72 resultados para Bajorrelieve romano

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Introduzione : Plinio il Giovane erogò una somma di denaro per costruire una biblioteca e assicurarne il funzionamento. Una cittadina donò al Municipio di Balerna due case di appartamenti con lo scopo di mantenervi pigioni moderate e di mettere i vani a disposizione quale abitazione primaria per la popolazione del Comune. Questi due esempi illustrano casi di donazioni gravate da un onere. Da essi si evince che la donazione modale consta di due elementi: un dono e una finalità posta allo stesso. Una tale donazione esemplifica l'idea di alterità dell'unità, come Giano - dio del Pantheon romano - il quale è rappresentato con due volti, che gli permettevano di vedere il passato e di scrutare il futuro. Così, il presente lavoro - anch'esso paradigma dell'alterità dell'unità - si prefigge lo scopo di creare un ponte tra il passato e il potenziale futuro, sulla scorta anche di testi filosofici e letterari, senza tacere la sua dimensione giuridica. Un'invocazione a Giano si giustifica: anche Seneca, nel suo canzonatorio poema sulla trasformazione in zucca dell'imperatore Claudio - l'Apocolocintosi - narra che il dio patrocinò l'interessato, siccome abile oratore e aduso all'arte forense poiché i suoi due volti indicano in senso metaforico - e ironico - la capacità di esaminare le questioni sotto tutti i loro aspetti. Ciò posto, giovi considerare che la donazione modale è costituita di due scorciatoie cognitive che espongono la sua alterità: l'una, il dono, rimanda all'idea di gratuità, di benevolenza, di amicizia, di reciprocità; l'altra, l'onere, riconduce all'onerosità, allo scambio, al contratto, alla commutatività. Così, per enucleare l'unità della donazione gravata da un onere occorre chinarsi sulla sua alterità e percorrere i cammini che essa propone: la gratuità e l'onerosità, per poi ridurre gli esiti nell'unitarietà dell'istituto. Il presente lavoro vaglia invero la donazione modale. Esso è nondimeno condito di riflessioni più generali inerenti alla teoria dei contratti e alla filosofia del diritto, in una digressione temporale che dal diritto romano porta al diritto svizzero, passando per alcuni glossatori e umanisti e, anche, attraverso alcune legislazioni regionali del XIX secolo. Donde un lavoro che, in ultima analisi, abbraccia più tematiche, suddivise come esposto in appresso. Il primo capitolo, di introduzione al tema, è un compendio della terminologia latina del dono, ottenuto individuando esempi addotti dalle fonti giuridiche e fatti narrati da scrittori latini. Dacché la legge si palesa mediante uno scritto insieme di segni che esprimono concetti - mi è parso opportuno soffermarmi sulle sfaccettature linguistiche del "dono". La società romana era tributaria di molteplici rapporti di amicizia, i cui contenuti hanno poi dato adito ai cosiddetti contratti gratuiti. A Roma, la gratuità era un concetto bicefalo. Esisteva una gratuità propriamente detta e una gratuità qualificata di lucrativa. L'una escludeva l'altra. Esse godevano di un campo d'applicazione autonomo e indipendente. Queste due nozioni sono l'oggetto del secondo capitolo. Dato che la donazione modale è una commistione tra gratuità e onerosità, dopo aver esposto i criteri della gratuità, il terzo capitolo si incentra sull'analisi del modus testamentario e del concetto di donazione remuneratoria. Lungo le pagine del quarto capitolo, preludio al nucleo stesso della tesi, si tratteggia lo sviluppo giuridico della donazione nel diritto romano: da causa di atti a contratto indipendente. Dopo avere tracciato i contorni degli elementi che si fondono nel concetto di donazione gravata da un onere (dono, gratuità, onerosità), il quinto capitolo contiene la base del presente studio: l'analisi della donazione modale. Assemblando i risultati emersi nei capitoli precedenti, si definisce e si delimita questo istituto, si elabora la sua maturazione storica e concettuale. L'incedere della tesi, in ambito svizzero, segue quasi pedissequamente la struttura romanistica del primo titolo. Dopo una presentazione di alcune legislazioni del XIX secolo, nel preludio, il secondo capitolo si concentra sulla nozione di gratuità, quale può essere estrapolata dal Codice civile, dal Codice delle obbligazioni e dalla Legge federale sulla esecuzione e sul fallimento. Il terzo capitolo tratta dell'onerosità, limitata al Codice civile e, principalmente, all'onere successorio. La tesi si chiude, nel quarto capitolo, con una digressione sulla donazione gravata da un onere nel diritto svizzero. In questo lavoro i quesiti di fondo, cui si cerca di fornire una risposta, riguardano la natura e la struttura dell'istituto in esame: di che tipo di contratto si tratta? È gratuito, lucrativo o oneroso? Come risponde il donatario inadempiente? Permettetemi un'avvertenza preliminare: i testi letterari, giuridici e filosofici su cui poggia il primo titolo sono vecchi di un paio di millenni, e, prima di giungere nelle nostre biblioteche e nelle nostre case, hanno subito un percorso tortuoso. Alcuni sono stati alterati, altri modificati. Errori di trascrizione si sommano ad adeguamenti alle nuove realtà storiche. Ciò premesso, i testi letterari e filosofici sono presentati nelle versioni indicate nelle pagine della bibliografia e non sono stati l'oggetto di particolari attenzioni interpolazionistiche, critiche che affiorano tuttavia per i frammenti giuridici più interessanti per il presente lavoro.

