55 resultados para Strategia


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La presente tesi rappresenta il primo studio dedicato all’interpretazione simultanea dal polacco all’italiano. La presente ricerca cerca di identificare il modo in cui interpreti di comprovata esperienza gestiscono alcune difficoltà tipiche della sintassi polacca fortemente divergenti da quella italiana. La scelta di studiare le catene nominali deriva dal confronto di quanto emerso dalle indagini sulla linguistica contrastiva con un’inchiesta tra gli interpreti accreditati presso le istituzioni europee per quella combinazione. Il primo capitolo è dedicato ad una panoramica sui contatti passati e presenti tra l’Italia e la Polonia e ad una riflessione sulla lingua polacca in chiave contrastiva con l’italiano. Il secondo capitolo si concentra sulla ricerca nell’ambito dell’interpretazione simultanea, in particolare sugli studi contrastivi e sulla discussione delle strategie usate dagli interpreti. Il terzo capitolo approfondisce il contesto di questo studio ovvero le istituzioni europee, il il multilinguismo e il regime linguistico al Parlamento Europeo. Il quarto capitolo include l’indagine del lavoro, condotta su un ampio corpus di dati. Sono stati infatti trascritti e analizzati tutti gli interventi tenuti in lingua polacca in occasione delle sedute parlamentari a Strasburgo e a Bruxelles del 2011 e del primo semestre 2009 e le relative interppretazioni in italiano (per un totale di oltre 9 ore di parlato per lingua). Dall’analisi è risultato che l’interprete nella maggior parte dei casi cerca, nonostante la velocità d’eloquio dell’oratore, di riprodurre fedelmente il messaggio. Tuttavia, qualora questo non risulti possibile, si è notato come gli interpreti ricorrano in maniera consapevole all’omissione di quelle informazioni desumibili o dal contesto o dalle conoscenze pregresse dell’ascoltatore. Di conseguenza la riduzione non rappresenta una strategia di emergenza ma una risorsa da applicare consapevolmente per superare le difficoltà poste da lunghe sequenze di sostantivi.

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L’osteomielite associata all’impianto è un processo infettivo a carico del tessuto osseo spesso accompagnato dalla distruzione dell’osso stesso. La patogenesi delle osteomieliti associate all’impianto si basa su due concetti fondamentali: l’internalizzazione del patogeno all’interno degli osteoblasti e la capacità dei batteri di formare il biofilm. Entrambi i meccanismi consentono infatti di prevenire l’eliminazione del batterio da parte delle difese immunitarie dell’ospite e di ostacolare l’azione della maggior parte degli antibiotici (che non penetrano e non agiscono pertanto su microrganismi intracellulari), così sostenendo ed alimentando l’infezione. Il saggio di invasione messo a punto su micropiastra ha consentito di investigare in modo approfondito e dettagliato il ruolo ed il peso dell’internalizzazione nella patogenesi delle infezioni ortopediche peri-protesiche causate da S. aureus, S. epidermidis, S. lugdunensis ed E. faecalis. Lo studio ha evidenziato che l’invasione delle cellule MG-63 non rappresenta un meccanismo patogenetico delle infezioni ortopediche associate all’impianto causate da S. epidermidis, S. lugdunensis ed E. faecalis; al contrario, in S. aureus la spiccata capacità invasiva rappresenta un’abile strategia patogenetica che consente al patogeno di sfuggire alla terapia sistemica e alla risposta immunitaria dell’ospite. È stato studiato inoltre il ruolo dell’immunità innata nella difesa contro il biofilm batterico. In seguito all’incubazione del biofilm opsonizzato di S. epidermidis con i PMN è stato possibile osservare la formazione delle NETs. Le NETs rappresentano ottime armi nella difesa contro il biofilm batterico, infatti le trappole sono in grado di limitare la diffusione batterica e quindi di confinare l’infezione. La comprensione del ruolo dell’internalizzazione nella patogenesi delle osteomieliti associate all’impianto e lo studio della risposta immunitaria innata a questo tipo di infezioni, spesso caratterizzate dalla presenza di biofilm, sono presupposti per identificare e affinare le migliori strategie terapeutiche necessarie ad eradicare l'infezione.

