58 resultados para italiano, immigrati, L2


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El objetivo de la presente investigación, el catálogo y estudio de las gramáticas de italiano destinadas a hispanohablantes de los siglos XVIII y XIX, se encuadra en el macrosector gramaticográfico de la historiografía lingüística, en el cual el estudio de las gramáticas de las lenguas dirigidas a hablantes nativos y a hablantes extranjeros, con los consiguientes cruces y trasvases de tradiciones gramaticales, es de significativo interés como destacan: (i) las tesis doctorales defendidas en los últimos quince años; (ii) los proyectos de investigación dirigidos y coordinados por prestigiosos estudiosos del sector; (iii) los congresos organizados para destacar y compartir las principales actualizaciones en torno a los estudios gramaticográficos; y (iv) las publicaciones que surgen de los tres puntos anteriores. El estudio presenta dos partes centrales: la primera (constituida por los capítulos 2 y 3) es la de catálogo y estudio de las diecinueve gramáticas que conforman el corpus en base a ocho áreas descriptivas (1. información catalográfica, 2. autor, 3. editor, 4. hiperestructura, 5. elementos peritextuales, gramaticales y didácticos, 6. variedad de textos y su secuencia didáctica, 7. caracterización, fuentes e influencias, y 8. localización); la segunda (capítulo 4) es la de estudio gramaticográfico de conjunto de los datos más relevantes de las areas de estudio utilizadas en las dos primeras partes. De este modo, daremos un panorama de conjunto sobre (i) la cronología de las obras y sus ediciones y rempresiones; (ii) la nacionalidad, profesión, condición religiosa, etc. de autores; (iii) la geografía de ediciones y editores; (iv) la descripción hiperestructural de las obras; (v) la estructura de los elementos peritextuales; (vi) las partes gramaticales y elementos que las componen; (vii) el verbo: definiciones y paradigma verbal; (vii) los elementos didácticos; (viii) las líneas de descripción gramatical; (ix) la localización de las gramáticas en las bibliotecas españolas.

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Quando si parla di traduzione, si pensa spesso solo al risultato di un processo, valutato e analizzato come tale. Sembra ci si dimentichi del fatto che, prima di arrivare a quel risultato finale, il traduttore applica più o meno consapevolmente tutta quella serie di strumenti di analisi, critica, correzione, rilettura, riformulazione e modifica che rientrano nell’attività di revisione. A questa prima fase, di cui ogni traduttore fa esperienza nel lavorare alla propria traduzione, segue di norma una fase successiva in cui la traduzione è rivista da un’altra figura professionale della filiera editoriale (di solito, e auspicabilmente, un altro traduttore) e infine altre fasi ancora del processo di lavorazione e pubblicazione del testo tradotto. Oltre a essere un’attività cruciale di ogni attività di traduzione e processo editoriale, la revisione riveste anche un fondamentale ruolo didattico nella formazione dei traduttori. L’idea alla base di questo progetto di ricerca nasce dal bisogno di triangolare riflessioni e dati concreti sulla revisione provenienti dalla ricerca accademica, dalla pratica professionale e dall’esperienza didattico-formativa, in un triplice approccio che informa l’intero progetto, di cui si illustrano i principali obiettivi: • formulare una nuova e chiara definizione sommativa del termine “revisione” da potersi utilizzare nell’ambito della ricerca, della didattica e della prassi professionale; • fornire una panoramica tematica, critica e aggiornata sulla ricerca accademica e non-accademica in materia di revisione; • condurre un’indagine conoscitiva (tramite compilazione di questionari diversificati) sulla pratica professionale della revisione editoriale in Italia, allo scopo di raccogliere dati da traduttori e revisori, fornirne una lettura critica e quindi individuare peculiarità e criticità di questa fase del processo di lavorazione del libro tradotto; • presentare ipotesi di lavoro e suggerimenti su metodi e strumenti da applicare all’insegnamento della revisione in contesti didattici e formativi.

