8 resultados para firma digitale crittografia asimmetrica gestione delle chiavi Philip Zimmermann
em Queensland University of Technology - ePrints Archive
Resumo:
This review article uses the work of Italian scholar Milly Buonanno to review the state and future of television scholarship, given that the ‘age of television’ has been overtaken by the age of computer-based media. In particular, it discusses the role of open-ended narrative through which we collectively explore the human condition.
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Paesaggio ed infrastrutture viarie sono un binomio molto forte: il primo ha insito il concetto di accessibilità, in quanto non può esistere senza la presenza di un osservatore; la strada, invece, trova i fattori che la connotano nel suo rapporto con la morfologia su cui insiste. Le infrastrutture viarie sono elemento strutturale e strutturante non solo di un territorio, ma anche di un paesaggio. Le attuali esigenze di mobilità portano oggi a ripensare ed adeguare molte infrastrutture viarie: laddove è possibile si potenziano le strutture esistenti, in diversi casi si ricorre a nuovi tracciati o a varianti di percorso. Porsi il problema di conservare itinerari testimoni della cultura materiale ed economica di una società implica considerazioni articolate, che travalicano i limiti del sedime: una via è un organismo più complesso della semplice linea di trasporto in quanto implica tutta una serie di manufatti a supporto della mobilità e soprattutto il corridoio infrastrutturale che genera e caratterizza, ovvero una porzione variabile di territorio definita sia dal tracciato che dalla morfologia del contesto. L’evoluzione dei modelli produttivi ed economici, che oggi porta quote sempre maggiori di popolazione a passare un tempo sempre minore all’interno del proprio alloggio, rende la riflessione sulle infrastrutture viarie dismesse o declassate occasione per la progettazione di spazi per l’abitare collettivo inseriti in contesti paesaggistici, tanto urbani che rurali, tramite reti di percorsi pensate per assorbire tagli di mobilità specifici e peculiari. Partendo da queste riflessioni la Tesi si articola in: Individuazioni del contesto teorico e pratico: Lo studio mette in evidenza come la questione delle infrastrutture viarie e del loro rapporto con il paesaggio implichi riflessioni incrociate a diversi livelli e tramite diverse discipline. La definizione dello spazio fisico della strada passa infatti per la costruzione di un itinerario, un viaggio che si appoggia tanto ad elementi fisici quanto simbolici. La via è un organismo complesso che travalica il proprio sedime per coinvolgere una porzione ampia di territorio, un corridoio variabile ed articolato in funzione del paesaggio attraversato. Lo studio propone diverse chiavi di lettura, mettendo in luce le possibili declinazioni del tema, in funzione del taglio modale, del rapporto con il contesto, del regime giuridico, delle implicazioni urbanistiche e sociali. La mobilità dolce viene individuata quale possibile modalità di riuso, tutela e recupero, del patrimonio diffuso costituito dalle diversi reti di viabilità. Antologia di casi studio: Il corpo principale dello studio si basa sulla raccolta, analisi e studio dello stato dell’arte nel settore; gli esempi raccolti sono presentati in due sezioni: la prima dedicata alle esperienze più significative ed articolate, che affrontano il recupero delle infrastrutture viarie a più livelli ed in modo avanzato non concentrandosi solo sulla conversione del sedime, ma proponendo un progetto che coinvolga tutto il corridoio attraversato dall’infrastruttura; la seconda parte illustra la pratica corrente nelle diverse realtà nazionali, ponendo in evidenza similitudini e differenze tra i vari approcci.