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La tesi si occupa di analizzare la produzione narrativa della scrittrice messicana di frontiera Cristina Rivera Garza. In particolare, si pone l'accento sull'uso della strategia dell'intertestualità. A partire dalle fondamentali teorie classiche di Julia Kristeva, Gérard Genette e molti altri, lo scopo è quello di proporre un nuovo modello interpretativo che possa considerare la peculiarità della letteratura ispano-americana e inglobare la particolarità della proposta narrativa della scrittrice in oggetto. Attraverso l'innovativo studio di Roberto González Echevarría, l'obiettivo è quello di analizzare non solo i rapporti che si stabiliscono tra opere che appartengono al sistema della letteratura, ma anche i produttivi rapporti che si stabiliscono fra testi letterari e testi che non appartengono al sistema della letteratura. In particolare si analizza: a) le relazioni tra Storia e narrazione nel romanzo storico messicano tra XX e XXI secolo; b) le relazioni tra cronaca (considerata come genere tout court e come insieme di notizie giornalistiche) e narrazione nel romanzo poliziesco messicano contemporaneo.

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Il settore suinicolo ricopre un ruolo rilevante nel contesto nazionale, con ricadute economiche e sociali di primaria importanza in varie regioni. Tuttavia da alcuni anni il settore si trova in crisi a causa dell’instabilità dei mercati internazionali, dello scarso coordinamento tra gli attori della filiera, della progressiva riduzione della redditività dei prodotti trasformati a Denominazione di Origine, della mancata valorizzazione dei tagli di carne fresca, nonché della difficoltà di aggredire i mercati esteri. Altre criticità riguardano la distribuzione del valore lungo la filiera e la scarsa efficacia delle politiche di coordinamento finora adottate. L'obiettivo della ricerca è quello di identificare gli elementi che possono garantire maggiore equilibrio di potere negoziale tra allevatori suinicoli e macellatori rispetto alla situazione attuale: verificati gli elementi critici che caratterizzano la relazione commerciale tra allevatori e macellatori, si avanzano alcune proposte operative utili al superamento delle fratture tra la componente agricola e quella dei macelli in Emilia Romagna. La struttura della tesi è la seguente: (capitolo 1) si descrive il quadro economico del settore suinicolo a livello internazionale e nazionale. Successivamente (capitolo 2) si passano in rassegna le teorie economiche utili a comprendere le ragioni alla base del malfunzionamento dei rapporti tra gli attori della filiera agroalimentare, mentre nel terzo capitolo è richiamato il quadro normativo comunitario, nazionale e regionale all’interno del quale tali relazioni si configurano. Nel quarto capitolo si elabora un modello interpretativo al fine di spiegare le fratture che oggi contraddistinguono le relazioni in essere tra gli attori della filiera: il “modello delle fratture”. Alla luce di questa concettualizzazione è stata svolta un’indagine diretta svolta presso gli operatori aderenti all’Organizzazione Interprofessionale del Gran Suino Italiano, i cui risultati hanno consentito di valutare l’efficacia del modello interpretativo e di fornire indicazioni migliorative della strategia di governance delle relazioni tra allevatori e macellatori.