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L’elaborato si occupa di fare il punto in materia di indagini difensive a tre lustri dall’entrata in vigore della legge n. 397/2000, epilogo di un lungo processo evolutivo che ha visto da un lato, una gestazione faticosa e travagliata, dall’altro, un prodotto normativo accolto dagli operatori in un contesto di scetticismo generale. In un panorama normativo e giurisprudenziale in continua evoluzione, i paradigmi dettati dagli artt. 24 e 111 della Costituzione, in tema di diritto alla difesa e di formazione della prova penale secondo il principio del contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, richiedono che il sistema giustizia offra sia all’indagato che all’imputato sufficienti strumenti difensivi. Tenuto conto delle diversità che caratterizzano naturalmente i ruoli dell’accusa e della difesa che impongono asimmetrie genetiche inevitabili, l’obiettivo della ricerca consiste nella disamina degli strumenti idonei a garantire il diritto alla prova della difesa in ogni stato e grado del procedimento, nel tentativo di realizzare compiutamente il principio di parità accusa - difesa nel processo penale. La ricerca si dipana attraverso tre direttrici: l’analisi dello statuto sulle investigazioni difensive nella sua evoluzione storica sino ai giorni nostri, lo studio della prova penale nel sistema americano e, infine, in alcune considerazioni finali espresse in chiave comparatistica. Le suggestioni proposte sono caratterizzate da un denominatore comune, ovvero dal presupposto che per contraddire è necessario conoscere e che solo per tale via sia possibile, finalmente, riconoscere il diritto di difendersi indagando.

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Il lavoro affronta le problematiche emerse per gli obbligazionisti subordinati a seguito dall'applicazione nel contesto italiano della nuova disciplina in materia di gestione delle crisi bancarie. Nella prima parte del lavoro sono stati analizzati gli orientamenti della Commissione europea in merito ai criteri adottati per valutare la compatibilità dell’intervento pubblico nel settore bancario e la loro evoluzione; sono inoltre illustrati i nuovi strumenti introdotti per gestire le crisi degli istituti creditizi operanti sul mercato unico. Nella seconda parte del lavoro, lo studio si è concentrato sull’analisi dello strumento obbligazionario e, in particolar modo, delle obbligazioni bancarie subordinate, in quanto, in caso di crisi dell’istituto di credito emittente, i sottoscrittori di questo strumento saranno – verosimilmente – la prima categoria di creditori chiamata a sopportare i costi della ristrutturazione. L’ultima parte del lavoro è dedicata all’esame del grado e di tutela offerto dall’ordinamento italiano ai creditori coinvolti nei dissesti di alcune banche italiane. Oltre alle decisioni adottate dalla magistratura italiana in merito, l’analisi ha riguardato anche le misure di indennizzo adottate dal legislatore a tutela dei risparmiatori danneggiati dalla crisi degli istituti in cui investirono.

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Questa tesi indaga la relazione tra la letteratura anticontadina, fiorente in Italia a partire dalla metà del Trecento, e la realtà dei rapporti tra cittadini e contadini nel basso Medioevo italiano, con un’attenzione particolare all’area padana. Al centro dell’analisi vi sono due stereotipi satirici: il rustico ladro nei campi, che attirava su di sé l’odio feroce della classe padronale, e il villano rozzo, che mangiava alimenti poveri e del tutto estranei alla raffinata cultura alimentare cittadina. L’esame delle fonti giudiziarie, soprattutto bolognesi, conferma che l’immagine del rustico ladro aveva un saldo appiglio nella realtà, ma lo avevano anche i lamenti letterari dei contadini, riguardanti la disonestà dei padroni: vi sono infatti processi in cui i rustici riuscirono a dimostrarsi innocenti da accuse rivelatesi infondate o addirittura false. Inoltre, alcuni processi per ingiurie contro i campagnoli, insieme a episodici riferimenti in epistolari governativi e fonti normative, mostrano come il disprezzo per i villani fosse ben radicato a tutti i livelli della società cittadina. Per quanto riguarda la seconda figura – il rustico rozzo – l’esame dei libri di cucina italiani, unitamente alle descrizioni dei grandi banchetti, mostra chiaramente che non solo i prodotti, ma anche intere ricette associate in letteratura al mondo contadino rientravano nell’alimentazione delle élites: non vi era pertanto una rigida separazione tra l’ambito alimentare cittadino e quello campagnolo. La satira aveva dunque un profondo legame con la realtà, in quanto partiva sempre da un dato reale ed esprimeva un sentimento provato da una larga fascia della cittadinanza. Se ne discostava, tuttavia, quando esasperava la subalternità sociale e culturale dei contadini, negando gli evidenti aspetti di complementarità e integrazione di quel rapporto città-campagna che vedeva la prima in posizione dominante, ma la seconda tutt’altro che passiva o inerme.

