34 resultados para lineal row feet per acre
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Fieldwork that takes place in conflict or transitional regions is becoming increasingly popular amongst early-career and more seasoned researchers, but is an area that retains an air of mystery and remains an exotic form of knowledge gathering. There exists a paucity of personal reflection on the challenges associated with conducting fieldwork in conflicted or transitional regions and a limited amount of insight into the practical steps taken in advance of and when immersed in the field. Such reticence to share honest fieldwork experiences, particularly the more challenging research that takes place in conflict or transitional settings aids in creating a culture of silence. This paper attempts to counteract this silence by drawing on the challenges experienced by two early career researchers conducting fieldwork in Uganda and Palestine, focusing on the practical steps taken in advance of entering the field, and the challenges faced whilst engaged in fieldwork. Specific challenges are highlighted throughout, including: physical access to areas in conflict; engaging with reluctant research participants; the emotional impact of fieldwork on the researcher; maintaining confidentiality; researching with vulnerable victims; and ensuring appropriate knowledge exchange between researchers and participants. The paper concludes by emphasising the requirement for greater reflection on the inherently personal challenges associated with conducting fieldwork in conflicted or transitional settings and highlights the view that fieldwork is a privileged position that carries great responsibilities which must be upheld to ensure the sustainability of future research. This paper hopes to contribute to the wider debate on conducting fieldwork and the challenges associated with working in conflicted or transitional regions.
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Il D.Lgs. 150/09 ha inteso dar vita ad una “riforma organica” della PA italiana, improntandone il funzionamento a logiche di programmazione e controllo delle performance. Attorno a tale concetto la riforma ha costruito un Sistema teso a programmare, misurare, controllare, valutare e comunicare la performance degli enti. Il lavoro si focalizza sulla programmazione, e in particolare sullo strumento cardine introdotto dal D.Lgs. 150/09: il Piano della Performance (PdP). Il contributo, basato su una metodologia deduttivo-induttiva, si concentra sui comuni medi italiani, scelti in quanto statisticamente rappresentativi del livello medio di complessità degli enti locali. Sono stati oggetto di indagine i PdP pubblicati sui siti istituzionali degli enti considerati, al fine di verificarne sia il livello di aderenza alle Linee Guida (LG) emanate dalla Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CIVIT) e dalla Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sia il loro livello di adeguatezza economico-aziendale. Preliminarmente si indagherà il tema della programmazione, sotto il profilo normativo-dottrinale, concentrandosi su soggetti, processi e strumenti. Poi si sposterà il focus sul PdP: dopo aver definito obiettivi, quesiti e metodologia della ricerca, verranno esplicitate le configurazioni di PdP emergenti dalle LG CIVIT e ANCI. Verranno poi illustrati i risultati della ricerca empirica, mettendo in luce il livello di allineamento dei PdP dei comuni medi alle LG, nonché il livello di adeguatezza economico-aziendale degli stessi. Si tratteggeranno quindi alcune brevi conclusioni.
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Il lavoro ha ad oggetto gli strumenti di programmazione e controllo utilizzabili dagli enti locali ai fini della governance sulle proprie aziende di gestione dei servizi pubblici, alla luce delle riforme che hanno interessato sia il settore considerato, sia i sistemi informativo-contabili delle amministrazioni territoriali. Viene effettuata una proposta, anche in base allo studio della Legge, della dottrina economico aziendale e degli esiti di una ricerca che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia Romagna e Toscana, per identificare un cruscotto informativo unico che coniughi esigenze informative degli enti locali, semplicità di utilizzo e rispetto della normativa attuale.
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Il tema del ruolo della contabilità nella Chiesa, con particolare riferimento al legame esistente tra contabilità e valori religiosi, non appare ad oggi sufficientemente studiato, soprattutto se si considera l’importanza economica e sociale di tale istituzione nel passato e nel presente. Il lavoro intende contribuire a tale indagine analizzando la realtà della Diocesi di Ferrara del XV secolo. Il Quattrocento rappresenta per la Chiesa italiana un’epoca di grande importanza, in quanto caratterizzato da un tentativo di riforma promosso da Papa Eugenio IV, volto a combattere la dilagante corruzione morale all’interno del clero e a riportare quest’ultimo alla sua funzione pastorale. L’appello pontificio venne accolto con particolare attenzione da due vescovi ferraresi, Giovanni Tavelli da Tossignano e Francesco Dal Legname, che attraverso le loro visite pastorali cercarono di divulgare i valori della riforma nella propria Diocesi. La promozione della nuova moralità, nell’esperienza ferrarese, era basata anche sulla diffusione degli strumenti contabili, mezzo essenziale per mettere in luce l’operato dei diversi membri del clero ed in particolare l’utilizzo da parte loro dei beni della Chiesa. Attraverso lo studio di documenti originali del XV secolo, scritti in lingua latina, il contributo si propone di mettere in luce come la contabilità possa assumere un ruolo complementare alla promozione dei valori religiosi.
