16 resultados para Restauro, Palazzo, Sisma, Borsari, Emilia, Romagna


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Consumption of milk and dairy products is considered one of the main routes of human exposure to Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis (MAP). Quantitative data on MAP load in raw cows’ milk are essential starting point for exposure assessment. Our study provides this information on a regional scale, estimating the load of MAP in bulk tank milk (BTM) produced in Emilia-Romagna region (Italy). The survey was carried out on 2934 BTM samples (88.6% of the farms herein present) using two different target sequences for qPCR (f57 and IS900). Data about the performances of both qPCRs are also reported, highlighting the superior sensitivity of IS900-qPCR. Seven hundred and eighty-nine samples tested MAP-positive (apparent prevalence 26.9%) by IS900 qPCR. However, only 90 of these samples were quantifiable by qPCR. The quantifiable samples contained a median load of 32.4 MAP cells mL−1 (and maximum load of 1424 MAP cells mL−1). This study has shown that a small proportion (3.1%) of BTM samples from Emilia-Romagna region contained MAP in excess of the limit of detection (1.5 × 101 MAP cells mL−1), indicating low potential exposure for consumers if the milk subsequently undergoes pasteurization or if it is destined to typical hard cheese production.

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Il lavoro ha ad oggetto gli strumenti di programmazione e controllo utilizzabili dagli enti locali ai fini della governance sulle proprie aziende di gestione dei servizi pubblici, alla luce delle riforme che hanno interessato sia il settore considerato, sia i sistemi informativo-contabili delle amministrazioni territoriali. Viene effettuata una proposta, anche in base allo studio della Legge, della dottrina economico aziendale e degli esiti di una ricerca che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia Romagna e Toscana, per identificare un cruscotto informativo unico che coniughi esigenze informative degli enti locali, semplicità di utilizzo e rispetto della normativa attuale.

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Lo scopo del presente lavoro è delineare un nuovo modello inerente l'organizzazione, i processi e gli strumenti di programmazione e controllo a supporto della governance degli enti locali sulle loro aziende di gestione dei servizi pubblici, con particolare attenzione per la variabile strumentale. E' stata adottata una metodologia mista, deduttivo-induttiva. Nella fase deduttiva è stata analizzata la normativa italiana nonché la dottrina economico aziendale nazionale ed internazionale in tema di gestione dei servizi pubblici locali: in tal modo è stato estrapolato un modello normativo-dottrinale inerente l'organizzazione, i processi e gli strumenti di programmazione e controllo a supporto della governance degli enti locali sulle loro aziende di gestione dei servizi pubblici. Nella fase induttiva è stata realizzata un'indagine empirica che ha coinvolto i comuni capoluogo di Emilia-Romagna e Toscana, in modo tale da testare il livello di utilizzo del modello normativo-dottrinale precedentemente estrapolato Nella fase di feedback sono stati delineati i punti di forza e di debolezza del succitato modello emergenti dalla ricerca. Si è così cercato di proporre un nuovo modello, con particolare attenzione per la variabile strumentale, in grado di porre rimedio ai punti di debolezza e di potenziare i punti di forza del modello normativo-dottrinale.

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Il tema dei servizi pubblici locali è sicuramente centrale nell'attuale contesto socio-economico nazionale ed internazionale, in quanto essi hanno un impatto determinante sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla competitività dei sistemi economici. In ragione di ciò, negli ultimi anni in Italia numerose riforme si sono susseguite, con lo scopo di individuare l'assetto più efficace ed efficiente per tale settore. Le suddette riforme hanno così ridisegnato il ruolo degli Enti Locali, che saranno sempre meno gestori diretti e sempre più direttori di una multiforme orchestra composta dalle aziende esterne chiamate a fornire in prima persona le prestazioni agli utenti finali. Il presente lavoro si propone di individuare, anche attraverso una ricerca sui Comuni capoluogo di Emilia-Romagna e Toscana, strumenti di programmazione e controllo in ottica di gruppo che consentano agli Enti Locali di svolgere questo nuovo delicato ruolo. Tali strumenti verranno disegnati sulla base delle necessità informative delle amministrazioni indagate e nel rispetto delle più recenti riforme in tema di programmazione, rilevazione, gestione, controllo, valutazione e comunicazione delle performance pubbliche.

