politica e levoluzione del diritto pubblico documentano come ad una sempre minore autonomia locale nelle politiche accentratrici dello Stato unitario prima, e totalitario poi, corrisponda una proporzionale diminuzione di istituti di raccordo come i poteri sostitutivi; al contrario ad una sempre maggiore ed evoluta autonomia dello Stato regionalista della Costituzione del 1948 prima, e della riforma del titolo V oggi, una contestuale evoluzione e diffusione di potest sostitutive. Pare insomma che le relazioni stato-regioni, regioni-enti locali che la sostituzione presuppone, sembrano rappresentare (ieri come oggi) uno dei modi migliori per comprendere il sistema delle autonomie nellevoluzione della stato regionale e soprattutto dopo la riforma apportata dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. Dalla preliminare indagine storica un altro dato, che pare emergere, sembra essere la constatazione che l'istituto nato e giustificato da esigenze di coerenza e efficienza dell'azione amministrativa sia stato trasferito nell'ambio delle relazioni tra stato e autonomie territoriali. Tale considerazione sembra essere confermata dal proseguo dellindagine, ed in particolare dai punti di contatto tra presupposti e procedure di sostituzione nellanalisi dellistituto. Nonostante, infatti, il Costituente non disciplin poteri sostitutivi dello Stato o delle regioni, al momento di trasferire le competenze amministrative alle regioni la Corte costituzionale rilev il problema della mancanza di istituti posti a garantire gli interessi pubblici, volti ad ovviare alle eventuali inerzie del nuovo ente territoriale. La presente ricerca ha voluto infatti ricostruire lingresso dei poteri sostitutivi nel ordinamento costituzionale, riportando le sentenze del Giudice delle leggi, che a partire dalla sentenza n. 142 del 1972 e dalla connessa pronuncia n. 39 del 1971 sui poteri di indirizzo e coordinamento dello Stato, pur non senza incertezze e difficolt, ha finito per stabilire un vero e proprio statuto della sostituzione con la sentenza n. 177 del 1988, individuando requisiti sostanziali e procedurali, stimolando prima e correggendo successivamente gli interventi del legislatore. Le prime fattispecie sostitutive furono disciplinate con riferimento al rispetto degli obblighi comunitari, ed in particolare con lart. 27 della legge 9 maggio 1975, n. 153, la quale disciplina, per il rispetto dellautonomia regionale, venne legittimata dalla stessa Corte nella sentenza n. 182 del 1976. Sempre con riferimento al rispetto degli obblighi comunitari intervenne lart. 6 c. 3, D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616. La stessa norma va segnalata per introdurre (allart. 4 c. 3) una disciplina generale di sostituzione in caso di inadempimento regionale nelle materie delegate dallo Stato. Per il particolare interesse si deve segnalare il D.M. 21 settembre 1984, sostanzialmente recepito dal D.L. 27 giugno 1985, n. 312 (disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale), poi convertito in legge 8 agosto 1985, n. 431 c.d. legge Galasso. Tali disposizioni riaccesero il contenzioso sul potere sostitutivo innanzi la Corte Costituzionale, risolto nelle sentt. n. 151 e 153 del 1986. Tali esempi sembrano dimostrare quello che potremmo definire un dialogo tra legislatore e giudice della costituzionalit nella definizione dei poteri sostitutivi; il quale culmin nella gi ricordata sent. n. 177 del 1988, nella quale la Corte rilev che una legge per prevedere un potere sostitutivo costituzionalmente legittimo deve: essere esercitato da parte di un organo di governo; nei confronti di attivit prive di discrezionalit nellan e presentare idonee garanzie procedimentali in conformit al principio di leale collaborazione. Il modello definito dalla Corte costituzionale sembra poi essere stato recepito definitivamente dalla legge 15 marzo 1997, n. 59, la quale per prima ha connesso la potest sostitutiva con il principio di sussidiariet. Detta legge sembra rappresentare un punto di svolta nellindagine condotta perch consente di interpretare al meglio la funzione che gi antecedentemente emergeva dallo studio dei rapporti tra enti territoriali dei poteri sostitutivi quale attuazione del principio di sussidiariet. La legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, ha disciplinato allinterno della Costituzione ben due fattispecie di poteri sostitutivi allart. 117 comma 5 e allart. 120 comma 2. La lacuna del 1948 necessitava di essere sanata in tal senso erano andati anche i precedenti tentativi di riforma costituzionale, basti ricordare lart. 58 del progetto di revisione costituzionale presentato dalla commissione DAlema il 4 novembre 1997 i disposti introdotti dal riformatore costituzionale, per, non possono certo essere apprezzati per la loro chiarezza e completezza. Le due richiamate disposizioni costituzionali, infatti, hanno prodotto numerose letture. Il dibattito ha riguardato principalmente la natura delle due fattispecie sostitutive. In particolare, si discusso sulla natura legislativa o amministrativa delle potest surrogatorie e sulla possibilit da parte del legislatore di introdurre o meno la disciplina di ulteriori fattispecie sostitutive rispetto a quelle previste dalla Costituzione. Con particolare riferimento allart. 120 c. 2 Cost. sembra semplice capire che le difficolt definitorie siano state dovute allindeterminatezza della fattispecie, la quale attribuisce al Governo il potere sostitutivo nei confronti degli organi (tutti) delle regioni, province, comuni e citt metropolitane. In particolare, la dottrina, che ha attribuito allart. 120 capoverso la disciplina di un potere sostitutivo sulle potest legislative delle Regioni, partita dalla premessa secondo la quale detta norma ha una funzione fondamentale di limite e controllo statale sulle Regioni. La legge 18 ottobre 2001 n. 3 ha, infatti, variato sensibilmente il sistema dei controlli sulle leggi regionali, con la modificazione degli artt. 117 e 127 della Costituzione; pertanto, il sistema dei controlli dopo la riforma del 2001, troverebbe nel potere sostitutivo ex art. 120 la norma di chiusura. Sul tema insistito un ampio dibattito, al di l di quello che il riformatore costituzionale avrebbe dovuto prevedere, unobiezione (pi delle altre) pare spingere verso laccoglimento della tesi che propende per la natura amministrativa della fattispecie in oggetto, ovvero la constatazione che il Governo il soggetto competente, ex art. 120 capoverso Cost., alla sostituzione; quindi, se si intendesse la sostituzione come avente natura legislativa, si dovrebbe ritenere che il Costituente abbia consentito allEsecutivo, tosto che al Parlamento, ladozione di leggi statali in sostituzione di quelle regionali. Suddetta conseguenza sembrerebbe comportare una palese violazione dellassetto costituzionale vigente. Le difficolt interpretative dellart. 120 Cost. si sono riversate sulla normativa di attuazione della riforma costituzionale, legge 5 giugno 2003, n. 131. In particolare nellart. 8, il quale ha mantenuto un dettato estremamente vago e non ha preso una chiara e netta opzione a favore di una della due interpretazione riportate circa la natura della fattispecie attuata, richiamando genericamente che il potere sostitutivo si adotta Nei casi e per le finalit previsti dall'articolo 120 Cost. Di particolare interesse pare essere, invece, il procedimento disciplinato dal menzionato art. 8, il quale ha riportato una procedura volta ad attuare quelle che sono state le indicazioni della Corte in materia. Analogamente agli anni settanta ed ottanta, le riportate difficolt interpretative dellart. 120 Cost. e, pi in generale il tema dei poteri sostitutivi dopo la riforma del 2001, sono state risolte e definite dal giudice della costituzionalit. In particolare, la Corte sembra aver palesemente accolto (sent. n. 43 del 2004) la tesi sulla natura amministrativa del potere sostitutivo previsto dallart. 