54 resultados para Apolipoprotéine AI


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Transfer of resistance to the phosphorothioamidate herbicide, amiprophosmethyl (APM), from the P-tubulin mutant of Nicotiana plumbaginifolia to the interspecific N, plumbaginifolia (+) N, sylvestris is and to the intertribal N, plumbaginifolia (+) Atropa belladonna somatic hybrids has been demonstrated. Transfer to the recipient species was accomplished by: (1) symmetric hybridisation and (2) asymmetric hybridisation using gamma-irradiation of donor protoplasts. Cytogenetic analysis confirmed the hybrid origin of the hybrids obtained. It was established that most of them typically inherited no more than three donor chromosomes, although it was possible to obtain symmetric hybrids in the case of symmetric fusion. Immunofluorescent microscopy analysis has shown that protoplasts of the mutant, and of the N. plumbagini-folia (+) N. sylvestris and N. plumbaginifolia (+) A. belladonna hybrids, retained the normal structure of interphase microtubule (MT) arrays and mitotic figures after treatment with 5 mu M APM, whereas MTs of protoplasts of the recipients were destroyed under these conditions. It was also shown that hybrid clones contained an altered beta-tubulin isoform originating from the N. plumbaginifolia mutant. The selected hybrid clones were characterised by cross-resistance to trifluralin, a dinitroaniline herbicide with the same mode of anti-MT action. Some of the somatic hybrids which could flower were fertile. It was established that seeds of some fertile hybrids were able to germinate in the presence of 5 mu M APM. The results obtained thus support the conclusion that the technique of somatic hybridisation, especially asymmetric fusion, can be used to transfer APM resistance from the N. plumbaginifolia mutant to different (related and remote) plant species of the Solanaceae, including important crops.

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Interspecific and intertribal somatic hybrids were obtained to study the composition and function of microtubules in hybrid plants. The amiprophosmethyl-resistant mutant Nicotiana plumbaginifolia L. was used as donor; canamycin-resistant mutants N. sylvestris L. and Atropa belladonna served as recipients. Cytogenetic analysis confirmed the hybrid nature of the clones selected. Immunoflourescent analysis showed that constitutions of mitotic spindles in regenerating protoplast, isolated from the hybrid NpAb-107 and the mutant N. plunbaginifolia, show no change after a 2-hour treatment with 5 mu M of amiprophosmethyl; in A. belladonna, the division spindle is completely destroyed under these conditions. Tubulin was isolated from the hybrid NpAb-107 and separated by two-dimensional electrophoresis. The results showed that NpAb-107 has the beta-tubulin isoform specific for N. plumbaginifolia in addition to all isoforms of A. belladonna.

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Dietary fiber has several anticarcinogenic effects and is thought to be protective against esophageal cancer. The aim of this systematic review was to quantify the association between dietary fiber and the risk of esophageal cancer by investigating histological subtypes of esophageal cancer and the stage at which fiber may influence the carcinogenic pathway. Systematic search strategies were used to identify relevant studies, and adjusted odds ratios (ORs) were combined using random-effects meta-analyses to assess the risk of cancer when comparing extreme categories of fiber intake. Ten relevant case-control studies were identified within the timeframe searched. Pooled estimates from eight studies of esophageal adenocarcinoma revealed a significant inverse association with the highest fiber intakes (OR 0.66; 95% confidence interval [CI] 0.44-0.98). Two studies also identified protective effects of dietary fiber against Barrett's esophagus. Similar, though nonsignificant, associations were observed when results from five studies of fiber intake and risk of squamous cell carcinoma were combined (OR 0.61; 95%CI 0.31-1.20). Dietary fiber is associated with protective effects against esophageal carcinogenesis, most notably esophageal adenocarcinoma. Potential methods of action include modification of gastroesophageal reflux and/or weight control.