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MOTIVAZIONI DI PARTENZA Gli studi sul processo di aziendalizzazione delle pubbliche amministrazioni (Hood 1991, Mussari 1994, Valotti 2000) hanno evidenziato che esse possono essere considerate aziende per tre ragioni: istituzionale, costitutiva e comportamentale (Deidda Gagliardo 2002). In particolare, gli enti locali che intendano agire come aziende dovrebbero adottare sistemi (Bertini 1990) di programmazione e controllo (D’Alessio 1992, Borgonovi 2005), funzionali ad un miglioramento delle performances economico-sociali (Anselmi 1993, Farneti 2004). Il presente lavoro è incentrato sul sub-sistema di programmazione delle amministrazioni territoriali: si focalizza l’attenzione sugli enti locali emiliano-romagnoli in quanto caratterizzati da un buon livello di aziendalizzazione (Orelli 2005). RISULTATI ATTESI L’analisi verterà sugli strumenti di programmazione utilizzati dagli enti in oggetto e sui rapporti -orizzontali e verticali (Deidda Gagliardo 2007)- intercorrenti tra gli stessi, mirando a verificarne livello e modalità di applicazione. Lo studio partirà dai risultati della ricerca “Il contributo dei sistemi di programmazione e controllo alla governance locale in Emilia-Romagna”, coordinata dal Prof. Deidda Gagliardo e condotta, rispetto all’universo di 350 enti potenziali, sul campione delle 178 amministrazioni che hanno risposto, rappresentativo di tutte le fasce dimensionali e di tutte le zone geografiche della regione. Tale ricerca, chiusa a fine 2007, ha indagato l’arco temporale 1996 - 2006. Dall’analisi dei dati ci si attende che tutti gli enti osservati adottino gli strumenti di programmazione “obbligatori”, e che l’utilizzo di quelli “facoltativi” sia circoscritto a quelli più virtuosi. La metodologia di ricerca è di tipo misto: • fase deduttiva: sono stati studiati i principali contributi teorici; • fase induttiva: è stato somministrato un questionario strutturato a risposte chiuse ai responsabili dei servizi finanziari; • fase di feedback: si procederà all’analisi critica dei risultati al fine di verificare livello e modalità di utilizzo degli strumenti di programmazione.

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Natural Bulgarian clinoptilolite from the south-eastern Rhodopes mountain was modified through treatment with hydrochloric acid with various normality, both single and repeatedly, as well as through a charring of a preliminary obtained NH4-form. The parameters concerning the uptake of the ion-exchangeable cations (Ca2+, Na+ and K+), as well as the uptake of aluminium from the natural material were calculated on the basis of the chemical contents. The highest extent of cations removal was attained in the case of the treatment with NH4Cl solution, while the highest aluminium deficiency was established in the samples treated by hydrochloric acid solutions with increasing concentration. Sulfur dioxide adsorption on the obtained decationised and dealuminised samples was studied according to the frontal-dynamic method. The parameters of the breakthrough curves, namely breakthrough time, saturation time and some of the statistical moments of the curve distribution, were determined. The dynamic adsorption capacities were also specified. Comparing the momentum values it was established that as a result of the natural zeolite treatment with NH4Cl and with low concentrated acid, the diffusion resistance decreases because of the dominant exchange of the presenting exchangeable cations in the samples with the smaller size protons and because of enlargement of the pores opening. Intensified dealuminisation was observed when more concentrated acid solutions are used. The capacity is enhanced, probably due to an increase in the total pore volume.

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6 month exhibition in Palazzo dei Consoli, Gubbio consisting of major archaeological discoveries and c.250 objects+ text and photographs.

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Contribution to Gubbio commune Museum – Palazzo dei Consoli

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There is a strong northern bias in Europe as regards enchytraeid community ecology, particularly in urban settings. We approached the enchytraeid assemblages of urban holm oak stands in Naples and Siena adopting a high intensity sampling that, for the first time in the Mediterranean climate zone, would ensure that the data collected be representative of the target populations. Structural parameters (diversity and evenness, biomass, size classes, aggregation) were compared across different spatial (regional, urban district, within habitat) and temporal scales (season and year). Species richness was found to change significantly only at regional scale; background data suggest that this may depend on the higher environmental heterogeneity occurring at Naples. Differences in size class structure were significant only on a seasonal scale and within either city separately. With one exception (Fridericia bulbosa s.s.), the patterns of spatial aggregation of the common species were fairly robust and the total range of patchiness was consistent with previous studies, despite the different sampling methodologies. The size of the sampling unit, the number of replicates per plot and the number of plots proposed in this study appear suitable to obviate the difficulties of evaluating Mediterranean enchytraeid communities.