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La fistola anastomotica è una delle complicanze più temute nella chirurgia colo-rettale. Le anastomosi colo-rettali basse , le colo-anali e le pouch anali hanno un rischio più elevato di sviluppare una fistola anastomotica . La terapia endoluminale a pressione negativa (Endosponge®) è stata proposta come strategia di trattamento, tuttavia, la tempistica migliore in cui attuare la procedura rimane ancora poco definita. Lo scopo dello studio è confrontare i risultati ottenuti con l'Endosponge® come trattamento di prima linea rispetto a quelli in cui è stato applicato a seguito del fallimento di ulteriori trattamenti. Lo studio retrospettivo monocentrico ha incluso pazienti con fistola anastomotica trattati con Endosponge® in un periodo di tempo compreso tra novembre 2019 e novembre 2022. L'Endosponge® è stato applicato come prima linea o come salvataggio. Il dispositivo è stato applicato nella sede della deiscenza e periodicamente sostituito fino alla guarigione. La risoluzione del leak anastomotico è stata confermata con esame endoscopico. Dei 25 pazienti inclusi, 9 sono stati sottoposti a Endosponge® come trattamento di prima linea, mentre 16 sono stati sottoposti a Endosponge® di salvataggio. La deiscenza anastomotica è stata diagnosticata dopo un intervallo di tempo mediano di 14 giorni (range 10-413) nel primo gruppo e di 38 giorni (range 11-362) nel secondo (p=0,82). L'Endosponge® è stato applicato dopo 7 giorni (range 1-60) dalla diagnosi di fistola anastomotica nel primo gruppo e dopo 76 giorni (range 6-780) nel secondo gruppo (p=0,058). La risoluzione della fistola anastomotica è stata ottenuta in una percentuale di casi maggiore nel primo gruppo rispetto al secondo 88,9% vs 37,6% (p =0,033). Lo studio conferma l'efficacia dell'Endosponge® nel trattamento delle fistole anastomotiche colorettali basse quando utilizzato precocemente e come trattamento di prima linea.

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L'inibizione del complesso respiratorio I (CI) è una strategia antitumorale emergente, sebbene la specificità e l’efficacia di nuovi farmaci restino poco investigate. La generazione di modelli cellulari tumorali nulli per il CI rivela la specificità di EVP 4593 e BAY 872243 nell’indurre gli effetti antiproliferativi non associati all’apoptosi, selettivamente via CI, riducendo eventuali effetti collaterali. Studi preliminari in vivo evidenziano un rallentamento della crescita tumorale negli animali trattati con EVP 4593, il quale emerge come l’inibitore più potente. Per il suo ruolo nella riprogrammazione metabolica, e la sua elevata frequenza di mutazioni nelle neoplasie umane, sono stati investigati i potenziali meccanismi di adattamento alla terapia anti-CI sulla base dello stato mutazionale di TP53. L’auxotrofia da aspartato, un hallmark metabolico delle cellule tumorali con un danno al CI, causa un blocco della sintesi proteica mTORC1-dipendente nelle linee cellulari con una p53 mutata o nulla, inducendo un collasso metabolico. Viceversa, l'attivazione del sensore energetico AMPK promuove un recupero parziale della sintesi di aspartato in linee cellulari con la forma wild type di P53, che è in grado di sostenere una migliore anaplerosi attraverso SCO2, fattore di assemblaggio del complesso respiratorio IV. Al fine di traslare questi risultati in un modello preclinico, si è ottimizzato l’ottenimento di colture di tumori umani espiantati tramite il bioreattore U-CUP. Il modello scelto è stato quello di carcinoma sieroso ad alto grado dell’ovaio (HGSOC), a partire da tessuto congelato, per l’elevata frequenza di mutazioni driver in TP53. I tessuti congelati preservano l'eterogeneità delle componenti cellulari del tessuto di origine e sono caratterizzati da cellule in attiva proliferazione senza attivazione di apoptosi. Dati preliminari mostrano un trend di riduzione dell’area tumorale nei tessuti trattati con EVP 4593 e supportano l’utilizzo del modello preclinico nello studio di nuovi inibitori del CI sfruttando materiale primario di pazienti oncologici.