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El estudio del reaseguro puede abordarse desde múltiples puntos de vista (actuarial, financiero, jurídico...) para hacer frente a las cuestiones y a los problemas de diversa índole derivados del mismo. En el presente trabajo de investigación se examina la configuración jurídica del contrato de reaseguro como técnica de transferencia de riesgos y, en particular, el examen se centra en los riesgos de la navegación marítima. La relevancia del reaseguro marítimo se explica por su utilidad especialmente en el comercio internacional ya que sin este contrato ninguna actividad de transporte ni aseguradora podría llevarse a cabo. La especialidad y la gravedad de los riesgos asociados a la navegación junto con la entidad de los siniestros acaecidos en el mar impide que los cuantiosos gastos sean asumidos por la empresa de la navegación o que las elevadas indemnizaciones sean abonadas exclusivamente por una sola empresa aseguradora. La tesis aborda, con especial atención, aspectos esenciales de la estructura de esta institución mercantil como la relación con el seguro marítimo del que trae causa, los riesgos e intereses, las funciones y los principios, entre otros muchos. A lo largo del texto se ofrece un análisis de Derecho comparado recurriendo a la legislación, la doctrina y la jurisprudencia de España e Italia pero, atendiendo al carácter eminentemente internacional del contrato y con el objetivo de ofrecer un tratamiento sistemáticamente completo de la materia, también se han incluido referencias a otros sistemas jurídicos. El tratamiento del reaseguro, desde una perspectiva jurídica, obliga además a tener en cuenta las cláusulas de los contratos como expresión de la práctica profesional y de la realidad del Derecho del seguro privado.

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Il presente lavoro verte sul ruolo svolto dal diritto romano e – più in generale – dalla “tradizione romanistica” all'interno del sistema giuridico nazionale posteriore alla codificazione civile del 1865. L'attenzione è rivolta principalmente all'art. 3 delle Disposizioni preliminari del Codice del 1865 con il suo riferimento ai 'principi generali del diritto' e, dunque, all'analogia iuris. La prima parte dello studio si concentra sull'analisi di alcune voci della scienza giuridica italiana tra Otto e Novecento, nei loro diversi approcci – laddove riscontrabili – rispetto allo studio e al recupero (in chiave moderna) del diritto romano. La seconda parte è invece dedicata all'esame della prassi giudiziaria e, più specificamente, delle Corti di Cassazione. In questa fase si persegue un duplice obiettivo: da un lato, verificare se, ed eventualmente in che misura, il diritto romano possa ancora svolgere un ruolo nella (moderna) giurisprudenza di legittimità; dall'altro, valutare la concreta possibilità, prospettata da una parte della scienza giuridica, di ricorrere in Cassazione per impugnare una sentenza asseritamente contraria ai principi generali del diritto sanciti dall'art. 3 co. 2 delle Preleggi. L'analisi prende dunque le mosse dal contenuto delle singole decisioni della Cassazione, per poi passare all'esegesi dei frammenti di volta in volta richiamati; infine, si concluderà con un'operazione di sintesi volta a valutare, per ciascun caso, la coerenza (giuridica) del ragionamento analogico.

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La nascita dell’interpretazione di conferenza è strettamente legata a storici incontri diplomatici e ai congressi di istituzioni internazionali di grande rilievo. Tuttavia, oggi, nell’epoca della globalizzazione, ci si riunisce sempre più per la condivisione di conoscenze e per motivi personali, anche in contesti meno formalizzati. Sebbene, in quanto conferenza, le norme interazionali continuino a vincolare il meccanismo dei turni di parola, in tali circostanze tra l’oratore e chi lo ascolta si instaurano maggiore sintonia e attenzione reciproca attraverso molteplici mezzi comunicativi, verbali e non-verbali. Il presente studio, posizionandosi nella prospettiva dell’analisi discorsiva e della comunicazione multimodale, ha come obiettivo quello di verificare se la presenza dell’interprete modifichi la relazione interpersonale caratterizzata dal senso di reciprocità tra chi enuncia e chi ascolta, e se sì, quali siano le nuove dinamiche comunicative che emergono. A tal fine, sono stati reperiti filmati di nove conferenze con minor grado di formalità dove era previsto lo svolgimento dell’interpretazione consecutiva tra l’italiano e il cinese e, relativamente a questi, sono state eseguite dapprima due fasi di valutazione preliminare: la prima prevedeva la raccolta e l’analisi delle informazioni di base riguardanti lo svolgimento dei nove eventi e i relativi partecipanti; la seconda consisteva nell’esame contrastivo tra i sistemi linguistico-culturali italiano e cinese. In seguito all’acquisizione delle informazioni contestuali e circostanziali, si è proceduto all’analisi qualitativa dei casi di studio di interazione tra l’interprete e gli altri partecipanti. A tal fine, soni stati esaminati non solo gli interventi linguistici, ma anche le attività non-verbali. Nonostante la molteplicità delle dinamiche osservate, è stato possibile riconoscere una tendenza secondo cui l’interprete stabilisce relazioni di carattere dialogico sia con i partecipanti presenti sul palco, ovvero l’oratore e il moderatore, che con il pubblico presente agli eventi analizzati.