120 c. 2 Cost. Il giudice delle leggi ha tra laltro fugato i dubbi di chi, allindomani della riforma costituzionale del 2001, aveva letto nel potere sostitutivo, attribuito dalla riformata Costituzione al Governo, lillegittimit di tutte quelle previsioni legislative regionali, che disponevano ipotesi di surrogazione (da parte della regione) nei confronti degli enti locali. La Corte costituzionale, infatti, nella gi citata sentenza ha definito straordinario il potere di surrogazione attribuito dallart. 120 Cost. allo Stato, considerando ordinare tutte quelle fattispecie sostitutive previste dalla legge (statale e regionale). Particolarmente innovativa la parte dell'indagine in cui la ricerca ha verificato in concreto la prassi di esercizio della sostituzione statale, da cui sono sembrate emergere numerose tendenze. In primo luogo significativo sembra essere il numero esiguo di sostituzioni amministrative statali nei confronti delle amministrazioni regionali; tale dato sembra dimostrare ed essere causa della scarsa forza degli esecutivi che avrebbero dovuto esercitare la sostituzione. Tale conclusione sembra trovare conferma nell'ulteriore dato che sembra emergere ovvero i casi in cui sono stati esercitati i poteri sostitutivi sono avvenuti tutti in materie omogenee (per lo pi in materia di tutela ambientale) che rappresentano settori in cui vi sono rilevanti interessi pubblici di particolare risonanza nell'opinione pubblica. Con riferimento alla procedura va enfatizzato il rispetto da parte dell'amministrazione sostituente delle procedure e dei limiti fissati tanto dal legislatore quanto nella giurisprudenza costituzionale al fine di rispettare l'autonomia dell'ente sostituito. Dalla ricerca emerge che non stato mai esercitato un potere sostitutivo direttamente ex art. 120 Cost., nonostante sia nella quattordicesima (Governo Berlusconi) che nella quindicesima legislatura (Governo Prodi) con decreto sia stata espressamente conferita al Ministro per gli affari regionali la competenza a promuovere lesercizio coordinato e coerente dei poteri e rimedi previsti in caso di inerzia o di inadempienza, anche ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo del Governo di cui all'art. 120 della Costituzione. Tale conclusione, per, non lascia perplessi, bens, piuttosto, sembra rappresentare la conferma della straordinariet della fattispecie sostitutiva costituzionalizzata. Infatti, in via ordinaria lo Stato prevede sostituzioni per mezzo di specifiche disposizioni di legge o addirittura per mezzo di decreti legge, come di recente il D.L. 09 ottobre 2006, n. 263 (Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania. Misure per la raccolta differenziata), che ha assegnato al Capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri le funzioni di Commissario delegato per l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania per il periodo necessario al superamento di tale emergenza e comunque non oltre il 31 dicembre 2007. Spesso laspetto interessante che sembra emergere da tali sostituzioni, disposte per mezzo della decretazione durgenza, rappresentato dalla mancata previsione di diffide o procedure di dialogo, perch giustificate da casi di estrema urgenza, che spesso spingono la regione stessa a richiedere lintervento di surrogazione. Del resto stata la stessa Corte costituzionale a legittimare, nei casi di particolare urgenza e necessit, sostituzioni prive di dialogo e strumenti di diffida nella sent. n. 304 del 1987. Particolare attenzione stata data allo studio dei poteri sostitutivi regionali. Non solo perch meno approfonditi in letteratura, ma per lulteriore ragione che tali fattispecie, disciplinate da leggi regionali, descrivono i modelli pi diversi e spingono ad analisi di carattere generale in ordine alla struttura ed alla funzione dei poteri sostitutivi. Esse sembrano rappresentare (in molti casi) modelli da seguire dallo stesso legislatore statale, si vedano ad esempio leggi come quella della regione Toscana 31 ottobre 2001, n. 53, artt. 2, 3, 4, 5, 7; legge regione Emilia-Romagna 24 marzo 2004, n. 6, art. 30, le quali recepiscono i principi sviluppati dalla giurisprudenza costituzionale e scandiscono un puntuale procedimento ispirato alla collaborazione ed alla tutela delle attribuzioni degli enti locali. La ricerca di casi di esercizio di poter sostitutivi stata effettuata anche con riferimento ai poteri sostitutivi regionali. I casi rilevati sono stati numerosi in particolare nella regione Sicilia, ma si segnalano anche casi nelle regioni Basilicata ed Emilia-Romagna. Il dato principale, che sembra emergere, pare essere che alle eterogenee discipline di sostituzione corrispondano eterogenee prassi di esercizio della sostituzione. Infatti, alle puntuali fattispecie di disciplina dei poteri sostitutivi dellEmilia-Romagna corrispondono prassi volte ad effettuare la sostituzione con un delibera della giunta (organo di governo) motivata, nel rispetto di un ampio termine di diffida, nonch nella ricerca di intese volte ad evitare la sostituzione. Alla generale previsione della regione Sicilia, pare corrispondere un prassi sostitutiva caratterizzata da un provvedimento del dirigente generale allassessorato per gli enti locali (organo di governo?), per nulla motivato, salvo il richiamo generico alle norme di legge, nonch brevi termini di diffida, che sembrano trovare la loro giustificazione in note o solleciti informati che avvisano lente locale della possibile sostituzione. In generale il fatto che in molti casi i poteri sostitutivi siano stimolati per mezzo delliniziativa dei privati, sembra dimostrare lattitudine di tal istituto alla tutela degli interessi dei singoli. I differenti livelli nei quali operano i poteri sostitutivi, il ruolo che la Corte ha assegnato a tali strumenti nellevoluzione della giurisprudenza costituzionale, nonch i dati emersi dallindagine dei casi concreti, spingono ad individuare nel potere sostitutivo uno dei principali strumenti di attuazione del principio di sussidiariet, principio questultimo che sembra rappresentare assieme ai corollari di proporzionalit, adeguatezza e leale collaborazione la chiave di lettura della potest sostitutiva di funzioni amministrative. In tal senso, come detto, pare emergere dallanalisi di casi concreti come il principio di sussidiariet per mezzo dei poteri sostitutivi concretizzi quel fine, a cui lart. 118 cost. sembra mirare, di tutela degli interessi pubblici, consentendo allente sovraordinato di intervenire laddove lente pi vicino ai cittadini non riesca. Il principio di sussidiariet sembra essere la chiave di lettura anche dellaltra categoria della sostituzione legislativa statale. Limpossibilit di trascurare o eliminare linteresse nazionale, allinterno di un ordinamento regionale fondato sullart. 5 Cost., sembra aver spino la Corte costituzionale ad individuare una sorta di potere sostitutivo legislativo, attraverso il (seppur criticabile) meccanismo introdotto per mezzo della sent. 303 del 2003 e della cosiddetta chiamata i sussidiariet. Del resto adattare i principi enucleati nella giurisprudenza costituzionale a partire dalla sent. n. 117 del 1988 alla chiamata in sussidiariet e i limiti che dal principio di leale collaborazione derivano, sembra rappresentare un dei modi (a costituzione invariata) per limitare quello che potrebbe rappresentare un meccanismo di rilettura dellart. 