13 resultados para Festes-Barcelona-S.XVII
em Université de Lausanne, Switzerland
Resumo:
Background and Aims: To protect the population from environmental tobacco smoke (ETS) Switzerland introduced a nationwide rather heterogeneous smoking ban in May 2010. The exposure situation of non-smoking hospitality workers before and after implementation of the new law is being assessed in a prospective cohort study. Methods: Exposure to ETS was measured using a novel method developed by the Institute for Work and Health in Lausanne. It is a passive sampler called MoNIC (Monitor of NICotine). The nicotine of the ETS is fixed onto a filter and transformed into salt of not volatile nicotine. Subsequently the number of passively smoked cigarettes is calculated. Badges were placed at the workplace as well as distributed to the participants for personal measuring. Additionally a salivary sample was taken to determine nicotine concentration. Results: At baseline Spearman's correlation between workplace and personal badge was 0.47. The average cigarette equivalents per day at the workplace obtained by badge significantly dropped from 5.1 (95%- CI: 2.4 to 7.9) at baseline to 0.3 (0.2 to 0.4) at first follow-up (n=29) three months later (p<0.001). For personal badges the number of passively smoked cigarettes declined from 1.5 (2.7 to 0.4) per day to 0.5 (0.3 to 0.8) (n=16).Salivary nicotine concentration in a subset of 13 participants who had worked on the day prior to the examination was 2.63 ng/ml before and 1.53 ng/ml after the ban (p=0.04). Spearman's correlation of salivary nicotine was 0.56 with workplace badge and 0.79 with personal badge concentrations. Conclusions: Workplace measurements clearly reflect the smoking regulation in a venue. The MoNIC badge proves to be a sensitive measuring device to determine personal ETS exposure and it is a demonstrative measure for communication with lay audiences and study participants as the number of passively smoked cigarettes is an easily conceivable result.
Resumo:
Nella mia tesi di dottorato mi concentro sul poema di Lucrezia Marinelli, L'Enrico, ovvero Bisanzio acquistato, pubblicato a Venezia nel 1635, indagando le strategie messe in atto dall'autrice per rivisitare il genere epico in un'ottica di riscatto femminile. Rispetto al canone epico e, in particolare, al modello di riferimento - la Gerusalemme liberata del Tasso - le vicende nodali sono, infatti, riscritte da un punto di vista chiaramente femminile. Pur occupandomi principalmente dell'opera di Marinelli, in alcuni casi nel corso del mio lavoro propongo dei confronti con altri poemi epici e cavallereschi prodotti da donne - in particolare I tredici canti del Floridoro di Moderata Fonte (1581) - volti a mostrare come le scrittrici avessero degli intenti comuni, dialogando in maniera critica con i modelli maschili da cui, tuttavia, traggono ispirazione. Nei primi capitoli del mio lavoro prendo in esame alcuni personaggi tradizionali dell'epica (le guerriere, la maga, ...) presenti ne L'Enrico e ne ripercorro gli episodi topici (le sortite notturne, l'eroe sull'isola, ...) dimostrando come, pur inserendosi coerentemente nel genere epico, siano caratterizzati in modo sostanzialmente diverso rispetto alla precedente tradizione maschile. Il primo capitolo si concentra sulle figure di guerriere, le quali presentano - rispetto ai precedenti modelli - differenze notevoli: non si lasciano coinvolgere in vicende amorose e non finiscono per essere sottomesse o uccise da un uomo, mantenendo così coerentemente intatti i valori di forza e indipendenza. Neppure la maga sull'isola - presa in esame nel capitolo dedicato alle Altre figure di donne idealizzate - è coinvolta in vicende sentimentali o caratterizzata sensualmente. L'autrice la rappresenta, non alla stregua di una tentatrice al servizio delle forze del male, ma come una donna colta, casta e disposta ad aiutare il cavaliere naufragato sulla sua isola. Nello stesso capitolo sono indagate anche altre figure femminili idealizzate, per taluni aspetti meno innovative, ma ugualmente interessanti: la Vergine, la personificazione di Venezia e la Musa. Queste rappresentazioni dal carattere iconico, presentano, infatti, diverse caratteristiche in comune con i personaggi più attivi del poema, le guerriere e la maga. Il capitolo Delle pene e delle tragedie amorose è dedicato all'amore e ai suoi esiti tragici. Le figure di donna coinvolte sono le madri, le mogli e Idillia, in cui è riconoscibile il personaggio topico della "damigella in difficoltà". Queste protagoniste, destinate a soffrire perché abbandonate dall'uomo che amano - il quale sente più forte il richiamo della guerra rispetto a quello dell'amore - servono da exempla, dimostrando che attaccamento affettivo e dipendenza conducono inesorabilmente all'infelicità. Rispetto al canone epico Marinelli riscatta alcune figure femminili, permettendo alle sue guerriere di prendersi la rivincita, vendicando la morte di eroine quali Camilla e Clorinda. Conseguentemente, alcuni guerrieri sono destinati a morire per mano di una donna. Nel quarto capitolo, mi concentro proprio su La sconfitta degli eroi, mettendo in luce come l'autrice proponga una sua personale regola del contrappasso, volta a cambiare (e addirittura invertire) le sorti dei personaggi che animano il suo poema. Questi aspetti risultano essere ancora più significativi se confrontati con l'opera - data alle stampe per la prima volta nel 1600 - intitolata Nobiltà et eccellenza delle donne. In questo trattato Marinelli sosteneva la superiorità del genere femminile su quello maschile. Alcune delle posizioni assunte nello scritto giovanile sono confermate dai personaggi e dalle vicende che animano l'Enrico. Confronti puntuali fra trattato e poema epico sono effettuati nell'ultimo capitolo del mio lavoro, sottolineando come fra le due opere vi siano delle affinità volte a confermare l'eccellenza delle donne.
Resumo:
0211-33251252869http://www.revistaquimera.com/index2.php