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Il tema dei servizi pubblici locali è sicuramente centrale nell'attuale contesto socio-economico nazionale ed internazionale, in quanto essi hanno un impatto determinante sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla competitività dei sistemi economici. In ragione di ciò, negli ultimi anni in Italia numerose riforme si sono susseguite, con lo scopo di individuare l'assetto più efficace ed efficiente per tale settore. Le suddette riforme hanno così ridisegnato il ruolo degli Enti Locali, che saranno sempre meno gestori diretti e sempre più direttori di una multiforme orchestra composta dalle aziende esterne chiamate a fornire in prima persona le prestazioni agli utenti finali. Il presente lavoro si propone di individuare, anche attraverso una ricerca sui Comuni capoluogo di Emilia-Romagna e Toscana, strumenti di programmazione e controllo in ottica di gruppo che consentano agli Enti Locali di svolgere questo nuovo delicato ruolo. Tali strumenti verranno disegnati sulla base delle necessità informative delle amministrazioni indagate e nel rispetto delle più recenti riforme in tema di programmazione, rilevazione, gestione, controllo, valutazione e comunicazione delle performance pubbliche.
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The abductor hallucis flap is commonly used as a pedicled flap (distally or proximally based) in the management of ankle, heel, and mid-foot lesions, where it is ideally used for closing defects. This study investigates the anatomical details of this muscle regarding its various forms of insertion and its arterial supply in 15 cadaveric feet. Four types of insertion could be distinguished: type A, insertion at the proximal phalanx of the big toe (46.7%); type B, insertion by two slips into the base of the proximal phalanx and the sesamoid bone (33.3%); type C, insertion at the sesamoid bone (6.7%); And type D, the insertion is divided into superficial tendinous and deep fleshy parts which are attached to the base of the proximal phalanx and to the metatarsophalangeal joint capsule of the big toe, respectively (13.3%). As regards the arterial supply, three patterns were noticed: pattern A (40%) where the medial plantar artery (MPA) is divided into superficial and deep branches that supplied the muscle; pattern B (53.3%) where the MPA failed to produce a deep branch but instead continued as the superficial branch supplying the two ends of the muscle; and pattern C (6.6%) where the MPA continued as a deep branch supplying the muscle. A superficial branch of MPA provided a branch to the abductor hallucis muscle from its proximal part. In two specimens (13.3%), the lateral plantar artery shared in the supply of the most proximal part of the muscle. These results can be useful in determining the appropriate flap design based on the abductor hallucis type of insertion and the pattern of its arterial supply in the patients.
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This study explored the processes, background information, and perceived reasons why children and young people returned home while remaining in care, in the five HSC Trusts in Northern Ireland. The research also focused on understanding the functions the Care Order had for social services, the birth parents, and young people involved.
It was found that on 31st March 2009, there were 193 children/young people living with their birth parents on a Care Order in Northern Ireland. This is eight per cent of the total population of Looked After children, and is lower than had been anticipated from governmental statistics. In total, the case files of 47 of these young people (24% of them) were reviewed, and interviews were conducted with ten of them and their birth parent/s.
The analysis revealed that the majority of them had in common a parental background history of alcohol abuse and domestic violence, and most return breakdowns in the study were related to continuing parental alcohol and/or drugs misuse. While some children had a planned return home after parents had engaged in supports and completed assessments, many young people had returns that were not planned, as they initiated the move themselves, or previous foster placements had broken down and there were no alternative placements identified for them. Many of these young people essentially ‘voted with their feet’, and social services were required to ensure that they remained safe in often less than optimal circumstances.
After returning home, for many, Care Orders remained for initially unintended lengthy periods because of the risks posed by parents’ intermittent alcohol abuse and their lifestyle, contact issues, and parents’ desire to ensure that their children were able to access the supports that they needed. Thus, Care Orders at home tended to serve two main functions: to either monitor and/or support the placement.
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Abstract. The possibility of using pumice aggregates for concrete in structural applications is discussed. In particular, the mix design of lightweight concrete for the manufacturing masonry units having proper strength, is discussed. Moreover, the design of the unit shape according to the technical code requirements and making it possible to arrange reinforcing steel bars is described. Reinforced bearing masonry walls, made with the concrete units in question, were manufactured and tests on the panels and on the designed units were carried out. For comparison, tests on concrete units and structural elements were carried out after the substitution of pumice aggregates with ordinary lightweight aggregates, proving that pumice can be considered an alternative to them. Sommario. L’uso della pomice come inerte per il confezionamento di calcestruzzo è poco diffuso sebbene essa sia stata usata già in antiche costruzioni come il Pantheon in Roma. In questo studio si affronta la possibilità di realizzare blocchi in calcestruzzo alleggerito con granuli di pomice. I blocchi, progettati e realizzati secondo le indicazioni normative correnti, sono stati usati per realizzare pannelli murari armati da sottoporre a carichi ciclici orizzontali. I risultati ottenuti, messi a confronto con quelli di pannelli realizzati con blocchi in cls alleggerito con argilla espansa, hanno mostrato la possibilità di utilizzare la pomice come validissima alternativa all’argilla espansa.