117 Cost. ed ingerenza dello stato nelle competenze della regioni. Nonostante le sensibili differenze non si pu negare che lo strumento ideato dalla Corte abbia assunto le vesti della konkurrierende gesetzgebung e, quindi, di fatto, di un meccanismo che senza limiti e procedure potrebbe rappresentare uno strumento di interferenza e sostituzione della stato nelle competenze regionali. Tali limiti e procedure potrebbero essere rinvenuti come detto nelle procedure di sostituzione scandite nelle pronunce del giudice delle leggi. I risultati che si spera emergeranno dalla descritta riflessione intorno ai poteri sostitutivi e il conseguente risultato circa lo stato del regionalismo italiano, non sembrano, per, rappresentare un punto di arrivo, bens solo di partenza. I poteri sostitutivi potrebbero infatti essere oggetto di futuri interventi di riforma costituzionale, cos come lo sono stati in occasione del tentativo di riforma del 2005. Il legislatore costituzionale nel testo di legge costituzionale approvato in seconda votazione a maggioranza assoluta (recante Modifiche alla Parte II della Costituzione e pubblicato in gazzetta ufficiale n. 269 del 18-11-2005) pareva aver fatto un scelta chiara sostituendo il disposto Il Governo pu sostituirsi a organi delle Regioni, delle citt metropolitane, delle Province e dei Comuni con Lo Stato pu sostituirsi alle Regioni, alle citt metropolitane, alle Province e ai Comuni nell'esercizio delle funzioni loro attribuite dagli articoli 117 e 118. Insomma si sarebbe introdotto quello strumento che in altri Paesi prende il nome di Supremacy clause o Konkurrierende Gesetzgebung, ma quali sarebbero state le procedure e limiti che lo Stato avrebbe dovuto rispettare? Il dettato che rigidamente fissa le competenze di stato e regioni, assieme alla reintroduzione espressa dellinteresse nazionale, non avrebbe ridotto eccessivamente lautonomia regionale? Tali interrogativi mirano a riflettere non tanto intorno a quelli che potrebbero essere gli sviluppi dellistituto dei poteri sostitutivi. Piuttosto essi sembrano rappresenterebbe lulteriore punto di vista per tentare di comprendere quale percorso avrebbe potuto (o potrebbe domani) prendere il regionalismo italiano.
Resumo:
La tesi il frutto di un lavoro di ricerca sul rapporto tra educazione e politica sviluppato considerando letteratura, studi e ricerche in ambito pedagogico, sociologico e delle scienze politiche. I nuclei tematici oggetto delle letture preliminari e degli approfondimenti successivi che sono diventati il corpo della tesi sono i seguenti: la crisi del ruolo dei partiti politici in Italia e in Europa: diminuiscono gli iscritti e la capacit di dare corpo a proposte politiche credibili che provengano dalla basedei partiti; la crisi del sistema formativo1 in Italia e il fatto che leducazione alla cittadinanza sia poco promossa e praticata nelle scuole e nelle istituzioni; la diffusa mancanza di fiducia degli adolescenti e dei giovani nei confronti delle istituzioni (scuola inclusa) e della politica in molti Paesi del mondo2; i giovani sono in linea con il mondo adulto nel dimostrare i sintomi di apatia politica che si manifesta anche come avversione verso la politica; il fatto che le teorie e gli studi sulla democrazia non siano stati in grado di prevenire la sistematica esclusione di larghi segmenti di cittadinanza dalle dinamiche decisionali dimostrando che la democrazia formale sia drasticamente differente da quella sostanziale. Una categoria tra le pi escluse dalle decisioni quella dei minori in et. Queste tematiche, se poste in relazione, ci inducono a riflettere sullo stato della democrazia e ci invitano a cercare nuovi orizzonti in cui inserire riflessioni sulla cittadinanza partendo dallinteresse centrale delle scienze pedagogiche: il ruolo delleducazione. Essenziale il tema dei diritti umani: per cominciare, rileviamo che sebbene la Convenzione internazionale sui diritti dellinfanzia sia stata approvata da quasi ventanni (nel 1989) e malgrado numerose istituzioni nazionali e internazionali (Onu, Consiglio dEuropa, Banca Mondiale, Unesco) continuino ad impegnarsi nella promozione dei diritti sanciti e ratificati con leggi da quasi tutti i Paesi del mondo, questi diritti sono spesso trascurati: in particolare i diritti di bambini, adolescenti e giovani fino a 18 anni ad essere ascoltati, ad esprimersi liberamente, a ricevere informazioni adeguate nonch il diritto ad associarsi. Leffetto di tale trascuratezza, ossia la scarsa partecipazione di adolescenti e giovani alla vita sociale e politica in ogni parte del mondo (Italia inclusa) un problema su cui cercheremo di riflettere e trovare soluzioni. Dalle pi recenti ricerche svolte sul rapporto tra giovani e politica3, risulta che sono in particolare i giovani tra i quindici e i diciassette anni a provare disgusto per la politica e a non avere alcune fiducia n nei confronti dei politici, n delle istituzioni. Il disgusto strettamente legato alla sfiducia, alla delusione , alla disillusione che oltretutto porta al rifiuto per la politica e quindi anche a non informarsi volutamente, a tenere ci che riguarda la politica lontano dalla propria sfera personale. In Italia, ci non una novit. N i governi che si sono succeduti dagli anni dellUnit ad oggi, n le teorie democratiche italiane e internazionali sono riusciti a cambiare lapproccio degli italiani alla politica: fissit della cultura politica, indolenza di fronte alla mancanza di cultura della legalit, livelli bassi di informazione, di competenza, di fiducia nella democrazia4. Tra i numerosi fattori presi in analisi nelle ricerche internazionali (cfr. Cap. I par.65) ve ne sono due che si scoperto influenzano notevolmente la partecipazione politica della popolazione e che vedono lItalia distante dalle altre democrazie europee: 1) la vicinanza alla religione istituzionale , 2) i caratteri della morale6. Religione istituzionale Non c studio o ricerca che non documenti la progressiva secolarizzazione degli stati. Eppure, dividendo la popolazione dei Paesi in: 1) non credenti, 2) credenti non praticanti e 3) credenti praticanti, fatto salvo per la Francia, si assiste ad una crescita dei credenti non praticanti in Europa e dei credenti praticanti in particolare in Italia (risultavano da unindagine del 2005, il 42% della popolazione italiana). La spiegazione di questa controtendenza dellItalia, spiega la Sciolla, potrebbe essere il crescente ruolo pubblico assunto dalla Chiesa italiana e della sua sempre pi pervasiva presenza su temi di interesse pubblico o direttamente politico (dalla fecondazione assistita alle unioni tra omosessuali) oltrech alla sua visibilit mediatica che, insieme al generale e diffuso disorientamento, potrebbe aver esercitato un autorevole richiamo. Pluralismo morale Frutto innanzitutto del processo di individualizzazione che erode le forme assolute di autorit e le strutture gerarchiche e dellaffermarsi dei diritti umani con lampliamento degli spazi di libert di coscienza dei singoli. Una conferma sul piano empirico di questo quadro data dal monitoraggio di due configurazioni valoriali che pi hanno a che vedere con la partecipazione politica: 1) Grado di civismo (in inglese civicness) che raggruppa giudizi sui comportamenti lesivi dellinteresse pubblico (non pagare le tasse, anteporre il proprio interesse e vantaggio personale allinteresse pubblico). 