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Questo elaborato contiene studi riguardanti il benessere del suino pesante italiano ed in particolare si sofferma su alcuni aspetti particolarmente significativi per il miglioramento del benessere. Gli aspetti in esame hanno riguardato la percezione da parte del consumatore italiano del benessere in azienda; inoltre sono stati studiati gli effetti sul benessere di alcune caratteristiche dell'allevamento e di aspetti multifattoriali riguardanti il trasporto al macello. Alla luce dei lavori contenuti in questo lavoro, emerge come una revisione della normativa, anche considerando la categoria dei suini pesanti, possa migliorare notevolmente le loro condizioni di benessere. I consumatori italiani, infatti, hanno confermato di essere attenti e interessati al benessere animale, oltre che disposti a spendere di più per gli animali derivanti da pratiche innovative e più rispettose del benessere, come l'immunocastrazione. Un altro criterio importante, soprattutto in questa categoria di prodotti, è la disponibilità di spazio. Le nostre evidenze sperimentali dimostrano che garantire a questa categoria di suini requisiti di spazio superiori a quelli richiesti dalla normativa migliora il comportamento degli animali e i parametri di produzione. Infine, in termini di trasporto, lo studio da noi condotto ha permesso di identificare parametri da utilizzare come indicatori del livello di stress degli animali, risultando in una buona correlazione con i parametri di stress ematobiochimico. A conclusione di queste variegate esperienze di ricerca, si evidenzia quindi come investire in ulteriori impegni da parte del settore suinicolo, perseguendo l'obiettivo di ridurre al minimo gli stress a cui sono sottoposti i suini pesanti nel corso della loro vita, dall'adozione di tecniche di castrazione meno invasive, il miglioramento delle condizioni di allevamento e di trasporto, dovrebbe essere l'obiettivo comune di tutti i protagonisti della filiera, anche con l’obiettivo di ottenere un prodotto finale con un valore etico che soddisfi le aspettative implicite del consumatore.

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La presente ricerca affronta il tema delle esportazioni illecite e delle spoliazioni di opere d’arte attuate dai nazisti in Italia negli anni precedenti e durante la Seconda guerra mondiale. In particolare, all’interno di tale vasta questione, si è voluto far emergere il ruolo di Giorgio Castelfranco nella salvaguardia e tutela del patrimonio artistico italiano. Giorgio Castelfranco, funzionario di soprintendenza storico dell’arte, ha apportato il proprio contributo nella tutela del patrimonio grazie a diverse azioni da lui compiute durante la propria carriera. Contributo che si può far iniziare con i primi interventi di tutela, diremmo oggi, preventiva, come la compilazione del catalogo degli oggetti d’arte e degli elenchi dei monumenti, ma anche la salvaguardia delle bellezze naturali, compiuti negli anni Venti e Trenta del Novecento, presso le Soprintendenze della Puglia, dell’Umbria e della Toscana. Con l’emergenza della Guerra poi Castelfranco fu impegnato in una vera e propria opera di recupero e ricostruzione. Quest'ultima intesa non del solo patrimonio storico-artistico e monumentale, ma anche dell’amministrazione delle Belle Arti, a cui Castelfranco ha attivamente contribuito durante la reggenza della Direzione Generale sotto il Governo Badoglio. Inoltre, in occasione dei sopralluoghi ai depositi di opere d’arte toscani e durante la Missione per il recupero delle opere d’arte in Germania del 1946-1947, Castelfranco, grazie alle proprie competenze e all’esperienza maturata in decenni di attività professionale, ebbe l’occasione di dare il proprio fondamentale contributo all’individuazione e al recupero delle opere d’arte esportate illecitamente e trafugate dai nazisti.