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There are many paths to reach Rome, immense field open to the eye through the centuries and days, where the presence of the story is haunting. All the artists came to Rome: Italians of various Italian and also French, Dutch, Flemish, Spanish, English and Americans. These painters whose works tell its long history for having lived in the glare of light forever are the Roman pantheon of arts: what are all the anonymous authors of the frescoes of ancient Rome and medieval, but Fabriano, Cimabue , Giotto, Botticelli, Raphael, Giulio Romano, Michelangelo, Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Titian, Vasari, Velasquez, Le Nain, Poussin, Zuccari, Van Wittel, Eckersberg, Giraudet, David, Panini, Hubert Robert, Reynolds, Fuseli, Ingres, Sargent, Caffi, Vernet, Turner, Corot, Caffi, De Chirico, etc..

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BACKGROUND: Immunotherapy offers a promising novel approach for the treatment of cancer and both adoptive T-cell transfer and immune modulation lead to regression of advanced melanoma. However, the potential synergy between these two strategies remains unclear. METHODS: We investigated in 12 patients with advanced stage IV melanoma the effect of multiple MART-1 analog peptide vaccinations with (n = 6) or without (n = 6) IMP321 (LAG-3Ig fusion protein) as an adjuvant in combination with lymphodepleting chemotherapy and adoptive transfer of autologous PBMCs at day (D) 0 (Trial registration No: NCT00324623). All patients were selected on the basis of ex vivo detectable MART-1-specific CD8 T-cell responses and immunized at D0, 8, 15, 22, 28, 52, and 74 post-reinfusion. RESULTS: After immunization, a significant expansion of MART-1-specific CD8 T cells was measured in 83% (n = 5/6) and 17% (n = 1/6) of patients from the IMP321 and control groups, respectively (P < 0.02). Compared to the control group, the mean fold increase of MART-1-specific CD8 T cells in the IMP321 group was respectively >2-, >4- and >6-fold higher at D15, D30 and D60 (P < 0.02). Long-lasting MART-1-specific CD8 T-cell responses were significantly associated with IMP321 (P < 0.02). At the peak of the response, MART-1-specific CD8 T cells contained higher proportions of effector (CCR7⁻ CD45RA⁺/⁻) cells in the IMP321 group (P < 0.02) and showed no sign of exhaustion (i.e. were mostly PD1⁻CD160⁻TIM3⁻LAG3⁻2B4⁺/⁻). Moreover, IMP321 was associated with a significantly reduced expansion of regulatory T cells (P < 0.04); consistently, we observed a negative correlation between the relative expansion of MART-1-specific CD8 T cells and of regulatory T cells. Finally, although there were no confirmed responses as per RECIST criteria, a transient, 30-day partial response was observed in a patient from the IMP321 group. CONCLUSIONS: Vaccination with IMP321 as an adjuvant in combination with lymphodepleting chemotherapy and adoptive transfer of autologous PBMCs induced more robust and durable cellular antitumor immune responses, supporting further development of IMP321 as an adjuvant for future immunotherapeutic strategies.

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Persistent viruses are kept in check by specific lymphocytes. The clonal T cell receptor (TCR) repertoire against Epstein-Barr virus (EBV), once established following primary infection, exhibits a robust stability over time. However, the determinants contributing to this long-term persistence are still poorly characterized. Taking advantage of an in vivo clinical setting where lymphocyte homeostasis was transiently perturbed, we studied EBV antigen-specific CD8 T cells before and after non-myeloablative lympho-depleting chemotherapy of melanoma patients. Despite more advanced T cell differentiation, patients T cells showed clonal composition comparable to healthy individuals, sharing a preference for TRBV20 and TRBV29 gene segment usage and several co-dominant public TCR clonotypes. Moreover, our data revealed the presence of relatively few dominant EBV antigen-specific T cell clonotypes, which mostly persisted following transient lympho-depletion (TLD) and lymphocyte recovery, likely related to absence of EBV reactivation and de novo T cell priming in these patients. Interestingly, persisting clonotypes frequently co-expressed memory/homing-associated genes (CD27, IL7R, EOMES, CD62L/SELL and CCR5) supporting the notion that they are particularly important for long-lasting CD8 T cell responses. Nevertheless, the clonal composition of EBV-specific CD8 T cells was preserved over time with the presence of the same dominant clonotypes after non-myeloablative chemotherapy. The observed clonotype persistence demonstrates high robustness of CD8 T cell homeostasis and reconstitution.