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La presente tesi di dottorato si propone di ricostruire criticamente la riflessione postcoloniale sullo spazio, riconoscendo nella critica postcoloniale l’introduzione di una fondamentale interrogazione degli spazi che sviluppa cartografie concettuali originali. Il lavoro si concentra sulla duplice operazione svolta dagli studi postcoloniali rispetto al tema degli spazi, riguardando, da una parte, le istanze critiche volte a condannare e contraddire le diverse spazialità del dominio coloniale; dall’altra, elaborando in risposta delle alternative concettuali forti, tali da offrire nuove immagini e strumenti per ripensare in modo abilitante gli spazi politici per il presente globale. Rispecchiando questo duplice indirizzo, la tesi si divide in due parti, precedute da un capitolo introduttivo, volto a presentare una strategia di fondo del pensiero postcoloniale sugli spazi, quella di un "entanglement" atto a ingarbugliare produttivamente fra loro le spazialità sottoposte a divisione e segregazione da parte del dominio coloniale (capitolo 1). A seguire, una pars destruens indaga la contestazione postcoloniale di specifiche spazialità coloniali, (capitolo 2); e discute la critica postcoloniale mossa alla geografia e alla cartografia moderne, in quanto strumenti di potere/sapere coloniale, atti alla costruzione di uno spazio globale strutturalmente asimmetrico, a cui consegue però, da parte postcoloniale, l’elaborazione di contro-cartografie critiche (capitolo 3). Segue una pars construens, dedicata a due concetti-chiave della riflessione postcoloniale sullo spazio, ovvero il pianeta, indagato come “sovrascrittura del globo”, la riflessione sul quale inoltre si fa occasione, da parte del pensiero postcoloniale, per intercettare istanze ecologiche urgenti e, insieme, riflettere sul problema del cosmopolitismo (capitolo 4); e il confine, la cui ricca e complessa ri-significazione in una prospettiva postcoloniale viene qui ricostruita nelle sue molte dimensioni (capitolo 5). Seguono delle conclusioni a fare un riassunto e un bilancio degli argomenti così ripercorsi, mettendo in luce in particolare i temi della dislocazione, della diaspora e della traduzione.

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Il patrimonio residenziale italiano ammonta a 12,2 milioni di edifici, di cui il 57,5% ha più di 50 anni ed è stato costruito in assenza di normative specifiche, in termini di sicurezza sismica, resistenza al fuoco, efficienza energetica e accessibilità, e manifesta un’avanzata obsolescenza. Agire su questo patrimonio significa operare tramite le due macro categorie di intervento: demolizione/ricostruzione o riqualificazione energetica. Questa ricerca dottorale vuole indagare la demolizione/ricostruzione di comparti urbani periferici, costruiti tra 1945-1965, quale strategia di rigenerazione urbana, integrandola in un modello edilizio basato sui criteri dell’economia circolare. Vengono definite le caratteristiche costruttive e i principi di questo modello di progettazione ecosistemica, denominato Integrho, che coniuga i criteri di ecodesign nel ciclo di vita (Building in Layers, Design for Disassembly e il Design out Waste) con quelli di bioclimaticità e di adattabilità funzionale. Il lavoro è stato improntato secondo due livelli gerarchici, scala urbana e scala edilizia, tra loro correlate mediante quella intermedia dell’isolato, al fine di ottenere un obiettivo di natura metodologica: definire uno strumento di supporto decisionale, capace di indirizzare tra le categorie di intervento attraverso parametri oggettivi, valutati con analisi comparative speditive. Tale metodologia viene applicata al contesto di Bologna, e si fonda sulla creazione di un’approfondita base conoscitiva attraverso la catalogazione delle 8.209 pratiche edilizie di nuova costruzione presentate tra 1945 e il 1965. Tale strumento georeferenziato, contenente informazioni tipologiche, costruttive ecc., è impiegato per valutare in modo quantitativo e speditivo i consumi energetici, i materiali incorporati, gli impatti ambientali e i costi economici dei differenti scenari di intervento nel ciclo di vita. Infine, l’applicazione del modello edilizio Integrho e del paradigma Ri-Costruire per Ri-Generare ad uno degli isolati periferici selezionati, è impiegata come esemplificazione dell’intero processo, dalla fase conoscitiva a quella strumentale, al fine di verificarne l’attendibilità e l’applicabilità su larga scala.