2) Libertarismo morale o cultura dei diritti ovvero difesa dei diritti della persona e della sua liber di scelta (riguarda la sessualit, il corpo e in generale la possibilit di disporre di s) In Italia, il civismo ha subito negli anni novanta un drastico calo e non pi tornato ai livelli precedenti. Il libertarismo invece aumentato in tutti i Paesi ma Italia e Stati Uniti hanno tuttora un livello basso rispetto agli altri Stati. I pi libertari sono gli strati giovani ed istruiti della popolazione. Queste caratteristiche degli italiani sono riconducibili alla storia del nostro Paese, alla sua identit fragile, mai compatta ed unitaria. Non possibile tralasciare linfluenza che la Chiesa ha sempre avuto nelle scelte politiche e culturali del nostro Paese. Limitando il campo al secolo scorso, dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica ha avuto continuativamente un ruolo di forte ingerenza nei confronti delle scelte dei governi (scelte che, come vedremo nel Cap. I, par.2 hanno influenzato le scelte sulla scuola e sulleducazione) che si sono succeduti dal 1948 ad oggi7. Ci ha influito nei costumi della nostra societ caratterizzandoci come Stato sui generis nel panorama europeo Inoltre possiamo definire lItalia uno "Stato nazionale ed unitario" ma la sua identit resta plurinazionale: vi sono nazionalit, trasformate in minoranze, comprese e compresse nel suo territorio; lo Stato afferm la sua unit con le armi dell'esercito piemontese e questa unit ancora da conquistare pienamente. Lo stesso Salvemini fu tra quanti invocarono un garante per le minoranze constatando che di fronte a leggi applicate da maggioranze senza controllo superiore, le minoranze non hanno sicurezza. Riteniamo queste riflessioni sullidentit dello Stato Italiano doverose per dare a questa ricerca sulla promozione della partecipazione politica di adolescenti e giovani, sulleducazione alla cittadinanza e sul ruolo degli enti locali una opportuna cornice culturale e di contesto. Educazione alla cittadinanza In questo scritto consideriamo che lo stimolo al cambiamento e al controllo di ci che succede nelle sfere della politica, la difesa stessa della democrazia, pi facile che avvenga se i membri di una comunit, singolarmente o associandosi, si tengono bene informati, possiedono capacit riflessive e argomentative, sono dunque adeguatamente competenti e in grado di formarsi unopinione autonoma e di esprimerla pubblicamente. In questo senso potremmo dire che proprio leducazione alla democrazia, di chi nella democrazia vive, godendone i vantaggi, stata rappresentata da Montiesquieu e da J.S Mill come uno dei caratteri basilari della democrazia stessa e la sua assenza come uno dei peggiori rischi in cui si pu incorrere8 Leducazione alla cittadinanza - considerata come cornice di un ampio spettro di competenze, complessivamente legate alla partecipazione e pienamente consapevole alla vita politica e sociale - e in particolare la formazione alla cittadinanza attiva sono da tempo riconosciute come elementi indispensabili per il miglioramento delle condizioni di benessere dei singoli e delle societ e sono elementi imprescindibili per costituire un credibile patto sociale democratico. Ma che tipo di sistema formativo meglio si adatta ad un Paese dove - decennio dopo decennio - i decisori politici (la classe politica) sembrano progressivamente allontanarsi dalla vita dei cittadini e non propongono unidea credibile di stato, un progetto lungimirante per lItalia, dove la politica viene vissuta come distante dalla vita quotidiana e dove sfiducia e disgusto per la politica sono sentimenti provati in particolare da adolescenti e giovani? Dove la religione e il mercato hanno un potere concorrente a quello dei principi democratici ? La pedagogia pu in questo momento storico ricoprire un ruolo di grande importanza. Ma non possibile formulare risposte e proposte educative prendendo in analisi una sola istituzione nel suo rapporto con adolescenti e giovani. Famiglia, scuola, enti locali, terzo settore, devono essere prese in considerazione nella loro interdipendenza. Certo, rispetto alleducazione alla cittadinanza, la scuola ha avuto, almeno sulla carta, un ruolo preminente avendo da sempre lobiettivo di formare luomo e il cittadino e prevedendo linsegnamento delleducazione civica. Ma oggi, demandare il ruolo della formazione del cittadino unicamente alla scuola, non una scelta saggia. La comunit, il territorio e quindi le istituzioni devono avere un ruolo forte e collaborare con la scuola. Educazione formale, non formale e informale devono compenetrarsi. Gli studi e le riflessioni della scrivente hanno portato all individuazione degli enti locali come potenziali luoghi privilegiati della formazione politica dei giovani e delleducazione alla cittadinanza. Gli enti locali I Comuni, essendo le Istituzioni pi vicine ai cittadini, possono essere il primo luogo dove praticare cittadinanza attiva traducendo in pratiche anche le politiche elaborate a livello regionale e nazionale. Sostiene la Carta riveduta della partecipazione dei giovani9 La partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attivit a livello locale e regionale essenziale se si vogliono costruire societ pi democratiche, solidali e prospere. Partecipare alla vita politica di una comunit, qualunque essa sia, non implica per unicamente il fatto di votare e presentarsi alle elezioni, per quanto importanti siano tali elementi. Partecipare ed essere un cittadino attivo vuol dire avere i diritti, gli strumenti intellettuali e materiali, il luogo, la possibilit, e, se del caso, il necessario sostegno per intervenire nelle decisioni, influenzarle ed impegnarsi in attivit e iniziative che possano determinare la costruzione di una societ migliore. In Italia, il ruolo degli enti locali stato per lo pi dominante nella definizione delle politiche sociali, sanitarie ed educative ma divenuto centrale soprattutto in seguito alla riforma del titolo V della Costituzione italiana operata nel 2001. Sono gli enti locali le Regioni in primis ad avere la funzione istituzionale di legiferare rispetto ai temi inerenti il sociale. Le proposte e le azioni di Province e Comuni dovrebbero ispirarsi al principio di sussidiariet espresso nellart. 118 della Costituzione: Stato, Regioni, Province, Citt metropolitane, Comuni favoriscono lautonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati, per lo svolgimento di attivit di interesse generale, sulla base del principio di sussidiariet10 e nei Trattati dellUnione Europea. Il Trattato istitutivo della Comunit europea accoglie il principio nellart.5 La Comunit agisce nei limiti delle competenze che le sono conferite e degli obiettivi che le sono assegnati dal presente trattato. Nei settori che non sono di sua esclusiva competenza la Comunit interviene, secondo il principio della sussidiariet, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell'azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario (). Il principio di sussidiariet pu dunque essere recepito anche prevedendo, promuovendo e accogliendo la partecipazione dei cittadini alla vita della citt in molteplici forme. Conseguentemente, facilitare lavvicinamento degli adolescenti e dei giovani (in quanto cittadini) alla vita collettiva, al bene pubblico, alla politica considerandoli una risorsa e mettendoli nelle condizioni di essere socialmente e politicamente attivi rientra nelle possibili applicazioni del principio di sussidiariet. Loggetto della ricerca La ricerca condotta dalla scrivente prende le mosse dal paradigma ecologico e si ispira allo stile fenomenologico prendendo in analisi un contesto determinato da numerosi soggetti tra loro interrelati. La domanda di ricerca: gli enti locali possono promuovere di progetti e interventi di educazione alla cittadinanza di cui adolescenti e giovani siano protagonisti? Se si, in che modo?. Gli studi preliminari alla ricerca hanno mostrato uno scenario complesso che non era mai stato preso in analisi da chi si occupa di educazione. E stato dunque necessario comprendere: 1) Il ruolo e le funzioni degli enti locali rispetto alle politiche educative e di welfare in generale in Italia 2) La condizione di adolescenti e giovani in Italia e nel mondo 3) Che cos leducazione alla cittadinanza 4) Che cosa si pu intendere per partecipazione giovanile Per questo il lavoro di ricerca empirica svolto dalla scrivente basato sulla realizzazione di due indagini esplorative (Enti locali, giovani e politica (2005/2006)11 e Nuovi cittadini di pace (2006/2007)12) tramite le quali stato possibile esaminare progetti e servizi di promozione della partecipazione degli adolescenti e dei giovani alla vita dei Comuni di quattro regioni