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Il lavoro descritto in questo elaborato indaga la presenza dei tratti dell’italiano neostandard in un corpus di produzioni scolastiche scritte, con particolare attenzione all’uso di indicativo e congiuntivo nelle frasi completive. In particolare, delle tendenze di ristandardizzazione selezionate si osservano gli usi linguistici di alunni/e, le correzioni imposte dai/dalle docenti e le indicazioni delle grammatiche per la scuola; questa ricognizione permette di tracciare un quadro generale degli atteggiamenti della scuola nei confronti dei tratti del neostandard. La seconda parte dell’elaborato è dedicata a un’analisi dell’alternanza modale nelle subordinate completive; in primo luogo, si espone una revisione della letteratura sulla complementazione, sulla modalità e sul congiuntivo in italiano, con un focus particolare sulla sua recessione; in seguito, si procede all’analisi del fenomeno sulla base dei dati appositamente raccolti nelle scuole che hanno partecipato all'indagine. In secondo luogo, l’accettabilità dell’indicativo pro congiuntivo in testi scritti a scuola viene ulteriormente indagata tramite la somministrazione di un compito di correzione ai/alle docenti. L’ultima parte dell’elaborato accoglie un’analisi approfondita delle grammatiche per la scuola, la cui trattazione del congiuntivo è messa in relazione con le osservazioni della letteratura specialistica; ciò permette di completare il quadro riguardo agli atteggiamenti della scuola e di proporre riflessioni di natura glottodidattica.

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La presente tesi si concentra sulla tendenza, riscontrata nel panorama editoriale italiano, al repêchage e ritraduzione di letteratura fantastica angloamericana femminile. Il corpus di case studies individuati a tale scopo è costituito da una selezione di testi delle autrici Daphne du Maurier, Shirley Jackson e Angela Carter. Di ogni autrice si sono analizzati il romanzo e il racconto con più pubblicazioni editoriali fra lingua inglese e italiana. Di questi testi si sono esaminate le ritraduzioni italiane, che vanno dal 1958 al 2017, con particolare attenzione alle ritraduzioni degli anni Novanta e Duemila pubblicate dagli editori di cultura. Lo studio prende avvio da un apparato teorico sul problema della ritraduzione e sulle teorie formulate in merito alla letteratura fantastica femminile, coadiuvato da una ricerca all’interno dei cataloghi delle case editrici di cultura che hanno pubblicato le ritraduzioni in esame, confrontati con quelli di tre case editrici di riferimento per quanto riguarda il settore fantastico-gotico. Una seconda parte della ricerca è inoltre dedicata agli studi sulla ricezione e sul paratesto, come ulteriore strumento d’analisi del processo di repêchage editoriale quando coadiuvato dalla pratica ritraduttiva. L’apparato teorico è supportato da una ricerca qualitativa in merito all’evoluzione paratestuale dei testi selezionati e della ricezione degli stessi nel loro contesto originario e d’arrivo. La terza e ultima sezione della ricerca è dedicata all’analisi letteraria dei testi in esame. In questo contesto ha infine un suo spazio lo studio traduttologico contrastivo di una casistica di esempi linguistici tratti dai testi. A partire dall’osservazione delle parabole editoriali delle tre autrici, la presente ricerca si propone dunque di fornire uno sguardo d’insieme sul recente fenomeno del repêchage letterario di opere fantastiche femminili nel panorama editoriale italiano, e di investigare il ruolo e la portata socioculturale che la ritraduzione occupa all’interno di questo processo.

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Frame. Assessing the difficulty of source texts and parts thereof is important in CTIS, whether for research comparability, for didactic purposes or setting price differences in the market. In order to empirically measure it, Campbell & Hale (1999) and Campbell (2000) developed the Choice Network Analysis (CNA) framework. Basically, the CNA’s main hypothesis is that the more translation options (a group of) translators have to render a given source text stretch, the higher the difficulty of that text stretch will be. We will call this the CNA hypothesis. In a nutshell, this research project puts the CNA hypothesis to the test and studies whether it does actually measure difficulty. Data collection. Two groups of participants (n=29) of different profiles and from two universities in different countries had three translation tasks keylogged with Inputlog, and filled pre- and post-translation questionnaires. Participants translated from English (L2) into their L1s (Spanish or Italian), and worked—first in class and then at home—using their own computers, on texts ca. 800–1000 words long. Each text was translated in approximately equal halves in two 1-hour sessions, in three consecutive weeks. Only the parts translated at home were considered in the study. Results. A very different picture emerged from data than that which the CNA hypothesis might predict: there was no prevalence of disfluent task segments when there were many translation options, nor was a prevalence of fluent task segments associated to fewer translation options. Indeed, there was no correlation between the number of translation options (many and few) and behavioral fluency. Additionally, there was no correlation between pauses and both behavioral fluency and typing speed. The discussed theoretical flaws and the empirical evidence lead to the conclusion that the CNA framework does not and cannot measure text and translation difficulty.