4 resultados para infantile hemangioma

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Hemangioma is the most common benign tumor of the liver and it is often asymptomatic. Spontaneous rupture of liver hemangiomas is a rare but potentially lethal complication. Emergent hepatic resection has been the treatment of choice but carries high operative morbidity and mortality. Recently, preoperative transcatheter arterial embolization (TAE) has been used successfully for the management of bleeding ruptured liver tumors and non-operative treatment of symptomatic giant liver hemangiomas. We report a case of spontaneous rupture of a giant hepatic hemangioma that presented with thoracic and abdominal pain and shock due to hemoperitoneum. Once proper diagnosis was made the patient was successfully managed by TAE, followed by conservative hepatic resection.

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Introduction. Intravascular papillary endothelial hyperplasia (Masson's hemangioma or Masson’s tumor) is a benign vascular disease with an exuberant endothelial proliferation in normal blood vessels. Although relatively uncommon, its correct diagnosis is important because it can clinically be like both benign lesions and malignant neoplasms. We present a case of intravascular proliferative endothelial hyperplasia simulating a tendon cyst both clinically and on ultrasound. Case report. A 74-year old Caucasian female presented with a 4-month history of soreness and swelling in the fourth finger of the right hand. Ultrasound showed an oval mass with fluid content, referred to a tendon cyst. A wide surgical excision was subsequently performed. The final histological diagnosis was Masson’s tumor. Discussion. The pathogenesis of intravascular papillary endothelial hyperplasia is still unclear but the exuberant endothelial cell proliferation might be stimulated by an autocrine loop of endothelial basic fibroblast growth factor (bFGF) secretion. There are three types of papillary endothelial hyperplasia: primary, or intravascular; secondary, or mixed; and extravascular. The main differential diagnosis is against pyogenic granuloma, Kaposi sarcoma, hemangioma, and angiosarcoma. Conclusions. Masson's tumor can be like both benign lesions and malignant neoplasms clinically and on ultrasound. For this reason, the right diagnosis can be made only by histology, which reveals a papillary growth composed of hyperplastic endothelial cells supported by delicate fibrous stalks entirely confined within the vascular lumen.

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Nel presente articolo verrà presa in considerazione una forma di abuso che ha colto l’attenzione degli operatori da non molti anni: la patologia delle cure. Saranno trattate le tre forme di patologia nella somministrazione delle cure che la costituiscono, soffermandoci principalmente sull’incuria e su una forma di ipercura quale la Sindrome di Munchausen per procura, sindrome rara e difficile da riconoscere. Assistiamo ad un paradosso, da un lato l’incuria: bambini abbandonati, denutriti, trascurati fisicamente e psicologicamente; e il suo contrario l’eccessiva cura, che porta in casi estremi ad “un’eccessiva medicalizzazione”. Quantificare il fenomeno del maltrattamento in ogni sua forma è difficile e lo è ancora di più quantificare quello di una forma di abuso piuttosto recente, ma riconoscere il fenomeno è il primo passo per preparare il terreno alla prevenzione.

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All’interno di separazioni altamente conflittuali, non è infrequente che si presentino situazioni in cui un figlio rifiuta, in maniera ingiustificata, un genitore. Esclusi i casi in cui sono presenti abusi, trascuratezza o condizioni reali di paura per cui il rifiuto è motivato, come mai un figlio può arrivare a rifiutare in maniera totale e permanente di incontrare un genitore? Può capitare che durante la separazione tra i coniugi siano presenti e persistano conflitti esasperanti, che in alcuni casi evolvono in dinamiche relazionali disfunzionali. Capita anche che a volte, all’interno di queste dinamiche, un genitore metta in atto una sorta di “alienazione” nei confronti dell’altro genitore, a cui corrisponde un rifiuto da parte del figlio del genitore cosiddetto “alienato”. Il minore, coinvolto in maniera attiva in queste dinamiche, si trova quindi in una condizione di rischio. Al di là del “dibattito” scientifico in merito alla definizione del fenomeno, ciò che risulta fondamentale è non disconoscerlo.