italiane e in particolare della Regione Emilia-Romagna. Loggetto dellinteresse delle due indagini (attraverso lanalisi di progetti e servizi e di testimonianze di amministratori, tecnici e politici) esplorare le modalit con cui gli enti locali (i Comuni in particolare) esplicano la loro funzione formativa rivolta ad adolescenti e giovani in relazione alleducazione alla cittadinanza democratica. Ai fini delle nostre riflessioni ci siamo interessati di progetti, sevizi permanenti e iniziative rivolti alla fascia det che va dagli 11 ai 20/22 anni ossia quegli anni in cui si giocano molte delle sfide che portano i giovani ad accedere al mondo degli adulti in maniera piena e autentica o meno. Dallanalisi dei dati, emergono osservazioni su come gli enti locali possano educare alla cittadinanza in rete con altre istituzioni (la scuola, le associazioni), promuovendo servizi e progetti che diano ad adolescenti e giovani la possibilit di mettersi allopera, di avere un ruolo attivo, realizzare qualche cosa ed esserne responsabili (e nel frattempo apprendere come funziona e che cos il governo di una citt, di un territorio), intrecciare relazioni, lavorare in gruppo, in una cornice che va al di l delle politiche giovanili e che propone politiche integrate. In questo contesto il ruolo degli adulti (genitori, insegnanti, educatori, politici) centrale: dunque essenziale che le famiglie, il mondo della scuola, gli attivisti dei partiti politici, le istituzioni e il mondo dellinformazione attraverso lagire quotidiano, dimostrino ad adolescenti e giovani coerenza tra azioni e idee dimostrando fiducia nelle istituzioni, tenendo comportamenti coerenti e autorevoli improntati sul rispetto assoluto della legalit, per esempio. Per questo, la prima fase di approfondimento qualitativo delle indagini avvenuta tramite interviste in profondit a decisori politici e amministratori tecnici. Il primo capitolo affronta il tema della crisi della democrazia ossia il fatto che le democrazie odierne stiano vivendo una fase di dibattito interno e di riflessione verso una prospettiva di cambiamento necessaria. Il tema dellinserimento dei diritti umani nel panorama del dibattito sulle societ democratiche e sulla cittadinanza si intreccia con i temi della globalizzazione, della crisi dei partiti politici (fenomeno molto accentuato in Italia). In questa situazione di smarrimento e di incertezza, unoperazione politica e culturale che metta al primo posto leducazione e i diritti umani potrebbe essere lancora di salvezza da gettare in un oceano di incoerenza e di speranze perdute. E necessario riformare il sistema formativo italiano investendo risorse sulleducazione alla cittadinanza in particolare per adolescenti e giovani ma anche per coloro che lavorano con e per i giovani: insegnanti, educatori, amministratori. La scolarizzazione, la formazione per tutto larco della vita sono alcuni dei criteri su cui oggi nuovi approcci misurano il benessere dei Paesi e sono diritti inalienabili sanciti, per bambini e ragazzi dalla Convenzione internazionale sui diritti dellinfanzia.13 La pedagogia e la politica devono avere in questo momento storico un ruolo di primo piano; gli obiettivi a cui dovrebbero tendere sono la diffusione di una cultura dei diritti, una cultura del rispetto dellinfanzia e di attenzione prioritaria ai temi deleducazione alla cittadinanza. Rimuovere gli ostacoli sociali ed economici14 a che questi diritti vengano rispettati compito dello Stato e anche degli enti locali. Il secondo capitolo descrive la condizione dei giovani nel mondo e in Italia in rapporto ai diritti di partecipazione. Il contesto mondiale che la Banca Mondiale (organismo dellOnu)15 dipinge potenzialmente positivo: il numero di giovani tra i 12 e i 24 anni intorno a 1, 3 miliardi ossia il livello pi elevato della storia; questo gruppo in migliore salute e meglio istruito di sempre. I Paesi ricchi come quelli poveri devono approfittare di questa opportunit prima che linvecchiamento della societ metta fine a questo periodo potenzialmente assai fruttuoso per il mondo intero. In Italia invece Viene dipinto un quadro deprimente in cui gli adulti mandano segnali incerti, ambigui, contraddittori. Se si pu dunque imputare qualcosa alle generazioni dei giovani oggi di essere, per certi versi, troppo simili ai loro padri e alle loro madri16 Nel capitolo vengono mostrati e commentati i dati emersi da rapporti e ricerche di organizzazioni internazionali che dimostrano come anche dal livello di istruzione, di accesso alla cultura, ma in particolare dal livello di partecipazione attiva alla vita civica dei giovani, dipenda il futuro del globo intero e dunque anche del nostro Paese . Viene inoltre descritto levolversi delle politiche giovanili in Italia anche in rapporto al mutare del significato del concetto controverso di partecipazione: il termine presente in numerose carte e documenti internazionali nonch utilizzato nei programmi politici delle amministrazioni comunali ma sviscerarne il significato e collocarlo al di fuori dei luoghi comuni e dellutilizzo demagogico obbliga ad unanalisi approfondita e multidimensionale della sua traduzione in azioni. Gli enti locali continuano ad essere loggetto principale del nostro interesse. Per questo vengono riportati i risultati di unindagine nazionale sui servizi pubblici per adolescenti che sono utili per contestualizzare le indagini regionali svolte dalla scrivente. Nel terzo capitolo si esamina l educazione alla cittadinanza a partire dalla definizione del Consiglio dEuropa (EDC) cercando di fornire un quadro accurato sui contenuti che le pertengono ma soprattutto sulle metodologie da intraprendere per mettere autenticamente in pratica lEDC. La partecipazione di adolescenti e giovani risulta essere un elemento fondamentale per promuovere e realizzare leducazione alla cittadinanza in contesti formali, non formali e informali. Il quarto capitolo riporta alcune riflessioni sulla ricerca pedagogica in Italia e nel panorama internazionale e pone le basi ontologiche ed epistemologiche della ricerca svolta dalla scrivente. Nel quinto capitolo vengono descritte dettagliatamente le due indagini svolte dalla scrivente per raccogliere dati e materiali di documentazione sui progetti di promozione della partecipazione dei giovani promossi dagli Enti locali emiliano-romagnoli ai fini delleducazione alla cittadinanza. Enti locali, giovani e politica indagine sui progetti di promozione della partecipazione sociale e politica che coinvolgono ragazzi tra i 15 e i 20 anni. E Nuovi cittadini di pace, unindagine sui Consigli dei ragazzi nella Provincia di Bologna. Nel sesto capitolo la scrivente formula alcune conclusioni e proposte operative concentrando la propria attenzione in particolare sulle questione della formazione di educatori e facilitatori che operano in contesti di educazione non formale interistituzionale, sulla necessit di una ampia diffusione di una cultura dei diritti dellinfanzia e delladolescenza nel mondo della politica e della scuola e su un utilizzo del dialogo autentico (in quanto principio democratico) per far s che adolescenti, giovani e adulti possano collaborare e contribuire insieme alla formulazione di politiche e alla realizzazione di progetti comuni. Ci sembra infine che si debba riconoscere che tempo di puntare con tutte le forze e in tutti i setting educativi disponibili su un impegno formativo in cui la dimensione politica non solo sia chiaramente e consapevolmente presente, ma sia considerata una delle sue caratteristiche principali. Il nostro tempo lo richiede con urgenza: lalternativa rischia di essere la disfatta dellintera umanit e dunque limpossibilit per luomo di realizzarsi nel suo pi elevato significato e nel suo autentico valore. I giovani sempre pi lo chiedono anche se non sempre utilizzano linguaggi decifrabili dagli adulti.
