135 resultados para Aretino, Pietro, 1492-1556


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The concentrations of 3-beta-hydroxybutyrate (3HB) in femoral blood, urine, vitreous humor as well as pericardial and cerebrospinal fluids were retrospectively examined in a series of medico-legal autopsies, which included cases of diabetic ketoacidosis, hypothermia fatalities without ethanol in blood, bodies presenting mild decompositional changes, and sudden deaths in chronic alcoholics. Similar increases in 3HB concentrations were observed in blood, vitreous, and pericardial fluid, irrespective of the cause of death, suggesting that pericardial fluid and vitreous can both be used as alternatives to blood for postmortem 3HB determination. Urine 3HB levels were higher than blood values in most cases. Cerebrospinal fluid 3HB levels were generally lower than concentrations in blood and proved to be diagnostic of underlying metabolic disturbances only when significant increases occurred.

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Objective: To analyze the vascularization of the endometrium via hysteroscopy and to assess its correlation with angiogenic factor gene expression and embryo implantation rate.Design: Cross-sectional study.Setting: Public university hospital.Patient(s): Patients undergoing hysteroscopy for supposed infertility.Intervention(s): Endometrial quality assessment according to Sakumoto-Masamoto, performed in the early secretory phase of the cycle. Collection of an endometrial tissue biopsy.Main Outcome Measure(s): RNA extraction, reverse transcription, and determination of gene expression of angiogenesis- and implantation-relevant factors using quantitative polymerase chain reaction. Retrieval of pregnancy information from the medical records.Result(s): Good quantity/quality RNA with infertility history was obtained from 63 participating women. Those with a "good" endometrium and subsequent pregnancy showed increased gene expression for placenta growth factor when compared with patients with a "bad" endometrium and who did not succeed with pregnancy to date. Nonpregnant women with a "good" endometrium presented an intermediate result. No significant differences were observed for several other genes tested, but trends in the same direction were observed.Conclusion(s): This study demonstrates for the first time that endometrial PLGF expression corresponds to the hysteroscopic appearance of the endometrium, and therefore has potential as a clinically relevant prognosticator for infertility treatment success. (Fertil Steril (R) 2011;96:663-8. (C)2011 by American Society for Reproductive Medicine.)

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The purpose of this study was to assess the diagnostic potential of urinary metanephrines and 3-methoxytyramine compared to urinary catecholamine determination in diagnosing antemortem cold exposure and fatal hypothermia. 83 cases of fatal hypothermia and 144 control cases were included in this study. Catecholamines (adrenaline, noradrenaline and dopamine), metanephrines (metanephrine, normetanephrine) and 3-methoxytyramine were measured in urine collected during autopsy. All tested analytes were significantly higher in hypothermia cases compared to control subjects and displayed a generally satisfying discriminative value, thus indicating urinary catecholamines and their metabolites as reliable markers of cold-related stress and hypothermia related-deaths. Metanephrine and adrenaline had the best discriminative value between hypothermia and control cases compared to other tested analytes, though with different sensitivity and specificity. These can therefore be considered the most suitable markers of cold-related stress.

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OBJECTIVE: To discuss, on the basis of the experience of two clinical cases and extensive literature review, the significance of extremely low levels of anti-Müllerian hormone (AMH), also known as Müllerian-inhibiting substance, in infertile women. DESIGN: Case report. SETTING: University-based infertility clinic at a medical center in Switzerland. PATIENT(S): Two women, 29 and 41 years of age and with a 2- and 4-year history of secondary infertility, respectively. INTERVENTION(S): Clinical, radiological, and biological investigation of infertility, including repeated measurements of the serum AMH with serial ELISA assays. MAIN OUTCOME MEASURE(S): Levels of AMH and development of ongoing pregnancy. RESULT(S): Both women had a spontaneous ongoing pregnancy despite undetectable AMH levels. CONCLUSION(S): Although it is helpful for day-to-day management of infertile patients, the predictive value of AMH for the occurrence of a spontaneous ongoing pregnancy has limits.

