2 resultados para Gran Vía Carles III (Barcelona)

em Université de Lausanne, Switzerland


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The brain-spliced isoform of Myosin Va (BR-MyoVa) plays an important role in the transport of dense core secretory granules (SGs) to the plasma membrane in hormone and neuropeptide-producing cells. The molecular composition of the protein complex that recruits BR-MyoVa to SGs and regulates its function has not been identified to date. We have identified interaction between SG-associated proteins granuphilin-a/b (Gran-a/b), BR-MyoVa and Rab27a, a member of the Rab family of GTPases. Gran-a/b-BR-MyoVa interaction is direct, involves regions downstream of the Rab27-binding domain, and the C-terminal part of Gran-a determines exon specificity. MyoVa and Gran-a/b are partially colocalised on SGs and disruption of Gran-a/b-BR-MyoVa binding results in a perinuclear accumulation of SGs which augments nutrient-stimulated hormone secretion in pancreatic beta-cells. These results indicate the existence of at least another binding partner of BR-MyoVa that was identified as rabphilin-3A (Rph-3A). BR-MyoVa-Rph-3A interaction is also direct and enhanced when secretion is activated. The BR-MyoVa-Rph-3A and BR-MyoVa-Gran-a/b complexes are linked to a different subset of SGs, and simultaneous inhibition of these complexes nearly completely blocks stimulated hormone release. This study demonstrates that multiple binding partners of BR-MyoVa regulate SG transport, and this molecular mechanism is universally used by neuronal, endocrine and neuroendocrine cells.

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Il lungo e complesso itinerario narrativo di Luigi Meneghello è ben rappresentato dalle migliaia di documenti che compongono il suo Archivio, oggi conservati in varie sedi pubbliche: il Centro Manoscritti dell'Università di Pavia (che ha acquisito la parte più abbondante e notevole delle carte, a partire dal 1983 e grazie soprattutto al lungimirante intervento di Maria Corti) la Biblioteca dell'Università di Reading, il Museo Casabianca di Malo e l''Archivio di Scrittori Vicentini della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. Il presente lavoro è il frutto di una ricerca che si è sviluppata in due direzioni strettamente interrelate: la prima parte, di taglio storico-archivistico, riguarda il Fondo Meneghello di Pavia, anche in relazione all'intero Archivio dello scrittore; la seconda parte analizza filologicamente e criticamente il caso specifico della genesi di una delle sue opere maggiori, Pomo pero (Rizzoli, 1974), rivelando e indagando una fitta rete di connessioni nell'intera produzione narrativa. Più nel dettaglio, nel primo capitolo del lavoro (L'ARCHIVIO DI LUIGI MENEGHELLO, pp. 1-92) ho cercato di delineare il quadro complessivo dell'Archivio, segnalando i dati dei diversi Fondi sparsi, per poi concentrare l'attenzione sul Fondo pavese. Di questo Fondo ho tracciato brevemente la storia, fornendo un quadro molto dettagliato delle carte conservate, carte che ho provveduto integralmente a catalogare. La schedatura si trova alle pp. 29-92 ed è divisa in due sezioni: la prima è relativa ai materiali donati dall'autore in vita (a partire dal 1983/4 sino al 2001, per un totale di 36000 documenti); la seconda comprende i conferimenti postumi. Alle pp. 29-33 della tesi ho chiarito preliminarmente i criteri di ordinamento adottati, in gran parte dedotti dalle indicazioni e dalle linee guida del progetto Archivi Letterari Lombardi del Novecento, a cura di Simone Albonico. Il secondo capitolo (UN CASO DI FILOLOGIA D'ARCHIVIO: LA GENESI DI POMO PERO, pp. 93-166) si occupa dell'elaborata vicenda compositiva di Pomo pero, terzo romanzo, e altro scomparto dell'epopea maladense che segue al primo Libera nos a malo, ma anche se ne differenzia per tratti e tonalità non irrilevanti (in Appendice si fornisce trascrizione del testo con indici topografici e cronologici). Ho cercato di seguirne per tappe la formazione alla luce delle numerose testimonianze dell'Archivio, partendo dai primi materiali ancora rintracciabili tra le carte di Libera nos a malo, e individuando progressivamente il filo intricato dell'elaborazione testuale, tra frequenti intrecci con le altre opere e continui ripensamenti e rielaborazioni, dunque in un percorso complessivo che dal 1962 (dunque a monte dell'uscita di Libera nos a malo) va sino al 1974, a ridosso della stampa. Sono emersi anche progetti totalmente sconosciuti di testi inediti, collocabili nel fertile periodo della metà degli anni Sessanta, che conducono alla suggestiva ipotesi di un "cantiere unico" di elaborazione testuale (cfr. cap. III «CONCLUSIONI PROVVISORIE». TRA I PROGETTI DEGLI ANNI SESSANTA; L'ESPEDIENTE DEL FRATELLO; L'IPOTESI DEL CANTIERE UNICO, pp. 167-186).