Resumo:
Il trasporto intermodale ha acquisito un ruolo sempre pi importante nello scenario dei trasporti comunitari merci durante gli ultimi quindici anni. La sfida che si era posta a inizi anni novanta in Europa consisteva nello sviluppo di una rete europea di trasporto combinato strada-ferrovia. A questo fine stata fondamentale la cooperazione tra gli operatori del settore e le istituzioni (comunitarie e nazionali), nonch limpulso dato dalla liberalizzazione del trasporto ferroviario, che fortemente influenza il trasporto combinato. Questa tesi, in particolare, intende studiare il ruolo del Sistema Gateway come strumento innovativo e di nuovo impulso per lo sviluppo della rete di trasporto combinato strada-rotaia in ambito europeo. Grazie a questo sistema, le unit di carico, dirette in una determinata regione, giungono ad un "Terminal Gateway", dove secondo un sistema di tipo hub-and-spoke vengono trasbordate a mezzo gru su treni Shuttle verso la destinazione finale. Tutto ci avviene con operazioni fortemente automatizzate e veloci con sensibile vantaggio in termini di tempo e costi. La tesi parte da una descrizione del trasporto intermodale, facendo un focus sugli aspetti strutturali, tecnici e organizzativi del trasporto combinato strada rotaia e del suo funzionamento. Passando attraverso lanalisi delle reti di trasporto merci in Europa, nel secondo capitolo. Il terzo capitolo entra nel vivo della Tesi introducendo loggetto dellindagine: il Sistema Gateway nellambito dello sviluppo della rete europea del traffico combinato strada-ferrovia. Nella seconda parte della tesi voluto studiare il Sistema Gateway con lausilio dei metodi danalisi che vengono applicati per la scelta fra progetti alternativi nel campo della pianificazione dei trasporti, pertanto sono stati presi in rassegna e descritti i metodi pi utilizzati: lAnalisi Benefici-Costi e lAnalisi Multicriteria. Nel caso applicativo stata utilizzata lAnalisi Benefici-Costi. Infine nel capitolo sesto stato presentato dettagliatamente il caso reale di studio che riguarda il progetto per la trasformazione del terminal di Verona Quadrante Europa in un terminal gateway.
Resumo:
Nonostante la riforma societaria ed i tentativi di rilanciare leconomia nazionale, ancora oggi la principale fonte di ricchezza e di capitalizzazione resta linvestimento immobiliare. Ed ecco perch si sente sempre pi parlare di Real Estate, ovvero dei diritti reali sui beni immobili, della loro circolazione, e delle garanzie e tutele ad essa correlate. Dalla vendita immobiliare tipizzata nel codice civile del 42 ad oggi molto cambiato. E il mio lavoro parte proprio da unanalisi delle nuove forme e dei nuovi limiti alla circolazione degli immobili. In primis ho affrontato il tema del riconoscimento giurisprudenziale della cessione di cubatura: un esempio tipico del passaggio dal fatto al diritto attraverso la costruzione giurisprudenziale di nuove fattispecie giuridiche gi in uso fra gli operatori del mercato. Tecnicamente la stessa espressione cessione di cubatura non risulta corretta: non si ha una vera e propria cessione, quanto la costituzione di una servit ius non edificandi a favore di un terreno e a carico di un altro. La giurisprudenza ormai concorde nello stabilire che laccordo delle parti rimane comunque privo di efficacia se ad esso non segue un permesso di costruire della Pubblica Amministrazione che riconosca la maggiore capacit edificatoria al terreno a cui vantaggio stabilit la servit. Unaltra nuova forma di circolazione della propriet, cos come degli altri diritti reali minori, la multipropriet. La multipropriet viene disciplinata nel nostro ordinamento, a seguito di una risoluzione del Parlamento Europeo del 13 ottobre 1988, dapprima con il D.lgs. 9 novembre 1998 e da ultimo con il Codice del Consumo, che con gli artt. 69 ss. stabilisce una pi puntuale tutela degli acquirenti. Si riconosce qui lesistenza di uno squilibrio fra le posizioni contrattuali fra venditore ed acquirente/consumatore: vi una profonda asimmetria informativa fra le parti, che viene colmata prevedendo la consegna al futuro acquirente di un dettagliato prospetto informativo predisposto dal venditore. La mia attenzione si concentrata proprio sul tema delle tutele che il nostro ordinamento riconosce al consumatore multiproprietario: un prospetto informativo dal contenuto minimo legislativamente predeterminato, recesso, fideiussione. Ho dedicato un particolare approfondimento alla normativa sullacquisto immobiliare sulla carta. Il D.lgs. 122/2005 si inserisce nel contesto di una legislazione, che spesso trova la sua origine nel diritto privato europeo, finalizzata alla regolamentazione di un fenomeno sempre pi frequente nella realt economica contemporanea, rappresentato dalla contrattazione fra soggetti che si trovano in una posizione di squilibrio contrattuale: un contraente forte da una parte, ed un contraente debole dallaltra. La legislazione nazionale interviene sempre pi frequentemente per porre un rimedio a queste situazioni di squilibrio, con interventi di tipo conformativo intesi a rendere effettiva lautonoma contrattuale delle parti e, conseguentemente, agevolare il corretto funzionamento del mercato. Si parla in tal senso di una ius espansiva del modello europeo di legislazione a tutela del contraente debole, e quindi di una espansione del diritto privato europeo anche in settori dove manca una puntuale normativa comunitaria. Vi una generale tendenza ad un neoformalismo, che consiste nella richiesta espressa della forma scritta e nella conformazione del contenuto del contratto, che solo apparentemente limitano lautonomia contrattuale delle parti ma che tende ad eliminare le situazioni di squilibrio dando una tutela effettiva al contraente debole. Contraente debole e non consumatore. Lart. 1 del decreto parla, infatti, espressamente di persona fisica. Secondo gli orientamenti dottrinali maggioritari dalla nuova disciplina resterebbero esclusi, e quindi non rientrerebbero nella definizione di acquirenti, le societ, le persone giuridiche e gli enti collettivi in generale. Si riconosce la figura del professionista debole, giacch si riconosce che lacquisto di un immobile da costruire sia unoperazione che, in virt della sua importanza economica, viene gestita con maggiore avvedutezza: lacquisto di un immobile non propriamente atto di consumoin senso tecnico. Lesigenza di tutela diversa: si vuole tutelare lacquirente in considerazione dellintrinseca rischiosit delloperazione, stabilendo alcuni profili fondamentali del contenuto del contratto non solo e non tanto a fini informativi, quanto piuttosto per una tutela sostanziale dellacquirente. Il legislatore si preoccupa di predisporre garanzie obbligatorie per il caso di dissesto dellimpresa costruttrice. Le garanzie, quindi, come forma di tutela del contraente debole. Il mio lavoro si concentra, a questo punto, sulle garanzie personali e reali. Poche le novit sulle garanzie, ma alcune significative. Nel campo delle garanzie personali, acquista maggiore rilevanza la fideiussione prestata dal contraente forte a favore del contraente debole, affinch questultimo possa recuperare tutte le somme investite per lacquisto dellimmobile: sia esso un immobile in multipropriet, sia esso un immobile ancora da costruire. E ancora le garanzie reali: pegno e ipoteca. Ho posto particolare attenzione al tema della "portabilit" dei mutui e surrogazione ex art. 1202 c.c. ed al tema delle formalit ipotecarie cos come previsti dagli artt. 6, 7 e 8 della l. 2 aprile 2007, n. 40 sulla concorrenza. Ma la mia attenzione si