22 resultados para 617 Rami vari della medicina

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Explaining the uniqueness of the acquired somatic JAK2 V617F mutation, which is present in more than 95% of polycythemia vera patients, has been a challenge. The V617F mutation in the pseudokinase domain of JAK2 renders the unmutated kinase domain constitutively active. We have performed random mutagenesis at position 617 of JAK2 and tested each of the 20 possible amino acids for ability to induce constitutive signaling in Ba/F3 cells expressing the erythropoietin receptor. Four JAK2 mutants, V617W, V617M, V617I, and V617L, were able to induce cytokine independence and constitutive downstream signaling. Only V617W induced a level of constitutive activation comparable with V617F. Also, only V617W stabilized tyrosine-phosphorylated suppressor of cytokine signaling 3 ( SOCS3), a mechanism by which JAK2 V617F overcomes inhibition by SOCS3. The V617W mutant induced a myeloproliferative disease in mice, mainly characterized by erythrocytosis and megakaryocytic proliferation. Although JAK2 V617W would predictably be pathogenic in humans, the substitution of the Val codon, GTC, by TTG, the codon for Trp, would require three base pair changes, and thus it is unlikely to occur. We discuss how the predicted conformations of the activated JAK2 mutants can lead to better screening assays for novel small molecule inhibitors.

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This article aims to consider the role for a critical criminology outside the national dimension, highlighting its continuities with studies in the critical tradition which have suggested the need to address State criminality and criminogenic structures more in general, but also suggesting a critique of international criminal law as a governmentality project.It reconstructs the genealogy of the international criminal justice system, following on from Schmitt and other well known authors, but it focuses in specific on its paradoxes, contradictions and ambiguities rather than its purely political effect. The authors argue that critical criminologists should engage with the international dimension of crime and control and approach this venture of a international criminal justice system as the possibility of “telling the truth” about State atrocities without missing on using strategically the category of human rights and law to bring to the fore minoritarian interests which are
usually denied by power discourses and economic forces.

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Il presente lavoro intende individuare le possibili configurazioni di Piano della Performance (PdP) utilizzabili dagli enti locali, provvedendo poi a delineare il livello di distribuzione e di allineamento dei PdP 2011-2013 dei Comuni medi e grandi rispetto alle suddette configurazioni. Inoltre, verrà valutato, tramite una griglia predisposta dagli autori, il livello di adeguatezza programmatica dei Piani della Performance dei Comuni medi e grandi, al fine di confermare le configurazioni esistenti o di proporne una nuova in caso di inadeguatezza delle prime.

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Il D.Lgs. 150/09 ha inteso dar vita ad una “riforma organica” della PA italiana, improntandone il funzionamento a logiche di programmazione e controllo delle performance. Attorno a tale concetto la riforma ha costruito un Sistema teso a programmare, misurare, controllare, valutare e comunicare la performance degli enti. Il lavoro si focalizza sulla programmazione, e in particolare sullo strumento cardine introdotto dal D.Lgs. 150/09: il Piano della Performance (PdP). Il contributo, basato su una metodologia deduttivo-induttiva, si concentra sui comuni medi italiani, scelti in quanto statisticamente rappresentativi del livello medio di complessità degli enti locali. Sono stati oggetto di indagine i PdP pubblicati sui siti istituzionali degli enti considerati, al fine di verificarne sia il livello di aderenza alle Linee Guida (LG) emanate dalla Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) e dalla Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sia il loro livello di adeguatezza economico-aziendale. Preliminarmente si indagherà il tema della programmazione, sotto il profilo normativo-dottrinale, concentrandosi su soggetti, processi e strumenti. Poi si sposterà il focus sul PdP: dopo aver definito obiettivi, quesiti e metodologia della ricerca, verranno esplicitate le configurazioni di PdP emergenti dalle LG CIVIT e ANCI. Verranno poi illustrati i risultati della ricerca empirica, mettendo in luce il livello di allineamento dei PdP dei comuni medi alle LG, nonché il livello di adeguatezza economico-aziendale degli stessi. Si tratteggeranno quindi alcune brevi conclusioni.

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Il lavoro ha ad oggetto gli strumenti di programmazione e controllo utilizzabili dagli enti locali ai fini della governance sulle proprie aziende di gestione dei servizi pubblici, alla luce delle riforme che hanno interessato sia il settore considerato, sia i sistemi informativo-contabili delle amministrazioni territoriali. Viene effettuata una proposta, anche in base allo studio della Legge, della dottrina economico aziendale e degli esiti di una ricerca che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia Romagna e Toscana, per identificare un cruscotto informativo unico che coniughi esigenze informative degli enti locali, semplicità di utilizzo e rispetto della normativa attuale.