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Il lavoro ha ad oggetto gli strumenti di programmazione e controllo utilizzabili dagli enti locali ai fini della governance sulle proprie aziende di gestione dei servizi pubblici, alla luce delle riforme che hanno interessato sia il settore considerato, sia i sistemi informativo-contabili delle amministrazioni territoriali. Viene effettuata una proposta, anche in base allo studio della Legge, della dottrina economico aziendale e degli esiti di una ricerca che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia Romagna e Toscana, per identificare un cruscotto informativo unico che coniughi esigenze informative degli enti locali, semplicità di utilizzo e rispetto della normativa attuale.

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Lo scopo del presente lavoro è delineare un nuovo modello inerente l'organizzazione, i processi e gli strumenti di programmazione e controllo a supporto della governance degli enti locali sulle loro aziende di gestione dei servizi pubblici, con particolare attenzione per la variabile strumentale. E' stata adottata una metodologia mista, deduttivo-induttiva. Nella fase deduttiva è stata analizzata la normativa italiana nonché la dottrina economico aziendale nazionale ed internazionale in tema di gestione dei servizi pubblici locali: in tal modo è stato estrapolato un modello normativo-dottrinale inerente l'organizzazione, i processi e gli strumenti di programmazione e controllo a supporto della governance degli enti locali sulle loro aziende di gestione dei servizi pubblici. Nella fase induttiva è stata realizzata un'indagine empirica che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia-Romagna e Toscana, in modo tale da testare il livello di utilizzo del modello normativo-dottrinale precedentemente estrapolato Nella fase di feedback sono stati delineati i punti di forza e di debolezza del succitato modello emergenti dalla ricerca. Si è così cercato di proporre un nuovo modello, con particolare attenzione per la variabile strumentale, in grado di porre rimedio ai punti di debolezza e di potenziare i punti di forza del modello normativo-dottrinale.

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MOTIVAZIONI DI PARTENZA Gli studi sul processo di aziendalizzazione delle pubbliche amministrazioni (Hood 1991, Mussari 1994, Valotti 2000) hanno evidenziato che esse possono essere considerate aziende per tre ragioni: istituzionale, costitutiva e comportamentale (Deidda Gagliardo 2002). In particolare, gli enti locali che intendano agire come aziende dovrebbero adottare sistemi (Bertini 1990) di programmazione e controllo (D’Alessio 1992, Borgonovi 2005), funzionali ad un miglioramento delle performances economico-sociali (Anselmi 1993, Farneti 2004). Il presente lavoro è incentrato sul sub-sistema di programmazione delle amministrazioni territoriali: si focalizza l’attenzione sugli enti locali emiliano-romagnoli in quanto caratterizzati da un buon livello di aziendalizzazione (Orelli 2005). RISULTATI ATTESI L’analisi verterà sugli strumenti di programmazione utilizzati dagli enti in oggetto e sui rapporti -orizzontali e verticali (Deidda Gagliardo 2007)- intercorrenti tra gli stessi, mirando a verificarne livello e modalità di applicazione. Lo studio partirà dai risultati della ricerca “Il contributo dei sistemi di programmazione e controllo alla governance locale in Emilia-Romagna”, coordinata dal Prof. Deidda Gagliardo e condotta, rispetto all’universo di 350 enti potenziali, sul campione delle 178 amministrazioni che hanno risposto, rappresentativo di tutte le fasce dimensionali e di tutte le zone geografiche della regione. Tale ricerca, chiusa a fine 2007, ha indagato l’arco temporale 1996 - 2006. Dall’analisi dei dati ci si attende che tutti gli enti osservati adottino gli strumenti di programmazione “obbligatori”, e che l’utilizzo di quelli “facoltativi” sia circoscritto a quelli più virtuosi. La metodologia di ricerca è di tipo misto: • fase deduttiva: sono stati studiati i principali contributi teorici; • fase induttiva: è stato somministrato un questionario strutturato a risposte chiuse ai responsabili dei servizi finanziari; • fase di feedback: si procederà all’analisi critica dei risultati al fine di verificare livello e modalità di utilizzo degli strumenti di programmazione.