soffermata soprattutto sul tema della nullit ed in particolare sulla nullit relativa. La pi recente legislazione speciale, specie quella di derivazione europea, ha dato un grosso scossone alla dogmatica tradizionale della nullit negoziale. Le fattispecie di nullit relativa sono sempre pi frequenti, tanto da far parlare di una nuova categoria di nullit c.d. nullit di protezione. Questultima risponde ad esigenze profondamente differenti dalla nullit assoluta di stampo codicistico. In luogo della nullit, sembra oggi pi corretto parlare delle nullit: diverse categorie di invalidit, ciascuna delle quali soddisfa interessi diversificati, e come tale riceve anche una disciplina differenziata in termini di legittimazione allazione, rilevabilit dufficio, prescrittibilit, sanabilit, opponibilit ai terzi. Ancora una volta partendo da unanalisi critica del D.lgs. 122/2005, ho avuto modo di approfondire il fondamentale tema della nullit nel nostro ordinamento. Lart. 2 del decreto stabilisce espressamente la nullit relativa, e cio azionabile dal solo acquirente parte debole del contratto, nel caso in cui non sia rilasciata dal venditore la fideiussione. Lart. 6 stabilisce, invece, un contenuto minimo del contratto poste a tutela della parte debole e del corretto funzionamento del mercato immobiliare. Se ad alcune di esse pu attribuirsi un valore meramente ordinatorio, altre al contrario rivestono una natura di norme imperative di ordine pubblico attinenti pi precisamente al c.d. ordine pubblico di protezione ed al c.d. ordine pubblico di direzione. Nel sistema del nostro codice, la violazione di norma imperative d luogo, ex art. 1418, alla nullit del contatto salvo che la legge stabilisca diversamente. Equindi configurabile una nullit virtuale del contratto, ovvero non espressamente e letteralmente stabilita, ma che pu essere desunta dal tenore imperativo delle norme. La dottrina prevalente ormai orientata nel senso di ammettere che anche la nullit relativa possa essere virtuale, nel quadro di un orientamento, ormai dominante, volto al superamento dellapproccio tendente a far rientrare nelleccezionalit qualsiasi difformit dal modello classico della nullit. Il problema, quindi, si sposta allindividuazione della natura imperativa della norma violata. In linea generale si afferma che perch una norma possa essere definita imperativa debba porre un comando o un divieto espresso, debba essere inderogabile ed indisponibile. Oggetto di dibattiti dottrinali , poi, il tema della rilevabilit dufficio delle nullit relative. A fronte di una prima posizione dottrinale tendente ad escludere tale rilevabilit dufficio sul presupposto di una sua inconciliabilit con il regime di legittimazione relativa allazione di nullit, dottrina e giurisprudenza pi recenti appaiono concordi nel ritenere assolutamente conciliabili tali due profili. Si concorda, inoltre, sullesistenza di limitazioni alla rilevabilit dufficio della nullit: la nullit pu essere rilevata dufficio dal giudice, ma tale rilievo deve operare nellesclusivo interesse del contraente debole, dovendo il giudice bloccarsi davanti ad un concreto interesse della parte a mantenere in vita il contratto. Discorso a s stante deve poi esser fatto sul rapporto fra nullit relativa e nullit virtuale e responsabilit del notaio rogante. Secondo lorientamento dominante della giurisprudenza, nella misura in cui vi sia una violazione di norme imperative, e limperativit sia evidente, manifesta, dal tenore delle disposizioni, deve ritenersi che la nullit, sia testuale che virtuale, comporti la responsabilit del notaio ai sensi dellart. 28 l. not. Ogni qualvolta, viceversa, tale nullit non si configuri, la responsabilit disciplinare sar esclusa. Si avverte, comunque, una prima apertura verso la sanzionabilit delle nullit relative che siano manifeste. In chiusura del mio lavoro non ho potuto non tenere conto della recente crisi dei mercati internazionali. Crisi che ha avuto inizio proprio con il crollo negli Stati Uniti dei settori immobiliare e finanziario, improntati verso una eccessiva deregolamentazione e valorizzazione dellautonomia contrattuale delle parti. Lassenza di garanzie sicure e la carenza di controllo di un professionista corrispondente al nostro notaio pubblico ufficiale, ha portato ad investimenti e finanziamenti azzardati da parte delle banche e degli istituti di credito che stanno vivendo un momento di profonda crisi aprendo la strada ad una recessione economica di portata mondiale.
Resumo:
Largomento scelto riguarda ladozione di standard privati da parte di imprese agro-alimentari e le loro conseguenze sulla gestione globale dellazienda. In particolare, lo scopo di questo lavoro quello di valutare le implicazioni dovute alladozione del BRC Global Standard for Food Safety da parte delle imprese agro-alimentari italiane. La valutazione di tale impatto basata sulle percezioni dei responsabili aziendali in merito ad aspetti economici, gestionali, commerciali, qualitativi, organizzativi. La ricerca ha seguito due passaggi fondamentali: innanzitutto sono state condotte 7 interviste in profondit con i Responsabili Qualit (RQ) di aziende agro-alimentari italiane certificate BRC Food. Le variabili estrapolate dallanalisi qualitativa del contenuto delle interviste sono state inserite, insieme a quelle rilevate in letteratura, nel questionario creato per la successiva survey. Il questionario stato inviato tramite e-mail e con supporto telefonico ad un campione di aziende selezionato tramite campionamento random. Dopo un periodo di rilevazione prestabilito, sono stati compilati 192 questionari. Lanalisi descrittiva dei dati mostra che i RQ sono in buona parte daccordo con le affermazioni riguardanti gli elementi dimpatto. Le affermazioni maggiormente condivise riguardano: efficienza del sistema HACCP, efficienza del sistema di rintracciabilit, procedure di controllo, formazione del personale, miglior gestione delle urgenze e non conformit, miglior implementazione e comprensione di altri sistemi di gestione certificati. Attraverso lanalisi ANOVA fra variabili qualitative e quantitative e relativo test F emerge che alcune caratteristiche delle aziende, come larea geografica, la dimensione aziendale, la categoria di appartenenza e il tipo di situazione nei confronti della ISO 9001 possono influenzare differentemente le opinioni degli intervistati. Successivamente attraverso unanalisi fattoriale sono stati estratti 8 fattori partendo da un numero iniziale di 28 variabili. Sulla base dei fattori stata applicata la cluster analysis di tipo gerarchico che ha portato alla segmentazione del campione in 5 gruppi diversi. Ogni gruppo stato interpretato sulla base di un profilo determinato dal posizionamento nei confronti dei vari fattori. I risultati oltre ad essere stati validati attraverso focus group effettuati con ricercatori ed operatori del settore, sono stati supportati anche da una successiva indagine qualitativa condotta presso 4 grandi retailer inglesi. Lo scopo di questa successiva indagine stato quello di valutare lesistenza di opinioni divergenti nei confronti dei fornitori che andasse quindi a sostenere lipotesi di un problema di asimmetria informativa che nonostante la presenza di standard privati ancora sussiste nelle principali relazioni contrattuali. Ulteriori percorsi di ricerca potrebbero stimare se la valutazione dellimpatto del BRC pu aiutare le aziende di trasformazione nellimplementazione di altri standard di qualit e valutare quali variabili possono influenzare invece le percezioni in termini di costi delladozione dello standard.