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We investigated the soil arthropod communities of urban and suburban holm oak (Quercus ilex L.) stands in a small (Siena) and a large Italian city (Naples) and tested whether the abundance and diversity of higher arthropod taxa are affected by the biotic and abiotic conditions of urban forest soils, including pollution. Acarina and Collembola were the dominant taxa in both cities. In Siena the total number of arthropod individuals collected in the samples was over 1/3 greater than in Naples, but all diversity indices scored higher in Naples than in Siena, probably in response to the higher heterogeneity of microclimatic and pedological conditions found in Naples study area. Oribatids resulted twice more abundant in Siena and so were the total mites with respect to Collembola. While “taxonomic richness” per site increased with distance from road traffic, entropy and evenness indices scored higher at the two ends of the impact gradient in both cities. The overall variation in basic pedological and microbiological soil parameters positively correlated with the total abundance of arthropods, and negatively correlated with their taxonomic richness. At the resolution employed, no significant relation emerged between anthropogenic factors, such as traffic load and soil pollution, and the arthropod fauna density and variety. These results are consistent with conclusions drawn from a previous study on the enchytraeid fauna examined at species level, which is remarkable considering the different taxonomic resolutions of the two studies. CCA results suggest that the higher abundance of Oribatid mites, Protura and Thysanura and the lower abundance of Diplopoda and Symphyla in Siena could depend on a higher fungi/bacteria ratio. This observation can be interpreted in terms of differences in fungi and bacteria between the two cities: Siena is shifted towards the fungal decomposition channel, which supports taxa such as oribatid mites, while Naples is shifted towards the bacterial channel, which supports chiefly detritivorous groups, such as diplopods.

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Many natural cyclic peptides have potent and potentially useful biological activities. Their use as therapeutic starting points is often limited by the quantities available, the lack of known biological targets and the practical limits on diversification to fine-tune their properties. We report the use of enzymes from the cyanobactin family to heterocyclise and macrocyclise chemically synthesised substrates so as to allow larger-scale syntheses and better control over derivatisation. We have made cyclic peptides containing orthogonal reactive groups, azide or dehydroalanine, that allow chemical diversification, including the use of fluorescent labels that can help in target identification. We show that the enzymes are compatible and efficient with such unnatural substrates. The combination of chemical synthesis and enzymatic transformation could help renew interest in investigating natural cyclic peptides with biological activity, as well as their unnatural analogues, as therapeutics.

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Polycomb-like proteins 1-3 (PCL1-3) are substoichiometric components of the Polycomb-repressive complex 2 (PRC2) that are essential for association of the complex with chromatin. However, it remains unclear why three proteins with such apparent functional redundancy exist in mammals. Here we characterize their divergent roles in both positively and negatively regulating cellular proliferation. We show that while PCL2 and PCL3 are E2F-regulated genes expressed in proliferating cells, PCL1 is a p53 target gene predominantly expressed in quiescent cells. Ectopic expression of any PCL protein recruits PRC2 to repress the INK4A gene; however, only PCL2 and PCL3 confer an INK4A-dependent proliferative advantage. Remarkably, PCL1 has evolved a PRC2- and chromatin-independent function to negatively regulate proliferation. We show that PCL1 binds to and stabilizes p53 to induce cellular quiescence. Moreover, depletion of PCL1 phenocopies the defects in maintaining cellular quiescence associated with p53 loss. This newly evolved function is achieved by the binding of the PCL1 N-terminal PHD domain to the C-terminal domain of p53 through two unique serine residues, which were acquired during recent vertebrate evolution. This study illustrates the functional bifurcation of PCL proteins, which act in both a chromatin-dependent and a chromatin-independent manner to regulate the INK4A and p53 pathways.