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La tesi di Dottorato, condotta in accordo di colutela tra l'Università di Roma Tor Vergata e l'UNIL di Losanna, ha affrontato l'analisi di un gruppo di undici disegni custodia presso la National Gallery of Scotland di Edimburgo, copie di alcuni dei più significativi mosaici medioevali delle chiese di Roma, ricostruendone la genesi, quindi le vicende legate alla committenza, e il percorso collezionistico. I disegni scozzesi, oggetto di un importante articolo di Julian Gardner pubblicato sul Burlington Magatine nel 1973, furono commissionati intorno agli anni Settanta del XVII secolo dall'antiquario romano Giovanni Giustino Ciampini (1633-1698) in connessione alla stesura della sua opera di erudizione più avvertita e famosa: i Vetera Mommenta in' quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanan,mque, Aedìum structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconìbusque illustrantur. La composizione dei Vetera Mommenta - un'opera riccamente illustrata che nasce per rispondere alle esigenze della ideologia della Chiesa di Roma in un momento di rinnovata crisi del sistema - impone a Ciampini di porsi da un lato nella prospettiva della più alta tradizione antiquaria cinque e seicentesca, di cui recupera i metodi di lettura e di analisi applicati allo studio delle monete e dei monumenti antichi interpretati quali prove per la ricostruzione storica, e dall'altra, come è emerso dalle mie ricerche, lo pone immediatamente in contatto con gli avamposti del più moderno metodo di indagine storica e filologica applicato alle fonti e ai documenti della storia ecclesiastica, inaugurato dall'ambiente bollandista e inaurino. I monumenti paleocristiani e medioevali assumono in quest'ottica lo status di 'fatti incontestabili', le fonti primarie attraverso le quali Ciampini ricuce le tappe salienti della storia della Chiesa, da Costantino fino al XV secolo. Nel 1700 le copie di Edimburgo arrivano nelle mani del mercante e connoisseur milanese il padre oratoriano Sebastiano Resta (1635-1714), di stanza a Roma presso la Chiesa Nuova della Vallicella dal 1660, che decide di rilegarle tutte insieme in un volume da donare al suo maggiore acquirente e patrono, il vescovo di Arezzo Giovanni Matteo Marchetti. Come spiega Resta in alcune sue lettere, il presente avrebbe dovuto costituire insieme una curiosità ed offrire un confronto: infatti «le copie delli mosaici di Roma che erano di Monsignor Ciampini» - afferma Resta - avrebbero mostrato al Marchetti «le maniere di que' tempi gottici, barbari e divoti de cristiani e [fatto] spiccare i secoli seguenti». Questa indagine infatti ha fatto riemergere aspetti della precoce attenzione di Sebastiano Resta per l'arte dei "secoli bassi", mai debitamente affrontata dagli studi. E' infatti sulla scorta di una profonda conoscenza dei testi della letteratura artistica, e in connessione alla esplosione vivacissima della controversia Malvasia/Baldinucci sul primato del risorgere delle arti in Toscana, che Sebastiano a partire dagli anni Ottanta del Seicento comincia a meditare sul Medioevo artistico con il fine di spiegare l'evoluzione del linguaggio tecnico e formale che ha condotto alla perfezione dell'atte moderna. In questa prospettiva ι disegni del XIV e XV secolo che egli riuscì ad intercettare sul mercato valgono quali testimonianze delle maniere degli artefici più antichi e sono imbastiti nei molteplici album che Resta compone nel rispetto della successione cronologica dei presunti autori, e ordinati in base alle scuole pittoriche di pertinenza. La tesi permette perciò di descrivere nelle loro diverse specificità: da un lato il modo dei conoscitori come Resta, interessati nell'opera al dato stilistico, con immediate e sensibili ricadute sul mercato, e disposti anche con passione a ricercare i documenti relativi all'opera in quanto pressati dall'urgenza di collocarla nella sequenza cronologica dello sviluppo del linguaggio formale e tecnico; dall'altro gli antiquari come Ciampini e come Bianchini, per i quali le opere del passato valgono come prove irrefutabili della ricostruzione storica, e divengono quindi esse stesse, anche nel loro statuto di copia, documento della stona. Sono due approcci che si manifestano nel Seicento, e talvolta in una medesima persona, come mostra il caso anche per questo cruciale di Giovati Pietro Bellori, ma che hanno radici cinquecentesche, di cui i protagonisti di queste vicende sono ben consapevoli: e se dietro Resta c'è palesemente Vasari, dietro Ciampini e soprattutto Bianchini c'è la più alta tradizione antiquaria del XVI secolo, da Antonio Augustin a Fulvio Orsini.