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Introduzione Nel 2014 è stato proposto un protocollo di studio riguardante la sorveglianza delle lesioni cistiche del pancreas (intese come IPMN) e denominato PACYFIC Study. Obiettivi Obiettivo primario era di stabilire l’impatto di un programma di sorveglianza in termini di pazienti arruolati e pazienti con indicazione chirurgica. Obiettivi secondari erano: 1) stabilire l’impatto dei fattori demografici, clinici, radiologici e della strategia di sorveglianza sull’indicazione chirurgica, sulla capacità individuare le lesioni maligne, sulla sopravvivenza. Materiali e Metodi Lo studio su cui si è basata la raccolta dei dati è uno studio di tipo prospettico, di coorte, multicentrico, internazionale. Lo studio ha incluso gli individui con una IPMN, di nuova o pregressa diagnosi, che giustifichi una sorveglianza o il trattamento chirurgico. I dati clinici, demografici, radiologici e chirurgici sono stati raccolti in un database prospettico. Le variabili discrete sono state espresse come frequenza e percentuale. Le continue come medie e deviazioni standard o mediane e range interquartile (IQR). Per l’analisi statistica sono stati utilizzati il test di Fischer, il test del Chi quadro, il test di Spearman, il test di Student. L’analisi multivariata è stata eseguita utilizzando la regressione logistica espressa come Odds Ratio e intervallo di confidenza al 95 %. Per la sopravvivenza è stato utilizzato il metodo di Kaplan-Meier. L’analisi multivariata sulle sopravvivenze è stata eseguita mediante la regressione di Cox. Risultati Il protocollo di sorveglianza ha permesso l'arruolamento di 516 pazienti. 53 pazienti hanno raggiunto l'indicazione chirurgica. La sopravvivenza globale della coorte è stata di 326.8± 9.1 mesi. I fattori predittivi la sopravvivenza sono risultati età (OR 1.07, P-value<0.001), sesso (OR 1.82, P-value=0.006), ittero, noduli murali (OR 4.84, P-value=0.018 e OR 2.19, P-value=0.016), chirurgia (OR 0.46, P-value 0.038). Conclusioni L'introduzione del protocollo di sorveglianza ha portato ad un aumento di identificazione di lesioni e ha avuto impatto sulla sopravvivenza

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Questo studio si concentra sull'ischemia critica cronica dell'arto inferiore (CLTI), una patologia globale con gravi complicanze e impatto sociale elevato. Recentemente, la "Medial Artery Calcification" (MAC) è emersa come fattore prognostico significativo nei pazienti con CLTI e malattia grave dei vasi del piede, ma le informazioni sono principalmente retrospettive. Questa tesi esplora la relazione tra MAC e CLTI in tre sezioni. Nella sezione clinica, 248 pazienti sono stati divisi in gruppi MAC per valutare l'impatto prospettico sulla guarigione e sul salvataggio dell'arto. Nella sezione isto-patologica, campioni arteriosi di 26 pazienti sottoposti ad amputazione maggiore sono stati analizzati per comprendere la relazione tra MAC, aterosclerosi e occlusione vascolare. Nella sezione di arterializzazione, 16 pazienti sottoposti all'arterializzazione delle vene del piede (AVP) sono stati esaminati per valutare i risultati clinici prospettici. I risultati della sezione clinica indicano che la presenza di MAC severa è associata a risultati clinici peggiori nei pazienti affetti da CLTI. L'analisi isto-patologica mostra una prevalenza elevata di MAC rispetto all'aterosclerosi, con una associazione importante tra MAC e iperplasia intimale. L'AVP presenta risultati promettenti nei pazienti affetti da CLTI. In conclusione, la MAC influisce sui risultati clinici della CLTI, e l'AVP potrebbe essere una strategia efficace di trattamento.