4 resultados para Cavezzo, piazza, Matteotti, identità, teatro, struttura, forma
Resumo:
In un'epoca di risorse scarse e di crescente disaffezione verso la politica, l'azione degli enti locali ha un impatto sempre più rilevante sulla qualità della vita del cittadino. A tal fine, l'adozione di sistemi di programmazione e controllo, supportati da idonei strumenti, diviene essenziale per il perseguimento dell'efficienza e dell'efficacia e dunque per riconquistare la fiducia del cittadino stesso. Il volume, sulla base di un'analisi della normativa (dai primi anni Novanta fino al DL 174/2012 e s.m.i.) e della letteratura nazionale ed internazionale in tema di performance measurement, identifica un Modello ottimale (Modello PerformEL) per la redazione di due documenti che possono avere un ruolo centrale nel sistema di programmazione e controllo locale: il Piano e la Relazione sulla Performance. La capacità informativa di questi ultimi è testata tramite un'indagine empirica che ha coinvolto i comuni con almeno 50.000 abitanti, comparando struttura, forma e contenuti di tali documenti con quelli ritenuti ottimali e quindi inseriti nel Modello. Sulla base dei risultati dell'indagine, che mostrano una diffusa inadeguatezza informativa degli strumenti analizzati, viene proposto un percorso evolutivo per la graduale realizzazione di documenti di programmazione e controllo che, al di là della loro 'etichetta formale' (Piano della Performance piuttosto che Piano Esecutivo di Gestione, Relazione sulla Performance o Report dei Controlli interni) permetta di semplificare l'architettura informativa dell'ente locale (nel rispetto del DL 174/2012) e parimenti di trasformare i molteplici inutili adempimenti in utili documenti di performance measurement.
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With Thomas M. Wilson
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Juan Mayorga’s La Lengua en Pedazos (2010) strikes at the heart of the compositional circumstances of St Teresa's Libro de la Vida– staging, and arguably heightening the origins of her rhetorical strategies, the sense of awareness of readership and potential censure we encounter within the Libro de la Vida. His inquisitor refuses to be complicit in the tacit agreement that the word spoken in the theatrical space can conjure new realities –insistent on underscoring the textual origin of the visions painfully and partially offered up for his and our scrutiny. I will suggest that the persistent undertow towards a meta-commentary on the unmaking and remaking of the autobiographical text creates an unresolved tension between Teresa’s eloquent ability to take the spectator to a place beyond language, and our awareness that we are in the presence of a consummate performer, the textual source for the script itself produced with a supreme awareness of audience scrutiny. The play reflects ongoing lines of inquiry in our evolving understanding of the cultural production of Teresa and other holy women of the Early Modern period.