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Intentional or unintentional caffeine abuse due to excessive intake of beverages or energy drinks containing caffeine is relatively frequent. However, death due to caffeine intoxication is rare and case reports of fatalities from caffeine toxicity are relatively infrequent. In this report, we describe an autopsy case involving a 31 year-old man who intentionally took a large amount of caffeine tablets in the form of a weight loss supplement as part of a suicide plan. Caffeine femoral blood concentration (170 mg/l) was within the toxic and potentially lethal ranges reported in the literature in similar cases. Postmortem biochemistry results suggested depressed glomerular filtration rate and pre-renal failure at the time of death but failed to reveal myoglobinuria, glycosuria, ketonuria or ketonemia. Based on the absence of pathological findings at autopsy and the high blood caffeine level, death was attributed to acute caffeine toxicity. The case emphasizes the usefulness of performing exhaustive toxicology and searching for all potentially relevant information in order to formulate appropriate hypotheses concerning the cause and manner of death.

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Ce travail n'a pas pour but d'établir une histoire du choeur tragique pour ainsi dire 'd'anthologie', mais bien plutôt de tracer un parcours sélectif et dynamique, en suivant l'évolution de ses formes et de ses fonctions dans la tragédie italienne, à partir du début du XVIe siècle jusqu' à la production alfiérienne et au retour du choeur dans le théâtre de Manzoni ; à cela s'ajoute un exercice en dehors du genre dramatique tel que le Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie dans les Operette morali di Giacomo Leopardi. Dans la première partie - la plus ample et complexe, portant sur l'emploi du choeur dans la tragédie de la Renaissance - on essaye de cerner le contexte qui favorise la persistance d'un espace choral en examinant plusieurs commentaires de la Poétique aristotélicienne, et des essais de théorie dramaturgique comme Della poesia rappresentativa de Angelo Ingegneri, ou le Discorso intorno al comporre de Giambattista Giraldi Cinzio. À côté de la discussion sur le rôle du choeur on envisage aussi le profil formel des sections chorales, en s'appuyant sur l'analyse métrique, dans le cadre plus général du 'petrarchismo metrico', et en particulier de la réception de la chanson pétrarquesque. Interroger la présence de trois constantes thématiques - par exemple la forme de l'hymne à Éros - signifie en suite relever l'importance de Sophocle pour le théâtre de la Renaissance dans la perspective du choeur. Cette première section est complétée par un chapitre entièrement consacré à Torquato Tasso et à son Re Torrismondo, qui présente un troisième chant choral de grande épaisseur philosophique, central dans l'économie du drame et analysé ici à travers un exercice de lecture qui utilise à la fois les instruments de la stylistique, de l'intertextualité, et de l'intratextualité concernant l'entier corpus poétique et philosophique tassien, de ses Rime aux Dialoghi. La deuxième section, qui commence par une exploration théorique de la question du choeur, conduite par exemple sur les textes de Paolo Beni e Tommaso Campanella, a pour cible principale de expliquer comment le choeur assume le rôle d'un vrai 'personnage