65 resultados para funzioni armoniche formule di media principio del massimo e del minimo forte e debole disuguaglianza di Harnack teorema di Louiville funzione di Green formula integrale di Poisson


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Pochi studi hanno indagato il profilo dei sintomi non-motori nella malattia di Parkinson associata al gene glucocerebrosidasi (GBA). Questo studio mirato alla caratterizzazione dei sintomi non-motori, con particolare attenzione alla valutazione delle funzioni neurovegetativa, cognitiva e comportamentale, nel parkinsonismo associato a mutazione del gene GBA con la finalit di verificare se tali sintomi non-motori siano parte dello spettro clinico di questi pazienti. E stato condotto su una coorte di pazienti affetti da malattia di Parkinson che erano stati tutti sottoposti ad una analisi genetica per la ricerca di mutazioni in uno dei geni finora associati alla malattia di Parkinson. Allinterno di questa coorte omogenea sono stati identificati due gruppi diversi in relazione al genotipo (pazienti portatori della mutazione GBA e pazienti non portatori di nessuna mutazione) e le caratteristiche non-motorie sono state confrontate nei due gruppi. Sono state pertanto indagati il sistema nervoso autonomo, mediante studio dei riflessi cardiovascolari e analisi dei sintomi disautonomici, e le funzioni cognitivo-comportamentali in pazienti affetti da malattia di Parkinson associata a mutazione del gene GBA. I risultati sono stati messi a confronto con il gruppo di controllo. Lo studio ha mostrato che i pazienti affetti da malattia di Parkinson associata a mutazione del gene GBA presentavano maggiore frequenza di disfunzioni ortosimpatiche, depressione, ansia, apatia, impulsivit, oltre che di disturbi del controllo degli impulsi rispetto ai pazienti non portatori. In conclusione, i pazienti GBA positivi possono esprimere una sintomatologia non-motoria multidominio con sintomi autonomici, cognitivi e comportamentali in primo piano. Pertanto limpostazione terapeutica in questi pazienti dovrebbe includere una accurata valutazione dei sintomi non-motori e un loro monitoraggio nel follow up clinico, allo scopo di ottimizzare i risultati e ridurre i rischi di complicazioni.

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Obiettivi: valutare in pazienti con rene singolo congenito la correlazione tra il filtrato glomerulare misurato con il DTPA (DTPA-VFG) e 1) marker laboratoristici di danno renale (creatinina, cistatinaC, proteinuria) 2) formule per stimare il filtrato glomerulare 3) parametri di valutazione della crescita renale ecografica. Materiali e metodi: Sono stati arruolati 118 pazienti con rene singolo congenito tra 0 e 18 anni. Sono stati valutati a ogni visita altezza, creatinina, cistatinaC, proteinuria e lunghezza ecografica renale. E stato calcolato il filtrato stimato con formule basate sulla creatinina (Schwartz), sulla cistatina C (Zappitelli, Filler, Grubb e Bokenkamp) e su entrambe (equazione di Zappitelli). La crescita renale stata valutata come rapporto lunghezza ecografica/altezza corporea (USL/H), differenza percentuale tra lunghezza renale misurata e attesa per et (delta%) e presenza o meno dipertrofia compensatoria. In 74 bambini stata misurata la DTPA-VFG. Risultati: Il follow-up di 2.1 0.9 anni. Il 65% sono maschi. Nessun paziente ha sviluppato danno renale cronico. La media del DTPA-VFG era di 13544ml/min/1.73m, il valore medio della creatinina 0.470.17mg/dl e di cistatinaC di 10.4mg/L. La lunghezza ecografica renale media era di 10017 mm, il rapporto USL/H medio di 0.80,1 e il delta% di 1,1311,4, il 66% presentava ipertrofia renale. Le uniche correlazioni significative con DTPA-VFG sono inversa con la creatinina (p=<.001) e lineare con USL/H (p=<.001). Discussione: Lo studio ha mostrato che come per altre nefrouropatie, la creatina e lecografia renale siano due strumenti validi per il follow-up dei pazienti con rene singolo congenito. Il limite principale dovuto al fatto che nessuno dei pazienti ha sviluppato danno renale cronico e pertanto non stato possibile stabilire dei cutt-off di rischio per parametri quali USL/H.