Resumo:
In questa Tesi di Dottorato di Ricerca sono state studiate le caratteristiche strutturali e le relative prestazioni dei sistemi strutturali cellulari a pareti tozze di tipo sandwich in c. a. gettato in opera realizzate con la tecnologia del pannello di supporto in polistirene. Tali sistemi strutturali sono caratterizzati da numerose peculiarit; infatti, (i) il comportamento globale delle strutture risulta essere di tipo cellulare, e, le pareti che costituiscono il sistema resistente alle azioni sia orizzontali che verticali risultano essere: (ii) tozze, (iii) di tipo sandwich e caratterizzate da: (iv) basse percentuali di armatura, (v) ridotti tassi di lavoro a sforzo assiale e (vi) stesso quantitativo di armatura orizzontale e verticale. Date le specificit dei sistemi strutturali in esame, si , in primo luogo, cercato di inquadrare le peculiarit strutturali sopra elencate nellambito scientifico. Ci ha consentito di riscontrare una profonda carenza nella conoscenza relativa al comportamento di tali strutture specialmente nei confronti delle azioni orizzontali di tipo sismico. Pertanto i due principali obiettivi di questa Tesi di Dottorato sono stati: (1) la sistematizzazione scientifica e la relativa interpretazione di 10 anni di prove sperimentali condotte sul sistema strutturale in esame; e (2) la progettazione, la realizzazione e linterpretazione preliminare dei risultati di una prova su tavola vibrante di una struttura a tre piani con pianta rettangolare, realizzata con la tecnologia del pannello di supporto in polistirene (la prova stata effettuata nellambito del progetto di ricerca Europeo SERIES). Questa ricerca ha dunque consentito di far luce sul comportamento (in particolar modo, nei confronti delle azioni orizzontali di tipo sismico) dei sistemi strutturali composti da pareti tozze di tipo sandwich in c. a. gettato in opera realizzati con la tecnologia del pannello di supporto in polistirene.
Resumo:
Lelaborato costituisce la fase di approfondimento conclusivo del lavoro scientifico svolto negli anni precedenti. In questottica, a circa tre anni dalla sua entrata in vigore, esso risulta prevalentemente incentrato sullanalisi delle principali innovazioni imposte dalla legge 30 dicembre 2010, n . 240, recante "Norme in materia di organizzazione delle universit, di personale accademico e reclutamento, nonch delega al Governo per incentivare la qualit e l'efficienza del sistema universitario", nel tentativo di individuare quali soluzioni ,pi o meno differenziate in base alle specificit delle diverse realt, gli atenei italiani abbiano prefigurato mediante la revisione dei propri statuti, organi e strutture, al fine di rispettare ed attuare il dettato legislativo e non comprimere i propri spazi di autonomia. Contemporaneamente, esso approfondisce lorientamento della giurisprudenza amministrativa in materia, la quale proprio nel corso di questanno ha avuto pi di unoccasione di pronunciarsi in merito, per effetto dellimpugnazione ministeriale di molti dei nuovi statuti di autonomia. Infine, non viene tralasciata lanalisi dei profili e aspetti del sistema universitario italiano non intaccati dal cambiamento, ai fini del loro coordinamento con quelli riformati, cercando di percorrere parallelamente pi strade: dalla ricognizione e lo studio dei pi autorevoli contributi che la dottrina ha recentemente elaborato in materia, allinquadramento delle scelte effettuate in sede di attuazione dai singoli atenei, anche alla luce dei decreti applicativi emanati. Il tutto al fine di individuare, anche grazie a studi di tipo comparato, con particolare riferimento allordinamento spagnolo, nuove soluzioni per il sistema universitario che, senza la pretesa di giungere a percorsi di cambiamento validamente applicabili per tutti gli atenei, possano risultare utili alla definizione di principi e modelli base, nel pieno rispetto del dettato costituzionale e dei parametri individuati a livello europeo con il processo di Bologna e la strategia di Lisbona.
Resumo:
Il nucleo accumbens (NAc), il maggior componente del sistema mesocorticolimbico, coinvolto nella mediazione delle propriet di rinforzo e nella dipendenza da diverse sostanze dabuso. Le sinapsi glutammatergiche del NAc possono esprimere plasticit, tra cui una forma di depressione a lungo termine (LTD) dipendente dagli endocannabinoidi (eCB). Recenti studi hanno dimostrato uninterazione tra le vie di segnalazione del sistema eCB e quelle di altri sistemi recettoriali, compreso quello serotoninergico (5-HT); la vasta colocalizzazione di recettori serotoninergici e CB1 nel NAc suggerisce la possibilit di uninterazione tra questi due sistemi. In questo studio abbiamo riscontrato che una stimolazione a 4 Hz per 20 minuti (LFS-4Hz) delle afferenze glutammatergiche in fettine cerebrali di ratto, induce una nuova forma di eCB-LTD nel core del NAc, che richiede lattivazione dei recettori CB1 e 5-HT2 e lapertura dei canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo L. Inoltre abbiamo valutato che lapplicazione esogena di 5-HT (5 M, 20 min) induce una LTD analoga (5-HT-LTD) a livello delle stesse sinapsi, che richiede lattivazione dei medesimi recettori e lapertura degli stessi canali del Ca2+; LFS-4Hz-LTD e 5-HT-LTD sono reciprocamente saturanti. Questi risultati suggeriscono che la LFS-4Hz induce il rilascio di 5-HT, che si lega ai recettori 5-HT2 a livello postsinaptico incrementando linflusso di Ca2+ attraverso i canali voltaggio-dipendenti di tipo L e la produzione e il rilascio di 2-arachidonoilglicerolo; leCB viaggia a ritroso e si lega al recettore CB1 a livello presinaptico, causando una diminuzione duratura del rilascio di glutammato, che risulta in una LTD. Queste osservazioni possono essere utili per comprendere i meccanismi neurofisiologici che sono alla base della dipendenza da sostanze dabuso, della depressione maggiore e di altre malattie psichiatriche caratterizzate dalla disfunzione della neurotrasmissione di 5-HT nel NAc.