collectif' dans le théâtre de Federico Della Valle : un choeur bien installé dans l'action tragique, mais conservant au même temps les qualités lyriques et philosophiques d'un chant riche de mémoire culturelle et intertextuelle, de la Phaedra de Sénèque à la Commedia dantesque dans la Reina di Scozia, centre principal de l'analyse et coeur du catholicisme contreréformiste dellavallien. Dans la troisième partie le discours se concentre sur les formes de la métamorphose, pour ainsi dire, du choeur : par exemple la figure du confident, conçu comme un substitut du groupe choral dans les discussions des théoriciens et des auteurs français - voir Corneille, D'Aubignac, Dacier - et italiens, de Riccoboni à Calepio et Maffei. Cependant dans cette section il est surtout question de la définition de l'aria mélodramatique compris comme le 'nouveau choeur' des Modernes, formulée par Ranieri Calzabigi et par Metastasio. Il s'agit donc ici de mettre en relation l'élaboration théorique contenue dans la Dissertazione de Calzabigi et dans l'Estratto de l'Arte poetica de Metastasio avec le premier et unique essai tragique de jeunesse de ce dernier, le Giustino, et le livret de son Artaserse. On essaye de montrer le profond lien entre l'aria et l'action dramatique : donc c'est le dramma musicale qui est capable d'accueillir la seule forme de choeur - l'aria - encore possible dans le théâtre moderne, tandis que le choeur proprement tragique est désormais considéré inutilisable et pour ainsi dire hors-contexte (sans toutefois oublier qu'à la fin du siècle Vittorio Alfieri essayait de ne pas renoncer au choeur dans sa traduction des Perses d'Eschyle ; et surtout dans un essai tragique comme l'Alceste seconda ou dans sa tramelogedia, l'Abele). Comme conclusion une section contenant des remarques qui voudrait juste indiquer trois possibles directions de recherche ultérieure : une comparaison entre Manzoni et Leopardi - dans la perspective de leur intérêt pour le choeur et de la différence entre le sujet lyrique manzonien et celui léopardien ; une incursion dans le livret du mélodrame verdien, afin de comprendre la fonction du choeur manzonien et sa persistance dans le texte pour l'opéra ; et enfin quelque note sur la réception du choeur manzonien et du Coro di morti léopardien dans le XXe siècle, en assumant comme point d'observation la poésie de Carlo Michelstaedter, Andrea Zanzotto et Franco Fortini. Il lavoro non intende tracciare una storia 'da manuale' del coro tragico, ma piuttosto indicare un percorso selettivo e dinamico, seguendo l'evoluzione delle sue forme e delle sue funzioni nella tragedia italiana, a partire dall'inizio del sedicesimo secolo per arrivare alla produzione alfieriana e al ritorno del coro nel teatro di Manzoni; a ciò si aggiunge una prova estranea al genere drammatico come il Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie nelle Operette morali di Giacomo Leopardi. Nella prima parte - la più ampia e complessa, riguardante l'impiego del coro nella tragedia rinascimentale - si cerca di ricostruire il contesto che favorisce la persistenza dello spazio corale attraverso l'esame di diversi commenti alla Poetica aristotelica, e di alcuni saggi di teoria drammaturgica come Della poesia rappresentativa di Angelo Ingegneri, o il Discorso intorno al comporre di Giambattista Giraldi Cinzio. La discussione sul ruolo del coro è affiancata dall'esame del profilo