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Da Bisanzio alla Santa Russia Résumé Ivan Foletti Le texte du premier volume de YIkonografija Bogomatri (Iconographie de la mère de Dieu), publié en 1914 à Saint Pétersbourg par Nikodim Kondakov et traduit dans le cadre de ce travail, soulève chez le lecteur contemporain de nombreuses questions quant au développement des études byzantines, entre la fin du XIXe et le début du XXe siècle. Il s'agit, avant tout, de comprendre les enjeux fondamentaux de la naissance de cette discipline, dans le cadre de l'Europe romantique et plus particulièrement de son acculturation à la réalité russe. En se concentrant sur le personnage de Nikodim Kondakov, considéré par ses contemporains comme le patriarche des études byzantines, ce travail propose d'articuler la réflexion autour de deux axes principaux. Il s'agit d'une part de la relation entre histoire de l'art et société : dans le contexte russe et plus largement dans celui de l'Europe, la recherche semble se développer en étroite relation avec les tendances politiques et sociales de ces années. C'est probablement la raison du choix pour Nikodim Kondakov de se dédier aux études de Byzance, dans les années où la Russie prépare sa guerre contre la Turquie (1877-1878), tandis que l'opinion publique est martelée avec un revival de l'ancienne idéologie de Moscou comme « troisième Rome » et héritière de Byzance. Un autre aspect significatif est la décision de ce même chercheur d'étudier les antiquités russes sous le règne de Alexandre III, le tzar « contre-réformateur », quand la Russie se replie sur elle même autour de trois mots d'ordre: Orthodoxie, autocratie, et nationalité. D'autre part, la réception de Kondakov en Occident, semble aussi dépendre de questions politiques. Son accueil très favorable en France et en Angleterre contraste avec une perception bien plus négative en Autriche et en Allemagne ; il s'agit là d'une position en étonnante harmonie avec les traités politiques - l'alliance franco-russe de 1891 et la triple entente de 1911 qui opposent les pays membres aux empires centraux. Le deuxième axe considéré est celui d'une analyse systématique de la naissance des études sur les images cultuelles russes, les icônes. Les pages dédiées à ce phénomène dans Γ Ikonograflja Bogomatri, mais également dans les autres ouvrages de Kondakov, posent clairement la question des raisons nationalistes et populistes de la redécouverte, autour de 1900, en Russie et en Europe de cette expression visuelle. Conclusion logique de la tradition historiographique du XIXe siècle - qui s'est préoccupé des icônes perçues comme documents historiques - cette nouvelle vague d'intérêt pose la question de l'icône commé"oeuvre d'art. C'est autour de ce débat, alimenté également par l'apparition des avant-gardes, que se situent les plus importants savants russes de ces années en opposant deux manières radicalement différentes de percevoir l'art : à l'approche positiviste s'oppose celle d'un renouveau d'Hegel. Ce débat sera brusquement interrompu par la révolution, suivie par les années staliniennes qui vont définitivement « discerner » laquelle des deux méthodes et approches est la « juste », en congelant de fait, pour des décennies, toute possibilité de discussion. Cette thèse souhaiterait donc ouvrir en Occident un débat pour l'instant marginal dans les études : celui de la naissance d'une histoire de l'art moderne en Russie, mais également de l'émergence d'une nouvelle Europe savante autour de 1900 où l'histoire de l'art byzantin s'affirme comme un domaine émergent.

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DNA sequence variation has been associated with quantitative changes in molecular phenotypes such as gene expression, but its impact on chromatin states is poorly characterized. To understand the interplay between chromatin and genetic control of gene regulation, we quantified allelic variability in transcription factor binding, histone modifications, and gene expression within humans. We found abundant allelic specificity in chromatin and extensive local, short-range, and long-range allelic coordination among the studied molecular phenotypes. We observed genetic influence on most of these phenotypes, with histone modifications exhibiting strong context-dependent behavior. Our results implicate transcription factors as primary mediators of sequence-specific regulation of gene expression programs, with histone modifications frequently reflecting the primary regulatory event.

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Autoimmune side effects are frequent in patients with cancer treated with immune checkpoint-targeting antibodies, but are rare with cancer vaccines. Here, we present a case report on a patient with metastatic melanoma who developed pulmonary sarcoid-like granulomatosis following repetitive vaccinations with peptides and CpG. Despite multiple metastases, including one lesion in the brain, the patient is alive and well more than 13 years after the diagnosis of metastatic disease. The strongly activated tumor-specific CD8(+) T cells showed robust long-term memory and effector functions. It is possible that long-term survival and adverse autoimmune events may become more common for vaccines inducing robust anticancer immune responses as were present in this patient. Cancer Immunol Res; 2(12); 1148-53. ©2014 AACR.