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Il Consiglio di Amministrazione (CdA) è il principale organo di governo delle aziende. La letteratura gli attribuisce tre ruoli: controllo, indirizzo strategico e collegamento con l’ambiente (networking). Precedenti studi empirici hanno analizzato se un Consiglio di Amministrazione è attivo o meno in tutti e tre i ruoli in un dato momento. Nel presente lavoro, invece, si propone un approccio «contingente» e si analizzano i ruoli svolti dal CdA al variare delle condizioni interne (aziende in crisi o di successo) ed esterne (aziende in settori competitivi o regolamentati).. L’indagine empirica è stata condotta su un campione di 301 imprese italiane di grandi dimensioni. I risultati supportano la tesi iniziale secondo cui le condizioni interne ed esterne incidono sul ruolo svolto dal CdA. In particolare i risultati evidenziano che il CdA non svolge sempre tutti e tre i ruoli nello stesso momento, ma esso si concentra sul ruolo o sui ruoli che assumono grande importanza nella situazione in cui si trova l’azienda. Con riferimento alle condizioni interne, nelle imprese in crisi il CdA è attivo in tutti e tre i ruoli, mentre in quelle di successo prevale un orientamento verso la funzione strategica. Nelle aziende che operano in settori competitivi il ruolo di controllo è più pressante mentre nei settori regolamentati prevale una funzione di networking.
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Determining the temporal scale of biological evolution has traditionally been the preserve of paleontology, with the timing of species originations and major diversifications all being read from the fossil record. However, the ages of the earliest (correctly identified) records will underestimate actual origins due to the incomplete nature of the fossil record and the necessity for lineages to have evolved sufficiently divergent morphologies in order to be distinguished. The possibility of inferring divergence times more accurately has been promoted by the idea that the accumulation of genetic change between modern lineages can be used as a molecular clock (Zuckerkandl and Pauling, 1965). In practice, though, molecular dates have often been so old as to be incongruent even with liberal readings of the fossil record. Prominent examples include inferred diversifications of metazoan phyla hundreds of millions of years before their Cambrian fossil record appearances (e.g., Nei et al., 2001) and a basal split between modern birds (Neoaves) that is almost double the age of their earliest recognizable fossils (e.g., Cooper and Penny, 1997).
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In the first half of the twentieth century the dematerializing of boundaries between enclosure and exposure problematized traditional expectations of the domestic environment. At the same time, as a space of escalating technological control, the modern domestic interior also offered new potential to redefine the meaning and means of habitation. The inherent tension between these opposing forces is particularly evident in the introduction of new electric lighting technology and applications into the modern domestic interior in the mid-twentieth century. Addressing this nexus of technology and domestic psychology, this article examines the critical role of electric lighting in regulating and framing both the public and private occupation of Philip Johnson's New Canaan estate. Exploring the dialectically paired transparent Glass House and opaque Guest House, this study illustrates how Johnson employed electric light to negotiate the visual environment of the estate as well as to help sustain a highly aestheticized domestic lifestyle. Contextualized within the existing literature, this analysis provides a more nuanced understanding of the New Canaan estate as an expression of Johnson's interests as a designer as well as a subversion of traditional suburban conventions.
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In the first half of the twentieth century the dematerializing of boundaries between enclosure and exposure problematized traditional acts of “occupation” and understandings of the domestic environment. As a space of escalating technological control, the modern domestic interior offered new potential to re-define the meaning and means of habitation. This shift is clearly expressed in the transformation of electric lighting technology and applications for the modern interior in the mid-twentieth century. Addressing these issues, this paper examines the critical role of electric lighting in regulating and framing both the public and private occupation of Philip Johnson’s New Canaan estate. Exploring the dialectically paired transparent Glass House and opaque Guest House (both 1949), this study illustrates how Johnson employed artificial light to control the visual environment of the estate as well as to aestheticize the performance of domestic space. Looking closely at the use of artificial light to create emotive effects as well as to intensify the experience of occupation, this revisiting of the iconic Glass House and lesser-known Guest House provides a more complex understanding of Johnson’s work and the means with which he inhabited his own architecture. Calling attention to the importance of Johnson serving as both architect and client, and his particular interest in exploring the new potential of architectural lighting in this period, this paper investigates Johnson’s use of electric light to support architectural narratives, maintain visual order and control, and to suit the nuanced desires of domestic occupation.