formale delle sezioni corali, grazie a un'indagine metrica nel quadro del più ampio petrarchismo metrico cinquecentesco, e in particolare nel quadro della ricezione della formacanzone petrarchesca. Interrogare la presenza di tre costanti tematiche - per esempio la forma dell'inno a Eros - significherà in seguito rilevare l'importanza di Sofocle per il teatro rinascimentale anche nella prospettiva angolata del coro. Questa prima sezione è completata da un capitolo interamente dedicato a Torquato Tasso e al suo Re Torrismondo, che presenta un terzo canto corale di grande spessore stilistico e filosofico, centrale nell'economia del dramma e analizzato qui attraverso un esercizio di lettura che si serve degli strumenti della stilistica e dell'intertestualità, oltre che del rapporto intratestuale fra i vari luoghi del corpus tassiano, dalle Rime ai suoi Dialoghi. La seconda sezione, che si avvia con un'esplorazione teorica della questione del coro nel Seicento - condotta per esempio sui testi di Paolo Beni e Tommaso Campanella - ha per fulcro la descrizione di un coro quale 'personaggio collettivo' nelle tragedie di Federico Della Valle: un coro ben inserito nell'azione tragica, ma che conserva allo stesso tempo le qualità liriche e filosofiche di un canto ricco di memoria culturale e intertestuale, dalla Fedra di Seneca alla Commedia dantesca, nella sua Reina di Scozia, centro dell'analisi e cardine del cattolicesimo controriformista dellavalliano. Nella terza sezione il discorso si concentra sulle forme della metamorfosi, per così dire, del coro: per esempio la figura del confidente, interpretato come un sostituto del gruppo corale nelle discussioni di teorici e autori francesi - Corneille, D'Aubignac, Dacier - e italiani, da Riccoboni a Calepio e Maffei. Ma qui ci si rivolge anzitutto alla definizione dell'aria melodrammatica, sentita quale 'nuovo coro' dei Moderni da Ranieri Calzabigi e Pietro Metastasio. Si tratterà dunque di mettere in relazione l'elaborazione teorica svolta nella Dissertazione di Calzabigi e nell'Estratto dell'arte poetica di Metastasio con il primo e unico - e giovanile - tentativo tragico di quest'ultimo, il Giustino, e con il libretto del suo Artaserse. L'intenzione è quella di mostrare il profondo legame tra l'aria e l'azione drammatica: è perciò il dramma musicale che è capace di accogliere la sola forma di coro - l'aria - ancora possibile nel teatro moderno, mentre il vero e proprio coro tragico si rassegna ormai a essere considerato inutile e per così dire fuori contesto (senza dimenticare, tuttavia, che al chiudersi del secolo Vittorio Alfieri tentava di non rinunciare al coro nella sua traduzione dei Persiani di Eschilo; e soprattutto in un tentativo tragico come la sua Alceste seconda o nella tramelogedia Abele). In conclusione una più veloce sezione che vorrebbe semplicemente indicare qualche altra possibile direzione di ricerca: un confronto fra Manzoni e Leopardi - nella prospettiva del coro interesse per il coro, e della differenza fra il soggetto lirico manzoniano e quello leopardiano; un'incursione nel libretto del melodramma verdiano, per misurarvi la funzione del coro manzoniano e la sua persistenza nel testo operistico; e infine qualche appunto sulla ricezione del coro manzoniano e del Coro di morti di Leopardi nel Novecento, assumendo quale punto d'osservazione la poesia di Carlo Michelstaedter, Andrea Zanzotto e Franco Fortini.