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La tesi dottorale si incentra sull'analisi del principio di precauzione e sulla sua portata applicativa in quella che possiamo definire la vita del medicinale. La disamina prende le sue mosse dalla teoria generale relativa al principio di precauzione e ne indaga, in primis, le sue origini e la sua evoluzione e successivamente ne considera la trasposizione giuridica nel settore ambientale e della salute umana. Si pu sintetizzare, in via generale, come il ricorso al principio di precauzione avvenga quando il rischio connesso ad un evento non un rischio determinato, ma un rischio potenziale, cio non supportato da dati scientifici che dimostrino in modo chiaro la connessione esistente tra avvenimento e danni (causa effetto). In particolare, i dati scientifici che tentano di analizzare detto rischio non sono sufficienti o non sono giunti ad un risultato concludente e quindi la valutazione che viene fatta non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. La tesi dottorale focalizza la sua attenzione sullapplicazione del principio di precauzione ad un particolare bene, il medicinale; la necessit di minimizzare i rischi derivanti dallassunzione del farmaco richiede un presidio dei pubblici poteri e di conseguenza questo comporta la necessit di amministrare il medicinale anche attraverso una serie di autorizzazioni amministrative quali lautorizzazione alla produzione, lautorizzazione allimmissione in commercio, lautorizzazione alla distribuzione ed alla commercializzazione.

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La definizione dellordinamento dellUnione come ordinamento costituzionale centrale, ma resta frammentata. Per restituirle sistematicit importante individuare un principio sul quale poggiarne il consolidamento. Per questo si scelto di esaminare il principio di non discriminazione attraverso lanalisi della giurisprudenza, con lobiettivo di verificare se questo principio parte fondamentale dellidentit costituzionale dellUnione Europea. Nella prima parte della tesi si analizza la struttura del giudizio sulla discriminazione davanti alla CGUE e davanti alla CEDU, mettendo in evidenza come la struttura ricordi sempre di pi quella del giudizio di costituzionalit. Nella seconda parte ci si concentra sul contributo dato dal principio di non discriminazione allidentit costituzionale dellUnione Europea attraverso la lotta contro specifiche tipologie di discriminazione. Poich i motivi di discriminazione sono molto numerosi, si stabilito di esaminare quei motivi che sono regolati dal diritto derivato. Per questo la seconda parte dellanalisi si concentrata sulle discriminazioni a motivo della nazionalit (dir. 2004/38/CE), della razza (dir. 2000/43/CE), del genere (dir. 2006/54/CE, dir. 2004/113/CE) dellet, disabilit, religione ed orientamento sessuale (dir. 2000/78/CE). Dallanalisi della giurisprudenza e del diritto derivato che ne d attuazione possibile comprendere che questo principio, oltre ad essere sostenuto da un vero e proprio giudizio di legittimit costituzionale (il rinvio pregiudiziale), ha gli strumenti necessari a permetterne lo sviluppo tenendo conto delle identit costituzionali degli stati membri e pu aiutare ad offrire delle risposte rispetto a uno dei problemi fondamentali inerenti allefficacia del diritto dellUnione Europea: la tensione fra il principio di attribuzione e la dottrina degli effetti diretti. Le conclusioni di questo lavoro portano a sostenere che possibile individuare una giurisprudenza della Corte che, attraverso alcuni passaggi fondamentali (le sentenze Mangold, Kucukdeveci, Hay, Deckmyn e Zambrano), definisce il principio di non discriminazione come principio fondamentale, e costituzionale, del diritto dellUnione Europea.

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La ricerca sulla comunicazione e gestione multilingue della conoscenza in azienda si sinora concentrata sulle multinazionali o PMI in fase di globalizzazione. La presente ricerca riguarda invece le PMI in zone storicamente multilingui al fine di studiare se labitudine alluso di lingue diverse sul mercato locale possa rappresentare un vantaggio competitivo. La tesi illustra una ricerca multimetodo condotta nel 2012-2013 in Alto Adige/Sdtirol. Il dataset consiste in 443 risposte valide a un questionario online e 23 interviste con manager e imprenditori locali. Le domande miravano a capire come le aziende altoatesine affrontino la sfida del multilinguismo, con particolare attenzione ai seguenti ambiti: comunicazione multilingue, documentazione, traduzione e terminologia. I risultati delineano un quadro generale delle strategie di multilinguismo applicate in Alto Adige, sottolineandone punti di forza e punti deboli. Nonostante la presenza di personale multilingue infatti il potenziale vantaggio competitivo che ne deriva non sfruttato appieno: le aziende si rivolgono ai mercati in cui si parla la loro stessa lingua (le imprese a conduzione italiana al mercato nazionale, quelle di lingua tedesca ad Austria e Germania). La comunicazione interna multilingue solo nei casi in sia imprescindibile. Le traduzioni fai-da-te offrono lillusione di gestire lingue diverse, ma il livello qualitativo rimane limitato. I testi sono sovente tradotti da personale interno privo di competenze specifiche. Anche nella cooperazione con i traduttori esterni si evidenza la mancata capacit di ottenere il massimo profitto dagli investimenti. La tesi propone delle raccomandazioni pratiche volte a ottimizzare i processi attuali e massimizzare la resa delle risorse disponibili per superare la sfida della gestione e comunicazione multilingue. Le raccomandazioni non richiedono investimenti economici di rilievo e sono facilmente trasferibili anche ad altre regioni multilingui/di confine, come ad altre PMI che impiegano personale plurilingue. Possono dunque risultare utili per un elevato numero di imprese.