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Résumé La ricerca del dibattito sul restauro nella Firenze del Novecento copre un arco temporale piuttosto lungo, che va dall'istituzione del Gabinetto dei restauri fiorentino, avvenuta tra il 1932 e il 1934 sino al 1966, anno della drammatica alluvione che travolse il patrimonio storico e artistico della città di Firenze. Sono più di trent'anni densi di storia, in cui grazie alla tradizionale vocazione artigiana messa in atto di volta in volta attraverso metodiche sperimentali, il Gabinetto dei restauri fiorentino, organizzato da Ugo Procacci affrontò dapprima l'emergenza bellica e, grazie alle esperienze maturate in quella circostanza, fronteggiò i danni provocati alle opere d'arte alluvionate. Lo scopo della ricerca è stato proprio quello di individuare gli aspetti ancora attuali del dibattito sul restauro e sulla conservazione. Filo conduttore è stato il dibattito sull'unificazione dei princìpi del restauro in Italia e quindi, dei suoi riflessi a Firenze. Nella prima parte della ricerca, trattando degli inizi dell'attività del Gabinetto dei restauri di Firenze era inevitabile studiare i riflessi che la creazione dell'Istituto Centrale del Restauro ha avuto sull'ambiente fiorentino. L'incombere della seconda guerra mondiale ebbe un peso determinante nell'accelerare i tempi di attuazione di un simile progetto: si temeva fortemente per le sorti del patrimonio artistico italiano e alle Soprintendenze sarebbe spettato il compito di mettere in salvo il maggior numero possibile di opere d'arte nei rifugi antiaerei e, successivamente, provvedere al restauro delle opere danneggiate: la questione dell'unificazione dei metodi da seguire nel campo del restauro e della conservazione delle opere d'arte era divenuta argomento di urgente attualità a guerra conclusa, soprattutto in vista del recupero delle opere danneggiate, Nella seconda parte del lavoro, trattando gli aspetti più attuali e quindi problematici della storia del restauro fiorentino, in particolare riferiti all'arco cronologico che va dalla metà degli anni Cinquanta sino alla fine degli anni Sessanta, è risultato di estremo interesse analizzare le cause e gli effetti della nota "stagione degli stacchi" e quindi l'avvio del dibattito sulla conservazione preventiva delle pitture murali esposte all'aperto. La questione relativa alla conservazione delle pitture murali esposte all'aperto, nei chiostri e nei tabernacoli, rappresentò il caso paradigmatico attorno al quale l'interesse e le soluzioni adottate per la salvaguardia dei cicli pittorici trovarono gli studiosi e i teorici del restauro italiani e stranieri per un'unica volta tutti concordi nell'avvalersi della prassi sistematica preventiva dello strappo delle pitture murali e del distacco delle sottostanti sinopie. Fu dunque questa l'unica occasione in cui si assistette ad una vera unificazione di intenti a livello nazionale.

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Objective: The Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) developed Patient Safety Indicators (PSIs) for use with ICD-9-CM data. Many countries have adopted ICD-10 for coding hospital diagnoses. We conducted this study to develop an internationally harmonized ICD-10 coding algorithm for the AHRQ PSIs. Methods: The AHRQ PSI Version 2.1 has been translated into ICD-10-AM (Australian Modification), and PSI Version 3.0a has been independently translated into ICD-10-GM (German Modification). We converted these two country-specific coding algorithms into ICD-10-WHO (World Health Organization version) and combined them to form one master list. Members of an international expert panel-including physicians, professional medical coders, disease classification specialists, health services researchers, epidemiologists, and users of the PSI-independently evaluated this master list and rated each code as either "include," "exclude," or "uncertain," following the AHRQ PSI definitions. After summarizing the independent rating results, we held a face-to-face meeting to discuss codes for which there was no unanimous consensus and newly proposed codes. A modified Delphi method was employed to generate a final ICD-10 WHO coding list. Results: Of 20 PSIs, 15 that were based mainly on diagnosis codes were selected for translation. At the meeting, panelists discussed 794 codes for which consensus had not been achieved and 2,541 additional codes that were proposed by individual panelists for consideration prior to the meeting. Three documents were generated: a PSI ICD-10-WHO version-coding list, a list of issues for consideration on certain AHRQ PSIs and ICD-9-CM codes, and a recommendation to WHO to improve specification of some disease classifications. Conclusion: An ICD-10-WHO PSI coding list has been developed and structured in a manner similar to the AHRQ manual. Although face validity of the list has been ensured through a rigorous expert panel assessment, its true validity and applicability should be assessed internationally.