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We herein report the case of a 36-year-old man who died suddenly after a fight with another man. Forensic investigations included unenhanced computed tomography, postmortem angiography, autopsy, histology, neuropathology, toxicology, and biochemistry and allowed a traumatic cause of death to be excluded. An electrocardiogram recorded some years prior to death revealed the presence of an early repolarization pattern. Based on the results of all investigations, the cause of death was determined to be cardiac arrhythmia and cardiac arrest during an emotionally stressful event associated with physical assault. Direct third party involvement, however, was excluded, and the manner of death was listed as natural. The case was not pursued any further by the public prosecutor.

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The detection of Parkinson's disease (PD) in its preclinical stages prior to outright neurodegeneration is essential to the development of neuroprotective therapies and could reduce the number of misdiagnosed patients. However, early diagnosis is currently hampered by lack of reliable biomarkers. (1) H magnetic resonance spectroscopy (MRS) offers a noninvasive measure of brain metabolite levels that allows the identification of such potential biomarkers. This study aimed at using MRS on an ultrahigh field 14.1 T magnet to explore the striatal metabolic changes occurring in two different rat models of the disease. Rats lesioned by the injection of 6-hydroxydopamine (6-OHDA) in the medial-forebrain bundle were used to model a complete nigrostriatal lesion while a genetic model based on the nigral injection of an adeno-associated viral (AAV) vector coding for the human α-synuclein was used to model a progressive neurodegeneration and dopaminergic neuron dysfunction, thereby replicating conditions closer to early pathological stages of PD. MRS measurements in the striatum of the 6-OHDA rats revealed significant decreases in glutamate and N-acetyl-aspartate levels and a significant increase in GABA level in the ipsilateral hemisphere compared with the contralateral one, while the αSyn overexpressing rats showed a significant increase in the GABA striatal level only. Therefore, we conclude that MRS measurements of striatal GABA levels could allow for the detection of early nigrostriatal defects prior to outright neurodegeneration and, as such, offers great potential as a sensitive biomarker of presymptomatic PD.

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PURPOSE: To investigate the dual-energy CT behavior of cocaine and heroin and of typical adulterants, and to evaluate the elemental composition of pure cocaine and heroin compared with cocaine and heroin in bodypacks. METHODS: Pure heroin and pure synthetic cocaine samples, eight different adulterants, and in each case ten different bodypacks containing cocaine or heroin, were imaged at 80, 100, 120, and 140 kVp in a dual source CT system at two different degrees of compression. Two radiologists, blinded to the samples, measured the attenuation. The dual-energy index (DEI) was calculated. We performed atomic mass spectrometry for the elemental analysis of pure cocaine, pure heroin, and heroin and cocaine in bodypacks, and 140 kVp in a dual-source CT system. RESULTS: Inter- and intra-observer agreement for attenuation measurements was good (r = 0.61-0.72; p < 0.01). The cocaine bodypacks had a positive DEI of 0.029, while the pure drugs and the heroin bodypacks had a negative DEI (-0.051 to -0.027). Levamisole was the only substance which expressed a positive DEI of 0.011, while the remaining adulterants had negative DEIs ranging between -0.015 and -0.215. Atomic mass spectrometry revealed a concentration of tin in the cocaine bodypack that was 67 times higher than in the pure synthetic cocaine sample. CONCLUSIONS: The different DEIs of bodypacks containing cocaine and heroin allow them to be distinguished with dual-energy CT. Although the material properties of pure cocaine, pure heroin, or common drug extenders do not explain the differences in DEI, tin contamination during illicit natural cocaine production may be a possible explanation.

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Cet article se propose de prendre pour objet deux assemblées pentecôtistes de l'Est de la France - l'Église Évangélique de Pentecôte de Besançon (Franche-Comté) et la Porte Ouverte Chrétienne de Mulhouse (Alsace) - qui ont fait l'objet d'investigations ethnographiques dans le cadre de notre thèse de doctorat. Après avoir situé ces deux assemblées dans la mouvance du pentecôtisme français, nous nous sommes concentré sur la figure du pasteur pentecôtiste. L'exemplarité de l'histoire de vie des pasteurs, le rôle centrale que jouent ces derniers dans la « mise en présence » du Saint Esprit durant le culte et l'inspiration divine dont sont supposés être imprégnés leurs enseignements bibliques légitiment ce personnage dans sa fonction d'intermédiaire incontournable dans la relation entre le fidèle et son Dieu, alors même que le pentecôtisme s'inscrit historiquement dans la mouvance évangélique qui valorise la relation personnelle du chrétien né de nouveau avec son créateur. This paper considers two Pentecostal assemblies in Eastern France - the Église Évangélique de Pentecôte of Besançon (Franche-Comté) and the Porte Ouverte Chrétienne of Mulhouse (Alsace) - I have investigated for my PhD research, following an ethnographical method. After located these two assemblies in the sphere of influence of the French Pentecostalism, we focused on the Pentecostal pastor figure. The exemplary nature of the story of life of the pastors, the central role that pastors play in encounters with divine during the cult and the divine inspiration of their biblical educations legitimize this figure like inescapable intermediary between the believer and his God. Even if Pentecostalism is historically part of the evangelical sphere of influence which values personal relationships of the born again Christian with his creator.